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Autore: Memel    10/08/2012    2 recensioni
"Diventare umano non significava soltanto perdere un cuore, significava anche ricominciare a sentirne il battito."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 10
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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# H u m a n

 
. . .
 
Lo sciabordio delle onde aveva ormai inghiottito del tutto ogni traccia del Tardis su quella spiaggia.
Piccoli e grandi gabbiani si rincorrevano nel vento, beandosi della fresca brezza che aleggiava nell’aria.
Tutto era immobile e calmo, quasi congelato.
Persino le loro mani intrecciate avevano smesso di tremare.
Solo che non volevano più lasciarsi andare, e sembravano vivere di attimi rubati ad una vita caotica in procinto di iniziare.
Né Rose né il Dottore ebbero il coraggio di abbandonare quella disperata stretta.
Almeno fino a quando le loro labbra non decisero, prepotentemente, di prenderne il posto, lasciando finalmente quelle mani libere di vagare per quei corpi ormai non più soli.
 
. . .
 
Era passati sei mesi dal suo trasferimento sulla Terra, sei lunghi mesi che erano volati via come vento, trasportati dalla frenesia di una nuova vita che lentamente lo aveva travolto.
Si stava pian piano abituando a quelle piccole cose che caratterizzavano ormai le sue giornate: le passeggiate per Londra, le urla di Jackie, il Torchwood, le nuove sensazioni ed esperienze che ogni giorno collezionava.
Ma ancora non riusciva a fare l’abitudine di certe cose.
Le labbra di Rose, i suoi baci, il profumo dei suoi capelli ancorati alla sua nuda schiena, il sorriso che nasceva spontaneo quando la mattina si svegliava accanto a lui, gli abbracci e i sussurri che nel cuore della notte lo tenevano sveglio . . .
Era tutto così nuovo e allo stesso tempo vecchio per lui.
Riprendere certe abitudini che credeva ormai sepolte era davvero strano per una persona che aveva sempre viaggiato e rischiato la vita, sacrificando affetti e la prospettiva di un’esistenza tranquilla e ordinaria.
Tutto era cambiato così velocemente che spesso faticava a ricordare quelle lontane avventure che fino a poco tempo prima avevano costellato la sua esistenza.
Eppure ogni notte, prima di addormentarsi, provava a pensare a lui, all’”altro” sé stesso, al Tardis e alle avventure che in quel momento sicuramente stava vivendo.
Chiudeva gli occhi e provava a mettersi nei panni del Dottore, del vero Dottore;
Non aveva mai avuto rimorsi da quando si era lasciato alle spalle la sua “vecchia” vita , un po’ di nostalgia all’inizio, quella sì ed era anche scusabile di fronte alla frenetica e nuova esistenza che gli si era prospettata davanti, ma mai, mai, aveva invidiato il suo alter-ego.
Viaggiare nel tempo e nello spazio lo avevano sempre reso felice e soddisfatto del suo ruolo di “Signore del Tempo”, ma più invecchiava, più si rendeva conto di quanti svantaggi quel titolo comportava.
Lui correva. Sempre e comunque, di fronte a tutto e tutti, sia che si trattasse di un nemico, di un ostacolo o di relazione.
Rincorreva il pericolo per poi lasciarselo alle spalle, con il suo solito sorriso spavaldo, e divertito, stampato in faccia, ma spesso questa sua folle corse lo faceva allontanare troppo da chi cercava di stargli affianco.
Loro provavano a tenere il passo, spinte dalla curiosità e dell’affetto che provavano per lui, ma si stancavano troppo presto, lo dimenticavano o scappavano, perché non reggevano il ritmo.
Si corre per scappare da qualcosa, per lasciarsela alle spalle e andare avanti senza mai voltarsi indietro.
Ma tu da cosa scappi, Dottore?
Solo lei non si era mai arresa.
Solo lei si era rialzata ogni volta, più testarda e motivata di prima, guidata dalla speranza di tornare da lui, al suo fianco.
Solo lei era riuscita a tenere il passo, e non solo lo aveva raggiunto ma lo aveva anche fatto fermare, gli aveva preso la mano e non l’aveva lasciata più.
I mostri che da sempre affronti sono solo futili passatempi, paragonati alle paure da cui davvero fuggi.
Paure umane, concrete e viscerali, che spesso si trasformano in incubi, rubando il viso alle persone che ami.
Donna, Martha, Jenny . . .
Rose.
L’unica che si era davvero presa cura della sua anima malata e lacerata dal tempo.
Tempo crudele e assassino, che uccide speranze, ricordi e persone.
Che dilania sentimenti e sogni, facendo a brandelli progetti e desideri.
Solo ora che hai arrestato la tua corsa te ne rendi davvero conto: viaggiavi nel passato e nel futuro per dimenticare il tuo presente, osservavi la vita altrui per non vivere la tua, cercavi le risposte alle tue domande nelle persone che ti stavano accanto, senza renderti conto che in questo modo avvelenavi le loro esistenze, deformavi le loro vite, macchiandole dei tuoi mali e delle tue paure.
Viaggiare nel tempo ha un prezzo, lo hai sempre saputo, ma non sempre tutti riescono a saldare i propri debiti.
Abbandonare il Tardis aveva reso tutto più reale, aveva concretizzato quella possibilità che da tempo lo assillava, tentandolo.
Diventare umano non significava soltanto perdere un cuore, significava anche ricominciare a sentirne il battito.
Significava potersi guardare indietro senza più rimorsi, senza più paure e ombre da temere.
Era per questo che quando riapriva gli occhi, sorrideva.
Non si era mai accorto di quanto l’Universo potesse essere buio prima di incontrare Rose.
Le avventure, i pericoli, le minacce e le scoperte . . . non erano niente in confronto al calore di cuore che batte sempre accanto a te.
Quell’accecante panico che spesso aveva accompagnato le sue giornate era scomparso nel preciso istante in cui aveva sentito l’ultimo respiro del Tardis alle sue spalle.
Anche il timore di restare solo era scomparso, nel momento in cui Rose aveva risposto alla sua sussurrata dichiarazione baciandolo, e suggellando quel silenzioso e reciproco accordo che avrebbe intrecciato le loro esistenze in eterno.
Era stato allora che aveva sentito il suo unico cuore umano vibrare nel petto.
L’indiscussa nota d’inizio che avrebbe suggellato l’inizio della loro nuova vita insieme.


Gnaù, salve gente! Tra il malinconico ritorno dalla Grecia (voglio tornarci! *^*) e l'estenuante nuovo lavoro come barista/chef/cameriera/vittima di nonnismo/mascotte trovo il tempo per scrivere!
Lo sò, devo finire l'altra fic ma mentre scrivevo alcune drabble sempre su DW è venuta fuori codesta fic e dalle iniziali poche righe è venuto fuori un serio e contorto ragiomento intriso di puro sentimentalismo, ah ah ah la mia mente contorta regna sovrana!
Ringrazio tutte le splendide anime pie che hanno recensito, favvato, letto la mia ultima fanfic su Rose e Ten <3 aww vi risponderò a breve!
Che dire, se non che sono morbosamente in love con quel figaccione di David T e n nant ihihih e adoro anche Catherine Tate che mi fa spanzare dal ridere sempre!
Ahhh Doctor, Doctor non smetterai di ispirarmi tanto presto! XD
Bon corro a rifugiarmi a letto dato che qui c'è un concertino di lampi e tuoni niente male!
Dedico questa mia ex-drabble a tu che hai avuto il coraggio di leggere tutto tutto, sei un mito <3
   
 
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