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Autore: Gyll    03/08/2012    1 recensioni
Non sono un'amante dell'ordine, quindi non aspettatevi una normale FF in ordine cronologico. Il personaggio di Gyll é nato in un GDR degli Hunger Games dove si stavano svolgendo i 72esimi giochi, e molte parti vengono infatti dalle ruolate che ho scritto nel forum.
Loki e Gyll si sono incontrati tempo prima della mietitura, quando Gyll é caduta oltre la recinzione del distretto 8, arrampicandosi sugli alberi. Dopo essere riuscita a tornare nel distretto 6 Gyll é stata estratta come tributo, cosí come Loki. La loro relazione doveva rimanere segreta a tutta Panem, o entrambi i loro distretti sarebbero finiti in guai seri.
Genere: Azione, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Caesar Flickerman, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Non ce la faceva piú a correre. Non aveva piú fiato e ogni respiro le raschiava la gola.
Aveva svoltato a destra e a sinistra innumerevoli volte e pensava di essere sufficientemente lontana dalla cornucopia. C'era silenzio. Niente piú urla di bambini -dei bambini!- trucidati. Nemmeno lei era innocente. Quella ragazza che aveva ferito non poteva essere sopravvissuta al bagno di sangue. Non ricordava nemmeno da quale distretto provenisse. Svoltó a sinistra e si trovó davanti una foresta di arbusti. Sembrava tranquilla. Sembrava. Sei nell'arena, Gyll. Niente é come sembra.
Non erano piante tipiche del suo distretto, ma le conosceva. Camminó senza fare rumore in mezzo alla foresta, non voleva attirare l'attenzione di niente e di nessuno.
Il terreno era umido, ma non riusciva a vedere nessuna fonte d'acqua. Con la luce avrebbe dovuto muoversi per cercare l'acqua o sarebbe morta di disidratazione.
Camminó finché l'entrata del bosco non fu piú visibile. Davanti a lei stava un cespuglio alto e fitto. Si sedette accanto all'arbusto, nascita dall'entrata. Pensava di essere sola, ma quella piccola precauzione la rassicuró. Era il momento di guardare cosa c'era nel suo zaino. Il suo bottino di guerra. Le dava il voltastomaco pensarlo come tale.
Il silenzio fu interrotto. Partí l'inno di Capitol City e cominciarono ad apparire i volti dei deceduti alla cornucopia.
Erano sopravvissuti entrambi i favoriti del 2 e la bambola assassina del 1. Era sopravvissuto anche il suo compagno di distretto, logicamente. Lo aveva visto sgozzare una ragazza prima di scappare. Sembrava cosí compiaciuto di sé stesso. "Se uccidi un uomo nel distretto, vieni condannato a morte. Se uccidi un uomo nell'arena, vieni glorificato a vita. Pensi che mi lascerei scappare un'occasione del genere?" Disgustoso. I volontari erano una razza strana e pericolosa.
Nessun morto nel distretto 8. Quindi Loki era sopravvissuto. Il piccolo barlume di speranza la fece sentire molto piú leggera. Erano morti tutti i bambini.
Distretto 10. Ecco da dove veniva la ragazza che aveva contribuito ad uccidere. Vitani. Dopo il suo volto lo schermo nel cielo si spense e tornó l'oscurità della notte.
Aprí la cinghia dello zainetto marrone davanti a lei. Un contenitore per l'acqua, una bussola, un contenitore per cibo, una coperta, una corda e una scatola di fiammiferi. Niente male. Insieme al coltello e all'altra corda aveva l'indispensabile per sopravvivere.
Non poteva accendere un fuoco. Se non lo avesse notato un tributo, lo avrebbe notato qualche animale. Di notte, senza nemmeno un albero su cui avrebbe potuto arrampicarsi per scappare, non era una buona idea. Rimise nello zaino tutti gli oggetti, tenendo la coperta e il coltello stretti a sé.
Le venne un'idea.
L'arbusto era molto fitto di foglie, ma le spostó, rivelando uno spazio vuoto frai rami sotto lo strato di foglie. Eccellente. Controllo che non ci fosse il nido di qualche tipo strano di insetti creati da Capitol. Si infiló nel piccolo spazio, rannicchiata con la coperta intorno le spalle e il il coltello stretto in mano. Era ancora macchiato di sangue secco e incrostato. Immaginava che la sua faccia non fosse molto diversa dal coltello. Doveva lavarsi. Al piú presto.
Ancora silenzio.

Gli occhi di Gyll si aprirono di scatto. Un rumore, quasi impercettibile. Un rametto spezzato forse. C'era qualcuno fuori da quel cespuglio. Si coprí naso e bocca per nascondere il rumore del suo respiro affannato e riuscire a sentire. C'era il rumore di un altro respiro, lungo e pesante e regolare. Il ritmo si spezzó, stava annusando l'aria, sentiva il suo odore. Era un animale.
Se c'era una cosa che aveva imparato guardando quegli orribili giochi in televisione ogni anno, era che nell'arena non c'erano mai semplici animali. Agli strateghi sembrava troppo banale mettere feroci animali a dare la caccia ai tributi. Cosí crearono gli Ibridi.
Era in netto svantaggio. L'animale -l'Ibrido- a pochi passi di distanza da lei poteva sentire il suo odore annusando l'aria, lei non riusciva nemmeno vederlo a causa delle foglie che la circondavano.
Uno. Due. Tre. Mise il piú silenziosamente e lentamente possibile la coperta nello zaino, e se lo mise in spalla, tenendo stretto in mano il coltello.
Quattro. Cinque. Sei. Sette. Non lo sentiva piú, era svanito ogni rumore. Si mise carponi, pronta ad alzarsi e scattare, alzando il coltello in attesa di qualche movimento.
Otto. Nove. Dieci. Nulla. Trattenne il respiro, cercando di fermare la corsa pazza del suo cuore.
Fu un attimo. L'Ibrido attaccó, le sue faci si chiusero a un palmo dal viso di Gyll. Per riflesso il coltello venne giú pesante sul muso dell'animale maculato, troppo vicino a naso e lontano dalla zona in mezzo agli occhi. Il lamento che uscí dalle fauci schizzando sangue fece saltare il suo cuore dal terrore. Doveva avergli sfondato il setto nasale e bucato lingua e mascella. Estrasse il coltello insieme a numerosi schizzi di sangue nello stesso momento in cui i muscoli delle sue gambe si tesero, spingendo verso il muro di foglie dall'altra parte dell'arbusto.
I rami le graffiarono il viso quando si lanció fuori dal cespuglio. Sentí il potente ruggito rabbioso dietro di lei mentre correva. Non lo aveva ucciso, lo aveva solo fatto arrabbiare a morte.
Tum. Tum. Tum. Stava guadagnando terreno dietro di lei. Non avrebbe mai potuto battere la belva in velocitá. CONTINUA A CORRERE! L'adrenalina che aveva in corpo la spingeva oltre ogni suo limite, ma nemmeno tutta l'adrenalina di un'intera vita sarebbe bastata per seminare l'Ibrido. Tieni lo sguardo fisso su di lui! Non perderlo mai di vista! Alla penombra del crepuscolo vide l'animale che correva feroce verso di lei, il corpo maculato, agile e veloce, il muso era una macchia scura e gocciolante di sangue. Da colazione si era trasformata in vendetta personale.
Lanciava sguardi furtivi davanti a sé trovando un corridoio libero da cespugli, che andava dritto verso l'entrata della foresta di arbusti. Continua a guardarlo! Era a pochi passi da lei, sarebbe bastato un balzo per afferrarla e ucciderla. E cosí fece. Saltó, chiudendo lo spazio fra loro due lasciandola senza scampo. A terra! ORA! Si lasció cadere a peso morto sul terreno, sperando di toccare il suolo in tempo, e si protesse la testa con il braccio sinistro. Dolore. Sentiva dolore in quella zona. Con una zampa era riuscito a tracciarle lunghi graffi lungo l'avambraccio. L'animale non era riuscito a fermare la sua di corsa, e l'aveva sorpassata saltandole sopra. Era sorpreso dal non trovarsi la sua preda fra le zampe. Muoviti! Non perse l'occasione. Si alzó di scatto, e con una rincorsa fece un balzo anche lei sopra l'animale, con il coltello impugnato con entrambe le mani. Spinse il coltello in profonditá alla base del cranio, aggrappandosi ad esso, mentre tirava calci al muso della bestia quando si girava per azzannarla. Stava montando l'Ibrido come si montava un cavallo. La belva era troppo frastornata per fare dei veri attacchi, ma riusciva ancora a muoversi abbastanza da disarcionar la, e non riusciva piú a reggersi.
Andiamo, muori! Estrasse il pugnale dalla ferita sanguinante sul collo, e con tutta la forza che riuscí a trovare in quel momento, colpí la testa, rompendo il cranio e squarciano il cervello all'interno.
L'Ibrido smise di dimenarsi e si accasció a terra.
Lei era stremata.
Si alzó dalla bestia morta, togliendo il coltello dal cranio martoriato dell'ibrido, e si allontanó il piú possibile al passo piú veloce che riusciva a sostenere. Poi crolló a terra.
Tremava, aveva il fiatone e il suo cuore minacciava di rompere la cassa toracica per uscire. Era molto sporca di sangue, ma a parte il braccio e forse ferite sulla gamba, non era suo.
Lei aveva ucciso un Ibrido. Lei era ancora viva.

In lontananza sentí un ruggito. le si raggeló il sangue all'idea di un altro scontro con un ibrido.
Non ancora!
Si alzó in piedi, e con il fiato che le rimaneva, cominció correre verso l'entrata del boschetto, verso il sentiero nel labirinto. Gli Ibridi erano controllati dagli strateghi, erano creati in laboratorio per eseguire gli ordini di Crane. Probabilmente in quel momento tutta Panem la stava guardando scappare dal secondo Ibrido che la inseguiva. Bloccó la sua fuga di colpo. All'entrata del bosco di arbusti stava un'altro ibrido.
Bloccata fra le due bestie cercó una via di fuga. Inutile. Non poteva dare le spalle a nessuno dei due ibridi, quindi prese una pietra da terra e la scaglió il piú forte possibile contro l'Ibrido di guardia all'entrata, quello piú piccolo, e inizió a correre verso il lato ovest del bosco.
Aveva consumato tutta l'adrenalina nell'attacco precedente, non poteva continuare per molto. Era rimasta prosciugata di ogni carburante per quella corsa, niente acqua, niente cibo e le mancava l'aria nei polmoni. Ogni respiro era come carta vetrata contro la gola.
Erano sempre piú vicini, riusciva a sentire i sibili seccati.
Un'idea, o forse la disperazione, la fece girare a sinistra, verso la fitta siepe che delimitava le mura del labirinto.
Non poteva girarsi e affrontare le bestie, erano in due, armati di fauci e artigli affilati, contro di lei, armata di coltello. Si buttó pe terra rotolando ai piedi della siepe, intrufolandosi nel minuscolo spazio fra il terreno e l'inizio dei suoi rami. Ma fu troppo tardi. L'Ibrido piú grande fu piú veloce, e prima che riuscisse ad entrare nella cavitá, con un'artigliata le graffió la faccia, centrando l'occhio sinistro.
Non riuscí a trattenere un urlo acuto e penetrante che echeggió nel boschetto. Le siepi erano alte, ma non isolanti, molti tributi nelle vicinanze dovevano aver sentito l'urlo di dolore, molti dovevano aver capito che nelle vicinanze un tributo era stato ferito, sperava solo che nessuno intuisse a chi apparteneva.
Anche i due Ibridi rimasero spiazzati dal grido, ma dopo un momento di esitazione risposero all'unisono con un feroce ruggito. Gyll si spinse piú in profondità, non curandosi dei rami che la graffiavano e la schiacciavano, e con il coltello bloccó ogni tentativo da parte delle belve di artigliarla e tirarla fuori.
Non rimasero molto lí fuori quando capirono che la loro colazione gli era sfuggita, ma Gyll non allentó la guardia con il coltello finché il sole non fu alto. Rimase in quel buco a occhi chiusi finché il dolore pulsante al lato sinistro della faccia non si affievolì. O forse finché la sete non la spinse ad uscire. Quando aprí gli occhi c'era qualcosa che non quadrava con la sua vista. La sua percezione della profonditá era diversa, e anche la sua estensione visiva sembrava ridotta. Si portó una mano a coprire l'occhio destro, deglutendo il nulla, non aveva nemmeno piú salire, giá sapendo che i suoi timori erano reali. Era buio. Il nero piú totale.
Sentiva l'occhio muoversi all'interno dell'orbita, causando molti fastidi, ma non vedeva niente davanti a sé. Era cieca, da un occhio. Se avesse avuto piú acqua nel corpo, le sarebbe sfuggita una lacrima? Davanti tutta Panem? Cosa pensavano di lei in quel momento? Che era stata molto, molto fortunata? O ingegnosa? Non importava molto. Ció che importava era trovare acqua. Ma poi le tornó in mente una delle frasi di Luxifer, con il suo tono stridulo e cattivo. "Sarai sotto gli occhi di tutta Panem! Tutto quello che farai sará valutato! Se ti mostri debole per loro tu sei debole!" Non avrebbe accettato di mostrarsi debole davanti all'intero continente. Davanti alla televisione in quel momento c'erano anche persone che attendevano il suo ritorno a casa. La sua casa.
Gi Ibridi non erano in vista, dovevano essere andati alla ricerca di un'altra preda dopo la delusione di quella mattina.
Mise lo zaino in spalla e alzó la testa verso il cielo, assicurandosi un primo piano, le telecamere dovevano essere nascoste dappertutto, e si incamminó verso l'uscita di quel bosco degli orrori.



   
 
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