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Autore: MeroSP    07/08/2012    1 recensioni
«Dovrei parlarti»
Mello inarcò un sopracciglio e un sorriso soddisfatto si fece strada sul suo volto: era ora.
«A momenti non ci speravo più, sai? Ma tanto so che alla fine non puoi tenermi nascosto niente» fece, dando un morso a un pezzo della sua cioccolata.

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Una raccolta di one-shot scritte a quattro mani da me e da DragonFly, che purtroppo non ha un account qui su EFP. Nasce tutto da un gioco dove, a turno, estraiamo due personaggi, un luogo e delle parole su cui costruire la trama della storia.
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matt, Mello, Near
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Record of missing moments

 
Personaggi: Matt, Mello.
Luogo: Stanze della Wammy’s House.
Parole: Insicuro, insoddisfatto.

 
«Allora?» due sottili occhi azzurri stavano attentamente scrutando quelli del rosso. Non era soddisfatto dei risultati ottenuti, Matt era il suo migliore amico, gli diceva sempre tutto, ma da qualche giorno si era chiuso in un mutismo assoluto e la sua consona ed esagerata voglia di parlare si era interrotta, quando Mello gli chiedeva cosa avesse per la testa, lui si limitava a rispondere con un “niente” mormorato a mezza voce. Il biondo, tra l'altro, non aveva mai avuto troppa pazienza, per questo motivo tendeva a non insistere mai troppo anche se sapeva benissimo che il suo amico mentiva spudoratamente. Lo conosceva fin troppo bene per non notare questo genere di cose, e a volte si ritrovava addirittura ad infuriarsi perché Matt non gli diceva la verità. Una causa persa come un'altra, ma la sua ostinatezza alla fine persuadeva anche il più cocciuto dei bugiardi. Matt, per l'appunto.
Dall'altra parte c'era un Matt terrorizzato da tutto. Perché era certo che, continuando a rimanere in silenzio, Mello si sarebbe incazzato come sempre, ed al contrario, se davvero gli avesse rivelato cosa gli stava frullando per la testa negli ultimi giorni -ultimi giorni? Stiamo davvero parlando degli ultimi giorni? O dell'ultima settima, mese, anno, vita?- sarebbe stato lui a chiudersi in quel silenzio che tanto lo infastidiva. E Matt sapeva bene che “Mello + Silenzio” non era mai una grande accoppiata. “Mello + Silenzio” poteva significare solo due cose: o lui stava tramando qualcosa nella sua mente, oppure era infuriato allo stesso livello di quando sbraitava incontrollatamente contro chiunque, se non di più. “Mello + Silenzio”, da quanto ne sapeva, non significava mai “pausa di riflessione”.
Tuttavia, quando si svegliò, la mattina successiva ad un ennesimo “niente” in risposta alla domanda di Mello “Che cosa ti prende?”, decise che era arrivato il momento di dire al biondo la verità, per quanto insicuro potesse sentirsi.
Non sapeva ancora bene come avrebbe fatto a dirglielo, né dove avrebbe trovato il coraggio che gli mancava, ma aver preso la decisione di rivelargli tutto era già un grande passo avanti.
A colazione non toccò cibo, concentrandosi invece su Mello dall’altra parte del tavolo, che in quel momento era intento a divorare dei pasticcini al cioccolato.
Rimase immobile a fissarlo, silenzioso: i capelli che producevano un lieve fruscio ad ogni suo movimento della testa, le pupille azzurre che si muovevano febbrilmente alla ricerca di un altro dolcetto da addentare, le labbra sottili macchiate di un leggero strato di cioccolato.
Era così…
Prima che potesse terminare il pensiero, il diretto interessato si alzò, oltrepassando la porta del salone.
Matt lo seguì, il cuore che gli batteva a mille dentro il torace e un pesante e fastidioso senso di calore sulla fronte e lungo la schiena.
Pedinando l’amico, vide che era entrato nella sua stanza.
Muovendo passi incerti, raggiunse la porta; il corridoio era deserto, ma le voci stridule dei bambini e quelle dolci delle assistenti dell’orfanotrofio inquinavano il silenzio.
Esitò qualche secondo prima di bussare. Dopo aver ottenuto uno scocciato “Avanti” dall’altra parte, fece leva sulla maniglia della porta e la spinse piano.
Mello era seduto al centro della camera, con una delle sue immancabili barrette di cioccolato fondente fra le mani, lo sguardo arcigno.
«Ciao» disse Matt, entrando timidamente e richiudendosi la porta alle spalle, stando ben attento a non distogliere nemmeno per un secondo i suoi occhi da quelli dell’altro.
«Ti serve qualcosa?» il biondo tirò ad indovinare. Non aveva voglia di parlare con lui, almeno finché l’amico non si fosse fidato di lui e si fosse deciso a vuotare il sacco una volta per tutte.
Da parte sua, Matt sembrava aver intuito perfettamente i pensieri di Mello soltanto guardandolo in viso –e che bel viso- e sentendo il tono piatto ma vagamente infastidito del ragazzo, avvertì un peso sullo stomaco.
«Dovrei parlarti»
Mello inarcò un sopracciglio e un sorriso soddisfatto si fece strada sul suo volto: era ora.
«A momenti non ci speravo più, sai? Ma tanto so che alla fine non puoi tenermi nascosto niente» fece, dando un morso a un pezzo della sua cioccolata.
Matt gli si avvicinò, le guance in fiamme.
Mentre cercava di raccogliere tutta l’audacia di cui disponeva, nascosta in chissà quale angolo remoto di sé, ascoltava i denti di Mello mordere ripetutamente il cioccolato.
«Avanti» lo incitò il biondo, parlando con la bocca piena «Non mi stai confessando un omicidio, su»
Non poteva tirarsi indietro proprio adesso. Sollevò il mento, cercando di sembrare più coraggioso di quanto non fosse e, specchiandosi nelle iridi cristalline dell’amico dinnanzi a lui, mormorò la fatidica frase: «Tu mi piaci, Mel. Mi piaci sul serio».
Di colpo, tutto tacque. Mello aveva un’espressione talmente indecifrabile che Matt non seppe dire se fosse turbato in bene o in male, per questo fu tentato di gettarsi dalla finestra aperta senza pensarci due volte.
«Anche tu, Matt»
Sentire la voce del suo migliore amico pronunciare quelle parole lo scosse nel profondo, ma in maniera positiva: si sentì euforico. Non aveva mai pensato ad un “anche tu, Matt”. Nella sua testa tutto finiva al passo precedente, a lui che si confessava con Mello, al silenzio che ne susseguiva. Ogni tanto le sue fantasie andavano avanti di una scena, e Mello, con quel fare orgoglioso che aveva sempre, alzava le spalle e se ne andava via. Ed in quei momenti si sentiva morire dentro, anche se era solo frutto della sua fantasia, perché sapeva che per nulla al mondo avrebbe voluto perdere l’amicizia del biondino. Invece non accadde nulla del genere, e Matt non era assolutamente preparato in alcun modo.
Riusciva a vedere Mello seduto sul suo letto, un sopracciglio leggermente alzato come per chiedergli “E ora?”. Immaginava di avere una faccia da completo idiota in quel momento, quindi scosse il capo velocemente come per svegliarsi, anche perché quello poteva essere l’ennesimo sogno. In quel momento si accertò che non era pura immaginazione, e sorrise, felice come non mai.
Era un sorriso apparentemente senza senso, un sorriso che fece in modo che entrambe le sopracciglia di Mihael Kheel schizzassero in alto. Lo stava prendendo in giro? Matt non avrebbe avuto salva la vita con uno scherzo del genere, e lo sapeva bene, quindi quell’ipotesi era da escludere. Forse era solo stupido, sì, doveva essersi perso nella sua solita insicurezza, e di quel passo sarebbe potuto rimanere fermo come un pagliaccio ebete a sorridere per tutto il pomeriggio. Quello era decisamente più probabile. Mello si alzò dal letto ed andò davanti al rosso, fissandolo dritto negli occhi. Matt sembrò risvegliarsi da un dolce sonno e fissò il ragazzo con aria interrogativa. Mello sembrava irritato, insoddisfatto come sempre.
«C.. cosa c’è?» mormorò il rosso, sentendo quegli occhi di ghiaccio che, come due dardi, si conficcarono nei suoi.
«Ho detto “Anche tu”. Hai intenzione di fissarmi e sorridere come uno scemo per tutto il giorno, Mail?», Mello si leccò le labbra ed un angolo della sua bocca sembrò curvarsi in un sorriso che appariva più come un ghigno. Sapeva bene cosa aveva fatto, Matt detestava essere chiamato per nome. Quel nome che aveva mai rivelato a nessuno, se non a Mello. In quei momenti era convinto di aver fatto una pessima scelta a dirglielo. Matt fece una leggera smorfia irritata, ma l’amico continuava a guardarlo con quell’aria di sfida che conosceva fin troppo bene. Allora il rosso appoggiò una mano sulla sua schiena, risalendo febbrilmente sul collo dell’altro ed accarezzandogli i capelli biondi con dolcezza, senza perdersi il minimo mutamento della sua espressione, cosa che arrivò prontamente quando la sua mano raggiunse la guancia di Mello e lui decise che era meglio evitare di guardarlo, perché si sarebbe sentito umiliato, perché aveva perso. Quindi si limitò a chiudere gli occhi, e per una volta Matt seppe con certezza cosa doveva fare.
   
 
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