Lovey
Dovey
Un
amore birichino
Quel
venerdì sera era finalmente giunto, e per il team
degli MBLAQ era quasi una benedizione in Terra, poiché ora avrebbero
avuto un
fine settimana tutto per loro. Quella dopotutto, era stata una
settimana che
definire “estenuante” era poco!
E così, come ogni venerdì sera, i cinque ragazzi si riempirono lo
stomaco trangugiando mezzo
frigorifero e mandando al diavolo ogni qualsivoglia cura dimagrante da
loro precedentemente intrapresa. "Erano giovani, avevano bisogno di
calorie!" – Era sempre questa l’esclamazione che pronunciavano per
allontanare l’eventuale senso di colpa. E poco importava se
avessero
mangiato per dieci e tracannato oltre tre litri d’acqua
minerale e due di cola. Per loro ogni venerdì sera era come ‘l’ultima
cena’ narrata
nella Bibbia, con la netta differenza che non ci sarebbe mai stato
alcun Giuda a
tradire il gruppo.
Considerando poi, che Seungho si era sempre imposto contro al trincare
alcolici
e super alcolici e ne aveva severamente proibito l’uso anche
ai suoi compagni d’avventura, questi, lo assillavo ogni
volta per potergli estorcere la promessa di un dopo cena
esaltante.
E così, ogni venerdì sera si vedeva costretto a subire le
suppliche di Mir e Chundung, le confessioni di G.O.
in merito all’andamento della settima e le proposte indecenti di
Joon.
A vote non poteva che domandarsi cosa avesse fatto di male nella vita
per
doversi sottoporre a una tale punizione divina.
La risposta però, gli era ancora del tutto sconosciuta.
Quella sera si optò per
accontentare Chundung in una
continua sfida ai videogiochi sulle piattaforme Sony e Wii.
Alle volte bastava davvero poco per allietare una normale serata, si
soffermò a
pensare il Leader, Seungho. Guardarli cimentarsi con tanto
impegno con il controller fra le mani, per poi
rallegrarsi divertiti
lo riempiva di gioia ogni volta. Essere il Leader di una boyband non
era cosa
facile, ma finché poteva scorgere la serenità sui loro volti, non
avrebbe mai
mollato.
«Ma non è possibile! Ho perso di nuovo!» si lamentò G.O. «E’ umanamente
impossibile batterti! Dì la verità, sei un alieno?!» chiese rivolto a
Chundung,
che quatto quatto aveva battuto ognuno di loro.
«Probabilmente.» Si limitò a rispondere. «Anche se forse siete
voi ad essere delle schiappe!»
«Ohi, ohi, ohi… Schiappa a chi, tesoro? Lo sai che rivolgersi
al tuo onnipotente Leader con questi toni, può essere davvero
controproducente?!» Enfatizzò con lo sguardo truce di chi sa che può
suscitare
timore.
«A volte è davvero così sadico e pieno di se.» ammisero sottovoce,
consapevoli
che Seungho disponeva di tutte le armi per tenerli alla catena. E,
malgrado
l’inquietante voce inspiegabilmente rauca e il potere del suo sguardo
che
generava un’area di pressione e costrizione, erano davvero
entusiasti di vederlo così preso da quelle loro bizzarre
argomentazioni, poiché
la serenità di Seungho era direttamente proporzionale all’aumentare del
suo
sadismo.
«G.O. devi tagliarti i baffi.» Confessò Chundung.
«Eh? Perché? Non sono abbastanza avvenente, così come sono?»
«Se vuoi trovarti almeno una ragazza che ti si fila devi raderti al più
presto!» S’intromise Lee Joon con fare ironico.
«Ahahah! Vuoi farmi ridere? O preferisci farmi incavolare, Joon?» , si
finse
alterato, «Io sono bellissimo!»
«Si, certo! Sei bello quanto può esserlo Capitan Uncino senza la
parrucca!»
«Eh? Questa è davvero cattiva, Chundung!» Esclamò
scoraggiato lo stesso G.O.
«Beh, senti Capitan Uncino, prestami quel controller!» Ordinò
lapidario Seungho che però venne del tutto inascoltato e addirittura
sovrastato
da quella cantilena che Chundung spacciava per canzone.
“Un passo avanti ondeggiando,
un
altro indietro bailando,
muovi a tempo il
bacino: sono capitano Uncino!”
«Ohi, razza di deficienti, ascoltatemi!» Protestò poi, con tono
autoritario mal
celando una flebile risata. Peccato però, che quel motivetto di dubbia
provenienza ammaliò pure G.O che ora stava ballando un “Non
si
sa cosa” insieme a quell’altro minorato di Chundung. E in quell’istante
Seungho apprese in pieno il significato di quel famoso detto:
“Dio li fa, poi li accoppia!”
Joon invece, continuò a ridere a crepapelle solamente assistendo a
quella
buffa scenetta teatrale, poi però un quesito non indifferente busso
nella sua
testolina.
«Mir!?»
Strepitò tentando
di attirare la sua
attenzione, ma non ricevendo risposta continuò, «Mir, ci sei?» Era
davvero
strano non sentire la sua voce in un momento esilarante come quello, ma
solo
dopo che si voltò in direzione del divano si accorse che il suo amico
si era
velocemente assopito, stringendo il cuscino fra le braccia.
«Oh, non ci credo! Si è addormentato!»
«Doveva essere davvero sfinito! Solitamente è il primo che non vuole
mai andare
a letto!»
«Si, ma è anche il primo ad appisolarsi in ogni dove!», concluse
Chundung.
Lo guardarono un attimo incerti sul da farsi, poi, una volta accortosi
di
quell’espressione di beatitudine sul volto addormentato di Mir, Joon
decise di
farsene carico portandolo a letto.
«Ragazzi, l’ho porto nella sua stanza.»
«Vuoi un aiuto, Joon?»
«No, non preoccupatevi. Voi continuate pure la partita.»
«Ok, quando abbiamo terminato vi raggiungiamo.»
Joon fissò con dolcezza quel tenero ragazzo dormiente sul divano. Le
braccia
ferme e cinte attorno al cuscino, il corpo tutto rannicchiato su se
stesso e
quel respiro profondo e rilassato che si diffondeva nelle sue orecchie.
Sorrise.
In quell’istante Mir appariva come un indifeso bambino da coccolare
amabilmente, e un po’ persino gli dispiaceva di doverlo destare
da chissà
quale meraviglioso sogno.
«Mir…
Mir…» Gli poggiò delicatamente una mano sulla
guancia, accarezzandolo. «Dai, svegliati. Ti sei
addormentato sul divano.» A quelle flebili parole
sussurrate lentamente, Mir parve ridestarsi e nell’attimo seguente aprì
gli
occhi vagamente disorientato. Sforzandosi di non chiuderli nuovamente,
se li
stropicciò a fondo con le mani.
«Dai, che ti accompagno.» Insistette Joon, prendendogli la mano e
facendolo
alzare dal divano. Mir, evidentemente troppo assonnato, non aveva
nemmeno la
forza di parlare e così annuì silenziosamente con il capo seguendo Joon.
«Forza, va’ al bagno e lavati i denti! Io ti aspetto qui!»
«Mhn!» Si limitò a rispondere con un grugnito incompressibile che
probabilmente
occultava il suo pieno consenso, ed entrò nel bagno chiudendosi poi la
porta
alle spalle.
Quando Mir era in quegli stati di catalessi era come se Joon dovesse
prendersi
cura per davvero di un bambino. Con gentilezza gli diceva
quello che doveva fare e lui senza mai obbiettare, eseguiva alla
lettera. Alle
volte pareva quasi un cagnolino che eseguiva gli ordini del suo
padrone.
Sospirò quasi rassegnato, idealizzando che, anche se avesse desiderato
non
avrebbe mai potuto comportarsi diversamente. In quei momenti si sentiva
autorizzato a prendersene cura come se fosse il suo fratellino più
piccolo. In
verità nemmeno ne conosceva la ragione, sapeva soltanto che
gli scaturiva
un calore particolare al cuore nel momento in cui lo vedeva lì,
accanto a lui, totalmente indifeso. E a quel punto mandava a quel paese
qualunque cosa stesse facendo per stare al suo fianco. Ormai gli era
divenuto
del tutto naturale.
Appoggiò la testa contro il muro ascoltando il rumore dello sciacquone
del
water e qualche secondo più tardi, non appena riuscì ad udire lo
scorrere
dell’acqua del lavandino, si sentì sollevato. Attese ancora qualche
minuto, poi
sorpreso nel continuare a sentire l’acqua che scrosciava via,
s’impensierì ed
entrò nel bagno dopo aver bussato con leggerezza.
Sapeva che Mir era un ragazzo originale e soprattutto fuori dagli
schemi,
ma mai si sarebbe aspettato di ritrovarselo poggiato contro
la
fredda parete accanto allo specchio che dormiva, in piedi per lo
più,
mentre stringeva lo spazzolino e lo premeva in bocca.
Lo osservò impressionato, inarcando le sopracciglia in
un’espressione che
ancor meglio descriveva il suo sgomento.
«Non posso davvero crederci…», sibilò appena. «Mir, coraggio!
Svegliati!»
Esclamò pazientemente, scuotendolo lievemente.
«Eh?»
«Cosa ‘Eh?’ Non puoi addormentarti in questo modo e pretendere di
essere preso sul serio!» L’ennesima ramanzina mancata, si disse. E dopo
un
profondo sospiro durato più di quanto Joon si aspettasse, Mir si
sciacquò la
bocca e si asciugò malamente il viso in procinto di andarsene da quella
stanza
prima di caderci a terra stremato.
«Aspetta un minuto, cretino!» Joon lo afferrò saldamente per un
braccio, facendolo voltare verso di sé. «Prima ci dobbiamo asciugare
per bene
questo visino.» Esordì strofinando il morbido asciugamano che ancora
profumava
di Marsiglia, sul volto dell’amico.
«Ora siamo a posto.» L’osservò. «Ci sei? Possiamo farcela sino alla
camera da letto,
vero?» Domandò perplesso. «Puoi appoggiarti a me, se vuoi.»
Con una pazienza infinita, Joon se lo
trascinò letteralmente sino
alla sua stanza.
Non poteva credere che ogni volta che si addormentasse in giro per casa
finisse
sempre a quel modo! Gli sembrava di essere in una gag di Stanlio e
Olio!
Ma quello che più lo aveva destabilizzato, oltre a dover strascinare si
e no
settanta chili per il corridoio, era stata proprio la scena di
pocanzi: Ora
il suo livello di apprensione nei confronti di Mir era ai massimi
storici! E
a ragion di logica, comprese che no, non avrebbe mai e poi mai dovuto
lasciarlo
da solo in circostanze simili. In quelle limitate condizioni
psico-fisiche, era
una preda sin troppo facile per chiunque! Avrebbero potuto molestarlo
in
qualunque modo senza che lui si ribellasse minimamente.
Immaginarsi tale prospettiva era poi devastante.
No, Non era un qualcosa che poteva prendere sotto gamba.
Doveva prestare la massima attenzione.
«Ok, siamo finalmente giunti alla sospirata meta.» Lasciò la presa
sollevato. «Ora
mettiti pure il pigiama e fila a letto.»
«Va bene.» Se fosse stato sempre così ubbidiente gli avrebbe dedicato
un tempio!
Con ritrovata velocità, Mir si spogliò lasciandosi addosso solo i boxer
neri e
si apprestò ad indossare la canottiera, fiocinandosi poi sotto le
coperte.
«Bene, la mia missione è conclusa! Ora ti lascio riposare in santa
pace.
Buonanotte, Mir.»
Ma non appena tentò di allontanarsi dal campo visivo dell’altro, questi
lo
bloccò, afferrandolo per un lembo della felpa.
«Non andartene.»
«Non vorrai mica che ti racconti la favola della buona notte?» Chiese
con
ironia.
«Fammi compagnia ancora un po’.» Ammise, assumendo un’espressione
imbarazza
talmente tenera da volerlo riempire di baci. «Per favore.», rincarò la
dose.
«E va bene!» Lo accontentò fingendosi seccato, come se avesse molto di
meglio
da sbrigare invece che stargli accanto in quel
letto forse troppo
piccolo per due persone. E anche se non lo dava a vedere, Joon era
davvero
felice di quell’innocente richiesta di Mir.
«Allora, niente favola?»
«Niente favola. Mi basta averti accanto per potermi addormentare
sereno.»
A quelle parole inattese, il cuore di Joon accelerò la sua corsa
infinita.
Era mai possibile che riuscisse a dire simili carinerie con tanta
spontaneità?
«Non starai esagerando?»
«Non sto esagerando, Joonie.» Tacque un attimo e poi riprese. «La tua
presenza
mi rilassa.»
«Ti rilassa? » Ripeté l’altro come se fosse la cosa più assurda che le
sue orecchie abbiano udito. «E’ la prima volta che sento questa!
Solitamente la
mia presenza non fa altro che sovreccitare le persone!» Ammise
lievemente
confuso.
«Tzè, sei sempre così dannatamente egocentrico!» Lo riprese Mir,
sistemandosi
meglio le lenzuola. «Non sto parlando di ragazzine scalpitanti né di
giovani
donne con gli ormoni sotto sopra!» Precisò poi.
«Ah, no? Perché l’argomento mi interessava parecchio!»
«Pervertito egocentrico.» Ammise voltando lo sguardo verso il muro.
«Oh, non dirmi che ti sei offeso, razza di bambino bisbetico che non
sei
altro!» Scherzò.
«Non sono né bisbetico né un bambino, non più ormai!»
«Per me lo sarai sempre.»
Rispose di rimando, con voce inaspettatamente afona da sconvolgere
l’altro.
«Stupido.» Emise con un alito di voce Mir. «Joonie, sai, anche se
sei incredibilmente narcisista
e un maniaco lussurioso, riesci sempre a farmi sentire a mio
agio. La
tua presenza, mi fa star bene.» Socchiuse poi gli occhi, cullandosi
in quell’attimo di quiete.
«Non credevo avessi tanta voglia di parlare. A volte riesci a dire cose
molto
belle.»Sorrise dolcemente, meravigliato e appagato per quelle semplici
ma
importanti confessioni.
«Joonie…»
«Uhm?»
«Puoi dormire con me questa notte?»
Glie lo chiese con una naturalezza impeccabile.
Così diretto, così intenso, così enigmatico.
Una richiesta come quella aveva scaturito nella mente contorta di Joon,
impreviste quanto improbabili fantasie erotiche del tutto
inconciliabili con
l’immagine pura e innocente, che sino a qualche istante prima aveva di
Mir.
«Non penso proprio che ci possiamo stare in questo lettino! Però, se me
lo
chiedi così dolcemente, come posso resisterti?» Ammise fra un sorriso e
l’altro, strabiliando del tutto Mir che arrossì come un pomodoro
maturo,
suscitando ancora più tenerezza.
Nel contempo, Joon si apprestò ad accarezzargli il capo, per poi
sdraiarsi
accanto a lui sentendosi a sua volta stretto fra le braccia di Mir.
«Restiamo così ancora un po’.» Soffiò Mir al suo orecchio stringendo le
sue
mani e chiudendo lentamente gli occhi, lasciandosi cullare fra le
braccia di
Morfeo.
© LADY
ROSIEL