Anime & Manga > D.Gray Man
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Autore: Kumiko_Walker    09/08/2012    2 recensioni
Tyki ed Allen, a causa di una Innocence, si ritrovano nel mondo Reale.
Ad ospitarli sarà una quindicenne italo-giapponese, amante di D.Gray-Man e della coppia Poker.
Riusciranno i due a tornare nel loro mondo ancora sani di mente?
[Ci saranno molti nuovi personaggi] [Probabili Spoiler!]
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Allen Walker, Nuovo personaggio, Tyki Mikk
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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In The Real World
Capitolo 8: Foto Nascoste


- Giuro che lo faccio fuori! - ringhiò Tyki, facendo stridere i denti tra loro, mentre camminava affiancato da Hanabi e da Allen, che lo guardavano. Il primo giorno di scuola era finito e già molte persone erano incavolate nere.
- Neanche se lo paghi cambia idea, quello là! - sbuffò la mora, che aveva le braccia incrociate al petto. Nemmeno lei era contenta che il suo partner era il Noah del Piacere, quasi quasi preferiva Allen!
- Ancora guai, Hanabi? - chiese una voce profonda e maschile dietro ai tre. Tutti si girarono, un po’ sorpresi ed un po’ spaventati. Davanti c’era un uomo di ventinove anni, alto più o meno un metro e novanta, piuttosto magro, con i capelli a spazzola di un colore biondo platino, i lineamenti mascolini, il naso abbastanza grande, ma non era esagerato, le labbra era molto spesse, le basette erano abbastanza pronunciate, mentre gli occhi erano un po’ piccoli, di un bizzarro viola (od era solo colpa della luce?). Indossava anche lui quella specie di divisa verde, ma a quel uomo non stonava così tanto.
- Bid! - urlò Hanabi, abbracciandolo di slancio. Ovviamente “Bid” non era il nome di quel bidello, ma che si chiamasse Omar Marchi importava a tutti ben poco, ma quel uomo era una persona molto rispettata perché, nonostante fosse stato lasciato dalla sua ragazza, aveva deciso di prendersi cura della sua figlioletta di dieci anni, e tutti gli avevano accalappiato il nome “Bid”, la diminuzione di bidello.
- Quel dannato Prof mi ha costretto a fare la recita con questo qui! - si lagnò la mora, indicando Tyki che alzò un sopracciglio irritato.
- Mi dispiace, vorrei fare qualcosa… - Bid era un uomo buono come il pane, gentile e sempre disponibile, per questo molte studentesse perdevano la testa per lui, ma ovviamente Omar le respingeva, dicendo che loro meritavano di meglio e robe varie. Hanabi lo adorava, ma era solo un amico, un semplice amico.
- Oh! - disse il bidello stupito, guardando dietro alla mora - pare che il Demone ti voglia salutare - le sussurrò piano serio, senza alzare troppo il tono della voce per evitare di farsi sentire.
Hanabi si girò e quasi non sbatté contro un torace abbastanza largo.
- Ciao, tappa - una voce piena di divertimento e cattiveria entrò nelle orecchie della ragazza, che alzò gli occhi infastidita. Aveva davanti un ragazzo dagli occhi di colore blu scuro, i capelli lunghi fino alla spalle pieni di gel di una tonalità rossa accesa, sul labbro inferiore aveva un piercing a forma di anello grigio, la bocca era distorta in un ghigno sadico, la pelle era molto bianca, addirittura più di quella di Hanabi, era molto alto, addirittura più di Tyki e di Paolo, in più era piuttosto muscoloso, ma non troppo. Indossava una maglietta nera con sopra un teschio che aveva un pugnale conficcato nella testa, e dei pantaloni color pece larghi con al fianco sinistro una catena vera. Comunque era molto bello.
Tra Hanabi e lui sgorgava solo odio, puro odio e competizione.
- Ciao Demone - “Demone” era il soprannome che la mora gli aveva affibbiato quando l’aveva visto la prima volta, lui, Stefano Pimeys, il figlio della preside e di un violinista finlandese. Il Demone aveva sempre usato l’influenza di sua madre per poter comandare a piacimento i professori e gli studenti, così tutti lo temevano, ma quando era in seconda liceo (adesso era in terza), una primina si era ribellata e gliene aveva dette di tutti i colori! Non la smetteva più di insultarlo e ringhiargli contro. Poi era arrivato quel soprannome. I primi mesi erano stati un incubo per Hanabi, snobbata da quasi tutti a causa di quella lotta, però in seguito, la mora era riuscita a farsi accettare lo stesso, battendo Stefano su tutta la linea. Così si erano sempre insultati ogni volta che si incontravano, però la italo-giapponese sapeva che, se un giorno avesse avuto bisogno di una spalla, il Demone sarebbe stata la prima persona a cui avrebbe chiesto aiuto (se si sarebbe ritrovata in una rissa). Stefano era crudele, ma non tradiva nessuno, ed era disposto a tutto pur di mantenere Hanabi come sua nemica, perché era semplicemente divertente combattere contro di lei.
Una qualsiasi persona potrebbe pensare: ma sicuramente in segreto, sotto sotto, si amavano, esattamente come in uno shojo manga. No, assolutamente no. Nessuno dei due, anche scavando dentro ai loro animi, non provavano un qualsiasi sentimento che portava all’amore, neanche l’amicizia. Ma di rispetto ce ne era tanto, anche se entrambi non lo avrebbero mai ammesso a loro stessi, mai e poi mai, neanche sotto tortura.
- Come sei cattiva Hanabi - le rinfacciò lui, sorridendo malignamente, abbassandosi un po’ per essere allo stesso livello della ragazza.
In quei momenti, la mora odiava essere alta 175 cm. Ah, quanto avrebbe voluto tirargli un pugno in faccia, ma non voleva essere espulsa. Per grazie a non si sa quale angelo, il cellulare di Hanabi squillò proprio in quel momento, evitando spargimenti di sangue.
- Che c’è? - ringhiò al telefono, con una vena che le pulsava in fronte.
- Hana, ma vuoi ritornare a casa, sì o no?! Papà ti sta aspettando fuori da mezz’ora! - le urlò Ichigo contro, facendole perdere momentaneamente l’udito dall’orecchio destro.
- Ciao, Demone, dobbiamo andare - disse lei, prendendo Tyki ed Allen per mano, trascinandoli - bye anche a te Bid! - sorrise Hanabi, rivolgendosi ad Omar.
- Muori tappa - rispose Stefano, sbuffando e girando i tacchi, dirigendosi verso la direzione opposta a quella della ragazza, in cerca di sua madre, che come al solito era piena di lavoro.
- Ci vediamo domani Hana - sorrise invece il bidello, salutandola con la mano.
Dopo che il portoghese e l’inglese si erano tolti quell’orrenda divisa verde, andarono vero il parcheggio. Il padre era lì, sorridendo, ma sotto sotto era seccato per aver aspettato così a lungo la figlia.
- Ciao papà e scusa -  disse Hanabi, lasciando andare Allen e Tyki dalla sua morsa assassina, che li aveva quasi rotto le braccia.
- Figurati, ma domani ricordati i biglietti, che per questa settimana te li ho comprati io - il padre aprì la portiera del passeggero per la figlia, il portoghese e per l’inglesino.
Hana era in mezzo, alla sua sinistra vi era Allen mentre alla sua destra Tyki.
Guardava tutte le persone, gli edifici, gli alberi, le strisce pedonali passarle davanti agli occhi, con una velocità tale da distinguere a malapena le figure. Quelle ombre sconosciute l’avevano sempre affascinata, già da quando era piccola si divertiva a scoprire se la gente che le passava a fianco era simpatica oppure era antipatica, conoscerla, scoprire i segreti nascosti dietro ad un sorriso o da una smorfia. Un gioco semplice, di una bambina come tante di Kyoto, ma che in realtà cercava di dare una soluzione ai misteri dell’inconscio, senza che però ne era cosciente. Lei si divertiva, eppure nella sua mente infantile aveva capito che c’era qualcosa di diverso nella sua persona, così bizzarro ed unico da farle venire dei dubbi. Ma non aveva mai odiato il suo dono, mai, arrabbiarsi non serviva a nulla nella vita, non avrebbe cambiato il fatto che lei sapeva risolvere qualsiasi situazione. Quindi andava bene così.
Appena ritornarono a casa, trovarono un Ichigo piuttosto furente, con il fumo che quasi gli usciva dalle orecchie da quanto era arrabbiato.
- LA PROSSIMA VOLTA VIENI A CASA A PIEDI! - urlò lui. Aveva una fissa per il tempo, talmente grande da dare sui nervi a chi gli stava vicino.
- Sì, sì, ciao anche a te - rispose svegliata Hanabi mentre andava nella sua stanza, non ascoltando quello che il fratello le gridava dietro.
- Vado a farmi una doccia, non distruggetemi la camera, ci tengo - disse con mezza voce, prendendo dei pantaloni vecchi blu ed una maglietta arancione rattoppata. Quel giorno sarebbe rimasta a casa, quindi si poteva vestire anche male.
Allen si mise sul letto, guardando una noiosa soap opera in televisione di quelle che fanno passa il tempo alle casalinghe che non hanno nulla da fare per tutto il giorno.
Tyki si mise a curiosare un po’ da tutte le parti, non l’aveva mai fatto, quindi doveva rimediare. Trovò qualcosa di interessante: un album di fotografie piccolo, di un colore verde mela con la copertina di pelle.
Tutte le foto erano datate, scritte in una bella calligrafia con inchiostro nero, ma solamente due di loro catturarono l’attenzione di Tyki: erano entrambe di due anni prima, ed avevano solo un giorno di differenza fra di loro, una era del 20 Agosto, mentre l’altra del 21 Agosto. La prima rappresentava Hanabi, con i capelli lunghissimi fino al fondoschiena, con un sorriso luminoso, gli occhi brillanti ed un abito lungo color caramello. Sembrava totalmente diversa dalla ragazza della seconda fotografia: aveva gli occhi spenti ed arrossati, i capelli corti, addirittura di più di quelli che aveva adesso, la mano destra fasciata, aveva una smorfia che le incurvava le labbra, una maglietta nera come la pece e dei jeans blu scuro. Era come se si fosse rotta, cosa era successo la notte tre il 20 ed il 21 Agosto di due anni prima?! Tyki era sicuro che qualcosa aveva cambiato la vita della ragazza per sempre, ma decise di non pensarci più e di chiudere l’album, rimettendolo nel cassetto dove l’aveva trovato. Avrebbe indagato, però.
- Spero che non hai visto qualcosa che non dovevi - un’ombra oscura apparve dietro al Noah, il quale si girò con il cuore in gola. Hanabi era ancora un po’ gocciolante, con indosso quei orribili colori, ed il portoghese non riuscì a trattenersi e le scoppiò a ridere in faccia.
- Non ridere idiota, o ti taglio tutti i capelli! - disse la ragazza, con le goti arrossate, mentre metteva un piede dietro la testa di Tyki che continuava a sghignazzare imperterrito.
- Sei troppo… ridicola! - continuò ad insultarla il Noah, che aveva le lacrime agli occhi. Allen si sentì un po’ impietosito e decise di andare in soccorso a Hanabi.
- Dai, Tyki, non è poi così male - cercò in qualche modo di salvare la ragazza. La cosa parve funzionare, anche se al portoghese sfuggirono ancora degli sghignazzi.
- COMUNQUE! Dobbiamo discutere di una cosa importante… - disse Hana, attirando l’attenzione dei due, anche se in realtà non sapevano cosa aspettarsi da una persona così imprevedibile.
- Personalmente IO vorrei passare tutto il tempo a cercare di farvi almeno baciare - dopo questa affermazione ricevette uno sguardo disgustato da parte di Allen e un’occhiata divertita da parte di Tyki - ma non posso perché abbiamo un problema: la tua Innocence - la mora indicò l’albino che portò l’indice davanti a sé con scritto in faccia “Cosa? Io?”.
- Sì, tu, per quando vorrei tenervi qui, la tua Innocence potrebbe sprofondare nella “Caduta” in ogni momento, e questo non voglio che succeda - dopo queste parole piombò il silenzio. Era vero, nonostante Hanabi per la maggior parte del tempo si atteggiava come una fangirl che si era drogata, quello che aveva detto corrispondeva a verità e non andava bene. Assolutamente non andava bene.
- E purtroppo non posso permettere che Tyki ti tolga il braccio con il suo potere, perché un idiota ti ha fatto un buco nel cuore e l’Innocence ti tiene in vita, quindi se dovesse sparire, tu creperesti - al Noah del Piacere sembrò che una scritta in un riquadro con su sopra “IDIOTA” lo indicasse, ma non disse nulla e meditò su come ammazzare Hanabi nel modo più doloroso possibile per averlo insultato.
La ragazza ignorò il bagliore di morte da parte di Tyki e continuò a parlare - Dobbiamo trovare una soluzione e (anche se la cosa mi scoccia) dobbiamo chiedere aiuto a qualcuno… nonostante io posso “risolvere qualsiasi situazione” questa volta non posso fare molto senza aiuto, quindi… - lasciò il discorso a metà, ma i due ragazzi capirono al volo. In altre parole, dovevano dire il loro segreto a qualcuno.
- NO! Ci prenderanno per pazzi! - urlò l’albino alzandosi di scatto e tenendosi il braccio sinistro con la mano destra, visibilmente a disagio.
- Ti sbagli… se si chiede aiuto alla persona giusta andrà tutto bene… o vuoi finire come Suman Dark? - era stata davvero una gran bastarda a ripescare quella storia, sapeva quanto Allen ne era stato segnato, ma era l’unico di fargli entrare in quella zucca che non c’era altra soluzione.
Come Hanabi aveva previsto, l’Esorcista si ammutolì e si sedette di nuovo sul letto, con lo sguardo basso, senza dire una parola, mentre la frangia gli copriva gli occhi. Accidenti, ora la mora si sentiva in colpa… cioè, Allen era troppo carino e coccoloso, come si faceva a non volergli bene?!
Tyki, che se ne era stato tutto il tempo a meditare di come far mangiare in maniera artistica Hana alle sue Tease, quando si accorse in quale piega la discussione stava andando e decise di intervenire.
- Ma da chi vorresti farti aiutare? - chiese, attirando l’attenzione di Hanabi.
- Da colei che ha il QI allo stesso livello di Eistein, la conoscete già, si tratta di Irene Gandasti, quella è bravissima quando si tratta di casini da risolvere, ma siccome era sempre malata non ha potuto fare nulla - disse lei, con un briciolo di orgoglio. Sì, era molto orgogliosa di avere una ragazza così intelligente come amica. Ora, non voleva di certo dire che quelli con il QI basso erano inutili, ma in quel momento le serviva la super mega intelligenza di quella geniaccia di Irene per uscire da quel pasticcio, perché Hana non sapeva dove andare a parare.
- Chi è Einstein? - chiese l’albino, ma la ragazza lo ignorò.
- E allora, la chiami o no? - chiese con Tyki molto nervoso.
- Oh, ma c’è tempo per quello - in qualche modo era tornata la solita Hanabi, infatti sorrise innocentemente e guardò i due negli occhi - lo farò dopo la recita - disse decisa ridendo.
- CHE?! - chiesero entrambi prendendole la maglietta.
- Ora, evitate di fare Kanda e lasciatemi andare - rispose con noncuranza mettendo le sue mani sui loro polsi.
- Se non ci lasciassi mangiare e dormire qua gratis, adesso staresti già nutrendo Tease, lo sai vero? - domandò retorico lasciandola in malo modo e facendola quasi cadere a terra. Fortunatamente ogni tanto aveva un buon equilibrio e non rischiò di farsi male.
Allen la mollò più delicatamente, ma prima che potesse solo muoversi per fare un passo si sentì strano.
Cominciò a vedere bianco ed il braccio sinistro gli pulsò così tanto da farlo cadere a faccia in giù. Sentì che Hanabi e Tyki lo chiamavano per nome, anzi no, gli urlavano contro di svegliarsi. Sentiva una strana morsa alla gola e tossì sangue, ma non riuscì a muoversi.
Fa male.
- ALLEN! - la mora aveva visto il ragazzo schiantarsi a terra e non sapeva cosa fare. Tyki l’aveva subito raggiunta e l’aveva aiutata a sorreggere il piccolo e sembrava piuttosto preoccupato. Almeno questo agli occhi della fangirl dai capelli neri, che pensava a queste cose anche quando una persona si era sentita male all’improvviso davanti a lei e che sputava sangue di qua e di là.
- Perdonami… fratello… mio… - erano dei piccoli sussurri, ma Hanabi li capì e si fermò, guardandolo, poi assunse un’espressione arrabbiata. Non avrebbe permesso a Neah di intervenire (sempre se era lui la causa)!
- SVEGLIATI, MAMMOLETTA! - urlò, tirandogli un pugno in faccia e facendolo sbalzare di qualche metro. Quando era fuori di testa, la mora sapeva essere molto violenta.
Qualcosa scattò nel cervello di Allen, che odiava essere chiamato mammoletta più di ogni altra cosa, infatti sembrò che gli crescessero delle corna sulla testa.
- E’ ALLEN! - ringhiò con i denti che sembravano quelli di uno squalo.
Tyki sembrò quasi paralizzato. Chi era quella bestia? Dove era finito il piccolo che conosceva?
Intanto Hanabi sorrideva soddisfatta. Aveva calcolato che sarebbe finita così, dopotutto si sarà riletta tutti i volumi almeno trecento volte, ed aveva deciso di provocare l’albino come aveva fatto Four nel volume 9, rischiando di creare una rissa.
Tyki, ovviamente, cercò in tutti i modi di evitare che Allen uccidesse in una maniera brutale la italo-giapponese. Non che lui non la volesse morta, ma doveva ammazzarla lui.
Hanabi intanto stava controllando le Fan Fiction su internet.
Allen si era calmato ed aveva ringraziato il Noah, che per qualche strana ragione arrossì e non disse più nulla. Maledette Doujinshi!
- Oh! - sorrise Hana, cominciando a mangiucchiarsi la pelle del pollice - che bella Fan Fiction Rossa! Una Fem!Allen x Tyki… che visione meravigliosa! - urlò la mora cominciando a sorridere come una maniaca.
- CHE?! - urlarono entrambi, fiondandosi al fianco della ragazza. Allen arrossì nelle scene “spinte”, mentre Tyki quasi non perse sangue dal naso. Che lettura sublime! Pensarono il Noah e la mora nello stesso momento.
Tyki spostò poi lo sguardo verso il petto di Allen e quest’ultimo si coprì per riflesso, arrossendo.
- Non le ho! - urlò imbarazzato come non mai. Ma il tutto venne sostituito da rabbia: come poteva quel dannato portoghese mettere in discussione la sua virilità?! Lo avrebbe fatto fuori, ma chissene se era umano, lo avrebbe ammazzato senza tante storie! Ok, no, basta, doveva controllare gli istinti omicidi, altrimenti avrebbe distrutto l’intero paese di Santa Maria.
- Grazie per avermi svegliato - sussurrò lui a malavoglia vero i due, mentre si rialzava e si puliva il mento sporco di sangue.
Hanabi  aveva riposto il pc, guardò il pavimento ed impallidì. Era tutto coperto di sangue!
- IL PAVIMENTO! - urlò inginocchiandosi con le lacrime agli occhi: ed ora come faceva a pulirlo?! Sua madre l’avrebbe ammazzata!
Dopo meno di tre secondi si rialzò ed andò a prendere candeggina ed altre cose per far andare via tutto quel sangue, che dopo cinque era sparito tutto.
E poi si lamentava, pensarono contemporaneamente Tyki ed Allen che avevano osservato la scena dal letto dell’albino. Cavoli, quella ragazza era qualcosa di inconcepibile alla razza umana!
- Bene, siccome oggi non c’è nessuno a casa guardiamo film horror a manetta e mangiamo solo pop-corn! - non chiese nemmeno se a loro andava bene, siccome stava scegliendo cosa mettere nel lettore dvd. Tyki accettò perché i film gli facevano venire in mente come uccidere le persone in modo più creativo, mentre Allen accettò solo per i pop-corn, ma tanto sapeva che avrebbe passato le sei o sette ore successiva ad urlare come un ossesso ed ad abbracciare chi gli capitava a tiro.
Infatti andò proprio così.
Hanabi rise alle scene cruente perché “si vede che è tutto finto”, Allen abbracciò il Noah tutto il tempo (ovviamente mangiando pop-corn) urlando e quasi strangolandolo, mentre Tyki non riuscì a concentrarsi bene sui film a causa dell’albino che gli si era attorcigliato e non si voleva staccare.
Alle undici, tutti andarono a dormire, perché il giorno dopo c’era la scuola.
Hanabi quella notte fece un sogno strano o meglio dire un incubo raccapricciante.
Era davanti ad una porta nera e così l’aprì, siccome era curiosa di vedere cosa c’era dentro. L’attraversò lentamente e si ritrovò davanti una lunga strada di luce bianca con intorno il buio. Cercando di non cadere, cominciò a camminare sopra la strada, aprendo le braccia per mettersi in equilibrio. Solo in quel momento notò il suo abbigliamento: aveva un vestito lungo fino alle cosce, con le calze lunghe sopra al ginocchio, delle ballerine e dei guanti lunghissimi, tutto rigorosamente nero.
Hanabi camminò ed intorno a lei cominciarono a formarsi delle luci molto luminose, che poi si mossero e diventarono dei triangoli mostrando delle diverse scene: Linalee che correva come un’assatanata nella notte, ed i suoi capelli erano corti come quelli nel volume 19, Lavi che con la sua Innocence volava a destra e manca, Road che apriva porte di qua e di là, Timcampi che volava nel cielo disperato e moltissime altre immagini così! La mora venne proprio attratta da quel golem dorato e provò a mettere la mano nello schermo per prenderlo, ma lo trapassò e non riuscì a toccarlo, anzi, dopo aver fatto questo la strada di luce crollò e Hanabi cadde.
Si ritrovò in un deserto: nessuna pianta, nessuna persona, non c’era nulla. L’aria che respirava era gelida, ed aveva una brutta sensazione. Chiuse un attimo gli occhi e quando li riaprì era tutto coperto di sangue, ma non c’erano corpi. Hanabi si guardò le mani: anche loro erano sporche di quel nauseante colore rosso.
Si ritrovò a terra, piangendo. Neanche lei sapeva perché, voleva solo piangere.
Dalla terra bagnata di sangue uscì una mano marcia e decomposta che afferrò la mano destra di Hanabi. Era molto forte, e lei non riusciva a staccarsi. Cosa diavolo stava succedendo?! Non importava quanto punzecchiava o quando ci batteva sopra, non riusciva a staccarsi.
Quella mano decomposta fece forza e uscì un corpo marcio dal terreno: era vestito con una giacca color legno ed una camicia bianca con intorno al collo un fiocco rosso brillante, i capelli castani erano lunghi fino alla schiena e la faccia era tutta decomposta, simile a quella di Road nel volume 3. Gli occhi erano chiusi, ma lei sentì chiaramente la voce di quel ragazzo.
- E’ tutta colpa tua! E’ tutta colpa tua maledetta! - dicendo questo con voce metallica rideva, così sadicamente che le fece venire la pelle d’oca, mentre il suo polso veniva stretto sempre più.
- Perché sarebbe colpa mia cosa ho fat- - venne zittita alla vista degli occhi di quel ragazzo.
- Non è possibile… - sussurrò, smettendo di combattere, facendo in modo che l’altro potesse spingerla a terra. Ma qualcosa cambiò: la pelle del ragazzo si ripristinava e diventava di un rosa pallido, ma quel sorriso contorto non spariva, c’era sempre.
L’altra mano di quel ragazzo si andò a posizionare sul collo di Hanabi che strinse in una morsa assassina. La ragazza cominciò a vedere puntini neri, non riuscendo più a respirare.
- Sayonara, Arrivederci Principessa Nera - sussurrò la figura, prima di sparire completamente dalla vista della giovane.
L’ultima cosa che la mora vide erano due brillanti occhi argentati che esprimevano intenzioni malvagie.

Hanabi si sveglio di soprassalto, tenendosi il collo, affannando e con gli occhi leggermente a mandorla spalancati. Cos’era quel sogno?
Sentì una leggera fitta al polso destro e lo guardò: dei lividi.
- Impossibile… - sussurrò. Era stata solo un’impressione o quel ragazzo somigliava in modo impressionante ad Allen?! Oppure la sua immaginazione stava viaggiando molto?
Hanabi cercò Allen ma non lo trovò, così si preoccupò e vide che Tyki stava ronfando beatamente, con tutti i capelli neri scompigliati e le cicatrici sul torace in bella vista.
La mora saltò giù dal letto e cercando di essere silenziosa più che poteva sgattaiolò fuori dalla stanza, poi si addentrò nel soggiorno e spostò lo sguardo su uno dei mille orologi che c’erano lì e capì che erano appena le tre e mezza di notte. Era così presto? Eppure credeva che fosse passato più tempo. Boh, quel incubo deve averle fuso il cervello, di sicuro.
Evitando tavolini e sedie sparse qua è là, uscì dalla porta che era già aperta e si ritrovò nel suo cortile. Lentamente avanzò. Aveva paura che finiva come in quel sogno, quindi strinse il polso già livido e con il cuore in gola mise il piede sull’asfalto e camminò piano. Sibilò mentalmente a causa di un sassolino. Accidenti, doveva proprio andare a piedi nudi?! Ma si era completamente dimenticata di mettere le ciabatte e non voleva tornare indietro, perché era già a metà del cortile e rifare la strada la scocciava parecchio.
Guardò da tutte le parti, ma non trovò Allen. Dove si era cacciato quello scemo?
Mentre pensava a dove si poteva essere nascosto l’albino, sentì un nastro avvolgerle la vita e tirarla su. Le ci volle tutto il suo autocontrollo per non urlare a squarciagola, però chiuse gli occhi in attesa che quello che stava succedendo finisse.
Appena lì aprì scoprì con sua grossa sorpresa di essere abbracciata da qualcuno. Quasi svenne: Allen la stava abbracciando! In realtà l’aveva solo presa al volo ed evitato che finisse sulle mattonelle, ma a questo Hanabi non gliene fregava nulla.
- Allen - sussurrò, per venire poi lasciata e posata con delicatezza al fianco del ragazzo.
Si vedeva che era molto provato: aveva delle grosse borse sotto gli occhi ed era più bianco del solito.
- Stai bene? - chiese lei. Ma che domanda stupida! Era ovvio che non stava bene, eppure lei lo aveva detto in automatico, accidenti alla sua boccaccia!
- Sento qualcosa di strano dentro di me - rispose Allen, posandosi una mano sul petto - è come se non riuscissi più a capire cosa io sia… la questione del Quattordicesimo mi ha molto scosso - sussurrò abbassando la testa, sconfitto. Non sapeva veramente che fare.
- Io direi che ti ha scosso di più sapere che Mana era suo fratello maggiore - infatti dopo queste parole l’albino sussultò un po’, così Hanabi gli diede un colpetto sulla fronte con un sorriso stampato sulle labbra - io sono sicura che Mana ha amato sia il Quattordicesimo che Allen -.
Il ragazzo alzò la testa con le lacrime agli occhi - Lo credi sul serio? - chiese asciugandosi gli occhi.
- Sì ne sono sicura - rispose Hanabi, giocando con le ciocche bianche di Allen.
Nonostante fosse strana, sapeva confortare bene le persone, anche se faceva fatica a dire le cose senza essere troppo invadente.
- Quindi - riprese la mora guardando il cielo notturno per poi guardare negli occhi l’albino - non affrontare tutto questo da solo, ok? - chiese retorica, perché non voleva un “no” come risposta.
Allen annuì, tirando su con il naso. Guardarono insieme il cielo notturno, e dopo mezz’ora, stanchi e vogliosi di un letto comodo su cui dormire scesero dal tetto e rientrarono in casa.
Allen seguì Hanabi, cercando di essere il più silenzioso possibile, chiudendo la porta lentamente ed evitando di accendere le luci, così riuscirono ad andare in camera senza essere scoperti. Tyki dormiva ancora, e la mora accese la luce sul comodino per dare una piccola illuminazione alla stanza così da evitare ad Allen di cadere od inciampare da qualche parte.
Solo in quel momento l’attenzione dell’albino si spostò sul polso destro di Hanabi e strabuzzò gli occhi.
- Dormi, avrai bisogno di energie domani - sussurrò lei sorridendo, che siccome era di spalle non si era accorta minimamente della reazione di Allen.
L’altro annuì, mentre l’oscurità di nuovo fu padrona della stanza, e la ragazza si mise a dormire. Allen aspettò un po’ poi si coricò, guardando davanti a sé. Un solo pensiero fu nella sua mente e così fu anche quando si addormentò: Lividi?




Se volete saperlo il QI di Einstein è di 160. Il QI di una persona normale va dai 90 ai 110. Il mio QI è di 103. Ora, non voglio sentirmi dire che io ho detto che quelli con il QI basso fanno schifo, perché io non l’ho mai detto e non intendo neanche pensarlo. Quindi non voglio essere insultata, perché questi sono dati che ho trovato su internet.
Se volete sapere il QI dei personaggi, d’ora in poi lo metterò nella scheda, intanto metto qui quello della famiglia Tsukishima:
Hanabi: 128
Ichigo: 114
Marta: 108
Shinichi: 132

Angolo demenziale
Kumiko: finito anche questo capitolo!
Vanessa: ci dispiace che non abbiamo potuto aggiornare da febbraio!
Kumiko: scusatemi, ho avuto un blocco dello scrittore e gli esami, perdonatemi!
Vanessa: avevo intenzione di fare la recita in questo capitolo, ma l’idea delle fotografie era molto più forte, quindi ho deciso di fare questo!
Kumiko: ma oggi è anche un giorno speciale!
Vanessa: già, perché oggi è il nostro compleanno!
Kumiko: infatti ho deciso di pubblicarlo proprio oggi per fare un regalo a me stessa
Vanessa: può sembrare senza senso, ma volevamo che questo giorno fosse speciale! (Nota: Vanessa e Kumiko sono la stessa persona, cioè la sottoscritta)
Kumiko: e così, piano piano, il passato di Hanabi comincia a svelarsi!
Vanessa: ma passiamo alle schede!
Kumiko: quella era la mia battuta…

Nome: Alessia Santi
Professione: studentessa 2° anno Liceo Linguistico
Età: 15 anni
Data di Nascita: 8 Luglio
Segno Zodiacale: Cancro
Occhi: Verde Scuro
Capelli: Castano Chiaro
Altezza: 159 cm
Peso: 46 kg
Gruppo Sanguineo: 0 -
Fiore: Glicine
Colore: Giallo Limone
Segni Particolari: nessuno
Cibo Preferito: Torta alle Mele
Abilità Particolari: fa amicizia con chiunque
QI: 103

Nome: Manuela Santi
Professione: studentessa 2° Anno Liceo Classico
Età: 15 anni
Data di Nascita: 8 Luglio
Segno Zodiacale: Cancro
Occhi: Verde Scuro
Capelli: Castano Chiaro
Altezza: 159 cm
Peso: 47 kg
Gruppo Sanguineo: 0 -
Fiore: Rosa rosa scuro
Colore: Verde Scuro
Segni Particolari: nessuno
Cibo Preferito: Fragole con Panna
Abilità Particolari: sa truccare benissimo
QI: 102

Nome: Alessandro Marini
Professione: studente 4° Anno Agraria
Età: 17 anni
Data di Nascita: 29 Marzo
Segno Zodiacale: Ariete
Occhi: Marrone Scuro
Capelli: Neri
Altezza: 184 cm
Peso: 73 kg
Gruppo Sanguineo: B -
Fiore: Calendula
Colore: Rosso Sangue
Segni Particolari: cicatrice sulla parte destra del viso, non ha l’occhio
Cibo Preferito: Lasagne
Abilità Particolari: ha una grande forza fisica
QI: 98

Nome: Paolo Rossi
Professione studente 4° Anno Liceo Scientifico
Età: 17 anni
Data di Nascita: 16 Gennaio
Segno Zodiacale: Capricorno
Occhi: Marrone Scuro
Capelli: Biondo Scuro
Altezza: 190 cm
Peso: 76 kg
Gruppo Sanguineo: AB +
Fiore: Rosa Corallo
Colore: Rosso Fuoco
Segni Particolari: cicatrici sui polsi
Cibo Preferito: Pollo
Abilità Particolari: sa far ridere chiunque
QI: 123

Kumiko: bene, sono finiti!
Allen: i prossimi saranno Sarah e Clara Cardini, Francesca Leoni e Davide Gandasti!
Kumiko: non preoccupatevi, riappariranno tutti di nuovo, però la protagonista è Hanabi e quindi lei ha più “scena”.
Allen: avvertiamo che i prossimi capitoli arriveranno tutti con carattere “irregolare”, cioè non più il 28 di ogni mese, quindi sorry!
Vanessa: ringrazio i Vocaloid, i Dir En Grey, i The GazettE ed i ZORO per la loro musica che mi ha fatto ritornare la voglia di scrivere!
Tyki e Allen: ci vediamo!
   
 
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