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Autore: DauntlessBadWolf    03/08/2012    2 recensioni
"Sono passati tanti anni, ma il ricordo è ancora vivo dentro di me, forse è una ferita che rimarrà sempre aperta, ora ogni volta che vedo un tedesco non gli stringo subito la mano, come faccio sempre con tutti gli altri, prima di sorridergli devo conoscerlo, ogni volta che vedo un tedesco, vedo lui…
Il capo di quelle maledette truppe, Ludwig, affiancato da uomo che in mano aveva sempre il coltellino, Feliciano, entrambi si facevano chiamare con i nomi dei loro capi, Adolf e Benito."
Genere: Malinconico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ogni volta che torno li vedo solamente truppe nazifasciste, non riesco più a immaginarmeli come due normali paesi della Toscana.
Li ho veduto tante persone morire, tante, troppe per ricordare i loro nomi e i loro volti.
Sono passati un sacco di anni e ancora mi chiedo: perché?
Molti, insomma quei pochi sopravissuti, cercano di dimenticare, io non ci riesco, sento ancora le grida delle povere donn
e incinte che furono squartate e poi private dei loro bambini!
Sento ancora le grida dei poveri padri che vedevano i nazisti e i fascisti giocare a piattello con i loro figlioletti.
Sento ancora le mie grida!
In quegli eccidi ho perso le mie due amate figlie…
Civitella e San Pancrazio, ora una è stata rimpiazzata, ma credetemi non riuscirò mai ad amare il nuovo Civitella come ho amato lei!
San Pancrazio è morta, lei non tornerà più da me, non la sentirò più ridere o chiamarmi “Mamma Tuscia! Mamma Tuscia!”


Sono passati tanti anni, ma il ricordo è ancora vivo dentro di me, forse è una ferita che rimarrà sempre aperta, ora ogni volta che vedo un tedesco non gli stringo subito la mano, come faccio sempre con tutti gli altri, prima di sorridergli devo conoscerlo, ogni volta che vedo un tedesco, vedo lui…
Il capo di quelle maledette truppe, Ludwig, affiancato da uomo che in mano aveva sempre il coltellino, Feliciano, entrambi si facevano chiamare con i nomi dei loro capi, Adolf e Benito.

Io non riesco a dimenticarmi quello che i nazisti hanno fatto a San Pancrazio!
Lei era una bambina, abitava in campagna, su una collina sorgeva la città…
L’unico suo difetto era ospitare i partigiani.

Alcuni fatti riguardanti quel giorno li ho dimenticati, sono passati tanti anni, ma alcuni resteranno per sempre vivi, me li ricorderò come se fossero successi il giorno prima!

Era domenica e tutti, partigiani e non, si radunarono in chiesa, c’erano anch’io, ero seduta nelle prime panche e accanto a me c’era la mia amata figlia che non riusciva a stare zitta.

“Mamma, mamma Tuscia, dopo giochiamo vero?
Andiamo nel bosco a raccogliere qualche bacca selvatica, vero?”

Il suo sorriso era così innocente, era una bambina dopotutto, doveva ancora conoscere il mondo, aveva tanti sogni, voleva diventare grande subito per diventare una città a se stante, per non dipendere più da Bucine.

“Certo cara, dopo facciamo tutto quello che vuoi.”

Io stavo guardando l’altare e il prete che stava dicendo la messa, a un certo punto sentii un tonfo e le porte della chiesa chiudersi, eravamo in trappola, era entrato un nazista, il quale aveva iniziato a sparare all’impazzata, il prete fu ucciso subito, io, insieme a mia figlia, mi riparai sotto una panca e riuscimmo a salvarci.
Quando riaprirono le porte tutti corsero fuori, ma io preferii restare dentro, c’era qualcosa che non mi tornava, infatti fuori, ad aspettare tutta la popolazione, c’erano i nazisti e i fascisti.

“Per fortuna non siamo uscite ve-“

Mia figlia era sparita.
Lei, non era più accanto, subito corsi fuori cercando di evitare i proiettili, mi colpirono comunque…una gamba.

Iniziai a zoppicare, intorno a me c’erano solo cadaveri, bambini ancora non completamente formati accanto alle madri smembrate, in aria vedevo volare i bambini piccoli che venivano subito fucilati.

A terra vidi un anziano, era ancora vivo, io mi avvicinai a lui.
Il signore mi sorrise a mi accarezzò una guancia, come per dirmi “Vai, non importerà a nessuno se io muoio.”
Non feci in tempo a fare niente poiché una voce mi aveva vietato di farlo.

“E così…tu sei Toscana.”

Io mi limitai solamente ad annuire.
Io ero unna partigiana e secondo lui non meritavo di vivere…
Sapete chi era quel tedesco?
Ludwig!
Mi fissava con i suoi occhi color ghiaccio, aveva un espressione schifata stampata in faccia, io subito mi parai davanti all’anziano signore, lui non doveva morire!
Restammo li a discutere per alcuni minuti ma poi lui, spazientito, tirò fuori un coltello mi afferrò e tentò di sgozzarmi io caddi a terra, la vista mi si stava annebbiando, l’ultima cosa che ricordo di aver visto è questa…
Mia figlia che mi chiamava e implorava perdono.

Non ricordo nient’altro

Mi svegliai.
Stavo sanguinando.
Mi guardavo intorno, vedevo solo morte e distruzione…
Fra i cadaveri ne notai uno che era stato mutilato, mi avvicinai.
Mi portai una mano alla bocca, era mia figlia, si riconosceva a malapena, la presi fra le mie braccia e la strinsi a me, iniziai a piangere, ero disperata, avevano ucciso la mia bambina!

Alcuni partigiani, quei pochi sopravvissuti, si avvicinarono a me e mi tolsero il cadavere dalle mani, dovevo essere curata, se non volevo morire anch’io.

Ho continuato a vedere l’immagine di quel cadavere per mesi!
I suoi occhi, cuciti insieme con il fil di ferro, gli mancavano le mani, era stata squartata, ho avuto gli incubi per mesi!

In quel paese la vita sta lentamente ricominciando, i partigiani sono tornati li, ancora è un paesino abitato per di più da anziani, ci sono pochi giovani, tutti stanno, però, dando una mano per far tornare tutto normale, un giorno il sogno di mia figlia si realizzerà.
   
 
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