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Autore: EleRigoletto    04/08/2012    1 recensioni
Avril è una ragazza di vent'anni, odia il mare per via del divorzio dei suoi genitori e non ci và da quando aveva cinque anni.
Suo fratello, decide di invitarla in California per passare un mese con degli amici; all'inizio non è tanto convinta, poi, decide di dimenticare il passato e di fare un piacere a Marc ( il fratello) .
Arrivati lì, cambierà idea sul tanto odio per il mare, grazie ad una nuova persona che le farà aprire gli occhi.
Il resto è da scoprire ...
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: David Desrosiers
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 “Dovresti stare più attenta la prossima volta … non si conquista di certo così un bel ragazzo.”
David mi tenne la mano per poi posarmela sulla gamba emettendo un piccolo risolino.
Mi fece sussultare, mi alzai e abbassai lo sguardo.
“S- scusa, non volevo farmi gli affari tuoi, davvero …” mi agitai, senza sapere bene come spiegargli la mia reazione.
Lui mi venne in contro e mi toccò i capelli, accarezzandomi la fronte in un modo rilassante.
Quando mi calmai, iniziò a parlare.
“Va tutto bene, tranquilla … Stavo scherzando …” si sdraiò sul letto e mi porse il foglietto.
“Non era nulla di poi così importante … se vuoi leggilo.”
Non riuscii a capire la sua gentilezza, alcune volte sembrava mi odiasse ed altre volte sembrava mi volesse aiutare.
Posai il foglio sul tavolino dov’era all’origine e andai verso la porta.
Mi girai verso di lui.
“Vado di là, se ti serve qualcosa, io ci sono.”
Gli girai le spalle e non aspettai la risposta, andai nel salone e accesi la tv.
Inutile dire che di programmi decenti non c’erano, così girai su un documentario molto interessante.
Stavo per cadere in un sonno profondo causato dalla voce del tipo troppo monotona, quando,venne David e si sedette vicino a me prendendo il telecomando.
“Oh. Guarda, ci sei tu … non mi avevi detto che eri famosa.”
Indicò, ridendo come un pazzo, una scimmietta che mangiava delle foglie su dei rami.
Gli tirai un pugno sulla spalla, con il risultato di farmi male al polso.
“Quando sei stupido!” gli sorrisi, poi mi girai il polso che mi faceva male.
“Tutto bene? Aspetta, vado a prendere dei fazzoletti e dell’acqua, così tamponiamo bene ed il dolore sparisce.”
Andò in cucina e prese il necessario, per poi tamponarmelo sul punto in cui faceva più male.
Era talmente vicino a me che sembrava una scena di quei film poco banali.
Lo guardai negli occhi, stavo sopportando quel dolore mentre lui cercò di distrarmi cantandomi delle canzoni buffe.
All’improvviso si aprì la porta, erano i ragazzi appena tornati, avevano delle buste in mano.
Marc corse da me prendendomi il polso.
“Che cosa ti sei fatta?”
“Tranquillo, è tutto passato … piuttosto, che avete lì?” indicai quelle borse piene di roba.
Mike diede una pacca sulla spalla a Marc e insieme svuotarono il contenuto.
“Abbiamo fatto la spesa, tutte le scorte per stasera, poi abbiamo preso un dvd da guardare tutti insieme.”
Guardai l’orologio, erano le sette e trenta, era passato così tanto velocemente il tempo?
Mi persi, come sempre, tra i miei pensieri, che non mi accorsi che i ragazzi stavano già tutti cucinando.
Li seguii incuriosita, osservando quanto buon cibo c’era in tutta la cucina.
“Adesso voglio farti una sorpresa, stasera si mangia cucina italiana, ma domani potrai andare a mangiare suschi.” Marc mi accolse con dei coltelli poco piacevoli da vedere, sorridente, il che metteva ancora di più i brividi.
“Bene, se non ti dispiace, accomodati in salone, noi ti prepareremo un cibo squisito.”
Certo che mio fratello era troppo cocciuto, fin da piccolo, quando voleva a tutti i costi qualcosa, non rinunciava finche non la aveva ottenuta.
Tutt’ora è così ed è per questo che ammiro il suo coraggio.
Andai a chiamare mia madre, che da quella mattina non mi aveva chiamato.
Il telefono squillò per un paio di minuti, fino a che non mi rispose.
“Pronto, chi parla?”
“Ciao mamma, sono io, tua figlia hai presente?” mi indicai, anche se mi accorsi della cattiva idea, visto che lei non poteva vedermi.
“OOh ciao tesoro, come stai, tutto bene? Marc come sta?” sentii dei rumori strani.
“Bene, tutti noi ce la stiamo cavando … ma, toglimi una curiosità, cosa sono questi rumori?” Gli chiesi preoccupata.
“Niente, sono a lavoro, appunto adesso devo lasciarti.
Salutami Marc e il resto della banda … adoro quei ragazzi … Ciao, ci risentiamo!” attaccò senza darmi il tempo di ricambiare i saluti.
Mi misi il cellulare in tasca e andai in cucina.
“TADAN!” Tutti e quattro i ragazzi  mi accolsero con una tavola imbandita di spaghetti, pasta, dessert e tante altre cose deliziose.
Iniziammo a magiare, tutto veramente molto buono.
“Allora, come ti sembra, siamo stati bravi?” Mike mi tirò una gomitata per chiamarmi                    all’ ”appello”.
“Buono … Complimenti a tutti.”Mugugnai un qualcosa di incomprensibile, infondo, avevo la bocca piena e si sa, non è educato mostrare agli altri il proprio cibo mentre lo si sta masticando.
Finito la pesantissima cena, andarono tutti sul divano a mettere il dvd.
“Io passo, ragazzi … non me la sento, vado in camera, a domani!” David si dileguò per andare in camera.
“Anche io, sono piuttosto stanca, credo mi farò una bella dormita … ciao.”
Raggiunsi Dave per la camera.
“COME VOLETE, MA NON SAPETE COSA PERDETE.”
Marc urlò dall’altra stanza per farsi sentire.
Mi ritrovai vicino alla sua stanza, lui era davanti alla porta e mi fissava.
“Cosa c’è, vuoi entrare?”
Le sue solite cavolate mi fecero sentire a disagio, così da arrossire leggermente.
“Mmh. Va beh, Ci vediamo, ciao Scimmia!” Chiuse la porta beffardo, lasciandomi là senza nessuna risposta.
Che mi succedeva? Non riuscivo neanche a rispondere alle battutine stupide di quel ragazzo … Tutto così, così diverso da casa.
Presto andai a letto anche io, addormentandomi quasi subito al rumore delle macchine che andavano e venivano per la strada.
 
Il mattino seguente mi svegliai dal suono del mio cellulare.
Lo cercai sotto il letto e, dopo averlo trovato, mi sedetti di scatto e risposi.
“Chi è che mi disturba alle otto del mattino?” Dissi io, in un modo non molto gentile.
“Sono io,  noi siamo andati fuori dalla spiaggia, se vuoi raggiungici più tardi … provaci almeno.”
“Credo andrò a fare un bel giro in centro,ma voi restate lì anche tutto il pomeriggio, io me la caverò.”
“Avril Lee, cara sorellina, ne sei convinta oppure devo mandarti a casa qualcuno che ti controlli?”
Non lo potevo vedere, ma avrei scommesso stesse alzando un sopracciglio nel suo solito modo.
“Si, sono sicura, non preoccupatevi per me, andrò da qualche parte.
Ora vado, ciao Marc, ci vediamo dopo.”
“Ciao peste!”
Mi lavai e mi preparai, presi il cellulare ed i soldi ed uscii, chiudendo la porta di casa con tutti gli allarmi possibili ed immaginabili.
Camminai senza meta per un bel po’, finche non trovai una libreria dall’aspetto antico.
Fuori poteva sembrare molto piccola e bruttina, ma dentro era spaziosa e magnifica.
C’erano tantissimi libri, di dimensione altrettanto stupenda; Ne tolsi uno dallo scaffale e iniziai a leggere la trama.
Parlava dei sentimenti che solitamente si provano toccando sabbia, rocce e quant’altro.
I sentimenti che provavo io erano ben diversi da quelli descritti sul libro, però continuai a leggere fino alla chiusura della libreria, scoprendo nuove emozioni.
Avevo appena finito di leggerlo tutto, lo posai sullo scaffale e notai una voce famigliare.
“Salve, potrei prendere in prestito questo libro?”
“Certamente, entro due settimane c’è da riportarlo indietro.”
Spostai la testa dal lato dello scaffale per vedere chi potesse essere e rimasi sconvolta dalla persona che se ne stava andando.
David aveva appena pagato la libraia per prendere un libro, non potevo crederci.
Guardai l’orologio e mi accorsi di quanto si era fatto tardi e salutai il personale andandomene.
Pochi passi più avanti a me c’era lui.
 Guardavo, distrattamente, da tutt’altra parte che non vidi Dave che si fermò di colpo facendomi cadere.
Mi porse una mano e mi aiutò a rialzarmi.
“Certo che sei proprio sbadata …” Sghignazzò prendendosi gioco di me.
“Hey, non è vero!” Rivendicai il mio potere di donna.
“Allora … che ci fai qui, mi stavi per caso seguendo?” Cambiò argomento,mentre camminava con le mani in tasca e la busta sulla spalla.
 
“… Ma cosa dici? Sono andata in libreria questa mattina per leggere un libro.”
Dissi tutto di corsa.
“Mmh …” si toccò il mento con fare teatrale “ … Almeno lo hai letto?”
I suoi commenti mi innervosivano.
“Certo che l’ho letto … Solo che mi sono dimenticata di pranzare e di prepararvi la cena.”
Si mise a ridere di gusto.
“Davvero hai passato tutto il giorno a leggere?” si fermò per ricevere conferma, poi proseguì.
“Tranquilla, i ragazzi sono andati a mangiare fuori … io non ho ancora mangiato, che ne dici se ce ne andiamo da qualche parte io e te?”
Io e lui da soli, in un ristorante, senza nessuno come una coppietta?
Non ascoltai la mia mente e risposi un sì con la testa.
Lui strinse i pugni e cominciò a correre.
“Bene, andremo a cenare in un ristorante giapponese … forza, andiamo a cercarlo!”
Corse sempre più forte, io mi tolsi le scarpe e lo raggiunsi, rincorrendolo come una pazza.
La serata iniziava a movimentarsi.
Forse quel ragazzo iniziava a starmi simpatico …
 
Eccomi qui! Premetto che l’ho scritta di getto e non ne sono affatto convinta, però sarete voi a giudicare, giusto? Ditemi di sì, vi prego, mi sento una nullità …
Beh, chiedo scusa per gli eventuali errori, in questi tre giorni sono stata molto presa da altre cose …
Spero vi piaccia.
PS. Ringrazio a chi recensisce, ai lettori e a chi ha messo la storia tra  le preferite/Ricordate/seguite.
Vi adoro *_* -à(?)
Un bacio Ele! ;)
  
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