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Autore: Marty Andry    08/08/2012    3 recensioni
Intanto, un grazie ai Modà che hanno scritto la canzone "Come un pittore'', dalla quale è poi nata l'ispirazione per questa storia.
Spero che vi piaccia e vi sarei grata se mi faceste sentire il vostro parere. :)
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sulle note di una canzone'
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1.Ciao, semplicemente ciao!

 

 
<< Alice, svegliati!! >>
Quella voce mi fece svegliare di soprassalto. Guardai la sveglia, la maledetta sveglia che proprio quella mattina non aveva suonato: erano le sette e mezza!!
Come un fulmine feci colazione, mi preparai e presi lo zaino che conteneva poche cose: due quaderni, uno a righi e l’altro a quadretti, il mio borsellino e il diario per scrivere i vari compiti e comunicazioni. Mi guardai ancora una volta allo specchio: osservai per bene i miei capelli rossi e quel ciuffo ribelle che ancora una volta non ero riuscita a pettinare, il mio viso chiaro spruzzato da tante buffe lentiggini e i miei occhi azzurri. Stavo per intraprendere una nuova avventura, da quel giorno sarei diventata una liceale!! Quello sarebbe stato il mio primo giorno di liceo!
Uscii di casa e all’angolo della strada trovai Claudia, la mia migliore amica, che mi sgridò.
<< Ti sto aspettando da quasi un quarto d’ora! >>
<< Ehm…Scusami, ma ero un po’ stanca… >> dissi io, cercando di fare la faccia più innocente del mondo.
<< E va bene, scuse accettate! Ma ora sbrighiamoci se non vogliamo fare tardi all’inaugurazione! >>.
In quel liceo c’erano due indirizzi, quello delle scienze applicate e quello tradizionale, nel quale, a differenza dell’altro si studiava il latino; ed io e Claudia avevamo scelto il secondo indirizzo.
 
In dieci minuti arrivammo davanti al cancello del Liceo Scientifico Vittorio Veneto. Il preside stava facendo l’appello di tutti gli studenti delle varie classi, iniziando dalle quinte, e man mano arrivavano anche gli insegnanti (uno per ogni classe) che avrebbero accompagnato gli alunni nelle loro classi.
Alle 8 e dieci chiamò noi, la 1^A e c’era stata assegnata la professoressa di lettere.
Claudia fu chiamata prima di me, non avevo più nessuno che poteva sorreggermi quando sarei svenuta!
Quando stava per arrivare alla lettera S iniziarono a tremarmi le gambe.
Il preside quasi gridò il mio nome << Alice Strada!! >>.
Sobbalzai e mi diressi verso la file che si stava formando.
Eravamo in tutto trentadue, in fondo si era formata una sola classe quell’anno in quell’indirizzo; mentre quelle delle scienze applicate erano ben tre.
 
Arrivati in classe, notammo che la maggior parte erano file formate da tre banchi. Io e Claudia scegliemmo un banco dal quale si vedevano abbastanza bene  sia l’insegnante che la lavagna.
L’alula era abbastanza grande, con le pareti mezze bianche e mezze celesti.
 
A sinistra era seduta Claudia ed io al centro.
Mi ero piegata per prendere il mio borsellino quando mi sentii toccare la spalla. Mi girai di scatto e vidi Simone, un ragazzo alto dai capelli scuri e la carnagione color caffellatte.
 
<< Ciao! >> mi disse, rivolgendomi il sorriso più bello del mondo << Posso sedermi qui? Non ci sono altri posti… >>.
Naturalmente gli dissi di sì.
<< Tu sei Alice, giusto? >> continuò lui.
<< Uhm, sì…Tu sei Simone… >>
<< …Gemma >> mi anticipò lui.
<< Sì, giusto…Simone Gemma! >>
Claudia si girò, notando che io stavo parlando con qualcuno e vide quel qualcuno era Simone Gemma, un suo conoscente, tra l’altro.
 
La mia amica era talmente impaurita dalla professoressa di italiano, la Nolocci, che non parlò per tutte e quattro le ore.
 
Quando le lezioni finirono, non si capì più niente. Mi girai per salutare Simone, ma sembrava essersi volatilizzato.
Mentre stavo per girare l’angolo della strada, sentii qualcuno che mi chiamava: era lui!!
Gli andai incontro e mi diede un bigliettino.
<< Qui c’è il mio numero di cellulare, appena puoi, chiamami. >>
Annuii, senza riuscire a dire niente e dopo di ciò lui se ne andò.
Quasi volando raggiunsi Claudia.
<< Ma che vuole Simone? >>
<< Niente… >>
<< Come mai lo hai fatto sedere al nostro banco?
Che ti ha detto? >>
<< Ciao, semplicemente ciao. >>

  
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