Film > Thor
Ricorda la storia  |      
Autore: Mendori    05/08/2012    5 recensioni
Nel suo esilio, Loki ha visto mondi.
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 




Hai visto cose, Loki, che ti hanno riempito la bocca di sangue.
Cose che ti hanno tumefatto il viso e portato, pesto e stremato, a vagare in una foresta in cui gli alberi sembrano vessilli di guerra piantati con violenza, rigidi e titanici, e le fronde si diramano in alto, dove si perde lo guardo che cerca il sole.
Una faggeta fitta, scura, sterile: Iárnvidr senza animali e sottobosco.
Ecco i mondi inospitali in cui muovi il piede incerto, mentre la magia di cui hai abusato vibra febbrile in te.
Essa scalpita come la fiera posta in una gabbia che viene poi percossa: più le sbarre si indeboliscono, più la bestia si spaventa e diviene frenetica nel suo tentativo di liberarsi.
Così minaccia di offuscarti la mente.


Stai camminando quando uno schiocco netto risuona sopra la tua testa.
Indolente alzi lo sguardo; un altro schiocco, poi un'ombra precipita nella tua direzione, e fai appena in tempo a schivarla di riflesso, rovinando a terra. Un ramo si schianta come una lancia nella lettiera di foglie secche, accanto alla tua mano.
Una donna immensa ti scruta dall'alto di un faggio, appesa con sicurezza al suo tronco. La guardi arrampicarsi ancora più in alto in pochi movimenti decisi, fino ad afferrare un'altra fronda e a spezzarla come un osso d'uccello.
Così pensi, ed esclami torvo: «Non osare, rampichino!».
Ecco la parola, l'ironia che ti salva la vita.
In alto balugina un sottile sorriso, e il secondo ramo viene lasciato cadere a terra, invece d'essere scagliato contro di te.


Iárnvidia disegna animali con sorprendente talento, su carta grezza, con inchiostro denso e scuro. La sua mano è massiccia e callosa, dalla carnagione di un grigio fumo.
Non sembra intenzionata a dedicarti la sua attenzione, e con un certo sollievo, Loki, ti concedi di lasciare riposare la mente e il corpo.
Abbandonato su una tozza panca di legno, fissi il buio dietro le tue palpebre.
Le tue tempie pulsano dolorosamente al ritmo con cui il pennino metallico graffia la carta con tratti netti e decisi, e tuttavia non è una sensazione del tutto spiacevole.
Ecco, è come il cuore che riprende il suo ritmo, ritrova la sua naturale cadenza di contrazione e rilasciamento dopo una corsa furiosa e scellerata. La bestia ingabbiata nel tuo cranio si lascia tranquillizzare al tempo scandito da quel suono, e smette di mordere le sbarre.


La compagnia di Iárnvidia sembra vincolata al silenzio, come se i termini della sua ospitalità fossero già stati fissati in modo incontrovertibile nel suo laconico “vieni con me”.
Semplicemente non parlate.
Non sei invitato a rimanere, e neppure ad andartene, tuttavia quando l'acqua viene fatta bollire e la gigantessa estrae abbondanti manciate di faggiole tostate da un sacchetto, alla fine una tazza di una bevanda amara e fumante è abbandonata in tua generale prossimità.
La sua dimora si erge in una curiosa combinazione di travi di legno e metallo, e conta poche, grandi stanze, proporzionate alla sua stazza. Tu ti limiti a soggiornare in quella centrale, provvista di tavolo, braciere e pochi utensili, e questo pare accettabile a tutti e due.
Nel riposo e nel silenzio, ti senti di nuovo padrone di te stesso.


C'è una femminilità attraente e spaventosa in lei, come quella della natura.
La intravedi quando il terzo giorno Iárnvidia si appoggia con i gomiti alla finestra, guardando fuori.
In piedi, incrocia le gambe come serpi avvinghiate per la lotta o l'amore, mentre le sue scapole sporgono un po' e disegnano un profilo di cuore sulle spalle vigorose, separate da un profondo solco.
Dalla pozza d'ombra che si addensa al centro della schiena nerboruta emergono i fasci muscolari, delineati e addolciti dalla luce soffusa che filtra dalla finestra; al di sotto, la schiena nuda si chiude in una vita sottile.
È un'immagine d'una sensualità ambigua, suggestiva.
Deliberatamente, ti tocchi il viso e ti lasci distrarre dal dolore di un livido.


Quando stai per andartene, Iárnvidia ti fissa con occhi di un rosso spento e dice:
«Aspetta. Qui la pioggia è pesante»
Anche se poco si intravede del cielo, la sua previsione si rivela esatta, e presto inizia timidamente a piovere. Con curiosità assaggi le gocce che ti bagnano i polpastrelli: l'acqua è trasparente, ma ha un forte sapore metallico che ricorda vagamente quello del sangue.
La gigantessa copre l'apertura del pozzo con un pesante lastrone di pietra, lanciandoti uno sguardo eloquente.
Inizi a comprendere la desolazione di quella foresta senza vita, avvelenata dalla pioggia che la disseta.


Fuori piove con scrosci violenti anche attraverso il riparo offerto dalle fronde dei faggi.
L'acqua picchia con rimbombo contro le lastre di ferro che ricoprono il tetto, producendo un rumore assordante.
Quel caos sembra galvanizzarla, e per la seconda volta Iárnvidia sorride divertita. Si fa persino più loquace, ma dall'altra parte della stanza non riesci a discernere bene le sue parole.
«Mi mancano le cose che respirano», ripete quando prendi posto di fronte a lei.
China sul tavolo, disegna silhouettes di uccelli in volo. I lineamenti duri del suo viso la fanno sembrare una statua.
«Quando te ne sarai andato, per qualche giorno mi sentirò sola» commenta senza sentimentalismi, continuando a sorridere a labbra strette; capisci che la sua non è che una tiepida constatazione, incapace di smorzare il suo innato entusiasmo per quell'acquazzone.
Capisci anche che, in una certa, irrilevante misura, anche tu ti sentirai solo.
Ciononostante, quando cesserà di piovere te ne andrai, e nessuno di voi due soffrirà, o farà qualcosa per rimandare quel momento.
Così le confidi, allungandoti verso il suo polso: «Anch'io».








.::::::.

Mi giustifico dicendo che la “vita sentimentale di Loki” è un tema irresistibilmente divertente su cui scrivere. :)

In questo fandom sembrano tutti ferratissimi sul mito (fantastico! <3), ma quello che ho scelto qui è un personaggio un poco oscuro, quindi devo qualche spiegazione.
Iárnvidia (Járnviðja) è una delle gigantesse che vivono in -chi l'avrebbe mai detto!- Iárnvidr (Járnviðr), la “foresta di ferro”. L'idea di farla interagire con Loki nasce dal fatto che Wikipedia mi dice che potrebbe essere identificata con Angrboða: la gigantessa che con Loki genera Fenrir, il serpente di Midgard e Hel.
Ero convinta di averne trovato riscontro anche sul mio libro di mitologia norrena, ma poiché sono una frescona non ho preso appunti, e ora che la storia è scritta non riesco più a trovare quel riferimento, quindi non escludo di essermelo semplicemente immaginato. Se qualcuno sa illuminarmi sulla questione mi fa felice, dato che di Wiki mi fido fino a un certo punto. :)

Quanto al rampichino: per chi non lo conosce, è un uccellino fantastico! Piccolissimo, con le unghie si arrampica descrivendo una spirale intorno ai tronchi degli alberi per cercare gli insetti di cui si nutre.

Come al solito, infinita gratitudine a chi si fermerà per lasciare una recensione (non fatevi scrupoli a lasciarne una negativa, voglio sapere cosa non va!).

 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Thor / Vai alla pagina dell'autore: Mendori