Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: unbound    06/08/2012    0 recensioni
Erano i primi di novembre o giu di lí,proprio una di quelle giornate uggiose di mezza stagione, quelle in cui non vuoi fare altro che guardare la pioggia infrangersi nel terreno attraverso i vetri di una finestra; non so se purtroppo o per fortuna, non la stavo passando esattamente in quel modo.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa fanfiction è tratta da un sogno dell'autrice, basata su una canzone che fareste meglio ad ascoltare durante la lettura per apprezzare di più il tutto. Si tratta di "Green Eyes" dei Coldplay.



Erano i primi di novembre o giu di lí,proprio una di quelle giornate uggiose di mezza stagione, quelle in cui non vuoi fare altro che guardare la pioggia infrangersi nel terreno attraverso i vetri di una finestra; non so se purtroppo o per fortuna, non la stavo passando esattamente in quel modo. La mia voglia di stare chiusa in casa non aveva neanche minimamente persuaso le mie più grandi amiche a non trascinarmi con loro in un putrido e glaciale magazzino di un paesino dopo il mio, ad assistere alle prove di un gruppo musicale nella retta via per emergere. I membri erano in tre e due di loro erano legati affettuosamente ad entrambi i motivi per cui mi trovavo lí.
Nonostante avessi preferito poltrire sul divano di casa mia al calduccio, reputavo piacevole quel tipo di intrattenimento, non posso non ammetterlo: erano bravi per avere la media dei 18 anni, ma sicuramente il mio giudizio era spaventosamente di parte poiché, appunto, due terzi di loro erano miei amici da tempo.

Mi stringevo tra le mie stesse braccia avvolte da un maglioncino verde petrolio e cercavo di serrare ogni arto al mio busto per combattere l'arietta fin troppo fresca. Uno degli elementi di quel pomeriggio che meno mi dispiaceva era lui, ciò che tenevo d'occhio da un'ora o poco meno: il cantante, nonché scapolo del gruppo, era decisamente di bell'aspetto e spiccava grazie alla sua voce coordinata alla sua capacità ammirevole di suonare il mio strumento preferito, la chitarra. Solo possedendo queste due doti, aveva acquistato una decina di punti in più.

Passava freneticamente le dita lungo le corde e il suo sguardo si posava su ogni cosa che si trovava di fronte a lui, me compresa. Ogni qualvolta che i suoi occhi scuri si infrangevano nei miei, non potevo fare a meno di perdermici; un'altra cosa che amavo erano gli stessi occhi neri, e ogni volta che ne incontravo un paio, li scrutavo meravigliata. 
Dopo aver portato a termine le canzoni di routine, parliamo di nirvana e pink floyd, o giu di li, le due coppie di amanti decisero di prendersi una pausa per i conti loro, ed io sicuramente non avrei potuto aggregarmi, perciò rimasi immobile, seduta su una cigolante sedia di plastica bianca, in attesa fremente che rientrassero.
Benchè non fossi l'unica presente in quella stanza, il mio imbarazzo mi costrinse ad inscenare la mia stessa solitudine per paura di iniziare un dialogo con il ragazzo ad un paio di metri da me, intento a mettere a posto gli amplificatori e il jack: che poi, tra l'altro, una chiacchierata é proprio quello che volevano i ragazzi fuori da lí, motivo per il quale non ci avevano invitati ad uscire insieme a loro. Facile a dirsi, comunque. Le ragazze mi avevano fatto il lavaggio del cervello perchè avrebbero voluto che io entrassi in sintonia con il terzo della band, in modo da formare un gruppetto carino e compatto e vivere tutti felici e contenti. 


Ok, dovevo agire.

Mi schiarii la voce rumorosamente ma non sembrò cambiare nulla, i secondi di silenzio passavano lenti e la vergogna mi stava annegando, fino a che il giovane usignolo afferrò la chitarra classica appoggiata al muro e si sedette giusto di fronte a me, su un amplificatore. Mi accigliai sorpresa e lui abbassò impacciato lo sguardo verso il manico dello strumento, passando una decina di secondi ad accordarlo. Improvvisamente parlò ed io mi sentii libera dal peso sovraumano di iniziare una conversazione; la sua voce risuonava chiara e suadente, sembrava quasi che cantasse anche parlando.
"Ti dispiace se provo una canzone? Gli altri non vogliono farne una cover e non me la lasciano mai fare."
Scossi la testa ma le parole che volevo pronunciare non riuscirono a balzare fuori, perció mascherai il tutto con un sorriso.
"A te piacciono i coldplay no? Me l'hanno raccontato." Sorrise di ricambio puntando la porta alle sue spalle ed io annuii, poggiando le braccia sulla sedia e spingendomi verso la punta del seggio, come per avvicinarmi a colui che stava parlando.
Le sue dita affusolate presero l' accordo e fin dal primissimo suono, capii che sarebbe stata dura non perdere i sensi;
"Green Eyes" era una delle canzoni più dolci che conoscevo, nonché una delle mie preferite, ed un affascinante diciannovenne la stava suonando ad un passo da me. Sentivo i brividi ad ogni parola, e lui mi guardava di continuo ridacchiando del mio imbarazzo. 
Ogni volta che ripeteva "occhi verdi", fissava i miei, proprio verdi, tendenti al nocciola, e sfoggiava alcuni dei migliori sorrisi sghembi a cui avevo mai assistito, corredato da uno sguardo ipnotico.
I minuti volavano troppo in fretta quando si passavano in modo piacevole, ma feci in modo di gustarli il più possibile, uno per uno, non facendomi scappare nessun dettaglio.
Quando scandì l'ultima nota, feci un piccolo sorriso che lasciò intendere più di quanto volessi, e cercai di sussurrare qualcosa in modo del tutto invano. I nostri occhi restarono incollati per un po' ma la cosa mi metteva tutt'altro che a disagio. Solo dopo una manciata di secondi, uno più imbarazzato dell'altro, riprendemmo a fare altro che fissarci; io incollai lo sguardo alle mie scarpe, muovendo a penzoloni le gambe avanti e indietro, mentre lui posò la chitarra e si fece strada verso l'enorme quantità di fili e spine collegati alla presa elettrica.

Erano i primi di novembre o giu di lí,proprio una di quelle giornate uggiose di mezza stagione, quelle in cui non vuoi fare altro che guardare la pioggia infrangersi nel terreno attraverso i vetri di una finestra; io, quella volta, non avevo assistito al mio fenomeno atmosferico preferito ma a qualcosa di meglio e decisamente più affascinante. 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: unbound