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Autore: LadyBlackCrow    10/08/2012    1 recensioni
Un uomo si trova in una stanza misteriosa con l'unico desiderio di uscirne.
Breve racconto di ispirazione kafkiana scaturito da uno dei miei sogni più strani.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Ecco un piccolo racconto che ho buttato giù per un corso di scrittura creativa durante l'esercitazione di ispirazione kafkiana.
L'idea di fondo proviene principalmente da un sogno che ho fatto; la storia può essere intesa a piacimento da tutti perchè non esiste un significato corretto.
Buona lettura e grazie per il tempo che vi apprestate a spendere in questa pazzia.


La stanza

Nella stanza è tutto bianco, a partire dal letto alla spartana mobilia.
Benchè non vi siano finestre, si ha la sensazione che tutta la luce del mondo sia raccolta tra quelle mura.
Il silenzio è consistente, pesante, ferisce le orecchie.
Un uomo gira su sé stesso, gli occhi avidi di risposte. Chi è? Dove si trova? Da quanto è lì?
Nonostante sembri avere tutto il tempo dell'esistenza per trovare soluzione a questi problemi filosofici, un impellente bisogno di uscire da quell'immoto limbo gli scuote le membra come un tremito.
La sottile sagoma di una porta sembra intagliarsi lungo una parete, dolce promessa di libertà.
Senza indugio l'uomo le si porta davanti e, col reverenziale timore che si deve alla silenziosa carceriera, ne abbassa la maniglia che, docile, spinge il legno chiaro e perfetto in avanti.
Un lungo corridoio senza fine, nero come se si snodasse nella nuda terra, è l'unica via percorribile in quel luogo senza tempo.
L'uomo, dopo aver soppesato le opportunità che gli si presentano, decide di gettarsi nell'ignoto, forte della speranza di giungere prima o poi, in qualche modo, all'aperto.
Il cammino procede lento, passo dopo passo, una mano davanti all'altra sulla fredda pietra del muro che si trova a costeggiare. L'oscurità è come viva, una costante compagna.
D'improvviso lame di luce si stagliano davanti agli occhi del viaggiatore, la cui stanchezza è tale da fargli quasi percepire una fresca brezza sulla pelle.
La foga con cui si getta in avanti fa cedere di scatto l'apertura, ma la vista che si trova innanzi non compensa per nulla la lunga marcia.
Nella stanza è tutto bianco, a partire dal letto alla spartana mobilia.
Benchè non vi siano finestre, si ha la sensazione che tutta la luce del mondo sia raccolta tra quelle mura.
Il silenzio è consistente, pesante, ferisce le orecchie.
Un uomo entra titubante, gli occhi avidi di risposte. Perché è ancora lì? Che sia tornato indietro confuso dal buio? Eppure le sue mani hanno seguito fedeli la lunga parete.
La sensazione di soffocamento cresce e l'uomo prende a sudare; tuttavia fa decisamente freddo nella stanza.
Si guarda ancora intorno, certo di poter trovare una spiegazione razionale con un po' di riflessione.
La porta, sempre la stessa, è senza dubbio l'unica via d'uscita.
Decide d'imboccarla nuovamente, assolutamente sicuro di aver commesso un errore di orientamento.
Il passo è più rapido questa volta e ogni metro conquistato porta nel cuore dello sventurato una nota di ottimistica speranza.
Contro ogni più rosea previsione, il risultato non cambia.
Nella stanza è tutto bianco, a partire dal letto alla spartana mobilia.
Benchè non vi siano finestre, si ha la sensazione che tutta la luce del mondo sia raccolta tra quelle mura.
Il silenzio è consistente, pesante, ferisce le orecchie.
Un uomo si lancia contro le pareti, le colpisce, inveisce, grida, urla, ulula.
Crolla in ginocchio, gli occhi colmi di disperazione.

* * *

Rannicchiato in un cantuccio, un uomo fissa il vuoto.
Quanto tempo è passato? Giorni? Mesi? Anni? Secoli?
Quante volte ha attraversato quel corridoio?
Non ha più forza né voce.
Sdraiato sul liscio pavimento bianco niente ha più importanza.
Gli occhi sono appannati e non sono più avidi di nulla.
Prima di lasciarsi completamente andare al buio, l'uomo è attirato da qualcosa di dimenticato, un lieve fruscio di lenzuola, un movimento appena percepito.

* * *

Nella stanza è tutto bianco, a partire dal letto alla spartana mobilia.
Benchè non vi siano finestre, si ha la sensazione che tutta la luce del mondo sia raccolta tra quelle mura.
Il silenzio è consistente, pesante, ferisce le orecchie.
Un uomo gira su sé stesso, gli occhi avidi di risposte. Chi è? Dove si trova? Da quanto è lì?

   
 
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