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Autore: indiceindaco    09/08/2012    5 recensioni
Forse certe cose sono così esatte da far parte di noi da sempre, anche se non te le aspetti sono lì, pronte a coglierti, ad accoglierti e a non lasciarti andare.
Dopo la mia assenza, si ritorna con una nuova MxM, accompagnata da Lana.
"Finally, you and me are the lucky ones this time."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Matt, Mello | Coppie: Matt/Mello
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Every now and then, the stars align 

Boy and girl meet by the great design 

Could it be that you and me are the lucky ones? 

 

Everybody told me love was blind 

Then I saw your face and you blew my mind 

Finally, you and me are the lucky ones this time. 

 

Lucky Ones,

Lana Del Rey.

 

 

Quando, la prima volta, Matt strinse la mano di Mello, il Mondo si fermò.

Sembrava quasi avesse dimenticato perché dovesse girare su se stesso.

O almeno così era sembrato a Matt. Annaspando, sotto lo sguardo di ghiaccio, Matt si perse nella conca calda della mano tesa davanti a lui.

E niente sembrava poter essere più importante.

Quando Matt arrivò nell'atrio luminoso di quell'istituto non pensava vi avrebbe trovato -come ad attenderlo- una mano di fronte a lui.

Come fosse tornato a casa.

Non c'era nulla di strano, di insolito. Tutto puzzava di normalità e Matt adorò quell'odore.

Era normale che quel ragazzino biondo, dal sorriso marcato dall'orgoglio e dalla cioccolata, stesse lì con la mano tesa ad aspettare.

-Io sono Mello.

Matt registrò quelle parole come le avesse già sentite, come le avesse conservate fino ad allora, come se già sapesse.

Era tornato a casa: non sapeva come c'era arrivato, né dove era diretto.

Una sola costante, la mano che si stringeva alla sua.

Matt sapeva che da qualche parte, in un angolo del Mondo, c'era sempre stata quella mano, quelle parole, ad aspettarlo. L'aveva sempre saputo.

Non c'era da stupirsi se, quando l'anziano dal nome Roger gli disse che poteva considerare l'Istituto come casa propria, Matt rispose:

-Lo so.

Non perché fosse scontato, o perché gli piacesse, ma perché lo sentiva.

 

***

 

La cosa più importante era riuscire a chiudersi la porta alle spalle, la sera.

La stessa porta che si era aperta la mattina.

In che condizioni, o a che ora, non era importante.

L'importante era tornare.

Era giusto, era suo dovere, era normale.

Matt si sfilò il pesante gilet ormai grigiastro, abbandonandolo su una sedia sgangherata.

Due passi e fu alle spalle di Mello: il divano puzzava di umido e lercio, il led del computer sulle gambe di Mello era l'unica fonte di luce, l'udito dell'altro era costretto da un paio di grosse cuffie, che Matt riconobbe come proprie.

Sullo schermo una ragazza bionda, si puntellava sui gomiti agitando le gambe, mentre distesa sul divano sfogliava una rivista.

Matt poggiò le mani sulle spalle di Mello.

Questi sussultò lievemente, poi si sfilò le cuffie, facendole scivolare sulla nuca.

Tirò la testa indietro, sulla spalliera del divano, per guardare gli occhi di Matt.

Con il viso perpendicolare al suo, Matt rimase immobile, le mani sulle sue spalle, anche quando Mello gli tirò giù gli occhialoni sul mento.

Rimasero così, le espressioni piene dell'espressione dell'altro.

Matt fece per dire qualcosa, ma gli occhi di Mello, scintillanti, lo dissuasero.

Poi Mello artigliò, con indice e medio, l'elastico degli occhialoni, attirando il volto di Matt sul proprio.

Matt si chinò e lasciò un tiepido bacio sulla fronte dell'altro, che si spingeva verso di lui.

Quando, per l'ennesima volta, Matt leccò le labbra di Mello, il Mondo accelerò.

Era così, da un po' di tempo a questa parte: quando lo toccava, sentiva il mondo avvitarsi su se stesso più velocemente, come non vi fosse spazio per quella tenerezza.

Le loro lingue giocavano, speculari, l'una sull'altra. In un incastro perfetto.

Quando sentirono la necessità di respirare, Matt scavalcò la spalliera del divano e si sistemò accanto a Mello.

Un sospiro stanco sfuggì dalle labbra del biondo, mentre allontanava da sé il computer e il suo compito.

Matt poggiò la testa sulle gambe di Mello.

-Sono tornato a casa.- sussurrò dopo aver chiuso gli occhi.

Non che quell'appartamento potesse essere considerato una casa, non che gli importasse di avere un tetto sopra la testa, bastava ci fosse Mello.

Non c'era da stupirsi se, quando Mello cercò di esternare i propri sentimenti -cosa piuttosto difficile, per un tipo come lui, Matt mise due dita sulle sue labbra e disse:

-Lo so.

Non perché fosse scontato, o perché non avesse bisogno di sentirlo, ma perché semplicemente lo sapeva.

L'aveva sempre saputo.

  
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