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Autore: The S    19/02/2007    9 recensioni
Riku è convinto che Sora abbia ormai scelto Kairi. Si è rassegnato ad una vita di solitudine, finché non riceve una sorprendente prova del contrario...
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Riku, Sora
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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LITTLE SECRETS
by The S
Tradotto da CaskaLangley

"Hey Riku, vieni a giocare!"

Sora era in piedi sul bagnasciuga, e sembrava felice, accarezzato dal soffio del vento.

Sorrise esuberante al suo migliore amico, stringendo la palla da Blitzball bagnata e aspettando ansiosamente una risposta, mentre sullo sfondo Wakka gli gridava di riportarla e riprendere la partita.

"No, grazie."

Riku si piegò di nuovo contro la curva dell’albero di Paopu - il loro albero di Paopu- senza che i suoi occhi avessero smesso di guardare all’orizzonte.

"Quando saremo grandi, lasceremo quest’isola! Avremo delle vere avventure, non queste cose da bambini!"

Riku realizzò che sarebbe partito da solo: Sora non desiderava più andarsene. Era contento, lì. Non era più assetato di avventure come lo erano stati entrambi, un tempo. Ormai c’era qualcos’altro che Sora voleva. O sarebbe meglio dire qualcuno.

Qualcuno per il quale Riku era stato messo da parte.

Adesso era solo nella sua ambizione e nel suo desiderio di viaggiare, e si sentiva alieno ed alienato persino con i suoi amici. Certo, potevano andare a trovarlo, qualche volta. Wakka per chiedere consiglio a proposito degli strani pensieri che aveva ogni tanto su Tidus, Selphie per poter parlare con qualcuno in alternativa al cinguettare sempre tra se e se, e Tidus per sfidarlo e perdere e riperdere in eterno. Anche Kairi poteva andare da lui e sedersi al suo fianco mentre tesseva i suoi gioielli di conchiglie. Lei non sembrava curarsi del silenzio; probabilmente lo scambiava per serenità, o qualcosa di simile. Riku non poteva biasimarla per questo. Non avrebbe potuto dirle che cosa non andasse anche se lei glielo avesse chiesto.

Il problema era lei.

Non che fosse colpa sua, assolutamente. Kairi era solamente…Kairi. Ed era semplicemente esistendo che, inconsapevolmente, gli aveva arrecato una così bruciante offesa. E Riku non poteva colpevolizzarla per la sua esistenza. Solo avrebbe voluto che Sora non si fosse innamorato di lei.

Si sentì stringere, dentro. Era doloroso anche solo pensarci, ma sapeva che le cose stavano così.

Lui era il migliore amico di Sora, in fin dei conti. Solo il suo migliore amico. Era stato costretto a guardare quella curiosità pre-adolescente diventare lentamente, negli ultimi anni, una vera e propria cotta.

Riku non ricordava esattamente il momento in cui aveva deciso che lui non si sarebbe innamorato di Kairi. Se fosse successo sarebbe stato sicuramente naturale, visto com’erano cresciuti insieme.

L’aveva forse deciso consciamente, il giorno in cui Sora -tra tentennamenti e accenni- gli aveva confessato che Kairi gli piaceva? Senza ombra di dubbio Riku avrebbe bloccato sul nascere qualsiasi sentimento per lei, piuttosto che buttarsi in una simile competizione contro al suo migliore amico. Competere in una gara di corsa, o in una di forza, era una cosa. Ma una ragazza era qualcosa per cui rischiava di perdere il suo migliore amico per sempre, e non ne valeva la pena.

E, aveva realizzato, era questo il punto.

Riku non aveva mai dovuto fare consapevolmente una scelta, perché tra Sora e Kairi non c’era partita: lui amava Sora. Lo aveva sempre amato.

Non in quel modo raccapricciante tipo "la curva flessibile della sua schiena" o "il modo in cui le sue ciglia si abbassano mentre dorme", come Wakka aveva cominciato a vedere Tidus.

Riku amava Sora perché era Sora.

Per tutto il suo essere inetto, privo di temperamento, piagnucoloso ma pieno di buone intenzioni e non certo la pallina più brillante sull’albero di Natale.

Sora era…speciale.

Fino a poco tempo prima, Riku non aveva capito che cosa quei sentimenti significassero.

Non era che fosse gay. Aveva avuto le sue curiosità riguardo alle ragazze, esattamente quando tutti gli altri ragazzi della sua età le avevano avute. E in quel periodo ne aveva baciate diverse, aveva avuto degli appuntamenti, e aveva avuto delle fidanzate.

Ma quando i baci e gli appuntamenti finivano Riku andava a trovare Sora, ed era allora che si sentiva felice.

Il tipo di felicità che senti quando hai la sensazione di essere a casa, anche quando non lo sei.

Il tipo di felicità per la quale a volte il tuo cuore smette di battere in modo buffo, e puoi sorridere per ore come un idiota senza nemmeno rendertene conto.

Significava questo, per lui, stare con il suo migliore amico.

Resosene conto si era costretto a nascondere questi sentimenti, e velocemente. Ma nonostante i sorrisi da idiota se ne fossero andati, i sentimenti erano ancora lì.

Il suo piccolo, sporco segreto.

Nello stesso tempo doveva essere il confidente di Sora. Volente o nolente doveva ascoltarlo fare lentamente ordine nei suoi confusi sentimenti per Kairi. E nonostante non fosse assolutamente colpa sua, Riku ce l’aveva con lei per questo.

Se lei avesse ricambiato l’amore di Sora, Riku l’avrebbe capito. Sora era completamente amabile. Lui era speciale, nessuno lo sapeva meglio di Riku. Quindi se lei l’avesse amato a sua volta, sì, Riku sarebbe stato felice. Per Sora. Sora meritava di essere riamato, ed era questo che Riku desiderava per lui, la felicità che non avrebbe potuto avere per se stesso. Ma avrebbe portato rancore a Kairi fino al giorno della sua morte.

Quella ragazza…perché era dovuta arrivare sulla loro isola? Provando l’esistenza di altri mondi al di fuori da quello gli aveva fatto più che mai desiderare di andarsene, e poi aveva rovinato per sempre il suo sogno di scappare da Destiny Island con Sora rubandogli il cuore, ancorandolo in modo definitivo a quel luogo. E lo aveva fatto senza nessunissimo sforzo, solo essendo se stessa. Con quella delicata dolcezza per colpa della quale non riusciva nemmeno ad avercela con lei.

Riku venne bruscamente strattonato dai suoi pensieri quando qualcuno gli schiaffeggiò la testa.

Si era girato, pronto a prendere a schiaffi Tidus, ma si era ritrovato faccia a faccia con un paio di spaventati occhi blu, e con l’ultima persona al mondo che avrebbe voluto colpire.

"Che cavolo di problema hai?!" domandò Sora, con la fronte aggrottata in quel modo grazioso di quando si stava arrabbiando. Quello sguardo infantile aveva tutt’altro effetto che non intimidatorio, su Riku, che purtroppo si sentì subito sciogliere. "Sei stato tutto il giorno qui a fare il depresso. Ti ho chiesto di venire a giocare TRE VOLTE!"

Tre volte, per la mentalità semplice di Sora, equivalevano a un milione, Riku lo sapeva. In un’altra occasione avrebbe ridacchiato a questo pensiero, ma adesso doveva guardare altrove, sforzandosi di ignorare la sensazione di totale mancanza di gravità al cuore a cui quegli occhi lo costringevano.

Scosse la testa, facendo del suo meglio per sembrare incurante: "Non mi va. Tutto qui."

Sora corse intorno all’albero e gli si posizionò di fronte, così Riku dovette guardarlo di nuovo; l’assurda pettinatura a punta da tredicenne che ha appena scoperto il gel -una pettinatura che solo a un bambino delle elementari poteva sembrare figa- gli copriva la visuale.

"Ormai sembra che non ti vada mai!" lo accusò.

Riku scosse di nuovo la testa. Cosa diavolo poteva dire? "Scusa Sora, sono innamorato di te, quindi non possiamo più giocare insieme. Penso che preferiresti essere con Kairi, comunque, no?"

Sora gridò: "Smettila!", unico segnale prima che gli si lanciasse addosso e lo buttasse giù dal tronco, facendoli franare entrambi a terra. "Piantala di fare il cretino!" -cominciò a prenderlo a pugni, come faceva sempre nei suoi consueti attacchi di rabbia. Quella piccola e patetica pioggia di pugni non causavano alcun tipo di danno a Riku, che era invece contento di poter stare disteso passivamente sotto il peso del suo amico, contemplando il codice Da Vinci dei suoi ormoni adolescenziale e della reazione del suo corpo al solo averlo addosso. "Eri il mio migliore amico! Perché adesso non mi parli nemmeno più?!"

Whoa. Quello non era uno dei suoi consueti attacchi di rabbia. Il suo petto esile tremava incontrollato, e sembrava quasi sul punto di piangere. Doveva essere davvero grave, visto come negli ultimi tempi si stava impegnando per apparire maturo. Sembrava…spaventato.

"Hey, hey", disse lentamente Riku, muovendosi sotto di lui e afferrando gentilmente le sue braccia per farlo smettere di colpirlo, "Calmati, Sora. Cosa vuol dire ero? Sono ancora il tuo migliore amico. Lo sarò sempre, lo sai."

"Di certo non ti comporti come se lo fossi!" – la sua voce si ruppe, e lo guardò duramente negli occhi "Perché non ti fai più vedere dopo la scuola? E quando veniamo all’isola dei bambini te ne stai sempre per i fatti tuoi" gli occhi blu come l’acqua lo guardavano accusatori "Adesso che sembri così cresciuto e hai delle fidanzate, non vado più bene per essere tuo amico, è così?!" lo puntò forte con un dito "Beh, anche se sono più piccolo di te non significa che sia ancora un bambino! Forse pensi che non possa più capire i tuoi problemi, ma posso, Riku! Se c’è qualcosa che non va puoi ancora dirlo a me!"

Riku era sconvolto. Non aveva assolutamente idea che standogli lontano gli avrebbe messo in testa un’idea tanto ridicola. Rimase seduto a fissarlo per qualche momento.

"Non vai più bene per essere mio amico? E’ questo che pensi?" chiese tranquillamente.

Sora annuì arrabbiato: "Credi di essere così cresciuto solo perché riesci ad entrare nei vestiti di tuo padre, e piaci a tutte le ragazze della scuola!"

"Sora…sei uno stupido."

Prima di poter pensare a che cosa stesse facendo, Riku fece l’inimmaginabile. Dopo aver afferrato Sora dietro la nuca se lo avvicinò, e gli diede un bacio di quelli che il suo migliore amico non avrebbe mai potuto dimenticare. Tutto il corpo di Sora si irrigidì, scioccato, ma non lo respinse. Riku si sforzò di non farlo durare troppo a lungo, anche se fu tentato di prendersela molto più comoda. Gli sentì il respiro bloccarsi nella gola, quando gemette sensualmente contro le sue labbra, prima di lasciarlo andare. Appena si allontanò, Riku vide che la carnagione ambrata di Sora aveva assunto un’interessante sfumatura di viola. Il ragazzino restava lì, seduto e congelato dov’era, a bocca aperta.

Immediatamente, Riku realizzò il suo errore.

Doveva trovare il modo di cancellare quello che aveva appena fatto, e ce n’era solamente uno.

Tornò a sedersi e ghignò, facendolo passare per uno scherzo: "Fregato."

Ci volle un po’ di tempo prima che Sora realizzasse quello che era successo, poi urlò "Sei un cretino!" e gli si buttò di nuovo addosso. Riku si lasciò afferrare, ridendo quando Sora gli premette le ginocchia contro il petto e ricominciò a prenderlo a pugni. Lasciò che il suo amico sfogasse per un po’ la frustrazione prima di rispondere ai colpi, bloccando i suoi pugni e dandogliene a sua volta. Presto si ritrovarono a rotolare nella sabbia ad ingaggiare battaglia. Il tempo per Sora di sfogarsi, ed erano entrambi arruffati e sudati. Si sdraiarono di nuovo sulla sabbia, cercando di riprendere il respiro.

Il tentativo di distrarre Sora da quello che era successo aveva funzionato.

Allora perché faceva così male? Cercò di non pensarci.

In qualche modo stava per rientrare nella vita del suo migliore amico, rassegnandosi al fatto che a lui piacesse qualcun altro. Se non lo avesse fatto avrebbe rimpianto il tempo che aveva sprecato, quando finalmente si sarebbe lasciato quell’isola alle spalle.

Per quanta fatica gli costasse, doveva tentare: "Sora" disse "Mi dispiace di essere stato distante."

Il suo amico si sedette e lo guardò. I suoi soffici capelli castani erano scompigliati in modo adorabile per la lotta. "Però continuo a non capire, Riku. Perché? Eri arrabbiato con me o qualcosa del genere?"

Riku rimase in silenzio per un po’.

"…non costringermi a baciarti di nuovo."

"Ew, no!" – Sora gli colpì il braccio con un pugno e tornò a sdraiarsi.

Riku rise: "Buffo. Non ho mai sentito lamentele, prima."

Sora rise scioccamente, imbarazzato, mentre gli dava un pugno su una spalla: "Sta zitto."

Riku sorrise e chiuse gli occhi per la luce troppo forte del sole ancora alto.

Rimasero insieme in quel confortante silenzio per un po’. Poi sentì di nuovo la voce di Sora, esitante: "Immagino che fosse una specie di…"

Riku aprì gli occhi e lo guardò sorpreso. Sora si sedette, si strinse le ginocchia al petto e arrossì: "Pensi che magari potresti…insegnarmi come farlo…?"

Insegnare a Sora come baciare? Riku si diede un pizzicotto per assicurarsi che non fosse un sogno.

Non lo era.

Cercò di comportarsi come se la proposta lo eccitasse molto meno di quanto non era in realtà, e lo era molto. Davvero molto. Riku fece un sorriso furbo ed estremamente forzato: "Perché, così puoi farlo con Kairi?"

Sora aggrottò le sopracciglia e arrossì furiosamente: "Stai zitto!"

Riku chiuse gli occhi e sorrise: "Certo, posso insegnarti. Se vuoi." -e gettò un occhio sul ragazzo. Non avrebbe voluto guardare in bocca al caval donato, ma doveva essere certo che fosse qualcosa che Sora davvero voleva. "Non pensi che sarebbe un po’ strano?"

"Tu pensi che sarebbe strano?" domandò Sora. Era nervoso, e maturo nemmeno la metà di quanto voleva dare a vedere.

In risposta, Riku gli afferrò il polso e lo tirò a se per un altro bacio. Dopo un momento, Sora si ritrasse.

"Ok. Forse E’ un po’ strano."

Riku scostò i ciuffi a punta dai suoi bellissimi occhi blu pensierosi.

"Non dobbiamo per forza dirlo a qualcuno" gli disse piano "Può essere il nostro piccolo segreto."

Gli stessi occhi blu pensierosi scivolarono sulle sue labbra, e Riku vide quei pensieri diradarsi come uccelli spaventati. "Penso che sia ok…" mormorò Sora, prima di abbassarsi e baciarlo di sua iniziativa.

Il cuore di Riku batteva forte e selvaggio nella sua gola al pensiero che Sora fosse consapevole e volesse comunque baciarlo. Qualsiasi fossero le ragioni che adduceva a se stesso, le sue labbra non mentivano. E se per avere in cambio tutta quella beatitudine doveva fare solo quello - qualcosa che comunque gli sarebbe venuto naturale - sarebbe stato ben lieto di non dire una sola parola a riguardo.

Mentre guidava Sora nel loro pomeriggio di lezioni di baci Riku pensava che fosse ironico che proprio la ragazza che gli aveva rovinato la vita fosse anche la ragione per cui Sora gli era così vicino, adesso. E poi, mentre il suo migliore amico gli si premeva contro come un cucciolo in cerca di affetto, pensò anche che infondo il fatto che Sora avesse una cotta per Kairi non significava, dopotutto, che per lui fosse l’unica e sola…

***

Note di traduzione

Awh ;___; Amo le storie di questa donna T_T Ce ne sono almeno altre tre che voglio tradurre. Ho cominciato da "Little Secrets" perché era la più semplice e perché, santo cielo, ma quanto non è carina >_diverso), ma spero si possa comunque coglierne tutta la puccioseria insita <3

Ho scelto di mantenere ovunque possibile la formattazione originale del testo, benché in italiano spesso non fosse necessaria (anche perché noi il grassetto non lo utilizziamo così XD), mentre ho più spesso deciso a mia discrezione come andare a capo, sebbene spesso mi sia trattenuta. I paragrafetti, invece, erano così come li vedete qui.

Un aspetto che amo delle storie di The S è che, nonostante siano incentrate su Riku e Sora perché è così >_< lo spirito è sempre OT3 (RiSoKai, ovviamente), e questo le rende totalmente e amabilmente in canon.

Spero abbiate amato anche voi "Little Secrets" in tutta la sua sfacciata carineria <3

  
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