Vicino al pozzo

-Kimiko, torna subito qui!-

-NO!-

La bambina corse fuori con le lacrime agli occhi. La mamma gliel’aveva proibito, ma Kimiko, probabilmente per dispetto ed in preda ad un impeto di ribellione, andò ad accoccolarsi proprio vicino al pozzo. Si asciugò gli occhi carichi di lacrime con la manica del golfino rosa, lo stesso ricevuto dalla nonna per Natale. Buyo si strusciò pigramente tra le gambe di Kimiko, mentre lei cercava faticosamente di trattenere il respiro per non singhiozzare.

-E’ così ingiusta…- mugolò la bambina abbracciando il gattone che cercava di consolarla.

Il tempo non era dei migliori. Il freddo intenso dell’inverno si insinuava in ogni pertugio, facendo arrossire le guance della piccola. Non avrà avuto più di sette anni. I capelli neri tagliati all’altezza delle spalle erano stati spettinati dal vento, così come la gonna color panna era sporca di terra per l’angolo in cui Kimiko s’era seduta.

GNEEEK

Il forte cigolio della porta fece scattare la testa di Buyo in direzione delle scale.

-Kimiko?-

Una voce maschile si diffuse per tutto l’ambiente, infrangendosi sulle pareti. In risposta solo un singulto. Altri passi indicarono che l’uomo si stava avvicinando; si fermò davanti alla bambina.

-C’è freddo qui, torniamo su.-

Kimiko scosse energicamente la testa : -No! Mi tratta male!-

L’uomo sospirò e si sedette vicino alla bambina. Ci sarebbe voluta un po’ di pazienza.

-Lo sai che la mamma si arrabbia quando si preoccupa, ma lo fa per te.-

La piccola non rispose e si limitò a mordicchiarsi nervosamente il labbro.

-Sai,- proseguì l’uomo spostando un ciuffetto di capelli che gli ricadeva sul viso -la mamma ti ha detto tante volte che non si raccoglie niente da terra.-

-Ma è solo un pezzo di vetro!- esclamò Kimiko con gli occhi sempre più grandi e lucidi. Delle lacrime le solcavano il visetto paffuto.

Il padre sospirò:-Appunto. Non sai da dove viene, chissà cosa tutto ci è passato sopra. E poi è tutto scheggiato, se ti tagliassi? Potresti prenderti qualche malattia.-

La bambina aprì il pugno dentro il quale custodiva una sfera violetta della grandezza di una noce. Il padre glielo prese gentilmente di mano, sorridendo appena :-Varrebbe la pena ammalarsi per questo?-

La bambina scosse appena la testa, non le piaceva non avere ragione.

-Però, quando si arrabbia con te, anche tu ti adiri.-

Il sorriso dell’uomo si fece più ampio:-E’ vero. Ma poi facciamo sempre pace. Da sempre.-

-Da quando vi siete incontrati?-

-Si.-

-Tanto tempo fa?-

-Circa cinquecento anni.-

Kimiko sgranò gli occhi, poi scoppiò a ridere. Anche il padre rise, ma per una battuta che sua figlia non poteva capire.

-Forza, andiamo.-

La piccola Kimiko si asciugò le ultime lacrime e cercò di scrollare un po’ di terra dalla gonna. Poi riprese in braccio Buyo e salì le scale, pronta a ridare il “grande bacio della pace” alla mamma. L’uomo si trattenne qualche istante, rigirandosi tra le dita la sfera viola. Con un solo gesto fluido la buttò dentro il pozzo, poi salì di corsa le scale e portò fuori la piccola. Non volle fermarsi a sentire se l’oggetto avesse toccato il fondo o meno.

-Inuyasha! Kimiko!-

Kagome, avvolta in un cappotto, corse ad abbracciare forte la figlia. Inuyasha le fece un cenno di assenso, Kagome sorrise. Quando madre, figlia e gatto furono rientrati, Inuyasha chiuse a chiave la porta. Poi prese un lucchetto dalla giacca e lo applicò alla serratura.

“La prudenza non è mai troppa”