Note: Sono consapevole di non essere una gran scrittrice, ma, anche in seguito agli incoraggiamenti di una mia amica, ho voluto tentare. Spero non faccia così schifo e ringrazio chiunque la leggerà! Ah, ho preso alcune informazioni da Internet, mi scuso in anticipo se ho scritto boiate. 

Disclaimer: Naturalmente, nessuno dei personaggi citati nella seguente storia mi appartiene e nessun evento è realmente accaduto bla bla bla.

John descrive dei cerchi nell'acqua dello stagno con l'aiuto di un bastoncino. John è solo e fragile ed ha paura di sbagliare. 

«Vieni con me – aveva detto a Paul – ti porto in un bel posto»

John l'aveva portato sulla riva di un grande stagno, all'ombra di alcuni salici. 

«Ti piace?» gli aveva chiesto.

Paul aveva sorriso e gli aveva risposto di sì.

John aveva provato a parlargli, ma ogni volta che cercava di aprire bocca la voce gli si bloccava in gola, le sue guance si coloravano di rosso e lui finiva per espirare l'aria che prima aveva raccolto e grattarsi la testa imbarazzato. 

I due erano sdraiati sull'erba, Paul supino - che parlava con fervore del suo nuovo basso - e John appoggiato sui gomiti.

Il pomeriggio volgeva al termine e ciò incrementava l'agitazione di John, che quindi decise di mollare il proposito che l'aveva condotto lì con Paul. 

«John, va tutto bene?» gli aveva chiesto Paul, finalmente. 

«Sì, certo, perché?»

«Sei tutto silenzioso» Paul si era girato su un fianco e aveva rivolto a John uno sguardo preoccupato, gli occhi scuri e umidi.

Per tutta risposta John si era rotolato verso di lui giocherellando con un fiore, che poi gli aveva regalato.

Entrambi avevano riso e poi erano tornati a casa.

John getta il bastoncino nello stagno e si alza, stiracchiandosi. Alla fine è giusto così, che lui e Paul rimangano solo amici, si dice.

John aveva un libro sui fiori e il loro linguaggio, a casa sua. Quando non sapeva cosa fare, lo prendeva dalla libreria e cominciava a sfogliarlo. Aveva imparato che, per esempio, il giglio significava purezza, se bianco, la calendula simboleggiava il dolore e il non ti scordar di me l'amore. 

John si ricorda del suo libro di fiori e pensa che forse questa volta ciò che vi ha letto potrebbe tornargli utile. Si guarda intorno, cerca tra l'erba finchè non trova i piccoli fiori azzurri. Li raccoglie, facendo attenzione a non romperli, perché sono davvero fragili e anche John lo è ed è per questo che ha paura.  John ha paura e si morde il labbro nervosamente, il cuore che gli martella in petto. 

Suona alla casa di Paul, e aspetta. Le gambe gli tremano e il labbro comincia a dolergli. Paul avrebbe capito? Lo avrebbe lasciato solo?

«John! Cosa fai qui?» Paul è sorpreso, ma tutt'altro che infastidito dalla visita inattesa dell'amico.

«Ehm… volevo -volevo portarti questi». Le guance di John si imporporano e i battiti del suo cuore sono così frequenti che quasi non si distinguono uno dall'altro. 

Il sole è quasi sparito dietro la linea dell'orizzonte. 

John osa alzare lo sguardo solo quando si sente sfiorare la mano da quella di Paul, che ha accettato i fiori. 

Paul lo guarda e John capisce che ha capito.

Paul sorride e John è felice, perché Paul l'ha appena abbracciato e sembra non volerlo lasciare più.

Il sole è sparito dietro la linea dell'orizzonte.

Il cielo è colorato di arancio e rosa e John è fragile, ma non è più solo.