A quanto ammonta la mia perdizione?
(Le mie danzatrici di premura
tossiscono vertebre) Con cura
macero sotto i piedi la passione.
Il temporale nuoce in un boccone,
lo guardo sdraiata sulle aiuole
e ho le orecchie piene di lacrime.
Fintantoché avrò respiri gremiti
di panico azzurro, e le nocche
che si cercano miti, come bocche
umide di venia, non cesseranno i fremiti.
Dio! Il mio cuscino pullula di termiti.
Ah! Ho paura! Nè delle mie parole,
nè so che farmene! Delle! Mie! Lacrime!
Il meriggio è un cagnetto che singhiozza.
Lucide lapidi, composte e fraterne
nelle loro conversazioni eterne
(di epitaffi): è un ricordo specchiato in una pozza.
Il cielo, di sereno, poi, s'insozza.
Vedo la cenere partorire allodole.
Frettolose su zampette scendono le lacrime.
E le orbite si svuotano da tutto! -Il gelo- ,
Gli occhi colano lungo le lacrime,
le ciglia calano con riservato zelo.
Libera, bianca, avvolta in mille stole,
saprò librarmi allora iraconda sopra il sole.