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Autore: Fefy_07    04/08/2012    3 recensioni
Ipotetico post 3 stagione. Elena è in transizione, Jeremy non riesce ad accettarlo e Damon pretende che vada con lui dalla sorella, per starle vicino. Dal testo:
"Quindi smettila di fare il moccioso, fattene una ragione e muoviamoci!" ... "Tu hai il tuo stupidissimo interruttore, che puoi premere come ti pare e dimenticare tutta questa merda che sento io adesso!"
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore, Jeremy Gilbert
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Questa storia è stata scritta utilizzando un prompt proveniente dalla masterlist del The Vampire Geometry Fest!

Prompt: Damon/Jeremy - "Chi di noi è più sfigato?"


Jeremy l’aveva già capito dal momento in cui si era ritrovato davanti il fantasma di Rick. Una persona dev’essere morta per diventare fantasma, no? E lui poteva morire solo se fosse morta anche Elena. “Sono rimasto solo, adesso,” era stato il suo primo pensiero, quando Rick era scomparso. “Non c’è più nessuno con me.”

Nessuno si era ancora degnato di avvisarlo di cosa fosse successo, e forse nessuno l’avrebbe fatto. Si sentiva completamente stordito, come se si fosse appena svegliato. Elena era morta. Per forza. E allora perché la cosa gli sembrava così inverosimile? Forse perché non era ancora arrivato nessuno, con la solita faccia compassionevole, che gli mostrava pietà per la sua condizione.

Non fu troppo sorpreso, quando nella sua camera piombò Damon. Aveva imparato ad associare le sue visite a una tragedia. La prima volta era stata quando gli aveva fatto dimenticare la morte di Vicky. La seconda, lo aveva avvertito della morte di Anna. E adesso gli era venuto a dire che era morta anche Elena. Damon in camera sua, significava morte, in pratica. Almeno avrebbe evitato di mostrargli pietà.

Perciò non era troppo preparato a quello che il vampiro disse. Elena non era proprio morta. Ma non era di certo viva. Era in transizione. Quella scoperta fece forse più male a Jeremy. Elena stava per diventare uno di quei demoni maledetti, che gli avevano portato via tutto. Si rifiutava di crederci.

“…e quando sono arrivato, si era appena svegliata. Non sappiamo ancora cos’abbia in mente, ci sta pensando Stefan a lei,” stava concludendo il vampiro, ancora sulla soglia della camera “quindi, devi venire con me, Jeremy. Tua sorella ha bisogno di sostegno. Non crediamo si farà morire, se le teniamo ben presente cosa lascia qui, in primis, te, da solo.”

Jeremy gli lanciò un’occhiataccia, voleva stare da solo. Non aveva intenzione di vedere nessuno, in quel momento. “Non posso, adesso,” cominciò, stancamente “non so neanche se potrò dopo. I vampiri mi hanno portato via tutto, Damon, e adesso mia sorella è un vampiro! O lo diventerà presto! Io..” si interruppe, incapace di proseguire oltre.

Damon si stava innervosendo. “L’avresti preferita morta, Jeremy?” chiese, cercando di non sembrare troppo aggressivo “Sarebbe stato meglio saperla morta, che saperla vampiro? È sempre tua sorella!” Jeremy non riusciva ad accettarlo. “Quanto credi che passerà prima che qualcuno decida di piantarle un paletto nel cuore, eh?!” cominciò a sbraitare, l’autocontrollo che scemava rapidamente “Perderla una volta sarebbe stato sufficiente, invece adesso dovrò perderla anche la seconda! Lei ha già smesso di essere mia sorella!”

Damon ormai era entrato completamente in camera, e in quel momento lo aveva afferrato e sbattuto contro una parete, tenendolo saldamente per il collo. “Non dirlo mai più, ragazzino” cominciò, la rabbia chiara sul viso “Noi non permetteremmo mai che qualcuno le faccia del male. Ok?! Tu non la perderai. Ma non dire che lei non è tua sorella, perché è l’unica persona che ti rimane, e a te ci tiene, di te ha bisogno. Come tu hai bisogno di lei. Quindi smettila di fare il moccioso, fattene una ragione e muoviamoci!”

“Farmene una ragione?!” Jeremy era incredulo, e si liberò (anzi, Damon lo lasciò libero) con uno strattone. Si lasciò sfuggire uno sghignazzo ironico. “Si vede che non capisci cos’ho passato e cosa sto passando ora! Come potresti?! Tu hai il tuo stupidissimo interruttore, che puoi premere come ti pare e dimenticare tutta questa merda che sento io adesso!” poi abbassò il tono, quasi ad un sussurro, pur sapendo che Damon l’avrebbe sentito lo stesso “Non puoi nemmeno immaginare quanto io mi senta uno sfigato”. E si lasciò cadere seduto, sul letto.

“Sul serio, Gilbert?” cominciò Damon, con un’espressione ironica “Credi davvero che quello che stai passando tu sia un inferno?” E, anche se Jeremy non c’avrebbe scommesso, gli sembrò in quel momento di sentire una punta di amarezza nel tono del vampiro. “Lascia che ti racconti un paio di cose,” continuò poi lui “quando ero ancora un umano, ho perso mia madre da piccolo, per colpa di una malattia. E mio padre mi ha odiato così tanto, da avermi ucciso,” lo guardava con occhi colmi di rancore e di disprezzo, ma c’era del dispiacere in fondo allo sguardo “Stefan me lo rivelò solo anni dopo. Ho amato per 145 anni una donna che non mi amava. Ho lottato per riaverla, mi sono umiliato, ho messo da parte ogni cosa per lei. E non ne ho avuto indietro nulla.”

Jeremy ascoltava in silenzio lo sfogo del maggiore dei Salvatore. Si chiese distrattamente dove intendeva andare a parare con quelle storie, ma non osò interromperlo. Il tono con cui parlava era ipnotico, gli lasciava intendere che non erano confessioni da poco e che gli costava fatica parlarne. “L’unica altra donna di cui mi sono innamorato, aveva già scelto mio fratello. Di nuovo. Sono stato sempre un giocattolo, sempre la seconda scelta.” Si fermò per un attimo, la voce gli si era incrinata per il dolore, e non intendeva mostrarsi debole davanti al piccolo Gilbert. Voleva solo cercare di fargli capire che non era tutto così facile.

Si concesse un respiro profondo, poi proseguì. “Ho avuto forse due amicizie veramente importanti nella mia esistenza da vampiro, ed entrambe sono finite troppo presto e troppo male.” Lanciò uno sguardo al ragazzo, che ora lo osservava. “Penso che tu non sia tanto stupido da non riuscire a immaginare chi possano essere,” riprese, con ironia.

“Alarick,” cominciò Jeremy, confuso “ci tenevi davvero a lui. Sai, non avrei detto che tu fossi capace di provare dolore per la perdita di qualcuno! Allora il vostro interruttore a cosa serve?” Stavolta fu Damon a ridacchiare ironico. “Questa conversazione non uscirà da qui, Jeremy,” avvisò lui “mi hai capito bene? Te lo dico solamente perché voglio farti capire quanto sia stupido da parte tua pensare che per i vampiri è tutto più facile.”

Jeremy annuì. “Non è così, in realtà.” Riprese lui, dopo un attimo di pausa “Quando noi sentiamo qualcosa, questo qualcosa è amplificato, ed è una cosa che ormai dovresti sapere bene. Ma escludere il lato umano non è semplice. L’umanità lotta, combatte, si aggrappa a te, per cercare di riaffiorare. Guarda mio fratello, con tutto quello che ha fatto, ha ritrovato la sua umanità. Perché in realtà non l’aveva mai perduta. Puoi accantonare tutto, anche per anni, ma mai distruggerlo completamente. Tutti i vampiri provano qualcosa in realtà, anche se cercano di ignorare quel qualcosa. A volte puoi farlo. Altre volte è più difficile.” Damon si interruppe, squadrò Jeremy e poi aggiunse “Mi sembra di avertelo detto una volta, no? La vita fa schifo comunque, non importa se sei un vampiro o un essere umano.”

“Allora, ragazzino.” Damon lo guardò, con aria di sfida “Chi di noi è più sfigato? Tu sei molto più fortunato di quanto credi, a dire il vero. Hai amato e sei stato ricambiato. Da Anna, per esempio. Anche da Bonnie. Sai quanto questo sia difficile, in certi casi? Io non ci sono mai riuscito.”

Quella forse era la cosa che meno si sarebbe aspettato di sentire da Damon. Quelle parole avevano un significato nascosto. Lui desiderava essere amato dalla persona che amava. E non aveva mai potuto. “Sì,” disse Jeremy, dopo un minuto di silenzio che aveva passato a riflettere “forse lo sono.” E fu allora che prese la sua decisione. “Andiamo, Damon,” esclamò con convinzione “mia sorella ha bisogno di me.”

Damon fece spallucce e lasciò andare avanti il ragazzino. Poi fece un sorrisetto vagamente compiaciuto. Non era sicuro del perché avesse raccontato tutte quelle cose a Jeremy. Ma gli aveva fatto capire che perdere sua sorella, perderla veramente sarebbe stato peggio che averla come vampira. Lui voleva arrendersi, perdere tutto e non pensarci più. Ma non gliel’aveva permesso. Forse la parte del bravo ragazzo gli riusciva meglio di quanto credeva. Una smorfia gli contrasse le labbra per un momento, a quel pensiero, prima di lasciare la camera del più giovane dei Gilbert.

Angolino dell'autrice

Ciao a tutti ragazzi, che ogni tanto leggete le mie storie :) Beh, che dire? Sono lunatica xD Avevo intenzione di continuare a scrivere di bambini, ma ieri sera mi è entrata in testa quest'idea, scorrendo i prompt che ho conservati, e non sono riuscita più a farla uscire! Ho scritto di getto, senza rileggere, quindi non sono sicura di quanto la situazione possa sembrare realistica, non so nemmeno se i caratteri siano molto IC :\ E' la prima volta, in un certo senso, che scrivo di loro da grandi, e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate! Quindi, a tutti quelli che vorranno lasciarmi una recensione, positiva o meno, faccio già da ora un ringraziamento enorme, risponderò subito e accetterò critiche e consigli serenamente!! Un bacione :D
  
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