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Autore: Liten D    03/08/2012    5 recensioni
Eirìk rimase così per un po’, con la cornetta premuta contro l’orecchio sinistro e lo sguardo fisso sul tavolino in rovere, aspettando inutilmente che le mani smettessero di tremare. Al cellulare, magari, avrebbe risposto.
Compose il numero.
Sentì lo stomaco contrarsi, stritolato da una morsa. Attraverso la linea crepitante una voce registrata lo informò che il numero da lui desiderato non era raggiungibile.
Genere: Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Nordici
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Aspettò che scattasse la segreteria telefonica prima di riattaccare.

Dove sei finito?

Chiuse gli occhi e si strinse il naso tra il pollice e l’indice. I capelli si appiccicavano alla sua fronte sudata. Un senso di vertigine lo costrinse a sedersi sul bracciolo del divano.

Riafferrò la cornetta.

Attorno a lui la stanza vorticava: gli venne la nausea.

Eirìk rimase così per un po’, con la cornetta premuta contro l’orecchio sinistro e lo sguardo fisso sul tavolino in rovere, aspettando inutilmente che le mani smettessero di tremare. Al cellulare, magari, avrebbe risposto.

Compose il numero.

Sentì lo stomaco contrarsi, stritolato da una morsa. Attraverso la linea crepitante una voce registrata lo informò che il numero da lui desiderato non era raggiungibile.

Riagganciò.

Si lasciò cadere all’indietro, la schiena affondò nel sedile del divano con un tonfo.

Avrebbe dovuto telefonare a Mathias, forse lui sapeva qualcosa. Scosse la testa, allontanando quel pensiero: non sentiva Mathias da un paio d’anni, ormai. E non si erano certo salutati nel migliore dei modi. Per di più avrebbe fatto la figura della donnina isterica. In fondo erano passati solo quattro giorni, magari suo fratello se n’era andato da qualche parte.

Si inumidì le labbra secche con la punta della lingua. Continuava a girargli la testa, per un attimo ebbe la sensazione che se si fosse alzato sarebbe svenuto.

Lukas non era certo tenuto ad avvisarlo.

La morsa, che prima gli stritolava lo stomaco, iniziò a divorargli il petto.

Già, non lo era, ma lo avrebbe fatto.

Si chiamavano ogni giorno, o meglio, Eirìk era obbligato a chiamarlo ogni giorno per evitare che il fratello chiamasse il 112, dandolo per disperso.

Un sorriso pallido, privo di allegria comparve sul suo viso. Il ticchettio leggero della pioggia sui vetri gli ricordava quello delle lancette di un orologio.  Deglutì, cercando di ingoiare il groppo che si stava formando nella sua gola. Gli si offuscò la vista, il soffitto cominciò a ondeggiare.

Si prese la testa tra le mani.

Era solo.



TOCK TOCK TOCK!

Mathias sobbalzò. Non aspettava nessuno. Si sciacquò le mani sporche di farina e le asciugò sui pantaloni. Rimase immobile per un po’, indeciso sul da farsi. Alla fine attraversò la stanza e prese un oggetto dalla mensola.

Sentì bussare di nuovo, questa volta più forte. «Arrivo!». Corse in camera da letto, aprì un cassetto del comò e nascose l'oggetto dentro un paio di calzini piegati.

Attraversò il corridoio e andò verso la porta d'ingresso, sfregandosi le mani. 

Lasciò la catenella agganciata per sicurezza e aprì.

In piedi, sullo zerbino, c’era un biondino in uniforme con un sorriso imbarazzato ad incurvargli le labbra. Dietro lui, il suo collega, aveva un'espressione decisamente meno rassicurante.

Gli mostrarono il distintivo: una tessera di plastica con lo stemma della Norvegia, le loro foto e i loro nomi: Tino Väinämöinen e Berwald Oxenstierna.

«Mathias Køhler?».

«Sì» Mathias rimarcò l'affermazione annuendo, liberò la catenella e spalancò la porta. Sorrise «Ho combinato qualcosa?».

«Io e la mia collega vorremmo che ci seguisse in Centrale» disse l'uomo aggiustandosi gli occhiali sul naso. Il più giovane lo guardò dal basso «Il suo collega» sibilò stizzito. Mathias si lascio sfuggire una risata, ricevendo di rimando un'occhiata esasperata del ragazzo. E menomale che porta gli occhiali!.

Senza smettere di sorridere, si passò una mano tra i capelli scompigliati «Io... non ricordo di aver combinato niente, davvero» «Non si preoccupi, vorremmo solo interrogarla».

Mathias non capiva, aggrottò le sopracciglia e si grattò la nuca «Posso sapere perché?». L'uomo annuì fissandolo «Mh. Tina...» «Tino. Sono un uomo, Berwald. Sono un uomo» si lamentò l'altro mentre cercava di estrarre qualcosa dalla tasca dell'uniforme. Mathias soffocò una risata, coprendosi la bocca con entrambe le mani.

La mano di Tino riemerse dalla tasca stringendo un foglio a cui il poliziotto diede una rapida occhiata «Lukas Bondevik. Lo conosce?».

Ah! Questa proprio non se l’aspettava. Sorrise e allargò le braccia «Certo. Sì, certo che lo conosco! Lui è…» «Scomparso.» sentenziò Berwald, interrompendolo. Mathias sbiancò e li guardò con gli occhi sgranati, la bocca ancora aperta. Avvertì una contrazione al diaframma.

Il cuore gli batteva così forte che lo sentiva rimbombare nelle orecchie. «Lu-Lukas? Cosa...» si passò una mano sul viso. Gli bruciavano gli occhi. Qualche goccia di sudore freddo gli scivolò lungo il collo e la schiena. Si schiarì la voce «Cosa gli è successo?».

I poliziotti si guardarono. Tino scosse la testa. Era evidente che quell'uomo non sapeva nulla. «Speravamo potesse dircelo lei, signor Køhler. Ora, se vuole seguirci...».
Mathias annuì,
si sentiva instabile «Devo solo... Il forno e le luci. Arrivo». Voltò le spalle ai poliziotti e percorse il corridoio tenendo una mano poggiata alla parete. Aveva l'impressione che le gambe non lo avrebbero retto ancora per molto

Dove sei finito?

Avrebbero sicuramente perquisito l'appartamento.




Postfazione:

Eccomi qui! Salve a tutti. (Sempre che ci sia qualcuno ;D)
Prima di tutto vorrei ringraziare chi ha letto e chi lascerà una recensione, o una critica.
Vi è piaciuto questo primo capitolo? Spero di sì, se però vi ha fatto schifo -sigh!- vi pregherei di farmelo sapere, così da aiutarmi a migliorare.

Bene, ora passiamo alla storia. A dire il vero, non so come mi sia venuta in mente. Di solito tendo a creare storie di ben altri generi, ma stamattina mi sono svegliata e... e niente, avevo questa storia in testa.
Ho provato ad ignorarla per il bene di tutti, ma continuava a strillare e a strillare e a... va beh, ci siam capiti, no?.
Fatto sta' che era davvero fastidiosa, quindi non ho potuto fare altro che cedere e iniziare a scriverla.
Già, iniziare, perché -purtroppo per voi- non posseggo il dono della sintesi.

Mh, sì avete ragione, sto divagando.
Passiamo alla storia -sta volta sul serio, lo giuro!-.
Come vi sarete accorti, il povero Lukas (alias Norvegia) è scomparso!
Cosa dite? Perché proprio lui? Non lo sò, davvero.
Comunque, dicevo, il povero Lukas è scomparso!
Cosa gli sarà successo? -si accettano scommesse!-
Cosa avrà nascosto il nostro aitante vichingo Mathias (alias Danimarca) nelle sue calzine?
Perché Berwald (alias... dai, basta. Tanto lo sapete, no?) non capisce che il povero Tino è un uomo?
E, soprattutto, riusciranno i due -due per ora, eheh!- poliziotti a risolvere questo caso?
Ch... ok, ok. La smetto, mettete via le asce.

Beh, niente, spero di riuscire mantenere un tono -per quanto possibile- serio, almeno nel corso della storia e che questo primo capitolo vi sia piaciuto.
Mi raccomando, lasciate tante recensioni! -E non vogliatemi male per la postfazione chilometrica!-

Ha det!

[EDIT: mi sono accorta di alcuni errori, quindi ho modificato il secondo paragrafo!]
  
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