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Autore: TealRue    03/08/2012    1 recensioni
A Gallifrey, per rivederti giovane, per egoismo, per mostrarti la risposta ad una domanda che non hai ancora fatto, quando esultante riesci ad entrare in un TARDIS aperto.
Quando per l'ennesima volta ci rubiamo in prestito. Il mio ultimo, primo viaggio.

[Spoiler della 6x04, "The Doctor's wife" - Doctor/TARDIS]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 11, Doctor - Altro, Idris, TARDIS
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ispirata dal meraviglioso modo di parlare di Idris, dal caldo d'agosto e dalla mancanza di cose da fare. Probabilmente finirà nel "cancellatoio" tra qualche giorno.
 
 
 
 

Rubato in prestito

 
 
 
 
La risposta, se vuoi, te la do subito. Anche se fa male. Io con te, sì. Tu con me-
 
È buffo come ci si abitui subito alle cose. Ad esempio, mi mancano già i... com'è che si chiamano? Reni, penso che si chiamino reni. E anche gli altri, quelli che prendono l'aria è poi la fanno uscire- intestini? Fegati? No, no. Comunque mi mancano. Sono appena tornata nella console centrale, qualche secondo fa, centinaia di anni fa. Ho sprecato un'altra occasione. È buffo come non sia riuscita, e probabilmente non riuscirò mai, a dirti quello che -devo- voglio.
 
Quando mi hai guardato -guarderai, stai guardando- e hai sussurrato quel...
 
Ho avuto e continuo ad avere 700 anni per provare, ma non trovo mai quel momento; il momento giusto. Il mio Dottore, il mio salvatore, il mio ladro- il ladro che io ho rubato. L'uomo -il bambino, il vecchio- che mi accarezza quando nessuno può vederlo, che mi ha dato un nome. "Sexy". Mi piace come nome. Ogni tanto, quando l’arancione e quello carino non ci sono, mi dici che noi due insieme siamo “spettacolosi”. Non voglio che tutto ciò scompaia.
Lo spazio infinito, i nostri viaggi, e le tue risate -tu non le senti, ma ci sono anche le mie-; i tuoi compagni, quelli che restano, che se ne vanno, che diventano la tua famiglia. La mia famiglia! Non voglio che tutto ciò scompaia. Non voglio dirtelo.
 
"Prima" è "Dopo", "Adesso" è "Prima", ma non sai quanto vorrei che "Dopo" fosse "Mai".
 
E poi- e poi c'è anche questa, questa... cosa, che non riesco proprio a capire. Sembra un'emozione, ma quale, quale? Quella che gli umani chiamano... Non so, penso che inizi con la A. Come l'altra parola, quella che non voglio farti sapere. Ma questa è molto, molto più calda, più luminosa. Questa cosa che sbuca da qualche parte nella matrice quando tu sei qui, quando viaggiamo, quando mi parli. È una sensazione inebriante. È un po' come mordere, solo che ci sono due vincitori. Mi ha intossicato, è una droga. E finché ci sarà questo calore, non mi stuferò mai di tutto questo, anche se mi farai cadere altre mille volte nella fossa di Satana, o lascerai che un pazzo mi costruisca sopra una macchina per paradossi.
Non riuscirò a dirtelo finché continuerà.
 
Sono le D, penso. 
 
È un circolo vizioso, ormai. "Prima" è "Dopo", "Adesso" è "Prima", ma non sai quanto vorrei che "Dopo" fosse "Mai". Non riesco più a tenere il conto: quante volte sono tornata indietro? Quante volte ho pensato "Questa è l'ultima volta, dopo lo lascerò andare. Giuro che lo lascerò andare. L'ho preso in prestito, lo devo restituire."? E quante volte ti ho sussurrato, sprecando un'altra possibilità, "Ciao, Dottore. Lieta di conoscerti."? Quanto volte ti ho visto cadere e non rialzarti, quante volte ho bruciato ogni singola stanza per tornare indietro di 700 anni, indietro a Gallifrey? Troppe. A Gallifrey, per rivederti giovane, per egoismo, per mostrarti la risposta ad una domanda che non hai ancora fatto, quando esultante riesci ad entrare in un TARDIS aperto. Quando per l'ennesima volta ci rubiamo in prestito.  Il mio ultimo, primo viaggio.
Sali e decidi di partire per una vita di avventure, con quel sorriso: e quando, ridendo, esclami "Ma dentro è molto più grande!", io so che anche questa volta non riuscirò a dirti-
 
È  un po' come mordere, solo che ci sono due vincitori.
 
Trovo che "Addio" sia molto una parola molto più triste di "vivo". "Vivo": sono quattro lettere; mentre le pronunciamo siamo tutti stupidi e tutti felici, ma quando si arriva alla O -troppo presto- è lì, che è dannatamente triste. Uno cerca la quinta lettera, ma dov'è, dov'è? È complicato. Ma "Addio" è peggio. È molto, molto più triste. Perché non finisce. Quando si arriva alla O, ci si ritrova subito alla A- non capisco come mai. E poi le D. Sono le D, penso. Sono quelle che rendono tutto così doloroso, perché ogni volta fanno male, sono dure. Poi di nuovo c'è il sollievo della O, l'angoscia della A e ancora, ancora, il dolore e le urla per le D. Ho paura, troppa paura di "Addio". Ma, nonostante tutto, cerco sempre di dirtelo. Perché devo, devo. Sono riuscita a dirti "Ciao": cercherò -sto cercando, ho cercato- di dirti anche "Addio". Ma non c'è mai abbastanza tempo, con tutto questo tempo. Perché arriva sempre il momento in cui devo fermarmi per tornare indietro, per riprovarci. Arriva sempre quel giorno.
 
-Tu con me, no.
 
Quando mi hai guardato -stai guardando, guarderai- e hai sussurrato quel «Non finisce qui. Ah, no, Sexy. Non può finire qui. Rimarremo sempre, sempre insieme- vero, vecchia mia? Vero?», cosa potevo fare se non, vrrr, ronzare e correre all'indietro? Perché stavi- stai morendo, ed è orribile, quegli occhi non li riaprirai mai più ed è orribile, e non posso lasciarti andare via senza averti detto "Addio". Corro, corro, fino all'erba rossa di Gallifrey. Non posso lasciarti senza una risposta- c'è sempre stata, fin dal giorno in cui ci siamo rubati in prestito, questa domanda e questa risposta. E mi va bene così.
La risposta, se vuoi, te la do subito. Anche se-
 
Tutto deve finire, ogni canzone ha un'ultima nota. Ma non oggi. Oggi è uno di quei giorni in cui nessuno muore.
Oggi è uno di quei giorni maledetti (o benedetti?) in cui tutto ricomincia.

 
Il mio ultimo, primo viaggio.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Note:
 
Una storia scritta velocemente, ma che nasconde la morte di tanti miei neuroni innocenti. Rip, Carl. Eri il mio neurone preferito. <3
So che è un caos unico e che probabilmente non si capisce la trama. In sostanza: il Dottore prima o poi deve morire (di vecchiaia, magari, come la Faccia di Boe) e il Tardis -inserire introspezione qui- non vuole perderlo definitivamente e torna indietro al giorno in cui lui l'ha rubato/a (perché ormai per me è lA Tardis) per rivivere tutto ancora una volta. Facendo così crea un anello temporale: cancellerebbe il suo incontro col Dottore e, di conseguenza, tutta la loro vita insieme, se mai decidesse di non tornare indietro. Finché non riuscirà a dirgli "addio" e ad ignorare la sua ultima domanda, lA Tardis dovrà rivivere gli stessi anni. Fine. Peace&love.
(Negli avvertimenti ho messo Eleven come Dottore perché è lui che incontra Idris. In realtà parla di tutti i Dottori)
 
Riferimenti vari ed eventuali:
-La canzone degli Ood
-2x09, "The Satan's Pit" (la fossa di Satana)
-3x12,"The Sound of drums"(la macchina per paradossi)
-4x09, "Forest fo the Dead" (il discorso di River: lo so che non c'entra nulla, ma mi piaceva l'idea)
-Ovviamente, 6x04, "The Doctor's wife", a palate.
 

 
 
  
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