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Autore: Maracuja    09/08/2012    4 recensioni
"L era sopra di lui, una gamba abbandonata dietro la sua schiena, l’altra ripiegata sotto di sé. Da quello che sarebbe potuto apparire un dettaglio di poco conto traspariva la logica di L: voleva fargli credere di essere in suo potere, ma non gli avrebbe mai lasciato il comando."
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito | Coppie: L/Light
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Movimenti lenti, controllati.
Il sudore faceva scivolare le mani di L sulle sue spalle; noncurante, lasciò che accarezzassero la propria schiena e la stringessero mentre gli avambracci gli sfioravano la clavicola.
Sentiva il suo respiro sulla tempia, irregolare e ritmato allo stesso tempo. L’addome si alzava e abbassava alla medesima frequenza e quando incontrava il suo gli infondeva una sensazione di calore che la nottata torrida e le lenzuola appiccicate alle gambe non potevano eguagliare.
Strinse un braccio attorno alla sua vita e lo trasse a sé in un impulsivo desiderio di maggiore contatto fisico.
Tentò di stabilire un ritmo diverso, non tanto perché quello non lo soddisfacesse, ma per verificare quanto controllo potesse realmente esercitare in quella posizione.
L era sopra di lui, una gamba abbandonata dietro la sua schiena, l’altra ripiegata sotto di sé. Da quello che sarebbe potuto apparire un dettaglio di poco conto traspariva la logica di L: voleva fargli credere di essere in suo potere, ma non gli avrebbe mai lasciato il comando.
Sorrise contro la sua spalla, graffiandola con i denti e premendo le dita contro le sue costole mentre i suoi sforzi per sollevare il bacino vennero premiati da un ansito. 
Un brivido di eccitazione gli percorse la spina dorsale; lo voleva, era suo. 
Fece scorrere le dita tra i suoi capelli e le fermò sulla nuca per non lasciare che chinasse la testa. Cercò le sue labbra e le congiunse alle proprie, lambendole e mordendole senza uno schema preciso, a seconda dell’intensità con la quale lo stomaco si contraeva al suo tocco, al suo profumo.
Baciarlo era tirare a sorte, non poteva mai sapere quale sarebbe stata la sua reazione. A volte restava immobile, quasi indifferente al suo tocco, e si lasciava manovrare come fosse una bambola di pezza, altre si scansava prima ancora di essere sfiorato, ma c’erano rari momenti in cui intrecciava le braccia dietro al suo collo e rispondeva ai baci con tale irruenza da lasciarlo disarmato; allora Light doveva sforzarsi per restare lucido e trovare la strada per la camera da letto più vicina, spogliarlo e lasciare che lui facesse lo stesso con i suoi vestiti per ritrovarsi a fare l‘amore nella stanza di Matsuda, Aizawa o perfino di suo padre.
Era assurdo sottostare ai suoi capricci ormonali, ma ne valeva la pena.
L’esigenza di soddisfare la propria erezione non riusciva a superare quella di sentire il corpo di L contro il proprio, l’impeto era frenato dalla voglia di prolungare quel rapporto fino a quando non fosse più stato possibile.
Nonostante riuscisse a controllarsi alla perfezione non aveva alcun potere sulla parte di sé che bramava il contatto più del sesso, la stessa che non poteva frenare dal cercarlo nelle situazioni più banali come sfiorargli distrattamente un braccio o appoggiare una mano sulla sua spalla durante il lavoro.
Gli sorbì il labbro inferiore e lo lasciò andare solo per potergli baciare il mento e proseguire lungo la gola quando l’altro reclinò la testa, lasciandosi sfuggire un gemito.
Chiuse gli occhi e poggiò le labbra sulla giugulare, avvertendola pulsare prepotentemente contro la pelle liscia e diafana. 
Solo in quell’istante realizzò quanto fosse nella merda.
Kira doveva uccidere L, Light se lo voleva scopare. Costantemente, senza sosta, per sempre.
Scendere a patti con se stesso era qualcosa che si era aspettato di dovere fare per la propria famiglia, ma L era su un piano completamente diverso dal loro. Avrebbe potuto mandarlo alla forca e non avrebbe esitato a farlo, sarebbe stata sufficiente una parola di troppo o, per come stavano andando le cose, altre due settimane di indagini. 
Sarebbe stato tutto più semplice senza di lui.
«Sì!».
Il gemito appena sussurrato giunse alle orecchie di Light come un’eco lontana, ma riuscì a portarlo al limite prima di quanto avesse sperato.
Con un colpo di reni ribaltò le posizioni, riuscendo, in qualche modo, a spingere indietro L fino a trovarsi sopra di lui, indiscutibilmente dominante. Le gambe dell’altro andarono a incrociarsi dietro alla sua schiena mentre gli bloccava i polsi sulla testa, contro il materasso, scendendo sul collo per baciarlo, lasciargli un segno e aumentare il ritmo. Sentì L rilassarsi e lasciare che insinuasse una mano tra di loro per afferrare la sua erezione: era il chiaro segno che anche lui fosse vicino al culmine. 
Pensandoci meglio, Light dovette ammettere di divertirsi parecchio con lui. Oltre alle parentesi più intime, quel ragazzo era l’unico a tenergli testa, lo stimolava.
Rallentò nuovamente per non precederlo; furono sufficienti poche spinte perché L chiudesse gli occhi e inarcasse la schiena, le labbra dischiuse e invitanti, ogni muscolo in tensione. Se non fosse stato abituato a quella scena si sarebbe fermato per cogliere più dettagli possibile, dettagli che conosceva già a memoria, come le lievi increspature della pelle sulle palpebre o le ciocche di capelli scomposte che gli scivolavano lungo la mascella per ritrovare la loro posizione naturale. Dettagli che, se l’avesse ucciso, non avrebbe mai più rivisto.
Light non si fermò per dargli il tempo di riprendersi dall’orgasmo, ma continuò in quella che ormai si era trasformata in qualcosa di più simile alla ricerca spasmodica del calore che a quella del climax che, malgrado questo, non tardò ad arrivare.
Si lasciò andare in un lungo gemito contro il suo collo, stingendogli un fianco e cingendogli le nuca con la mano. Le sue pulsazioni erano perfettamente percepibili anche in quel momento, percussioni che scandivano il ritmo delle ondate di piacere.
Giacque immobile su di lui mentre le gambe scivolavano dalla schiena e trovavano una posizione più comoda sul materasso. La situazione aveva un che di paradossale: Light Yagami, il famigerato Kira, tra le braccia del detective che aveva giurato di catturarlo. Appagato, felice.
«Lo sai…?» mormorò al suo orecchio una volta ritrovate le facoltà oratorie. «Dovremmo farlo più spesso».
L non rispose; scivolò da sotto il suo corpo e si sporse dal letto per recuperare la biancheria, che indossò con un sospiro. 
«Sei insensibile!» lo schernì Light con una voce falsamente offesa, ma infastidito dal suo comportamento distaccato.
«Scusa, hai ragione». Giunse fino a lui a gattoni e si abbassò per lasciare una scia di baci umidi sulla sua pancia. «Dovremmo farlo tutti i giorni».
Light si alzò sui gomiti e gli stampò un bacio sulla fronte, accarezzandogli distrattamente i capelli.
«Magari possiamo rimediare» sussurrò, provocatore.
L si alzò e gli dedicò un piccolo sorriso prima di scendere dal letto e raccogliere maglia e jeans.
«Magari un‘altra volta, eh, Light?».
Strinse i denti, invaso dalla frustrazione, mentre lo guardava rivestirsi e sparire dietro la porta.
Stava diventando più bravo di lui.
  
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