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Autore: Harmony394    06/08/2012    8 recensioni
«Perché stai piangendo?» Una voce infantile e femminile alle sue spalle lo fece sussultare e lui, istintivamente, si voltò a fronteggiare chiunque fosse stata l’artefice di quella domanda. Quando si voltò, i suoi occhi proiettarono quella che doveva essere la sagoma di una bambina di circa dieci anni. Aveva dei folti e ricci capelli rossi che le incorniciavano il viso piccolo e sottile ricoperto di lentiggini e dei grandi occhi color cielo curiosi e vispi che non smettevano di scrutarlo. Non era molto alta, arrivava all’incirca alle sue spalle e inoltre era anche parecchio magrolina.
Non seppe il perché di quello strano pensiero, ma Loki ebbe come l’impressione di avere dinanzi a sé una… sì, una piccola volpe!

[Loki x Nuovo Personaggio]
STORIA CONCLUSA!
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Loki, Nuovo personaggio, Thor
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Volpe e il Lupo.'
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~ Celebrations and Questions.

“E mi assicurerò
Di mantenere le distanze
Dico “ti amo
Quando tu non mi ascolti.
E per quanto tempo,
possiamo continuare?”

Christina Perri and Jason Mraz – Distance.
 
 
Quella mattina, quando il sole s’innalzò su Asgard, l’intero palazzo entrò in un trambusto generale che coinvolse tutta la servitù e non solo. Nei ricchi saloni c’era un fittissimo via vai di persone: chi metteva decorava le sale, chi lucidava i pavimenti e imbandiva i banchetti mentre altri ancora si premuravano di pulire i giardini reali. In tutta questa cacofonia di persone, dove ognuno si dava da fare, solo uno sembrava essere assente: Loki.

Il giovane principe era ancora rinchiuso nelle sue stanze nella più completa e totale agitazione. Quel giorno, lì ad Asgard, c’era qualcosa di molto importante da celebrare  di cui sarebbe stato il protagonista indiscusso, ma, per quanto potesse esserne onorato, Loki non riusciva ad evitare di sentire lo stomaco sotto sopra. Quel giorno non era come tanti altri: quello era il giorno del suo ventunesimo compleanno, ossia il raggiungimento della maturità.
 
Ed era proprio per questo motivo che non riusciva a rilassarsi: era in fibrillazione, eccitato all’idea di poter finalmente essere libero da ogni restrizione. Aveva tanto atteso quel momento e finalmente era giunto!Eppure, Loki aveva come l’orribile sensazione di star dimenticando qualcosa di molto, molto importante. Per quanto la sua mente si sforzasse di ricordare, però, non ci riuscì proprio.
Frustrato dai suoi stessi pensieri, si vestì; quella mattina sarebbe dovuto essere impeccabile sotto ogni punto di vista. Una volta sistematosi, si avviò con passo veloce e spedito verso la Sala del Trono, certo di trovare lì i suoi genitori. Si meravigliò non poco quando, una volta arrivatoci, non lì trovò.

Strano,  pensò, Solitamente sono sempre qui.

«Cerchi i nostri genitori, fratello?» Fu la voce profonda e tonante di Thor a parlare e, per riflesso, Loki si voltò verso di lui.

Thor aveva un grande sorriso dipinto sul viso squadrato ed i capelli biondi erano raccolti in quella che doveva sicuramente essere la grossolana parodia di una coda di cavallo. Loki fece una smorfia.

«Fratello»Lo salutò quindi, accennando un sorriso palesemente falso.

Thor si diresse verso di lui con aria bonaria ed esaltata, aprì le muscolose e possenti braccia e lo strinse in quello che aveva tutta l’aria di essere un abbraccio. D’istinto, Loki fece per scansarsi dalla sua presa ma fu troppo lento e Thor lo avvolse con la sua enorme mole da guerriero.

«E così hai raggiunto finalmente la maggiore età! Sono così orgoglioso di te, vile canaglia!» Lo canzonò, spettinandogli i capelli che lui si era accuratamente sistemato quella stessa mattina.

«F-Frate… llo… N-Non… NON RESPIRO!» Biascicò Loki in segno di protesta, provando a liberarsi dall’abbraccio del fratello, fallendo miseramente.

Sapeva bene che quelle di Thor erano solo enormi manifestazioni d’affetto, eppure, per quanto ci provasse, non riusciva proprio a farsele piacere. Odiava il contatto fisico. Anzi, odiava proprio la gente.

Thor mollò la presa di slancio, lasciandolo cadere a terra con un tonfo. Sul suo volto era dipinta un’espressione di scuse, ma Loki non volle vederla.
«Oh, ehm… Sono solo molto felice per te, ecco tutto» Cercò di scusarsi, leggermente imbarazzato.

Loki alzò un sopracciglio, si alzò con stizza e spazzolò via la polvere dai vestiti. Trattieniti, pensò irritato, se lo maledici adesso causerai solo problemi indesiderati.

«Bene», disse laconico, arcuando un sopracciglio « Dopo questa tua sentimentale manifestazione d’affetto, Thor, sarei felice di sapere dove soggiornano i nostri genitori»,domandò piccato, incrociando le braccia al petto.

Thor sembrò pensarci un attimo e il suo volto assunse l’espressione corrucciata di chi stava rimembrando qualcosa di molto importante; poi, dopo qualche secondo, alzò gli occhi su di lui, contento.

«Li ho visti in giardino, discutevano molto fittamente. Non ho potuto capire di cosa stessero parlando, ma sono quasi certo che c’entrassi tu. Ho cercato di avvicinarmi a loro per capire meglio, ma improvvisamente hanno cambiato discorso. Probabilmente devono avermi notato…»,concluse, alzando le spalle.

Loki alzò gli occhi al cielo. Che razza di idiota. Possibile che non fosse nemmeno in grado di scoprire qualcosa senza farsi scoprire?

« Vedrò di scoprire io stesso di cosa si tratta, allora. Ora, se permetti … »Biascicò, avviandosi verso i giardini.

Mentre camminava sotto lo sguardo attento di molte ancelle e servitori, Loki cominciò a pensare a cosa Madre e Padre stessero dicendo di lui, finché quella strana sensazione di inadeguatezza tornò a fare capolino, irrigidendolo: era come se si fosse dimenticato di qualcosa di davvero molto, molto importante e che doveva assolutamente ricordare.

Sì, ma di cosa si trattava?

Si passò lentamente una mano sul viso, come se quel semplice gesto avesse potuto  portar via tutte le sue preoccupazioni e aiutarlo a ricordare. Irritato, Loki si fece scivolare stancamente la mano sugli occhi, stanco di quella strana e frustrante situazione.

Poi successe: i suoi occhi si poggiarono sul palmo della sua mano destra e, immediatamente, scorsero quel famoso segno a X su cui aveva tanto studiato durante la sua adolescenza. Aveva provato per anni a capire il significato di quello strano simbolo che si era procurato da bambino durante, ma, nonostante avesse esaminato decine e decine di libri, non era ancora riuscito a darsi una spiegazione plausibile. Si era detto che magari non era nulla di preoccupante, che doveva semplicemente smetterla di rimuginarci sopra tanto a lungo. Eppure non poteva essere una cosa così normale; non dopo quello che era successo, non dopo che Emily era ritornata in vita!
 
Al suo ricordo un lampo balenò nella mente di Loki, facendolo realizzare.

Si affrettò dunque  ad accelerare il passo, arrivando così al cospetto del Padre e della Madre degli Dèi in poche falcate. Sii convincente, si ripeté mentre loro si voltavano verso di lui, Non lasciarti scappare più del dovuto e non dire meno del necessario.

«Buongiorno Padre, e buongiorno a te, Madre» Li salutò con tono reverenziale, improvvisando un inchino.
«Buongiorno, figlio. Ti stavamo aspettando» Fu la pronta risposta di Frigga, gentile come al solito. «Siamo felici di poter finalmente celebrare una data così importante per te, e orgogliosi di averti come figlio».

Anche se non diede a vedere nessun segno di felicità o tristezza, negli occhi di Loki era evidente l’orgoglio del sentire quelle parole. In fondo, l’unico suo desiderio era sempre stato far felice Padre e Madre; mai al mondo avrebbe voluto deluderli. Per questo, quando Frigga lo strinse in un abbraccio di quelli che solo lei riusciva a dargli, incurvò le labbra in un breve sorriso.

«Vi ringrazio, Madre», disse, guardandola con dolcezza. «E ringrazio anche voi, Padre», continuò rivolgendosi ad Odino, che gli rivolse uno sguardo conciliante. Dallo sguardo che gli venne rivolto da quest’ultimo, Loki capì che quella era la sua unica occasione per prendere la parola.
«Madre, posso chiedervi se avete preso in considerazione la proposta che vi ho fatto la scorsa sera?» Chiese a un tratto, le viscere aggrovigliate e il cuore che batteva sempre più forte.

La Regina sembrò pensare un attimo a cosa le avesse domandato, poi, quando rimembrò, si lasciò sfuggire un sorriso comprensivo.

«Ci tieni davvero così tanto, Loki? Sai bene che è proibito per chi non è membro dell’aristocrazia», disse, aggrottando la fronte. «Nonostante ciò, sai bene che la scelta non spetta a me, figlio mio»Dichiarò, accarezzandogli i lati del viso un po’ smunto e facendo scorrere il suo sguardo verso il marito.

«Di cosa state discutendo, mia diletta?»Domandò a quel punto Odino, sinceramente curioso.
«Mio Re, rimembrate la piccola bambina graziata dagli Dèi nostri avi? Colei che è sopravvissuta alla morte? ».
 Odino si tambureggiò le lunghe dita ossute sul mento, pensieroso. Finché ad un tratto sul suo viso si formò un’espressione comprensiva.

«Certamente. Voi vi riferite alla bambina che ha avuto il privilegio di poter continuare a vivere nonostante Hela, la dèa degli Inferi, l’avesse già condotta a sé. Ma certo… certo…» disse, con gli occhi di chi non riusciva ancora a capacitarsi di un simile evento. «Cosa volete che faccia?», domandò infine.
 
Loki tentò di camuffare il nervosismo che faceva tremare le dita e sorrise mestamente al Padre degli Dèi.  Aveva sempre avuto timore di lui, infondo al suo cuore: con un suo semplice sguardo, Odino riusciva a infondergli tanta di quella pressione che, alle volte, Loki si dimenticava cosa dovesse dire o fare. In sua presenza, si sentiva costantemente sottopressione, come se dovesse sempre dimostrargli d’essere degno di venire chiamato figlio da lui.
 
Prese un profondo respiro e allacciò le braccia dietro la schiena mentre, con voce controllata, esponeva quello per cui si era preparato in quegli ultimi giorni.

«Vedete Padre, »Cominciò, cercando di essere persuasivo. «Quello che vorrei chiedervi e se, dato che quest’oggi è un giorno davvero importante per me, potreste permettermi di avere qui con me a corte quella ragazza. Mi è molto affezionata e sarei lieto di averla accanto a me, se per voi non è un problema» Aggiunse poi.

Odino aggrottò le sopracciglia, stranito.
«Oh, certo. Capisco. Quale sarebbe il problema, dunque?».
«Il fatto è che lei … ».
«Non è di famiglia aristocratica, mio signore», lo precedette Frigga, rubandogli  le parole di bocca.

Il Padre degli dèi sembrò pensarci un po’ su e il suo sguardo si fece, se possibile, ancora più serio. In soggezione, Loki raddrizzò la schiena e chinò lo sguardo.

«Loki, vorrei porti una domanda»Esclamò a un tratto Odino, serio come una tomba.
«Certamente, Padre».
«Non lo ripeterò due volte, quindi è meglio che tu apra le orecchie e mi dica la verità: provi qualcosa di molto più del semplice affetto per questa ragazza?».

Quella domanda arrivò dritta e dolorosa come un pugno in pieno petto alle orecchie di Loki, che subito sentì tutti i muscoli del proprio corpo irrigidirsi e la mandibola contrarsi. Si accorse di essersi teso come una corda di violino.

Cosa provo per Emily? Il mio è molto più di semplice affetto?

No. Certo che no. Era stupido anche solo pensarlo. Non era che una semplice amica di vecchia data alla quale era legato. Non c’era niente di inerente a quello sciocco sentimento che i midgardiani si dilettavano a chiamare “amore “. Nulla. Assolutamente niente di niente.

Eppure, c’era ancora un quesito che non era ancora riuscito a risolvere: perché, allora, quando Emily poggiava i suoi occhi su di lui, si sentiva improvvisamente scosso? E perché desiderava averla al suo fianco per la propria cerimonia di ventunesimo compleanno più di chiunque altro? E perché – per le Norne! – si irrigidiva tanto quando quest’ultima lo abbracciava?

Loki non faceva altro che porsi delle domande, ma di risposte non ne aveva neppure una e questo lo infastidiva più di ogni altra cosa.
Sapeva però che semmai una cosa del genere sarebbe divenuta realtà, tutto sarebbe crollato. Frantumato in mille pezzi. L’amicizia che avevano creato, la confidenza, le discussioni… tutto sarebbe andato in frantumi. Ne era più che certo.  E sapeva anche con terribile concretezza che, semmai Emily venisse a conoscenza di quei suoi “strani” pensieri, lo avrebbe certamente allontanato; non per cattiveria e non per perfidia, semplicemente per autodifesa. In fondo, chi mai poteva amare uno come lui? Il Dio degli Inganni, il Debole, la pecora nera della famiglia; gli erano stati affibbiati tanti di quei soprannomi, che Loki spesso dimenticava persino qual era il suo vero nome.  Alla fine, però, ci aveva fatto i calli a quella situazione e si era perfino abituato, decidendo di fare di quelle offese la propria forza, un motivo per cui dimostrare a tutti che si sbagliavano. Voleva che Padre lo guardasse con orgoglio e che gli dicesse che andava bene, che era orgoglioso di lui. Già si immaginava seduto su quel trono ornato di oro e pietre preziose, con tutti i sudditi inginocchiati ai suoi piedi e una donna al suo fianco che lo amava e rispettava. Pensò a che aspetto potesse avere la sua futura moglie e nella sua mente apparve il volto lentigginoso e vispo di Emily.

Scosse la testa, imponendosi di smetterla con quegli assurdi pensieri. Emily è solo un’amica, si ripeteva, Solo un’amica!

«No, Padre. L'unico sentimento che provo per lei è la semplice amicizia» Dichiarò, certo che la risposta che aveva rifilato a suo padre fosse quella giusta, razionale e che andava data. Nonostante ciò, Loki sentì dentro di sé qualcosa di molto pesante piombargli sul petto. Somigliava a ciò che provava da bambino quando diceva delle piccole bugie un po’ cattivelle ad Emily, che credendogli si rattristava e piangeva. Era come avere il cuore stretto in una morsa di ferro che, con il passare del tempo, si stringeva sempre di più.

In quel momento, Loki ebbe l’impressione di aver appena detto una delle sue ennesime bugie. Questa volta non a Emily, bensì a se stesso.

« Allora sono lieto di dirti che la tua amica può perfettamente assistere alla cerimonia; sono io stesso che la invito e, quindi, non dovrebbero esserci problemi. Stamani le invierò una lettera di invito con uno dei miei subordinati e, con essa, sarà perfettamente consona per poter partecipare» Decise infine Odino, riportandolo alla realtà.

Loki fece un inchino di ringraziamento verso di loro e, con discrezione, si congedò; avviandosi fuori dal palazzo reale. Raggiunse le scuderie e, dopo aver preso il suo cavallo, ci saltò su e trottò verso casa di Emily come era consono fare quasi ogni giorno.
Era un'abitudine che aveva preso quando era bambino. Ricordava ancora perfettamente il primo incontro avuto con lei, i loro piccoli battibecchi che, puntualmente, finivano con le loro piccole lotte goffe e infantili. Ricordava tutto perfettamente, non aveva dimenticato nulla. Conosceva ogni singolo pregio di Emily, così come conosceva anche tutti i suoi difetti.

Sapeva che era parecchio irascibile e violenta quando la si insultava per  il  colore dei suoi capelli, che lei odiava; che era una piagnucolona come poche e che era sempre propensa a fare a botte coi ragazzi, anche quando quest’ultimi erano parecchio più grandi di lei – Loki ricordava perfettamente quella volta in cui dovette separare lei e Thor da una lotta all’ultimo sangue. O meglio, all’ultimo capello, visto che entrambi continuavano a tirarseli. Emily era il tipo di ragazza che si arrampicava sugli alberi e che indossava i pantaloni – sono comodi, diceva. - ed era anche il tipo che passava più tempo con gli animali piuttosto che con la gente. Era un po’ strana, in effetti, ma forse era proprio per questo che era sua amica.
 
Scacciò via quei pensieri una volta arrivato di fronte alla sua piccola casa e, sceso dal cavallo, si diresse con passo spedito davanti alla porta di legno. Bussò per ben tre volte, ma, per ognuna, non ricevette risposa. Provò nuovamente ma, anche stavolta, non ricevette alcuna risposta.

Spazientito, fece per andarsene capendo che, evidentemente, Emily non era in casa per chissà quale arcano motivo. Quando però qualcosa di scuro e morbido gli si appallottolò fra le gambe, facendolo quasi cadere, dovette scartare quell’idea.

«Ma che diavolo!? » Biascicò sorpreso, abbassando lo sguardo alla ricerca della fonte della sua quasi caduta. Subito i suoi occhi proiettarono quella che doveva essere la sagoma di un cane ma, a guardalo meglio, Loki si accorse che lo era solo in parte.

«Lupo rognoso!» Sbraitò, riconoscendo finalmente cosa fosse quell’ammasso di pelo nero e grigio.

Era Fenrir, il lupo che lui ed Emily avevano trovato poco tempo prima e che avevano salvato da una possibile morte per infezione. In verità, se non fosse stato per Emily, l’avrebbe lasciato a marcire lì dov’era; non amava particolarmente gli animali, lui, però ad Emily piacevano tanto e quando quest’ultima gli aveva esplicitamente detto che quel cucciolo di lupo sarebbe rimasto con lei, non c’era stato verso di dissuaderla. Oltretutto, l’animale non sembrava aver proprio voglia di ritornare nel branco da dove era venuto e quindi, da quel giorno, si era aggregato al loro, di “branco”.

Fece per assestargli un calcio negli stinchi, ma fu prontamente fermato da quella che riconobbe come la voce di Emily.

«Fenrir!» Urlò. «Quante volte devo dirti di non scappare?! Dannato animal–  oh, ciao Loki!».

Loki inarcò un sopracciglio. Tutto qui? Un semplice “Ciao, Loki”? Nessun augurio? Niente di niente? Pensò, accigliato. Non che fosse di vitale importanza ricevere degli auguri, ma si aspettava qualcosa di più di un misero: ‘Ciao, Loki!’.  Aveva finalmente compiuto ventuno anni, dannazione.

«Ebbene?» Chiese schiettamente, incrociando le braccia al petto.
«Ebbene cosa?»Rispose Emily, evasiva. Loki notò che cercava di nascondere qualcosa dietro la schiena e, incuriosito, fece per avvicinarsi.
«Cosa nascondi lì dietro?»Domandò, raggirandola.
«I-Io … niente! Non nascondo proprio nulla! E… e credo che tu debba andare! È tardi!» Urlò a quel punto Emily, rossa in viso quanto i suoi capelli.

Loki fece una smorfia, piccato: Emily non era mai stata brava a mentire. Non le veniva proprio bene, era decisamente troppo imbranata per riuscirci.

E pensare che lui lo faceva così spesso! Si divertiva un mondo a vedere tutti quegli stupidi omuncoli cadere nella sua ragnatela mentre lui, ragno predatore, tesseva fili sempre più fitti dove avvolgere le proprie prede, ignare del proprio destino.

Stanco di quello stupido teatrino da quattro soldi che si era venuto a creare, decise di mettere fine alla questione una volta per tutte: prese Emily per una spalla e la costrinse a voltarsi mentre con l’altra mano la teneva ferma per un braccio, costringendola in una posizione un po’ scomoda dalla quale non avrebbe potuto muoversi. Strinse con forza il polso di Emily, che cercava di sfuggire dalla sua presa di ferro, ma dopo un po’ smise di fare resistenza e si diede per vinta. Quando fu sicuro che si fosse tranquillizzata e che non volesse più opporre resistenza, Loki posò il suo sguardo sullo strano oggetto che, per la troppa pressione che esercitava sui polsi di Emily, era appena caduto a terra.

Curioso, si chinò a raccoglierlo e lasciò andare la stretta che esercitava sulla ragazza, che una volta liberata cominciò a massaggiarsi i polsi e a guardarlo con astio.

«Sei contento adesso?»Gli domandò lei a quel punto, irritata e con la voce alterata per il trattamento che le era stato rifilato.
«Cos’è questo?» Chiese Loki, osservando lo strano oggetto in metallo che si stava rigirando fra le mani.
«Non lo vedi da solo? È un elmo. Tuo padre ne ha a migliaia, dovresti riconoscerli ormai» Rispose Emily con rabbia.

Le scoccò un’occhiata tagliente, ma non rispose alla provocazione. Al contrario, riprese a guardare l’elmo che aveva fra le mani: era in metallo ed era ricoperto di oro; riportava due grandi corna da stambecco ed era ornato da parecchie rifiniture eleganti sul dorso. Era davvero bellissimo e doveva certamente valere una fortuna.

«Sei uno stupido. Hai rovinato la sorpresa»Borbottò Emily, più imbarazzata che infastidita.
«Sorpresa? ».
«Sì, sì ... sorpresa, hai capito bene. Quando giocavamo nei giardini, da bambini, ho notato che spesso ti bloccavi a fissare gli elmi dei soldati che passavano da quelle parti. Credevo ti piacessero e quindi ho pensato di regalartene uno. Dovevo dartelo più tardi, non credevo saresti arrivato in anticipo…»Disse infine.

Loki si rigirò nuovamente l’elmo fra le mani. Era così elegante! Doveva certamente valere un occhio della testa per una tipa come Emily, che non possedeva tanto denaro. Come aveva fatto quindi a procurarselo? Che lo avesse … ?

«No, idiota. Non l’ho rubato se è a questo che stai pensando»Lo precedette lei e Loki ebbe la strana sensazione che gli avesse appena letto nel pensiero. «Me lo sono guadagnata».
«Come? »Domandò a quel punto.

Lei gli lanciò un’occhiataccia, come per dirgli: “Mi prendi in giro?“ e lui, intuendolo, scosse la testa in senso di dissenso.
Emily sospirò e strinse le braccia al petto.

« Lavoro come aiutante di un fabbro da circa … ecco … diciamo sei anni? Anno più, anno meno? Te ne ho parlato tante di quelle volte che è davvero incredibile che tu non lo sappia. Evidentemente non stavi ascoltando…. Come sempre, del resto.», disse sarcasticamente, ma a Loki sembrò di scorgere una nota di tristezza nella sua voce. «Comunque,», continuò Emily. «Vista l’occasione avevo messo da parte un po’ di pezzi d’oro e quando finalmente ho raggiunto la quota prefissata, l’ho comprato. Non è la miglior cosa che tu possa ricevere per il tuo ventunesimo compleanno, ma …»

«È perfetto» La interruppe lui. «È davvero bellissimo. Io non credevo ... voglio dire, pensavo te ne fossi dimenticata».

Emily alzò un sopracciglio e lo guardò divertita. «Dimenticare, io? Ah! Questa è buona. Non mi sono mai dimenticata di un tuo compleanno, Loki. Perché mai avrei dovuto iniziare adesso? Piuttosto, dimmi perché sei venuto in anticipo. Non dovresti essere occupato in una toeletta ristoratrice o che so io? E poi, non credere che prima non ti abbia visto! Stavi per dare un calcio a Fenrir e l’hai pure chiamato lupo rognoso! Vergognati! » Lo rimproverò lei, correndo ad abbracciare il lupo che, a quella manifestazione d’affetto, prese subito a strusciarsi su di lei.

«Vedo che tutti e due andate d’accordo» Constatò Loki, alzando un sopracciglio.
«A quanto pare» Emily fece spallucce e subito dopo sussurrò qualcosa nell’orecchio del lupo. Quando finì, si rivolse a Loki con aria saccente. «E comunque, ha detto che se lo rifai di nuovo ti da un morso lì dove non batte il sole».
«Oh, vedrò di fare attenzione allora», le rispose lui, beffardo. «Ad ogni modo, sono qui per dirti che stasera sei invitata alla cerimonia per i miei ventuno anni. A breve arriverà qualcuno a portarti una lettera di invito da parte di mio padre in persona, quindi  vedi di farti trovare … ecco … in buone condizioni» Aggiunse, riferendosi al suo vestiario più da maschio mancato che da donna.

Lei, per tutta risposta, gli fece la linguaccia e subito dopo saltò in piedi, facendo una piroetta su se stessa.
 
«Oh Loki, mio principe serio e tenebroso, che ne diresti di andare a prendere una tazza di tè? Suvvia caro, non fare complimenti! Oh, e hai fatto il bagno stamattina? Un principe è sempre pulito e ben vestito... Cosa sono quindi quegli stracci? Corri a metterti qualcosa di più elegante!» Fece, imitando una tipica donna di corte e assumendo un accento decisamente comico.

A quello spettacolo, Loki fece una risatina sommessa e, con passo felpato, le si avvicinò tanto quanto bastava per poter incrociare appieno i suoi occhi. Le accarezzò una gota e subito dopo, con una lentezza quasi palpabile, le passò una mano fra i capelli mentre con delicatezza le slegava il nastrino azzurro che li teneva legati in una treccia disordinata: una volta liberati, i riccioli rossi le caddero con delicatezza sulle spalle.

Aveva dei bei capelli, Emily, ricci e vaporosi. Proprio come li aveva sua madre da giovane. Ricordava perfettamente un quadro dove erano raffigurati lei e Padre, ancora in fase di fidanzamento, e di esserne rimasto incantato, tanta era la bellezza di sua madre. Adesso però non li portava più in quel modo, perché per una donna sposata non era affatto raffinato andare in giro con i capelli sciolti.
 
Pensò a come sarebbe stata Emily con i capelli raccolti in una di quelle pettinature e, a quel pensiero, un sorriso divertito gli si dipinse sul viso. Non riusciva a immaginarla come una donna. O almeno, non come quelle donne che era ormai abituato a vedere: perfette, eleganti e senza alcun difetto. Lui non le sopportava. Le trovava irritanti e fastidiose. Non voleva che diventasse come una di loro. No, per lui, Emily non era altro che quella piccola bambina dai capelli rossi e gli occhi vispi, molto simile a una volpe, che lui aveva conosciuto da bambino.

Immerso com’era in quei pensieri, quasi non si accorse di star accarezzando i capelli rossi della giovane che, a quel contatto così ravvicinato, era diventata rossa come un pomodoro. Subito ritirò la mano, come scottato.

«Ti stanno meglio sciolti, i capelli»Disse, cercando di rompere l’improvviso silenzio che si era venuto a creare.
«Fa caldo per tenerli sciolti»Disse lei a ‘mo di scusa, distogliendo lo sguardo.
«Ma se siamo nel bel mezzo della Stagione del Vento! ».
«Q-Questi sono dettagli»Replicò lei, rossa in viso.

In quel preciso istante, Loki capì di esserle troppo vicino.

Poteva perfettamente contare ogni sua piccola lentiggine, le sue ciglia e i colori chiarissimi dei suoi occhi; notò anche che sarebbe bastato un solo singolo passo in avanti per poterla baciare. Un solo, piccolo, passo…

Erano vicini, troppo vicini. Così vicini da sentire l’odore di Emily invadergli le narici, il suo respiro caldo sulla sua pelle.
Basterebbe solo un passo…

«E comunque, non ho niente di elegante da mettere per stasera» La voce di Emily spezzò completamente l’atmosfera che si era venuta a creare e Loki ritornò alla ragione con violenza. Tentando di nascondere il battito violento del proprio cuore, si allontanò da lei con urgenza.


«Vieni vestita come vuoi. Per me non fa differenza.»Le disse. Dopodiché si congedò,  salutandola con uno dei suoi soliti mezzi sorrisi.

«Ci vediamo stasera. A più tardi» Concluse, montando sul cavallo e avviandosi verso il sentiero che conduceva al palazzo, lanciandole un’ultima occhiata ancora un po’ imbarazzata e un po’ intontita.

Nonostante Loki fosse sparito da un pezzo, Emily rimase lì, ferma e impalata come un’idiota a fissare un punto impreciso. Poi, quando rinvenne dalla sua trance momentanea, mormorò qualcosa sul fatto che dovesse sbrigarsi a fare un bagno e cercare di indossare qualcosa di decente per quella sera. Mentre si spogliava dei propri abiti, il pensiero di lei e Loki vicini come non mai la fece diventare rossa come i suoi capelli e, in un impeto di imbarazzo, si immerse nell’acqua, desiderosa di sprofondare fra i suoi pensieri.

Improvvisamente, un pensiero le si piazzò prepotentemente in mente, confondendola.



Non era stato poi tanto male averlo avuto così vicino… 



 
 
- Angolino dell'Autrice.
 

Ebbene sì, sono tornata. Mi dispiace immensamente per il ritardo ma non avevo per niente ispirazione! Tutte le volte che scrivevo qualcosa lo buttavo subito giù. Era frustrante! ç_ç
Ma finalmente sono riuscita a scrivere ben 6 pagine di capitolo!! Olé!
Comunque, ho notato che pian piano state crescendo di numero! Me felice! *^* Siete ben 35 a seguirmi, vi ringrazio di cuore!! *Si asciuga una lacrimuccia, commossa.*
Ringrazio tutti voi che recensite, che avete messo la storia nei preferiti, nelle ricordate e nelle seguite. GRAZIE DAVVERO!
A parte ciò, spero di sapere cosa ne pensiate.
Un bacio!
P.S: Nel prossimo capitolo ci sarà la festa per i ventuno anni di Loki, vi anticipo sin da subito che ci saranno tanti di quei colpi di scena che ad un certo punto vi metterete le mani nei capelli.
Detto ciò mi congedo, grazie ancora per il sostegno! \^o^/
P.P.S; Il nome del lupo “Fenrir” è preso dalla mitologia nordica in quanto quest’ultimo è il “figlio” di Loki. Mi sembrava carino dargli questo nome, vista l’occasione. :)
Bye bye!

RINGRAZIO IMMENSAMENTE PER AVERMI BETATO ANCHE QUESTO CAPITOLO. 
GRAZIE MILLE!! <3 <3
   
 
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