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Autore: briciolaFINE93    04/08/2012    4 recensioni
[I miei "amici" li avevo conosciuti tutti all'ospedale. Ognuno di noi aveva visto i propri genitori morire e la causa era la nostra anima]
Ecco un'altra mia ff :D
Ho cercato di trattenermi e non metterla, ma non ci sono riuscita xD
Non è nè una RedMoon nè una BlueMoon, più che altro una FinexShadexRein ma non ci sarà una coppia fissa.
Genere: Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Morte – parte 1

POV FINE

I miei “amici” li avevo conosciuti tutti all'ospedale. Ognuno di noi aveva visto i propri genitori morire e la causa era la nostra anima.


 

Tutto incominciò alle 14.15 del10 di dicembre. Io avevo solo tredici anni, con mia sorella stavo tornando a casa da scuola come sempre. Presi dalla borsa le mie chiavi e aprii la porta.
-Ciao mamma. Ciao papà- salutammo in coro, ma non ci risposero. Così andammo in cucina e lì, lo vedemmo. Una persona tutta vestita di nero si girò verso di noi e appena ci vide lasciò andare il collo di mamma, poi scomparve
-Mamma!- urlammo andandole vicino. Rein constatò che il cuore non le batteva più e io corsi in cerca di papà. Lo trovai in bagno, nella doccia, era accasciato per terra, le mani e le tende bianche sporche di nero, la faccia rivolta al soffitto, le labbra tirate in una smorfia. Urlai con tutto il fiato che avevo in gola e Rein corse verso di me, appena vide il corpo di nostro padre, si lasciò cadere per terra svenuta. La presi in braccio e la portai fuori di casa, la lasciai sul prato sotto un albero e corsi verso la casa dei nostri vicini. Bussai come una forsennata e solo dopo un paio di minuti uscì un ragazzino della mia età.
-Cosa diavolo vuoi?- chiese irritato. Io lo spinsi ed entrai in casa in cerca di un adulto. Lui mi prese per il polso, ma subito dopo mi lasciò spaventato.
-Sei bollente!- esclamò spaventato. Io corsi verso il salotto dove trovai una signora che beveva il caffè in pace.
-E tu chi sei?- mi chiese alzando un sopracciglio. Io mi avvicinai e la feci alzare e, tenendola per la mano, la trascinai fino al cancello di casa mia.
-Fermati, mocciosa!- urlò arrabbiata. Io non la ascoltai e aprii il cancello, la portai in cucina e quando vide mia madre le corse vicino. Le tastò il polso e tutto il resto, poi si girò verso di me scuotendo la testa.
-Mi dispiace, questa donna è morta- disse dispiaciuta. Io le corsi vicino e la guardai fissa negli occhi.
-Lo so, mia madre è morta, ma non so cosa devo fare!- esclamai agitata. Lei mi mise una amno sulla spalla.
-Mi dispiace per tua madre. Hai un altro parente?- mi chiese alzandosi. Io scossi la testa.
-Mio padre l'ho trovato morto nella doccia- risposi fredda. Lei rimase un momento a bocca aperta, poi prese il telefono e iniziò a digitare un numero.
-Ci sono due morti, dovete venire subito! Sì, via Eleonora 16 fate presto!- disse al telefono. Poi chiuse la chiamata e mi abbracciò, forse perchè mi compativa, ma subito si staccò.
-Sei bollente!- esclamò agitata. Mi mise una mano sulla fronte e la tolse subito.
-Devi andare all'ospedale, hai la febbre altissima- disse preoccupata. Io scossi la testa.
-Sto benissimo, e poi devo stare con mia sorella- ribattei correndo in giardino. Trovai mia sorella che piangeva all'ombra dell'albero.
-Fine- mormorò tra le lacrime. Io la strinsi cercando di confortarla, lei nascose la testa nella mia maglia che piano piano si bagnava di lacrime amare.

Presto sentimmo il rumore delle sirene dell'ambulanza e di una pattuglia della polizia, alcuni poliziotti e dei medici entrarono in casa, poco dopo una poliziotta si avvicinò a me e a Rein.
-Ciao ragazze. Mi dispiace molto per i vostri genitori, purtroppo sono morti- disse pacatamente.
-Lo sappiamo già- dissi dura. Mia sorella invece, sfogava le sue lacrime sulla mia maglietta che ormai era diventata fradicia e trasparente.
-Già. Venite con noi, dobbiamo farvi qualche domanda- disse porgendoci una mano ciascuna. Rein la guardò negli occhi e afferrò una mano, io invece mi alzai da sola e la guardai in malo modo.
-Seguitemi- disse iniziando a camminare. Teneva Rein per mano e mentre si girava vidi che fece una faccia dispiaciuta. Per quello non mi piaceva: provava solo compassione, le facevamo pena, come quando si vedono dei cuccioli di cane abbandonati in autostrada. La seguii e ci fece salire in una macchina della polizia. Partimmo e poco dopo arrivammo in commissariato, ci fece scendere ed entrammo.
-Sedetevi pure, adesso un mio collega vi farà qualche domanda- disse andandosene. Rein mi strinse la mano da sotto il tavolo, e io la guardai dolcemente.
-Salve ragazze. Ho saputo dei vostri genitori, mi dispiace- disse un uomo entrando nella stanza. Rein lo ringraziò mentre io mi limitai a guardarlo in faccia.
-Allora... quando siete arrivate, cosa avete visto?- chiese sedendosi su una sedia, dall'altra parte del tavolo.
-Qualcosa che teneva sollevata da terra, mamma, per il collo- rispose mia sorella ricominciando a piangere. L'uomo le offrì un fazzoletto.
-Ehm... se non ve la sentite, facciamo un altro giorno- disse preoccupato. Rein lo ringraziò e uscì dalla stanza, io restai a guardarlo negli occhi.
-E tu?- mi chiese squadrandomi. Io incrociai le braccia al petto e mi sistemai meglio sulla sedia.
-Io non voglio perdere tempo, mi faccia tutte le domande che vuole- risposi fissandolo. Lo vidi distogliere lo sguardo e allentarsi il nodo della cravatta, forse gli facevo questo effetto.
-Cosa intendete per “qualcosa” teneva la mamma per il collo?- mi chiese staccandosi dallo schienale.
-Intendiamo che non era un uomo, perchè in viso era tutto nero, non aveva né naso né orecchie, solo due occhi viola e la bocca viola- risposi ricordando il viso dell'aggressore. Vidi l'uomo alzarsi e uscire dalla stanza. Dopo un po' rientrò insieme a un collega.
-Scusaci Fine, ma non possiamo crederti. Sarai stanca come tua sorella Rein, vai con lei a riposarti- disse guardandomi in modo strano. Io mi alzai dalla sedia e mio avvicinai ai due.
-Io e mia sorella non abbiamo mai detto i nostri nomi, come li sapete?- chiesi sospettosa. Lui esitò un momento, poi si sedette sulla sedia.
-Abbiamo controllato- rispose vago. Io assottigliai lo sguardo.
-Certo- risposi uscendo dalla stanza.

Quel giorno fu particolarmente stressante, nessuno ci credeva sulla descrizione dell'aggressore e in più Rein non la smetteva di piangere. Ma c'era una cosa che mi spaventava, perchè io non piangevo? Sembrava che la morte dei nostri genitori non mi avesse toccata, avevo voglia di urlare, di distruggere tutto, di piangere, ma le lacrime non uscivano. La polizia ci aveva dato una specie di appartamento dove passare la notte, ci avevano anche pagato il pranzo e la cena, erano stati gentili.


 

POV SOPHIE

Tutto incominciò la mattina del 11 dicembre. Erano quasi le otto e io e mio fratello stavamo correndo per andare a scuola. All'improvviso mi accorsi di aver dimenticato il mio fischietto per la lezione di musica e così dissi a mio fratello di avvisare l'insegnante che sarei arrivata cinque minuti in ritardo.
Iniziai a correre verso casa, dovevo fare veloce in modo da evitare che chiudessero i cancelli della scuola. Aprii la porta di casa e vidi mia madre distesa per terra e le corsi vicino facendo poco rumore.
-Mamma- mormorai sentendo che il cuore non le batteva più. Poi sentii una voce urlare al piano superiore. Feci velocemente le scale e mi fermai sulla soglia della camera dei miei genitori. Un uomo tutto scuro teneva fermo mio padre per il polso.
-Se non mi dici dove sono i tuoi figli, ti uccido!- urlò alzando una mano. Io, indietreggiando, calpestai un pezzo di carta e l'uomo si girò verso di me. Io ero terrorizzata, il volto era tutto scuro, spiccavano solo due occhi viola brillante e una bocca dello stesso colore. Sorrise in modo inquietante e iniziò ad avvicinarsi.
-
Allora sei tu Sophie. Tuo fratello dov'è?- chiese avvicinandosi. Io deglutii e continuai a fissare mio padre, che era caduto a terra, probabilmente svenuto o nel peggiore dei casi, morto.
-Dov'è?!- urlò prendendomi per un piede. Io caddi sopra sul tavolo, rompendolo.
-E va bene. Ucciderò prima te, poi lo cercherò per conto mio- disse alzandomi per la gamba e facendomi rimanere a testa in giù. Sembrava quasi che non gli pesassi, mi teneva con una sola mano come fossi un pollo.
-Addio per sempre- esclamò prima di lanciarmi dalla finestra che, rompendosi, mi tagliò la pelle. Io sgranai gli occhi spaventata, ma per un momento sentii un calore avvolgermi e mi sembrò di rimanere sospesa in aria, ma appena mi mossi agitata la sensazione svanì e una raffica di vento fredda mi sbattè contro un albero e caddi a terra. L'ultima cosa che vidi prima di chiudere gli occhi, fu un ramo che mi cadeva addosso.


Ciao!
Eccomi que con l'ennesima ff :D
Questa è un po' particolare. Mentre, solitamente, conservo qualcosa di Twin Princess, ad esempio il fatto che sono su un altro pianeta, o che sono principi, qui sono sulla Terra e hanno anche dei (Zitta! è_é Nd Coscienza) (Ah sì scusa :] Nd Me)
Bèh... lasciamo stare xD
Spero di non avervi annoiato con il capitolo.

Un Bacione
Erika




 

   
 
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