Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: EaterOfCarrots    08/08/2012    9 recensioni
One shot su Peeta e Katniss.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era lì immobile.
Seduta accanto a quel suo vecchio tavolo che aveva insistito tanto a portare nella sua casa nuova. Le ricordava il giacimento. E anche se stonava visibilmente con il lusso, lo splendore che la circondava lei ripeteva in continuo che non le importava. Lo voleva lì.
Ondeggiava impercettibilmente a destra e a sinistra cullando la piccola che teneva stretta tra le braccia. La piccola Rue. Sua figlia. Sua e di Gale.
La piccola giocherellava con la lunga treccia nera della madre portata sempre da un lato e non smetteva un attimo di ridere. Assomigliava in tutto e per tutto a Katniss.
Capelli corti neri, occhi scuri e profondi, anche il sorriso era lo stesso, forse l’unico neo che aveva era il naso, identico a quello di Gale.
Sentii degli scricchiolii dietro di me e mi nascosi dietro il cespuglio di bacche del giardino curato interamente da Katniss, sempre spiando l’unica persona che avessi mai amato nella mia vita e forse ormai l’unica che mai amerò.
Separai alcuni rametti e qualche foglia giusto per vedere cosa sarebbe successo, a quale scena orribilmente smielata avrei dovuto assistere.
Gale stava percorrendo abitualmente il viottolo di casa e spalancò la porta non appena ebbe finito velocemente i quattro gradini marmorei che lo separavano dall’uscio di casa. Chiamò a gran voce sua moglie, con lo storico Catnip, di cui solo loro due erano a conoscenza e segretamente anche io. 
Attraverso la finestra vidi la piccola farsi sull’attenti e scendere velocemente dalle gambe della madre. Corse incontro a Gale, che senza il minimo sforzo la alzò sopra la sua testa, facendola girare ripetutamente.   
Quanto avrei voluto in quel momento essere Gale. Aveva una moglie perfetta, pazzamente innamorata di lui, che avrebbe dato volentieri la sua vita per proteggerlo e aveva una figlia quasi più bella della madre. Avrei voluto anche io guardare fisso negli occhi quella bambina e rivederci tutta Katniss e amare quel piccolo frutto d’amore.
Ma io non potevo fare più parte di quel mondo, non avevo nessuna possibilità contro Gale, lo storico amico della ragazza di fuoco.
Da quando Katniss mi aveva dato quella maledetta notizia, alla fine congedandomi con ‘è stato un piacere’ e un bacio sulla guancia, rimasi ore seduto sul letto a fissare il soffitto, versando lacrime a più non posso, continuando a pensare a come fossi stato quasi coraggioso a volerla proteggere dalla morte e di come ora fossi così fragile, una nullità.
Poi, con il passare dei mesi, cercai di auto convincermi che farmi da parte era la scelta giusta, lei voleva Gale e lui voleva lei, era la scelta più dolorosa ma lo facevo per Katniss, di nuovo. 
Povero sciocco. Mesi prima ci ero quasi cascato. Pensavo che tutti quei baci, quegli sguardi, quel suo volermi a tutti i costi vivo, significassero qualcosa. Pensavo che non fosse tutto dovuto alla presenza di telecamere, che a lei importasse qualcosa di quel ragazzo che anni prima le aveva ‘salvato la vita’, ma evidentemente non era così.
Alzai nuovamente lo sguardo, fino a quando non si posò sulla scenetta romantica e dolorosa di cui previdentemente sarei stato spettatore.
Gale poggiò a terra la bimba e corse incontro alla moglie, rimasero qualche secondo incatenati solo con lo sguardo, poi si abbracciarono e lei poggiò le sue labbra su quelle di lui.
La piccola li interruppe, dicendo qualcosa che da qui era poco udibile ma che fece ridere tutti e tre, nuovamente lui la prese in braccio e si abbracciarono.
La famiglia perfetta.
Riabbassai lo sguardo lasciando che le lacrime rigassero le mie guancie.
Sapevo che ritornare lì dopo tre anni sarebbe stato doloroso, sapevo che ricordare come era prima sarebbe stato frustante, sapevo che le lacrime che per un piccolo periodo sembravano essere terminate si sarebbero ricreate e sarebbero uscite fuori. Di nuovo.
L’immagine divenne improvvisamente sfocata, i lineamenti dei tre si mescolarono tra loro fino a diventare una grossa macchia rosea, anche i colori della terra sotto ai miei piedi e il cespuglio si stavano facendo uniformi, io mi stavo allontanando così velocemente che non riuscivo a distinguere le parti laterali che mi circondavano.
Urlavo ma non riuscivo a percepire minimamente la mia voce. Sentivo delle gocce di sudore scivolare lungo la mia fronte e poi sentii un mano che stringeva la mia, abbassai lo sguardo, non c’era niente, ma io sentivo quella mano stringere talmente forte da farmi male. 
 
Aprii gli occhi di scatto, ero seduto, al buio, spaventato a morte, con quelle goccioline di sudore che ora scivolavano lentamente sulle mie tempie, cercai di asciugare le lacrime che mi rigavano il viso con l’unica mano che avevo libera perché l’altra era stretta da qualcuno.
Mi girai verso quel corpo stretto a me, verso quegli occhi tremolanti che mi guardavano spaventati. Era affianco a me, teneva il braccio aggrovigliato al mio come se mi dovesse sostenere da una mia eventuale caduta.  
Puntai i miei occhi azzurri nei suoi grigi e rimasi a fissarli per qualche secondo, giusto il tempo per calmarmi, metabolizzare che era solo un incubo e sperare che non si realizzasse in futuro.
Appoggiai la testa sulla sua spalla e lei cercò di togliere i residui di lacrime che erano ancora sulle mie guancie.
Aspettò che il mio respiro si facesse regolare e poi cominciò a parlare.
-Peeta.. soliti incubi?-chiese lei con voce ancora assonnata.
-No-risposi secco, notando che la mia voce tremava.
Abbassò lo sguardo e cominciò a guardarmi. Non poteva sapere da cosa era stata occupata la mia testa quella notte, ma lo poteva immaginare benissimo.
-Raccontami allora-esclamò lei mentre si risistemava dietro un orecchio una ciocca di capelli che quella sera aveva deciso di lasciare sciolti.
Presi un lungo respiro prima di iniziare a raccontare.
-E’ stato peggio che gli incubi dell’arena-sentenziai dopo aver riflettuto a lungo su cosa dire.
-Cosa ci può essere di peggio?-esclamò.
-Perderti- Dissi senza esitare un attimo. Sentii i suoi battiti accelerare all’improvviso e non ritornare più allo stato di prima.
Non rispose, non accennò nessun movimento e non fece nessun’altra cosa che magari mi poteva essere d’aiuto in quel momento.
Scelsi il silenzio anche io. Era la cosa migliore, anche perché avrei aggravato ancora più la situazione. Mi dovevo mettere in testa che lei era davvero innamorata di un altro, che la parte dell’innamorata sfortunata del distretto 12 la stava recitando per le telecamere.
Mi odiava, ormai ne ero certo.
Poi fece scendere la sua mano dalla mia spalla al mio petto e attaccò la sua guancia caldissima alla mia.
Sentii i battiti del mio cuore farsi anormali, tentennare a quella vicinanza, farsi sempre più irregolari. Le parole uscirono senza ripensamenti, uscirono così, da sole.
-Ti amo Katniss-
La sua mano che mi stava accarezzando si bloccò di colpo, sentii il suo cuore battere peggio del mio. Alzai lo sguardo ma lei stava fissando il buio. Speravo che guardandola negli occhi sarei riuscito a capire a cosa pensasse, perché si fosse fermata così di colpo, se mi amava anche lei.
-Lo so, Peeta-
Non era per niente la risposta migliore a cui potesse optare, ma per lei era ovvio che io l’amassi. Lei lo sapeva ma io non sapevo nulla. La cartella ‘sentimenti Katniss nei miei confronti’ era completamente vuota.
Forse lesse la delusione nei miei occhi perché imprevedibilmente rimosse le labbra e sussurrò le due parole che non vedevo l’ora di vedere scandite dalle sue labbra.
-Ti amo-Questa volta era sincera, le brillavano gli occhi e non aveva la solita espressione dispiaciuta che aveva quando eravamo insieme ma davanti alle telecamere.
Le sorrisi ma lei fece un altro gesto imprevisto. Si abbassò e mi sfiorò le labbra.
Prese il mio viso tra le mani e premette le labbra contro le mie, per qualche secondo, assaporai il giusto, non riuscii nemmeno a chiudere gli occhi che ritornò nella posizione di prima.
-Andiamo a letto ora-disse lei sorridendomi.
Mi ributtai sotto le coperte e lei si stese affianco a me, la abbracciai, le feci appoggiare la testa sul mio petto e le misi una mano dietro la testa. Magari si fosse potuto bloccare il tempo e rimanere così per sempre.
Sospirai e feci smuovere lievemente i suoi capelli neri.
-Mi prometti di non andartene?-chiesi.
-Si, rimango qui vicino a te-
L’ultima cosa che sentii fu la sua stretta intorno al mio corpo prima di cadere in un sonno finalmente tranquillo. 

 


Spazio autore. 
Buongiorno a tutti :) 
Per me è la prima volta come 'autore' in questa sezione e spero tanto che questa os abbia successo come le altre che ho scritto in altre sezioni u.u
Altrimenti mi ritiro già dal principio...
Be' spero che vi piaccia e spero che mi lasciate taaaante taaaante bellissime recensioni ♥ 
Un bacio, Eli ♥


 
 
 
  
   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: EaterOfCarrots