Fanfic su attori > Robert Pattinson
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Autore: VAleMPIRE    08/08/2012    2 recensioni
Questo breve racconto nasce da uno dei miei frequenti e numerosi “sogni ad occhi aperti” su Robert Pattinson. L’ ho scritto di getto in meno di un’ora. Nella mia fantasia, protagoniste siamo io e la mia migliore amica, con cui condivido la passione per l’attore inglese. Ma per consentire a chiunque voglia leggerla di immedesimarsi meglio, non ho incluso nessun riferimento personale.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MIRAGGIO

Ci saranno stati almeno quaranta gradi. Il cielo era azzurrissimo e limpido. Il caldo afoso e secco però non ci disturbava più di tanto: a bordo della fiammante decappottabile rossa ci sembrava di volare. Il vento ci sconvolgeva i capelli e faceva appiattire sui nostri corpi i vestiti leggeri.                  
 
Il nostro viaggio on the road nel deserto dell’Arizona era accompagnato costantemente dalle nostre musiche preferite. Rob cantava a squarciagola battendo il tempo con le sue lunghe dita sul volante. Noi invece ci limitavamo ad intonare solo qualche passaggio ogni tanto: ci sembrava quasi un sacrilegio coprire la voce incredibilmente bella di Rob. Ridevamo e ci divertivamo come pazzi. Lui a un tratto aveva scostato la schiena dal sedile, togliendo le mani dal volante. Noi capivamo poco il suo inglese, ma anche se non avesse spiegato il motivo di quella azione improvvisa l’avremmo compresa comunque. Sentiva il bisogno di togliersi la giacca a jeans per muoversi più liberamente. Ci aveva impiegato pochi secondi, durante i quali l’auto era andata avanti praticamente solo coi pedali. Noi, che eravamo sedute dietro, abbiamo avvertito una leggera sbandata a sinistra, ma siamo rimaste tranquille: la strada davanti e dietro a noi era totalmente vuota. Sembrava che tutta la strada ci appartenesse. Che tutto il mondo fosse a nostra disposizione. E che tutto il mondo eravamo noi tre, l’auto e la strada.
Dopo essersi tolto la giacca era rimasto solo con la maglia bianca a mezze maniche e scollo a V. Sbrindellata, ma a lui stava da dio. Dalla nostra postazione adesso erano in bella vista i nei sul suo lungo collo, prima coperti dal colletto della giacca. La punta dell’attaccatura dei capelli dietro la nuca era bagnata di sudore. Incredibile come quel suo dettaglio – che ormai conoscevamo a memoria – ancora ci scuotesse a tal punto da farci perdere ogni inibizione e pensiero coerente. Rob non si disturbava, si lasciava accarezzare e baciare ripetutamente la nuca ridendo. Poi si era lasciato scappare un gemito e aveva voltato il capo di colpo a sinistra: noi non ce ne eravamo minimamente rese conto, ma avevamo raggiunto una pompa di benzina. Rob, scusandosi con un sorriso malizioso e accecante, era sceso dall’auto per fare rifornimento di carburante. Anche lì non c’era nessuno. Il silenzio totale era smorzato solo ad intervalli dal vento. Noi siamo scese a nostra volta dalla macchina per sgranchirci un po’. Eravamo in strada da circa due ore, ma non avevamo la più pallida idea di quale fosse la nostra prossima fermata. Rob si divertiva a non dirci le varie tappe della nostra vacanza sino al momento in cui non vi giungevamo. La cartina la teneva davanti lui, ma in ogni caso forse  non avremmo saputo né voluto consultarla. L’importante era che tutto stesse accadendo davvero. Cosa poteva interessarci di sapere le destinazioni quando l’autista era Robert Pattinson e l’auto spettacolare che guidava solo una minima parte dell’immensa fortuna che ci era capitata tra le mani?! Quando lui stava ancora terminando di fare benzina, noi lo avevamo raggiunto con una lattina di birra, presa dalla borsa termica posata sul sedile anteriore. Rob si era messo tra di noi abbracciandoci e dandoci un bacio sulla guancia ciascuna. Poi allontanatosi dalla pompa del carburante, aveva aperto la lattina. Noi ,nel frattempo, ritornavamo vicino l’auto. Ci eravamo poggiate alla fiancata in attesa che il nostro compagno di viaggio si rimettesse alla guida. In quell’istante, un po’ per l’afa e un po’ per lui, che stordivano entrambi,  il tempo sembrava iniziasse ad andare al rallentatore.
Rob si stava godendo lentamente la birra e noi la sua meravigliosa presenza. Dapprima ci siamo soffermate sull’unica parte del suo corpo in quell’istante in movimento: il braccio destro. Essendo piegato per portare la lattina alle labbra, i suoi muscoli erano in tensione. Quelli più evidenti erano quelli dell’avambraccio, sul quale spiccavano anche le vene, dilatate pure a causa del caldo. La maglia aderiva al suo petto e metteva in risalto le spalle larghe e solide. L’addome non era perfettamente piatto, ma il bello della sua fisicità era proprio che fosse dannatamente attraente nonostante qualche piccolo difetto. 
La sua presenza fisica era imponente e magnetica. Ne conoscevamo ogni particolare – o quasi -  già prima di incontrarlo di persona, grazie alle migliaia di foto che forniva internet. Ma dopo che lo avevamo conosciuto, ci eravamo subito rese conto che dal vivo tutto di lui era ancora meglio che in video. Perse nella solita contemplazione di quel miracolo vivente, non ci eravamo accorte ( e neppure lui in verità) che della benzina aveva continuato a fuoriuscire dal tubo lasciato per terra. I nostri occhi guizzavano dall’avambraccio alla mascella con la barba appena accennata, dal pomo d’Adamo che faceva su e giù sorseggiando a quelle spalle provocanti. I capelli e i suoi ray ban in quel momento catturavano un raggio di sole obliquo che proveniva dalle nostre spalle. Venendo illuminato all’altezza del viso, le lenti apparivano più trasparenti e lasciavano intravedere i suoi occhi. Erano chiusi, le lunghe ciglia ben visibili. Poi li aveva riaperti mentre per sbaglio un filo di birra gli era sfuggito dalla bocca. Il liquido gli bagnava il collo e lo sterno. Una visione celestiale. Rob aveva sorriso e poi aveva agitato la lattina vicino l’orecchio per verificare quanto contenuto restasse. Doveva essere quasi finita. Dopo sarebbe successa una cosa inaspettata e spettacolare. 
Una scena stereotipata vista mille volte nei film, ma che aveva tutt’altro sapore vista dal vivo e soprattutto con lui protagonista. Noi eravamo sempre poggiate all’auto, distante circa tre metri dalla pompa di benzina e da Rob. Aveva dato un rapido sguardo all’orologio leccandosi le labbra, prima di passarvi sopra il polso per asciugarle dalle gocce di birra. Dopo di che aveva gettato alle sue spalle, con la sinistra, la lattina. Avanzava lentamente verso di noi, il suo corpo interamente frustato dal vento che sollevava un lembo della maglia sino a lasciare scoperto un fianco. Il nostro sguardo non poteva evitare di proseguire anche altrove, più in basso. I jeans neri non attillati ma ben sagomati fasciavano le sue cosce ed erano leggermente scivolati, abbastanza da mostrare il bordo dei boxer neri, che tante volte erano in privato l’unico indumento che indossasse in casa con noi. La zip argentata dei jeans era rimasta mezza aperta, come spesso accadeva. Proprio mentre ci sembrava di andare a fuoco ripercorrendo tutta la sua intera figura, abbiamo visto una scintilla per terra, ai bordi del nostro campo visivo. Appena percettibile, rapida. Poi un fuoco alle spalle di Rob si è acceso di colpo. Lui, imperturbabile, con passo deciso ha proseguito l’ormai breve distanza che lo separava da noi.  Un po’ spaventate, abbiamo avvertito lo spostamento d’aria e ci siamo  istintivamente girate la faccia nella direzione opposta. Compreso che il piccolo incendio non minacciava di raggiungerci, ci siamo rivoltate per tornare a fissare Rob. Era ormai a meno di un metro da noi: si stava togliendo gli occhiali da sole e rideva. L’unica minaccia era lui. Lo era ogni volta che restavamo a fissarlo troppo a lungo. Ci sentivamo intontite. 
Tanto che per qualche secondo siamo rimaste seriamente sconvolte da un’agghiacciante riflessione: …e se era solo tutto un miraggio? Se in realtà non ci eravamo mai messe in viaggio con lui? Se non ci conoscevamo? O meglio… se in realtà non lo avevamo mai incontrato? Eravamo da anni abituate a sognarlo ad occhi aperti, così verosimilmente ,a volte, da confondere realtà ed immaginazione. Chissà se anche stavolta si trattava solo di fantasia…

   
 
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