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Autore: ParalyzedArtwork    05/08/2012    1 recensioni
La solitudine, a volte porta desideri affrettati.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Occhi verdi che squarciano le dimensioni. Capelli morbidi, il cui profumo è asfissiante.
Ormai questi sono i miei sogni, la cui luna piena rende realtà.
 

Sto fissando il soffitto da più di mezz'ora, lei non arriva. Mi è sempre venuta a trovare, anche quando ero ricoverato. Avrebbe ucciso tutte le guardie per assaporare un po' delle mia carne. Come può lasciare sola la sua vittima oggi? 
Perchè non arrivi? Sbrigati, anche io ho bisogno del tuo corpo adesso. 
Sto per impazzire... Quanto tempo è passato?! Quanto?! Un minuto. Un minuto, da quando sto affondando le mani nel materasso fremendo del suo arrivo. Non dormo. Non dormo più da troppo. 
Adesso ricordo. Anche l altro mese non si era presentata, ero uscito da un brutto periodo, ma adesso, adesso la desidero. Rivoglio il mio incubo. Non ci riesco. Devo alzarmi, devo andare a controllare se si trova sul balcone. 
Dov'è quella creatura verdina?! Dove sono quegli occhi che mi fissano da sotto questo balcone?! Dove sono?! 
"Eccomi" una voce tuonò nell'oscurità del balcone.
Mi voltai di scatto, avevo gli occhi rossi, dilatati al massimo. Non avevo fumato nulla. Non avevo assunto nulla. Era l'assenza che mi rendeva così. Ero quasi pazzo. Le sue labbra erano carnose e mentre respirava sembrava che stesse cantando una leggera melodia. Quelle labbra si urtavano così dolcemente. Quegli occhi mi guardavano fissi affamati, i suoi capelli, anche da lontano potevo sentire la loro morbidezza tra le mani. 
Eccola, era qui, ancora una notte per me. 
"Che hai da fissare?". Le sue parole, il suo solito tono acido, sarcastico e cattivo. Eccola. Iniziava ad arcuare le sopracciglia ed aprire la bocca stizzita per dirmi "Fatti una cura al viso, ti sei fatto tenere in quel posto per mesi, e sembri un tossico." 
Entrò in casa si sedette sulla sedie ed accavallò le gambe sulla scrivania, facendo un rumore assordante mentre poggiava i suoi anfibi neri sul bancone.  
Chiuse gli occhi, adesso erano solo un ammasso di trucco nero. Il colore verde smeraldo dei capelli non si notava più. 
Non si vedevano più nemmeno come la sua maglietta scollata verde ed i suoi jeans di pelle stretti neri. 
Si stava confondendo con l'oscurità. Anche se le sue parole stavano rompendo l'oscurità adesso. 
"La smetti di fissarmi? Sei fastidioso, come un geco." 
"Allora tu sei fastidiosissima, sai?"
"Smettila con questi ricattini e ricatti.Mi hai desiderato, da squarciare il divano, fuori volevi saltarmi addosso e mangiare la mia carne quasi e fino ad un mesetto fa ti sei fatto ricoverare per sfuggirmi. AHAHAHAHHAHAHAHA Divertente, non trovi?"
Adesso lentamente aveva tolto i piedi dalla scrivania, e si stava alzando in piedi. 
"Mi hai desiderato. Invocato. Per cosa?" si stava voltando, stava spalancando gli occhi verde clorofilla per ammirarmi. 
"Adesso hai paura? Bene, ciò rende il mio cuore pieno di passione. Ma non di pietà." 
Si stava avvicinando, stava movendo i primi passi verso di me. Adesso stavo tornando in me. Quell'aria da tossico era sparita, la mia pelle era diventata pallida, ero serio, tremavo. Come quando mi feci ricoverare. Questo era la superiorità che affermava. 
"Allora? Nulla da dire?" Il suo sguardo si accigliava sempre di più sempre più minaccioso. Era un ammasso di bellezza verde che brancolava nel buio e lentamente, rendendo ogni mossa l'ultima si avvicinava al mio corpo. Avevo dimenticato tutto ciò.. Lei non è mai più debole di me. E' lei che comanda. 
"Cinque mesi fa, guardavi quella luna, la luna alle tue spalle, mentre io ero seduta lì sulla ringhiera al tuo fianco. Mentre tu come ogni notte mi raccontavi le tue stupide pene. Sai ti desideravo, già da quelle notte. Fissavi quella luna e avevi desiderato, che almeno un animale ti amasse, che il tuo amore potesse essere umano. Ricordi?" Si avvicinava stupenda e fiera come sempre.
"Ricordo.." "Poi cosa hai fatto sentiamo?" " Sentiamo cosa? Ho fatto ciò che era più giusto. Non sei una principessa" "Ah già tu ti aspettavi un viso pallido, con labbra rosso fuoco, occhi blu accoglienti come le braccia di mamma ed il vestitino blu e la chioma platino, mi spiace." "Beh, se era possibile l'avrei preferito, sai?" 
Adesso, era quasi, sopra di me. La ringhiera di casa mia è abbastanza bassa e con un po' si sporgenza si può cadere facilmente. Io ero lì addosso e lei mi era sopra. "Ricordo quando sei venuta qui. Quegli occhi smeraldo, lontano. Nel silenzio solo il rumore dei tuoi passi, lo ricordo. Avevo paura tremavo, mi guardavo intorno. Rientrai in casa, chiusi la finestra a chiave e controllavo dalla serranda cosa stesse succedendo. Spostavo la tenda e vedevo quegli occhi davanti al portone e che mi cercavano, che piano piano entravano. Avevo chiuso la tenda ed anche la porta della camera. Ma eri già lì quando l'avevo capito. Eri entrata, Tremavo, tu da quella notte avevi iniziato il tuo piccolo rituale. Prendermi spogliarmi ed abusare del mio corpo. Avevo graffi e lividi da per tutto. Ogni notte era un ansia. Poi capii che tu arrivavi da me ogni notte di luna piena. Eri il mio incubo. Ogni notte mi nascondevo nel mio angoletto, l'angoletto della mia camera, al buio. Mordendomi il labbro che intanto perdeva sangue e sangue. Tu arrivavi, mi toglievi la maglia mi graffiavi il petto, mi accarezzavi, mi squarciavi il volto con le unghie. Mi legavi al letto e i torturavi nei modi peggiori dei mondi. Ed intanto fissavi il mio volto pieno di paura" Adesso le lacrime man mano che io stesso mi stavo spingendo oltre la ringhiera mi stavano soffocando "Ero diventato pazzo. Tutti credevano che fossi io la causa del mio male. Non  era vero. LORO tutti loro che avevo mi avevano rinchiuso, e tu c'eri, ogni notte. C'eri tutte le notti. Ma venivi solo quella notte. A lacerare il mio corpo, ad abusarne ancora. Ed ancora. Lo scorso mese avevi smesso. Per farmi uscire e continuare ben bene ciò che facevi." Ero al limiti non riuscivo più a pensare a nulla. La stavo aspettando con ansia ben venti minuti fa. Sapevo che la sua fuori sarebbe stata molto maggiore se ci fossero stati ritardi sui suoi desideri. Tremavo, ero al limite. Si stava per avvicinare, tremavo, i pensieri si accalcavano soffocavano come le lacrime il cuore e caddi. Caddi dalla ringhiera senza più fiato. Accanto a colui che 'era sempre stato con lei vicino il mio piccolo  geco assassino. Ero morto. 
"Mio caro, hai sempre creduto che fossi quel tuo amico geco. Era lei che ti amava. Io sono una mantide. Ed adesso ho finito a lacerare il tuo corpo.. Voi uomini siete deboli sia di cuore che di gola."
   
 
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