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Autore: LADY ROSIEL    09/08/2012    1 recensioni
{ JOON/MIR }
"Entrare a far parte degli MBLAQ e debuttare con loro era stata una vera benedizione, di questo ne era certo, ma da qualche mese a questa parte, molte delle sue più fervide convinzioni, iniziavano pian pianino a vacillare. Non che non ci avesse mai fatto caso prima di allora, anzi, era pur certo che tutto iniziò lo stesso giorno che i suoi occhi incontrarono quelli di Mir."
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash | Personaggi: Lee Joon, Mir
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Diavoletto CELESTIALE

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Aveva sempre creduto di poter leggere nel cuore delle persone come fossero dei libri aperti, in quei ventiquattro anni aveva imparato che sfruttando a pieno la sua avvenenza, sforzandosi di essere sempre gentile con tutti e sfoggiando un brillante sorriso qua e là, poteva facilmente entrare nelle grazie di chiunque.
Era pur vero che fondamentalmente Lee Joon era una persona rispettabile e buona, tuttavia l’essere sempre etichettato come “Estremamente Sexy” sopra ogni altra cosa, aveva inciso sulla sua vita adolescenziale  molto peggio di quanto ci si potesse aspettare.
Ed era per questo che aveva scelto di intraprendere la vita del cantante, voleva far vedere a tutti quale fosse il suo vero talento. Entrare a far parte degli MBLAQ e debuttare con loro era stata una vera benedizione, di questo ne era certo, ma da qualche mese a questa parte, molte delle sue più fervide convinzioni, iniziavano pian pianino a vacillare.  
Forse l’aver schematizzato tutta la sua vita e ogni sua scelta in un sistema binario diametralmente opposto come bianco  e nero, ora rendeva tutto molto più complicato di quanto non fosse. Credere che a nascere per primo fosse stato l’uovo e non la gallina non era certo una teoria erronea, ma d’altra parte non era neppure una scienza conclamata. E in quello stesso paragone poteva benissimo cambiare le variabili in gioco ma la risposta non cambiava minimamente. Di conseguenza rimuginare e sospirare era l’unica cosa che riusciva a fare.

"Amava le donne." Era molto di più che una semplice convinzione, era una sorta di legge non scritta immessa nel suo stesso DNA. 
E allora perché… Non capiva. O meglio, la sua razionalità, il suo orgoglio nell’essere un uomo, gli impedivano di comprenderlo e di ammetterlo.

Non che non ci avesse mai fatto caso prima di allora, anzi, era pur certo che tutto iniziò lo stesso giorno che i suoi occhi incontrarono quelli di Mir.
Nell’attimo in cui le loro mani si strinsero in una conoscenza formale avvertì qualcosa di sconosciuto invaderlo. 
Era stata solo una sensazione senza alcun fondo di verità, se ne convinse poi.
Eppure, nel momento in cui riuscì a sentire la sua risata vivace e genuina non poté fare altro che osservarlo con sorpresa. Era la prima volta che sentiva una risata tanto divertita, e senza ragione alcuna le sue labbra s’incresparono in un sorriso tanto gioioso quanto fanciullesco. 
«Allora anche tu puoi sorridere così.» Affermò Mir, una volta che la risata aveva lasciato spazio ad un’espressione seria e al contempo rilassata  sul suo volto.  
Fu proprio in quell’attimo che le certezze di Joon iniziarono a tremare come un castello di carte mosso da un leggero soffio d’aria. Nel medesimo istante in cui lo stupore, e con esso quel sentimento d’incredulità lasciavano spazio ad una nuova emozione non del tutto compresa. 
Era iniziato tutto in maniera così semplice e lineare da sembrare quasi impossibile, eppure bastarono solo alcuni giorni per diventare completamente assuefatto da quel giovanissimo ragazzo, più piccolo di lui di tre anni.
Mai nessun altro era riuscito a toccare così a fondo il cuore di Joon, come invece faceva Mir quotidianamente e senza nemmeno rendersene conto.
Era riuscito nell’impresa titanica di tirar fuori la parte più infantile e vulnerabile di Joon.
Aveva scavato a fondo, andando oltre a quel suo bel visino, o a quel corpo ben scolpito, si era diretto verso quella voce intensa, verso quel sussurro vibrato, bollente ed estremamente oscuro. Aveva toccato la sua anima, e non si trattava solo di un eufemismo!

Prima di allora, Joon, non aveva mai mostrato seriamente il suo interesse verso qualcosa che non fosse il canto e la danza. 
Mai nessuna persona era riuscita a suscitargli un interesse tale da non esserne mai sazio. Joon era volubile e soprattutto scostante, lo era sempre stato da quel che ricordava, eppure con Mir tutto era differente.
Non c’era giorno in cui non avrebbe desiderato essere al suo fianco anche solo per poter ridere liberamente di cose senza alcun senso. 
Lo ripeteva con una certa costanza: «Se Mir non mi avesse fatto comprendere l’importanza che può avere una risata, io non sarei mai stato me stesso.» E ormai l’intero gruppo aveva compreso l’importanza della loro amicizia.
Tuttavia c’era di più – molto di più – aggiunse lo stesso Joon scompigliandosi i capelli mentre passeggiava per quella caotica stanza.

Mir aveva quella strana influenza su di lui, la stessa che può avere un fratello maggiore quando si preoccupa per quello minore: la stessa angoscia, la stessa dolcezza.
Lo stesso amore.  
Si preoccupava per lui se in inverno si copriva poco,  se in estate restava per troppo tempo in acqua dopo aver mangiato. E soprattutto si preoccupava nell’eventualità che quando fosse sul palcoscenico potesse capitargli qualcosa d’imprevedibile.
In verità confidava nelle schiaccianti doti canore e d’intrattenimento di Mir, ma non riusciva a non preoccuparsi, gli era del tutto impossibile. Forse, era perché la luce che emanava quel piccolo gioiello di purezza era così limpida, che il terrore che qualcuno o qualcosa potesse oscurare la sua stella lo gettava nel panico più totale.  

Continuando a camminare  distrattamente da una parte all’altra della stanza, Joon elucubrava teorie ed ipotesi sul suo ultimo, ma non per questo meno importante, dei suoi problemi.
Non sapeva bene come fosse possibile, ma negli ultimi tempi persino ammiccare con la telecamera e fare il piacente con le ragazze non lo appagava più come un tempo. E per quanto tentasse di trovare una causa scatenante o una scusa plausibile per far tacere la sua coscienza, non faceva altro che andare a sbattere contro quel nome famigliare, divenuto ormai sin troppo importante: Mir. 

Non vi era alcun dubbio, direttamente o indirettamente la colpa era tutta di quel diavoletto celestiale che gli scodinzolava in torno ogni santo giorno!
Non c’era nulla di straordinario o di anormale in Joon, era tutta colpa di qualche astruso sortilegio ad opera di quel birbante mascherato da cucciolo, se i suoi ormoni erano in sciopero forzato da chissà quanti mesi! 
Non capiva. – ammise stringendosi il volto con le mani. – Mir era un normale ragazzo. 
Appunto, era un ragazzo, un giovane uomo! 
Solo questo avrebbe dovuto togliergli ogni dubbio o perplessità sull’intera faccenda, invece era proprio quello il fulcro! 
Non vi era nulla di speciale in lui.
Era solo un’adolescente esuberante, egocentrico ed estremamente infantile. 
Questo era Mir. – Tentò più che altro di auto convincersi – Malgrado ciò, sapeva meglio di chiunque altro che Mir aveva un carattere d’oro!
Era davvero raro vederlo adirato per qualcosa, aveva il sole negli occhi. Era garbato, premuroso e un ottimo confidente. Senza escludere la sua innata allegria contagiosa che diffondeva generosamente ogni volta che gli si parlava. E a dirla tutta non era nemmeno immaturo, considerando la sua giovane età! 
Certo, era innegabile che a volte il suo lato infantile prendesse il controllo riuscendo seriamente ad inquietarlo, dato il gran numero di idiozie che riusciva a dire in una sola volta.
Ma in fin dei conti a Joon piaceva non poco poter condividere quella loro strampalata amicizia.

Era davvero un ragazzo buffissimo. – Sorrise amabilmente  ricordando le sue più bizzarre espressioni: da quelle che faceva quando toccava cibo, a quelle quando si addormentava placidamente sul divano. Era come un cane esuberante che ti chiedeva continuamente di tirargli il bastone. Come un gatto ruffiano che si fingeva altezzoso. Come un pappagallo tutto impettito ed estroso che cinguettava allegramente senza sosta. 
A quelle belle immagini che la sua mente aveva scaturito dal nulla, Joon rispose ridendo di gusto, tentando di immaginarsi l’amico al posto degli animali. 
Molto probabilmente erano state proprio quelle tenere espressioni a far scatenare in Joon il desiderio di proteggerlo e di vigilare su di lui come se in realtà fosse sangue del suo sangue. 

Fare la psicoanalisi su se stessi non era poi così semplice, ammise alla sua coscienza con aria rassegnata il giovane Joon, d’improvviso distolto dai suoi pensieri, in seguito ad un gracchiare quasi animalesco di dubbia provenienza.
In verità, una mezza idea di chi potesse ricreare simili suoni nei camerini degli studi televisivi di Seoul ce l’aveva! Eccome se ce l’aveva! 
E il presentimento divenne certezza quando udì strani farfugliamenti e urla tipiche delle scimmie provenire da dietro la sua schiena.
Ormai non vi era alcun dubbio, sospirò pronto ad accogliere quella nuova ventata di idiozia senza limiti. Ed infatti, come previsto, Mir sbucò davanti ai suoi occhi in tutta la sua folgorante demenza, mettendosi le mani fra i capelli riproducendo versi davvero poco ortodossi per chi come lui faceva parte di una boyband ormai da quattro anni. 
Joon, dal canto suo, si limitò ad osservarlo esterrefatto, pregando il buon cielo che Bi Rain non entrasse in sala in un momento simile. E a ben pensarci gli sarebbe mancata solo la banana fra le mani e sarebbe stato assolutamente perfetto come scimmia!
Ah… Altro che un tenero batuffolo di pelo da accudire, Mir era una dispettosa scimmia da rinchiudere in gabbia! 
Ciò nonostante, anche in un momento simile, Joon ringraziò il fato per averlo incontrato. 
«Mir, chiudi quella bocca! Vuoi forse essere ricordato come la scimmia più rumorosa mai entrata negli studios?» Tentò di rimproverarlo con pochi risultati.
«Io non sono una scimmia qualunque, sono la tua super scimmia!» Esclamò l’altro con fare scherzoso, sorridendo affettuosamente stringendo la mano di Joon con la propria. 
Era inutile, non vi era nulla da fare, Joon non sapeva davvero resistergli quando faceva quello sguardo così tenero ed estasiato da sembrare un bambino nel momento in cui apre il tanto agognato regalo di compleanno.

Come si poteva non trovarlo semplicemente adorabile?

Lo aveva compreso poco a poco, non c’era solo il bianco e il nero, la vita era costellata di sentieri ed emozioni che non si potevano classificare a priori.
La zona grigia esisteva, così come esistevano i colori, e sicuramente Mir ne faceva parte da molto tempo. Ora l’aveva finalmente compreso.

   
 
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