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Autore: LADY ROSIEL    09/08/2012    1 recensioni
{ JOON/MIR }
"Joon fissò con dolcezza quel tenero ragazzo dormiente sul divano. Le braccia ferme e cinte attorno al cuscino, il corpo tutto rannicchiato su se stesso e quel respiro profondo e rilassato che si diffondeva nelle sue orecchie. Sorrise. In quell’istante Mir appariva come un indifeso bambino da coccolare amabilmente, e un po’ persino gli dispiaceva di doverlo destare da chissà quale meraviglioso sogno."
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Lee Joon, Mir
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lovey Dovey
Un amore birichino
 

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Quel venerdì sera era finalmente giunto, e per il team degli MBLAQ era quasi una benedizione in Terra, poiché ora avrebbero avuto un fine settimana tutto per loro. Quella dopotutto, era stata una settimana che definire “estenuante” era poco!
E così, come ogni venerdì sera, i cinque ragazzi si riempirono lo stomaco trangugiando mezzo frigorifero e mandando al diavolo ogni qualsivoglia cura dimagrante da loro precedentemente intrapresa. "Erano giovani, avevano bisogno di calorie!" – Era sempre questa l’esclamazione che pronunciavano per allontanare l’eventuale senso di colpa.  E poco importava se avessero mangiato per dieci e tracannato oltre tre litri d’acqua minerale e due di cola. Per loro ogni venerdì sera era come ‘l’ultima cena’ narrata nella Bibbia, con la netta differenza che non ci sarebbe mai stato alcun Giuda a tradire il gruppo.
Considerando poi, che Seungho si era sempre imposto contro al trincare alcolici e super alcolici e ne aveva severamente proibito l’uso anche ai suoi compagni d’avventura, questi, lo assillavo ogni volta  per potergli estorcere la promessa di un dopo cena esaltante.
E così, ogni venerdì sera si vedeva costretto a subire le suppliche di Mir e Chundung, le confessioni di G.O. in merito all’andamento della settima e le proposte indecenti di Joon.
A vote non poteva che domandarsi cosa avesse fatto di male nella vita per doversi sottoporre a una tale punizione divina.
La risposta però, gli era ancora del tutto sconosciuta.

Quella sera si optò per accontentare Chundung in una continua sfida ai videogiochi sulle piattaforme Sony e Wii. Alle volte bastava davvero poco per allietare una normale serata, si soffermò a pensare il Leader, Seungho. Guardarli cimentarsi con tanto impegno con il controller fra le mani, per poi rallegrarsi  divertiti lo riempiva di gioia ogni volta. Essere il Leader di una boyband non era cosa facile, ma finché poteva scorgere la serenità sui loro volti, non avrebbe mai mollato.
«Ma non è possibile! Ho perso di nuovo!» si lamentò G.O. «E’ umanamente impossibile batterti! Dì la verità, sei un alieno?!» chiese rivolto a Chundung, che quatto quatto aveva battuto ognuno di loro.
«Probabilmente.» Si limitò a rispondere. «Anche se forse siete voi ad essere delle schiappe!»
«Ohi, ohi, ohi… Schiappa a chi, tesoro? Lo sai che rivolgersi al tuo onnipotente Leader con questi toni, può essere davvero controproducente?!» Enfatizzò con lo sguardo truce di chi sa che può suscitare timore.
«A volte è davvero così sadico e pieno di se.» ammisero sottovoce, consapevoli che Seungho disponeva di tutte le armi per tenerli alla catena. E, malgrado l’inquietante voce inspiegabilmente rauca e il potere del suo sguardo che generava un’area di pressione e costrizione, erano davvero entusiasti di vederlo così preso da quelle loro bizzarre argomentazioni, poiché la serenità di Seungho era direttamente proporzionale all’aumentare del suo sadismo.  
«G.O. devi tagliarti i baffi.» Confessò Chundung.
«Eh? Perché? Non sono abbastanza avvenente, così come sono?»
«Se vuoi trovarti almeno una ragazza che ti si fila devi raderti al più presto!» S’intromise Lee Joon con fare ironico.
«Ahahah! Vuoi farmi ridere? O preferisci farmi incavolare, Joon?» , si finse alterato, «Io sono bellissimo!»
«Si, certo! Sei bello quanto può esserlo Capitan Uncino senza la parrucca!»
«Eh? Questa è davvero cattiva, Chundung!»  Esclamò scoraggiato lo stesso G.O.
«Beh, senti Capitan Uncino, prestami quel controller!» Ordinò lapidario Seungho che però venne del tutto inascoltato e addirittura sovrastato da quella cantilena che Chundung spacciava per canzone.
Un passo avanti ondeggiando, un altro  indietro 
bailando, muovi a tempo il bacino: sono capitano Uncino!”
«Ohi, razza di deficienti, ascoltatemi!» Protestò poi, con tono autoritario mal celando una flebile risata. Peccato però, che quel motivetto di dubbia provenienza ammaliò pure G.O che ora stava ballando un “Non si sa cosa” insieme a quell’altro minorato di Chundung. E in quell’istante Seungho apprese in pieno il significato di quel famoso detto: 
“Dio li fa, poi li accoppia!”
Joon invece, continuò a ridere a crepapelle solamente assistendo a quella buffa scenetta teatrale, poi però un quesito non indifferente busso nella sua testolina.
«Mir!?» Strepitò tentando di attirare la sua attenzione, ma non ricevendo risposta continuò, «Mir, ci sei?» Era davvero strano non sentire la sua voce in un momento esilarante come quello, ma solo dopo che si voltò in direzione del divano si accorse che il suo amico si era velocemente assopito, stringendo il cuscino fra le braccia.
«Oh, non ci credo! Si è addormentato!»
«Doveva essere davvero sfinito! Solitamente è il primo che non vuole mai andare a letto!»
«Si, ma è anche il primo ad appisolarsi in ogni dove!», concluse Chundung.
Lo guardarono un attimo incerti sul da farsi, poi, una volta accortosi di quell’espressione di beatitudine sul volto addormentato di Mir, Joon decise di farsene carico portandolo a letto.
«Ragazzi, l’ho porto nella sua stanza.»
«Vuoi un aiuto, Joon?»
«No, non preoccupatevi. Voi continuate pure la partita.»
«Ok, quando abbiamo terminato vi raggiungiamo.»

Joon fissò con dolcezza quel tenero ragazzo dormiente sul divano. Le braccia ferme e cinte attorno al cuscino, il corpo tutto rannicchiato su se stesso e quel respiro profondo e rilassato che si diffondeva nelle sue orecchie.
Sorrise.
In quell’istante Mir appariva come un indifeso bambino da coccolare amabilmente, e un po’  persino gli dispiaceva di doverlo destare da chissà quale meraviglioso sogno.
«Mir… Mir…» Gli poggiò delicatamente una mano sulla guancia, accarezzandolo. «Dai, svegliati. Ti sei addormentato sul divano.» A quelle flebili parole sussurrate lentamente, Mir parve ridestarsi e nell’attimo seguente aprì gli occhi vagamente disorientato. Sforzandosi di non chiuderli nuovamente, se li stropicciò a fondo con le mani.
«Dai, che ti accompagno.» Insistette Joon, prendendogli la mano e facendolo alzare dal divano. Mir, evidentemente troppo assonnato, non aveva nemmeno la forza di parlare e così annuì silenziosamente con il capo seguendo Joon.
«Forza, va’ al bagno e lavati i denti! Io ti aspetto qui!»
«Mhn!» Si limitò a rispondere con un grugnito incompressibile che probabilmente occultava il suo pieno consenso, ed entrò nel bagno chiudendosi poi la porta alle spalle.
Quando Mir era in quegli stati di catalessi era come se Joon dovesse prendersi cura per davvero di un bambino. Con gentilezza gli diceva quello che doveva fare e lui senza mai obbiettare, eseguiva alla lettera. Alle volte pareva quasi un cagnolino che eseguiva gli ordini del suo padrone.  
Sospirò quasi rassegnato, idealizzando che, anche se avesse desiderato non avrebbe mai potuto comportarsi diversamente. In quei momenti si sentiva autorizzato a prendersene cura come se fosse il suo fratellino più piccolo. In verità nemmeno ne conosceva la ragione, sapeva soltanto che gli scaturiva un calore particolare al cuore nel momento in cui lo vedeva lì, accanto a lui, totalmente indifeso. E a quel punto mandava a quel paese qualunque cosa stesse facendo per stare al suo fianco. Ormai gli era divenuto del tutto naturale.

Appoggiò la testa contro il muro ascoltando il rumore dello sciacquone del water e qualche secondo più tardi, non appena riuscì ad udire lo scorrere dell’acqua del lavandino, si sentì sollevato. Attese ancora qualche minuto, poi sorpreso nel continuare a sentire l’acqua che scrosciava via, s’impensierì ed entrò nel bagno dopo aver bussato con leggerezza.
Sapeva che Mir era un ragazzo originale e soprattutto fuori dagli schemi, ma mai si sarebbe aspettato di ritrovarselo poggiato contro la fredda parete accanto allo specchio che dormiva, in piedi per lo più, mentre stringeva lo spazzolino e lo premeva in bocca.
Lo osservò impressionato, inarcando le sopracciglia in un’espressione che ancor meglio descriveva il suo sgomento.
«Non posso davvero crederci…», sibilò appena. «Mir, coraggio! Svegliati!» Esclamò pazientemente, scuotendolo lievemente.
«Eh?»
«Cosa ‘Eh?’ Non puoi addormentarti in questo modo e pretendere di essere preso sul serio!» L’ennesima ramanzina mancata, si disse. E dopo un profondo sospiro durato più di quanto Joon si aspettasse, Mir si sciacquò la bocca e si asciugò malamente il viso in procinto di andarsene da quella stanza prima di caderci a terra stremato.
«Aspetta un minuto, cretino!» Joon lo afferrò saldamente per un braccio, facendolo voltare verso di sé. «Prima ci dobbiamo asciugare per bene questo visino.» Esordì strofinando il morbido asciugamano che ancora profumava di Marsiglia, sul volto dell’amico.  
«Ora siamo a posto.» L’osservò. «Ci sei? Possiamo farcela sino alla camera da letto, vero?» Domandò perplesso. «Puoi appoggiarti a me, se vuoi.»
Con una pazienza infinita, Joon se lo trascinò letteralmente sino alla sua stanza.
Non poteva credere che ogni volta che si addormentasse in giro per casa finisse sempre a quel modo! Gli sembrava di essere in una gag di Stanlio e Olio!
Ma quello che più lo aveva destabilizzato, oltre a dover strascinare si e no settanta chili per il corridoio, era stata proprio la scena di pocanzi: Ora il suo livello di apprensione nei confronti di Mir era ai massimi storici! E a ragion di logica, comprese che no, non avrebbe mai e poi mai dovuto lasciarlo da solo in circostanze simili. In quelle limitate condizioni psico-fisiche, era una preda sin troppo facile per chiunque! Avrebbero potuto molestarlo in qualunque modo senza che lui si ribellasse minimamente.
Immaginarsi tale prospettiva era poi devastante.
No, Non era un qualcosa che poteva prendere sotto gamba.
Doveva prestare la massima attenzione.

«Ok, siamo finalmente giunti alla sospirata meta.» Lasciò la presa sollevato. «Ora mettiti pure il pigiama e fila a letto.»
«Va bene.» Se fosse stato sempre così ubbidiente gli avrebbe dedicato un tempio!
Con ritrovata velocità, Mir si spogliò lasciandosi addosso solo i boxer neri e si apprestò ad indossare la canottiera, fiocinandosi poi sotto le coperte.
«Bene, la mia missione è conclusa! Ora ti lascio riposare in santa pace. Buonanotte, Mir.»
Ma non appena tentò di allontanarsi dal campo visivo dell’altro, questi lo bloccò, afferrandolo per un lembo della felpa.
«Non andartene.»
«Non vorrai mica che ti racconti la favola della buona notte?» Chiese con ironia.
«Fammi compagnia ancora un po’.» Ammise, assumendo un’espressione imbarazza talmente tenera da volerlo riempire di baci. «Per favore.», rincarò la dose.
«E va bene!» Lo accontentò fingendosi seccato, come se avesse molto di meglio da sbrigare invece che stargli accanto in quel letto forse troppo piccolo per due persone. E anche se non lo dava a vedere, Joon era davvero felice di quell’innocente richiesta di Mir.
«Allora, niente favola?»
«Niente favola. Mi basta averti accanto per potermi addormentare sereno.»
A quelle parole inattese, il cuore di Joon accelerò la sua corsa infinita.
Era mai possibile che riuscisse a dire simili carinerie con tanta spontaneità?

«Non starai esagerando?»
«Non sto esagerando, Joonie.» Tacque un attimo e poi riprese. «La tua presenza mi rilassa.»
«Ti rilassa? » Ripeté l’altro come se fosse la cosa più assurda che le sue orecchie abbiano udito. «E’ la prima volta che sento questa! Solitamente la mia presenza non fa altro che sovreccitare le persone!» Ammise lievemente confuso.
«Tzè, sei sempre così dannatamente egocentrico!» Lo riprese Mir, sistemandosi meglio le lenzuola. «Non sto parlando di ragazzine scalpitanti né di giovani donne con gli ormoni sotto sopra!» Precisò poi.
«Ah, no? Perché l’argomento mi interessava parecchio!»
«Pervertito egocentrico.» Ammise voltando lo sguardo verso il muro.
«Oh, non dirmi che ti sei offeso, razza di bambino bisbetico che non sei altro!» Scherzò.
«Non sono né bisbetico né un bambino, non più ormai!»
 «Per me lo sarai sempre.» Rispose di rimando, con voce inaspettatamente afona da sconvolgere l’altro.
«Stupido.» Emise con un alito di voce Mir. «Joonie, sai, anche se sei incredibilmente narcisista e un maniaco lussurioso, riesci sempre a farmi sentire a mio agio. La tua presenza, mi fa star bene.» Socchiuse poi gli occhi, cullandosi in quell’attimo di quiete.
«Non credevo avessi tanta voglia di parlare. A volte riesci a dire cose molto belle.»Sorrise dolcemente, meravigliato e appagato per quelle semplici ma importanti confessioni.
«Joonie…»
«Uhm?»
«Puoi dormire con me questa notte?»
Glie lo chiese con una naturalezza impeccabile.
Così diretto, così intenso, così enigmatico.
Una richiesta come quella aveva scaturito nella mente contorta di Joon, impreviste quanto improbabili fantasie erotiche del tutto inconciliabili con l’immagine pura e innocente, che sino a qualche istante prima aveva di Mir.
«Non penso proprio che ci possiamo stare in questo lettino! Però, se me lo chiedi così dolcemente, come posso resisterti?» Ammise fra un sorriso e l’altro, strabiliando del tutto Mir che arrossì come un pomodoro maturo, suscitando ancora più tenerezza.
Nel contempo, Joon si apprestò ad accarezzargli il capo, per poi sdraiarsi accanto a lui sentendosi a sua volta stretto fra le braccia di Mir.
«Restiamo così ancora un po’.» Soffiò Mir al suo orecchio stringendo le sue mani e chiudendo lentamente gli occhi, lasciandosi cullare fra le braccia di Morfeo.

© LADY ROSIEL

 

   
 
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