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Autore: elyxyz    21/02/2007    12 recensioni
La sera del 14 febbraio. Un Booth, una Bones e una Valentina.
Per addolcire chi è rimasto con l’amaro in bocca.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Seeley Booth, Temperance Brennan
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Valentina

 

This book is dedicated to my partner and friend,

Special Agent Seeley Booth

 

 

 

l Valentina l

 

By elyxyz

 

 

Quando l’agente speciale Seeley Booth fece il suo ingresso al Jeffersonian, strisciando il suo pass contro il rilevatore, la dottoressa Brennan stava finendo di sistemare i marcatori su di un teschio appoggiato al tavolo e sollevò la testa dal suo lavoro, per vedere chi fosse arrivato.

 

“Booth! Che ci fai qui?” chiese, alquanto sorpresa.

 

Seeley fece scorrere lo sguardo sul laboratorio pressoché deserto.

“Se ne sono già andati via tutti?!” domandò a sua volta, stupito che quegli stacanovisti degli Squints avessero già abbandonato le loro coperte di Linus.

 

“Angela e Jack hanno parlato di un impegno improrogabile…” spiegò la dottoressa, riconcentrandosi sul cranio davanti a sé.

 

“Non me la contano giusta, quei due…” spettegolò civettuolo, appollaiandosi su uno sgabello di fronte a lei.

 

“…e Zack-

 

“Sarà andato ad affogare la sua patetica vita amorosa nell’autocommiserazione... concluse lui, al posto suo.

 

“E tu non ce l’hai una ‘patetica vita amorosa da affogare’?!” inveì Temperance, stranamente irritata.

 

“Ehi, ehi! Non pensavo fossi ancora suscettibile su quest’argomento…” e sollevò le mani in segno di resa.

 

Tempe sbuffò.

“E’ che Zack c’è rimasto male, con quella storia travaglia-”

 

“Era un trip a senso unico.” La corresse, puntiglioso. “Susy non gli ha mai dato speranza…”

 

“Dovresti sentirti almeno un po’ responsabile… in fondo, gliel’hai presentata tu…”

“L’unica cosa di cui mi pento è di aver smesso d’ignorarlo come facevo un tempo; allora sì, che le cose funzionavano!” affermò, teatrale.

 

“Il fatto che tu ti sia affezionato ai ‘miei ragazzi’, come li hai definiti tu, non è necessariamente un male! Secondo l’antropologia…” – l’agente roteò gli occhi esasperato – “è usuale che tu stia creando legami significativi, che ti portino ad essere accettato all’interno di un gruppo sociale preesistente…” - Booth scosse il capo, rassegnato – “… ma, in quanto maschio alfa, hai faticato un po’ di più… perché sei abituato a dettare le regole e non a subirle, ma sappi che hai rideterminato anche la nostra struttura gerarchica antecedente…”

 

Seeley sorrise, malandrino.

“Insomma, ho fatto un gran casino!”

 

“Direi invece che ci stiamo assestando…” puntualizzò lei, ricambiando il sorriso.

 

“Ditelo, che non potete più fare a meno di me!” gongolò, stiracchiando le labbra in una posa sexy.

 

Temperance gli diede una sonora pacca sulla spalla. “Questo è il massimo che puoi avere…”

 

Lui fece spallucce. “Meglio di niente.” E si mise a giocherellare con un pezzetto d’osso ch’era vicino al teschio.

 

Booth! Mettilo giù!” lo rimproverò Tempe, allungando un palmo per farselo restituire.

 

“Ma come siamo permalosi, stasera…” bofonchiò lui, mettendosi le mani in tasca in cerca di una monetina.

 

“E’ la sera del 14 febbraio ed è venerdì. Non hai niente di meglio da fare? Nessuna ragazza da importunare?”

 

Ce l’ho qua davanti, una ragazza da importunare.” Replicò, additandola. “E no. Non ho niente di meglio da fare, sorry. Tu, piuttosto, dove hai lasciato David?”

Temperance non si diede pena di interrompere l’analisi sulle ossa.
“Forse non ti è giunta la notizia, ma io e David ci siamo lasciati 5 giorni fa.”

 

Booth represse malamente un sorrisino di soddisfazione, che l’altra fortunatamente non vide.
“Mi dispiace…” rispose, falsamente contrito, e poi fece finta di pensarci un po’ su “Angela mi aveva accennato qualcosa, ma con molta discrezione… parlava di maretta…”

 

La discrezione di Angela Montenegro era cosa risaputa dentro e fuori dal Jeffersonian Institute: tanto era riguardosa e delicata sul lato professionale, quanto pettegola e maliziosa sul piano privato.

Ancor meglio se, quel piano privato, riguardava la vita sentimentale della nota antropologa Temperance Brennan.

 

E lei e l’agente speciale avevano accennato sì, all’argomento; così, per caso, senza premeditazione.
Ed era stata sempre una coincidenza, se poi avevano sviscerato con minuzia ogni implicazione, ogni possibilità e probabilità, sia da un verso che dall’altro.

Alla fine, non ci avevano scommesso sopra solo per delicatezza, e perché quella era la specialità di Jack, non la loro.

Ma
non vi erano dubbi su per che cosa tifasse Booth.
Questo lo sapevano tutti – altra cosa stranota e universalmente condivisa – tranne, forse, la diretta interessata.

 

Temperance schiacciò con un po’ troppa foga sulla zona occipitale, quando si schernì: “Non ti devi rammaricare; certe storie sono semplicemente destinate a finire…”

 

“Non ti facevo così ‘Zen’.”

 

“Me ne sono fatta una ragione, basta razionalizzare gli eventi, e valutarne i pro e i contro…”

 

Seeley si fece serio.

“Allora stai messa male…”

“Non sto messa male!” s’inalberò lei, risentita.

 

E lui si ritrovò, per la seconda volta, mani all’aria a dichiarare la resa incondizionata: “Se lo dici tu…”

 

“E poi non avremmo festeggiato comunque San Valentino!”

 

“E perché no?” s’interessò, meravigliato. “Voi donne andate in brodo di giuggiole, per menate come questa… il regalo e il pensiero, e la frasetta, e la cena a lume di candela…” elencò, contando sulle dita.

 

Tempe s’infervorò tutta: “Beh, questo non mi riguarda! Io non sono come le altre!”

 

Ma Seeley Booth l’aveva compreso già da tempo, questo. Che lei fosse diversa. Che fosse speciale.

 

Antropologicamente parlando, festeggiare San Valentino non è altro che una forma di coercizione, per riaffermare il dominio maschilista nelle società cosiddette ‘civili’.

E’ solamente la materializzazione del processo di corteggiamento che il maschio perpetra sulla femmina, per ottenere i suoi favori, ma dovrebbe durare ben più di un giorno all’anno! Ed è solo una festa commerciale, e chi non la pratica viene stigmatizzato!”

 

“Sta parlando la scienziata o una donna frustrata?”

 

Brennan lo fulminò con lo sguardo.
Io-non-sono-frustrata!”

 

“Oh, peccato! Perché altrimenti avrei la cura per te…” lasciò cadere lì, sul vago. E attese che la curiosità crescesse, poi, chinandosi un po’ più verso di lei, con fare cospiratore, sfilò un pacchetto colorato dal cappotto invernale e lo pose sul tavolo da lavoro.

 

“E’… è una Valentina… per me?” sussurrò lei, improvvisamente intimidita.

 

“No.” Una grattatina imbarazzata dietro la nuca. “In realtà è per me. Ma ho deciso di condividerla con te…” Gli occhi di lei incontrarono i suoi, “perché sono buono… e generoso…”

 

La dottoressa lisciò delicatamente l’involucro leggermente stropicciato.

“Grazie del pensiero. Ma non posso mangiare la cioccolata di un’altra…”

 

“Ehi, Bones, frena! Me l’ha data la Saito, una collega che si è trasferita da poco, e ne ha regalato delle vagonate a tutto l’ufficio, per ringraziarci dell’accoglienza…”

Una nuova carezza alla carta. “E’ giapponese?”

 

Nh?... sì. Ma che c’entra?!

 

Temperance si concentrò meglio sul dono, fissandolo quasi con meticolosità scientifica.

 

“Non avevo mai visto una Giri Choco.” Confessò, affascinata.

 

Bones... comincio a preoccuparmi!” sbottò, semiserio. “Non dirmi che sai interpretare anche le carte da regalo, adesso!… o che, peggio ancora, ci sono delle ossa, lì dentro…” replicò con una faccia comicamente disgustata.

 

Brennan sorrise, afferrando con decisione l’involucro.

“Ma quanto sei scemo…”

 

“Non capisco.” La scimmiottò lui, imitando in falsetto la battuta prediletta della dottoressa, che non aveva colto la sottigliezza della frecciatina. “Sentiamo! Sono tutt’orecchi…” e s’accomodò meglio sul seggiolino, dimostrandosi interessato.

 

“Allora… che cosa sia una ‘Valentina’ lo sai già, perché qualsiasi maschio americano dopo gli 11 anni lo sa…”

Booth mosse l’aria davanti a sé con indolenza. “Va’ avanti…”

 

“Il punto è che, mentre nella nostra società la Festa di San Valentino è riservata solo agli innamorati, non è così dovunque… in Giappone, per esempio, sono solo le ragazze a fare un regalo il 14 febbraio… regalando della cioccolata, per l’appunto. Ma ne esistono di due tipi: la Giri Choco e la Honmei Choco.

La prima, si regala quasi ‘per dovere’ soprattutto ai colleghi di lavoro e ai propri capi, ma anche ad amici, senza che ci sia un’implicazione affettiva sottintesa.
E’ come se io la regalassi a Jack o a Zack…”

 

“Credimi: se tu regalassi a Zack una Valentina, combineresti un guaio, parola mia…”

 

“E perché mai?!

 

“Perché quel ragazzo… bah, lasciamo perdere… continua.

 

La Honmei Choco è donata solo a chi si ama davvero: al fidanzato, al marito, a persone che riteniamo sentimentalmente importanti per noi… le ragazze arrivano anche a cucinarsela da sole, per dimostrare quanto è grande il loro amore, quanto ci tengono a…”

 

“Quindi, se non erro… in Giappone è la donna ad assumere posizione di cacciatrice che tanto disapprovi nella nostra cultura…”

 

“La situazione è ben più complessa… è comunque il maschio a prendere la decisione finale.

Il 14 marzo, il White Day, i ragazzi – se sono interessati e ricambiano i sentimenti dichiarati – contraccambiano il favore, altrimenti non se ne fa niente. In una collettività patriarcale e sessista come la loro, ne converrai con me, non c’è molta scelta per le ragazze, se non quella di adeguarsi.

 

L’agente scrutò il piccolo incarto che lei teneva tra le mani.

Bones! Solo tu riesci a far diventare cattedratico anche un pezzo di cioccolato!” eruppe, con giocosa esasperazione. “Ma com’è che sai tutte ‘ste cose frivole?”

 

“Non capisco.”

“E ti pareva!” scosse la testa, a metà fra il divertito e l’irritato. “Hai fatto un corso avanzato di ‘antropologicamente parlando: Valentine nipponiche e menate varie’?”

 

Lei arrossì. “Non sono frivolezze! E poi… beh… al College, stavo con Ken, un sansei di seconda generazione…”

Ken?... sansei?!”

 

Temperance si strinse nelle spalle. “Nippoamericano da due generazioni: Kentaro Yokumaru.

 

“Sembra uno scioglilingua! …sotto la panca…”

“Ci trovi un osso.” Tagliò corto lei.

 

Tzé! Menagrama… e com’è finita con questo Ken? Ti ha tradito con Barbie?”

 

“Non capisco...”

 

Bones! Ma… ma… tu sei un Caso Disperato!”

 

“Ti ho detto che non sono disperata!” lo redarguì.

 

Booth esalò un lungo sospiro. “Continua la storia di Ken.”

 

“Oh, c’è poco da dire… lui mi aveva già comprato il suo regalo del White Day, mentre io non avevo nessuna intenzione di fabbricargli cioccolata a forma di cuori, con le mie mani…”

 

“Non dirmi che vi siete lasciati a San Valentino!”

 

“Beh, sì.” Ammise la donna, riluttante.

 

Seeley ebbe il buon cuore di non puntualizzare che lei e la festa degli innamorati non andavano esattamente d’accordo…

 

“Invece Angela sarebbe una da ‘cuori di cioccolato’…” buttò lì, di punto in bianco.

 

Tempe concordò, annuendo. “Sa essere molto romantica…”

 

“Credi che Hodgins le abbia regalato qualcosa?” s’impicciò lui, con soddisfazione da comare.

 

“Non lo so, non ne ho idea.”

“Conoscendolo… potrebbe averle offerto un insetto…”

 

“Se fosse uno scarabeo, sarebbe un pensiero bellissimo.

 

“Oh, sì!, se vivessimo in Egitto, al tempo dei faraoni!”

 

“Lo scarabeo racchiude un simbolismo trasc-

“Pensi di mangiarla, quella cioccolata? …si sta sciogliendo.” La interruppe, indicando le sue mani.

 

“Ah! Oh... perché no?” e si mise a scollare minuziosamente un angolino dell’incarto.

 

“Per la miseria, Bones! Strappa quel cellophane! Non te l’ha mai detto nessuno che è la parte migliore di un regalo? E’ catartico stracciare il rivestimento… come i bambini che saltano nelle pozzanghere dopo che ha piovuto! E’ come infrangere un tabù, è liberatorio… Su, Bones, dacci dentro e squartala!” la incitò, come se stesse assistendo ad un match.

 

“E pensare che io volevo conservarla… è così graziosa.”

“Non se ne parla nemmeno. Va distrutta!” Le intimò, con infantile eccitazione, afferrando il primo strato e accartocciandolo.

 

Ok. Se per te è tanto catartico…” ironizzò lei. “Toh, mangia.”

 

Temperance ruppe la stecca a metà, gli porse la sua parte di cioccolata e addentò la propria.

Mmm…”

 

Miha mahe…” convenne Booth, leccandosi le labbra in modo innocentemente sexy.

 

Quando lo spuntino fu terminato, Seeley raccolse i resti appallottolati e fece un lancio in direzione del cestino. Il tiro fallì miseramente.

 

“Ma non ti vantavi di avere una mira eccezionale?!

“Sono un tiratore scelto, Bones, non un playmaker dell’NBA!” si difese, risentito.

 

Ok, tiratore scelto! S’è fatto tardi… lasciami 10 minuti per riporre queste ossa, e poi ce ne andiamo.”

L’agente speciale si sollevò stancamente dal tavolo. “Vado a farmi un giro, intanto.”

 

 

Un quarto d’ora dopo, Booth raggiunse la dottoressa all’entrata dell’Istituto.
“Ma
dove ti eri cacciato?” gli chiese, leggermente spazientita.

 

“A prendere queste.” Si giustificò, allungando un bicchiere di carta verso di lei.

 

Temperance scrutò dentro al proprio coffee cup. “Ma è…”

 

“Latte in polvere, acqua, zucchero e cacao magro. Elencò lui, atono.

 

“…cioccolata!”

 

“Ma non è quello che pensi!” si difese, prevenendo le sue obiezioni.

E la donna tacque, sorseggiando lentamente il liquido marrone.

“Non ti aspetterai che contraccambi, al Giorno Bianco… vero?”

 

Seeley iniziò a tossire, la bevanda gli era andata di traverso.

“Certo che no!” reagì, con un po’ troppa foga.

 

Brennan gli sorrise, quindi tirò verso il cesto dei rifiuti, centrando il bersaglio.

Si diresse poi verso l’uscita senza attenderlo; ma, poco prima di varcare la soglia, si girò verso di lui.

“Peccato! Avrei anche potuto prendere in considerazione l’idea…”

 

E le porte scorrevoli si chiusero dietro di lei.

 

L’agente speciale Seeley Booth rimase lì.

A darsi dello scemo.

A sorridere come un idiota.

 

 

 

~ Fine ~

 

 

Disclaimers: I personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Un grazie doveroso a Dreamhunter.

Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche. Chiunque desideri, può contattarmi al mio divano blue navy: elyxyz@alice.it

Grazie (_ _)

elyxyz




 

 

 

 

 

 

   
 
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