*Arashi in Love*
Capitolo 15
-Forse un nuovo inizio? -
Era forse la prima volta, in tutta la mia vita, che potevo
dire di stare con qualcuno. Prima, quando stavo con Kintaro,
ovviamente ne ero innamorata, ma con il senno di poi,
ripensandoci, credo che non fosse propriamente amore quello. Ad essere sincera,
non so nemmeno se anche quello che provo per Akira
sia amore.
In fin dei conti, cosa significa amare una persona?
Sapevo che non bastava starci assieme per poter dire di
amarla, e allo stesso tempo, credo che non occorra che si possa chiamare amore
quel sentimento d'affetto reciproco. Anzi, credo che esistano
addirittura persone che amano per anni la stessa persona, senza che l'altra lo
sappia mai. Ma, in quel momento, mentre baciai Akira, io potevo dirmi veramente fortunata. Ma questo non
fa comunque di me una persona innamorata. L'amore
è quel qualcosa, che secondo me, ti fa battere il cuore a mille quando vedi lui, quando ti sembra di avere diecimila
farfalle nello stomaco e sei convinta che in quell'istante
avresti potuto eruttare lava incandescente, se solo avessi avuto un cratere
sopra la testa. Significa lasciar morire le parole sulle labbra dopo averlo
visto sorridere. Aver paura di chiamarlo per nome, perchè pensi che
detto da te abbia un suono strano. E allo stesso tempo pensi quanto sia bello il tuo, di nome, ad essere pronunciato da lui. Amare
significa sentire un brivido gelido attraversarti quando
lui ti sfiora, avere paura di tutto, pur sapendo che se desideri qualcosa,
niente potrà impedirti di ottenerla. Amare significa mordersi un labbro,
quando vedi qualche ragazza avvicinarsi e fare gli
occhi dolci, anche se poi magari scopri che è solo sua sorella.
Significa piangere, camminare sotto una pioggia di lacrime
quando lui ti risponde male; provare le sue stesse emozioni e provare il
desiderio di accarezzargli il volto quando soffre.
Credo che non avrei mai riflettuto
sul vero significato di amore se quella sera, con Akira,
non avessi passato le ore migliori della mia vita.
Prima di allora non mi era mai capitato di soffermarmi a
pensare su quello che sentivo nell'incontrarlo uscendo di
casa.
Dopo quel bacio, quello che fui io a dargli, ne seguirono
altri, e nel giro di pochi istanti, mi ritrovai distesa sul letto, mentre le
sue mani avanzavano dolcemente sotto la mia maglietta andando a sfiorarmi i
seni. Non avevo mai permesso tanto a nessuno prima d'ora, mi sembrava di
tremare, ma allo stesso tempo non avrei permesso a
nessun pensiero stupido di fermarmi. Lui scese con la bocca a
baciarmi lentamente il collo, attorno a noi regnava il silenzio.
Mi abbandonai alle sue lente carezze e ben presto fui presa
dal dolce ritmo della passione.
Persi totalmente la cognizione del tempo.
Quando riaprii gli occhi di fianco a me non c'era nessuno, la luce era spenta e avevo le coperte tutte
aggrovigliate attorno alle caviglie. Cercai di sistemarmi i capelli, quando un
rumore sospetto venne da dietro la porta che dava sul corridoio.
Mi alzai e cercai qualcosa da mettermi addosso.
Sperai in cuore mio che fosse
solamente Akira, che per qualche motivo si era
nascosto, mentre mi dirigevo verso la porta e lasciavo piegarsi sotto la
pressione della mia mano, la maniglia, per poi socchiudere la porta e portare
la testa fuori.
Trattenni un urlo
quando capii che là fuori non c'era Akira,
ma qualcun'altro.
Andai immediatamente a prendere la
mazza da softball dentro l'armadio quando quella stessa persona spalancò
la porta della mia camera e accese la luce.
Istintivamente portai la mazza avanti, mentre la luce
improvvisa mi accecò per qualche istante. -Fermo dove sei!-
strillai.
-Ara-chan,
metti giù quella mazza, sono io...- disse l'uomo, che lentamente,
riacquistando la vista riabituatasi alla luce, si rivelò essere mio
padre.
-Papà! Cosa diavolo stavi
facendo!- chiesi guardandolo male e abbassando la mazza.
-Avevo dimenticato una cosa, ma temevo se
se l'avessi chiesta a tua madre l'avrebbe distrutta, sono solo venuto a
riprenderla...- disse agitando una cartelletta con dei fogli bianchi
all'interno.
-E c'era bisogno di comportarti
come un ladro?- brontolai stropicciandomi gli occhi.
-Tua madre non c'è? E i tuoi
fratelli?- chiese cambiando discorso.
-No sono usciti...- brontolai nuovamente, cercando un
maglione da mettere sopra la t-shirt extralarge che
avevo addosso, sperai anche che "l'ospite inatteso" non s'accorgesse
di quello che era successo.... -Che ore sono?- chiesi
infine.
-L'una quasi... certo che Shin e Kamui fanno
certi orari!- sospirò lui, per poi aggiungere. -Tua madre sta fuori fino a quest'ora?- il tono
cercava d'essere neutrale, ma con scarsi risultati.
-Avrà anche lei diritto di divertirsi ogni tanto...-
commentai, non mi andava certo di dirgli che sarebbe
rimasta fuori con il suo nuovo fidanzato.
-Già... ma qui cosa è successo? Sembra
scoppiata una guerra, e poi la finestra è aperta, se entrava qualcuno
che non fossi stato io?!- cercò di
rimproverarmi, ma anche questo suonava principalmente patetico.
Lo guardai con sufficienza, poi andai a chiudere la
finestra, fuori non c'era nessuno. Poi un foglio bianco attirò
la mia attenzione, era appoggiato sotto la finestra, vicino al tappeto.
Feci finta di niente e lo nascosi ulteriormente per essere
sicura che mio padre non lo vedesse. -Bè
se hai preso quello che ti serviva...- commentai, era decisamente
un invito ad andarsene.
-Arashi... vorrei che almeno tu e
i tuoi fratelli non mi odiaste per... bè... la mamma ve l'avrà detto...- balbettava
quasi, mentre si passava una mano dietro al collo, imbarazzato.
-Non ti odiamo... ma è
meglio se stai lontano da mamma... riguardo al figlio della tua fidanzata...
buona fortuna...- proferii gelida.
-Quando nascerà...
sarà una bambina, sarebbe bello se verrete a vederla. In fondo...
è sempre vostra sorella, anche se per metà...-
-Lo dirò a Shin e Kamui.- risposi secca. -Per curiosità, come sei entrato?-
-So dove tua madre mette le chiavi di scorta...- sorrise e
s'avviò verso l'uscita.
Lo accompagnai e chiusi in silenzio, presi
la copia della chiave e la posai sul tavolo della cucina. Un consiglio dovevo dare alla mamma... cambiare posto a quella chiave.
Tornai di sopra, corsi a prendere il biglietto che era
rimasto sotto il tappeto:
"A domani..."
Sorrisi. Poi tornai a letto e mi ficcai sotto le coperte.
Sospirai serena e in pochi minuti mi addormentai cadendo come un sasso.
Il mattino dopo eravamo un po' tutti distrutti. Ma forse fui
l'unica ad avere un po' di energie per alzarsi e
andare a scuola.
I due fratelloni s'erano dati alla
pazza gioia, mentre la mamma era tornata a casa alle quattro del mattino tutta
allegra per poi crollare anche lei dal sonno.
A colazione addentai allegra una fetta di pane tostato
cosparso di marmellata e sorseggiai il mio tè. La mamma era con la testa
stesa sul tavolo e gli occhi chiusi, evidentemente in trance.
Kamui reggeva per il manico la tazza che però penzolava dal suo dito con un equilibrio
decisamente precario. Shin invece era appoggiato alla
tavola con due occhiaie paurose e il biscotto che teneva nella mano era ormai
dissolto nel tè in cui era caduto.
Sollevai il sopracciglio guardando il quadretto, sarebbe
bastato dire che papà era passato la notte prima,
ma erano troppo spassosi visti così che non me la sentii di svegliarli
dal loro "sonno prolungato".
Sogghignai ed uscii.
Non appena chiusi il cancelletto
vidi Akira aspettare vicino al palo. Non si vedeva
Sorrisi e arrossii contemporaneamente al ricordo della sera
prima.
-Buongiorno- sussurrò con un
tono dolcissimo per poi baciarmi la fronte.
-Buongiorno- mi lasciai sfiorare
dolcemente sorprendendomi del mio stesso comportamento così mansueto.
-Tutto... ok?- chiese quasi con un
accento di preoccupazione nella voce mentre mi
guardava negli occhi.
Annuii con la testa e ricambiai lo sguardo per poi avviarci
tranquillamente alla stazione.
Camminavo di lato a lui mentre
tenevo la borsa a tracolla.
Mi sentivo con la testa talmente per aria che mi sembrava d'essere leggerissima.
Parlammo per tutto il tragitto e all'arrivo in stazione
prendemmo un po' più di distanza.
Lei mi fissò con astio sin da subito
mentre gli altri salutarono cordiali.
Poi gli eventi si susseguirono velocemente. Preso il treno
mi recai a lezione con quell'arpia
e aspettai che terminassero per poi tornare a casa...
Erano le sei passate. Attraversai il cancelletto
in tutta calma quando vidi mia madre per la prima
volta che metteva piede fuori da casa in orario di lavoro.
-Mamma, tu non esci mai che cosa...- prima di riuscire a
dire altro mi afferrò per l'orecchio e mi trascinò in casa.
Strillavo per il dolore all'orecchio, mentre mi trascinava
su per le scale.
Una volta dentro camera mia notai le coperte completamente
rovesciate, mi mollò, chiuse la porta e prese
ad indicare le macchie sulle lenzuola.
Imprecai portandomi la mano alla bocca e diventando rossa
come un pomodoro.
-Conosco a memoria le tue abitudini... ma...
dopo un'attenta valutazione delle possibili realtà ne è uscita
solo una possibile...- il tono era serioso... quasi minaccioso. -Chi è?
Non dirmi che è il rossino!-
il suo aspetto cambiò radicalmente e scoppiò quasi a ridere dal
divertimento.
Dallo stupore passai ad uno sguardo di sufficienza
mentre rideva e mi saltellava intorno come una cavalletta.
-Daiii dillo alla tua mammina!! E' Akira
vero?!- continuava a saltellare mentre parlava.
-Mamma ti prego finiscila! Si
è Akira ma stai ferma!Mi dai sui nervi!- sibilai tra l'irritato e
l'imbarazzato.
-Bene, sei in punizione!- terminò
sorridendo.
La guardai sconvolta! -Perchè!-
strillai.
-Perchè hai portato senza
permesso un ragazzo quasi sconosciuto a casa e perchè hai lasciato
entrare tuo padre in piena notte senza nemmeno preoccuparti che fosse un
ladro.- ora era tornata seria. -Questo per farti
capire che non sempre si può essere fortunati, se fosse
stato un ladro o un mafioso della Yakuza a quest'ora saresti potuta morie, inoltre, ti conviene levare
quelle macchie.- concluse uscendo dalla stanza.
-Ma...- cercai di protestare.
-Vai a fare compagnia ai tuoi fratelli, anche loro sono in punizione- sorrise acida e insopportabilmente testarda.
La detestavo quando era
così... nella mia vita avevo beccato poche punizioni, almeno non quante
i miei due fratelli, tuttavia mi sembrava d'essere trattata come una bambina.
Presi le lenzuola e le trascinai in bagno, dove trovai Shin alle prese con il WC e Kamui
con la lavatrice.
-Punizione?- chiesero in coro.
Annuii e lavai le lenzuola nella vasca.
-Prima volta?- Chiese Kamui
ammiccante.
Mormorai qualcosa che doveva suonare come un sì.
-Tranquilla, anche con noi l'ha fatto... sempre uguale...- disse Shin alzando le spalle per poi tornare a lavorare.