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Autore: Jules_Black    10/08/2012    4 recensioni
Klaine| One-shot| AU|
"Blaine in quel momento si sentiva la persona più disperata e assolutamente più immatura di tutto il globo, mentre stringeva nella mano destra quei pochi dollari che gli rimanevano – li avrebbe spesi per una pizza, dato che il suo stomaco stava borbottando – e non desiderava altro che essere a casa. La pioggia iniziò a scendere proprio mentre stava aspettando un autobus, ma gli sarebbe andato bene anche un triciclo, pur di infilarsi il più presto possibile sotto le coperte e smettere di pensare all'effettivo licenziamento che l'aveva appena ridotto a uno straccio."
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Di sconosciuti, brufoli mannari e candele
Avvertimenti: One-Shot, AU
Raiting: Verde
Pairing: Kurt Hummel/Blaine Anderson
NdA: È la mia prima storia in questo fandom e per inaugurare l'invasione di campo ho scelto di scrivere una Klaine. Non so fino a che punto possa andare, ma sicuramente dopo l'accurato betaggio di Zuzallove va meglio. Confido nel vostro giudizio!
 

Di sconosciuti, brufoli mannari e candele

 
Blaine in quel momento si sentiva la persona più disperata e assolutamente più immatura di tutto il globo, mentre stringeva nella mano destra quei pochi dollari che gli rimanevano – li avrebbe spesi per una pizza, dato che il suo stomaco stava borbottando – e non desiderava altro che essere a casa. La pioggia iniziò a scendere proprio mentre stava aspettando un autobus, ma gli sarebbe andato bene anche un triciclo, pur di infilarsi il più presto possibile sotto le coperte e smettere di pensare all'effettivo licenziamento che l'aveva appena ridotto a uno straccio. Non era molto in forma, quel giorno – la sua voce sembrava rauca e decadente – e aveva sbagliato ogni singola nota di quella maledetta canzone. Lo studio di registrazione l'aveva liquidato in cinque minuti, sebbene il suo provino di un mese fa fosse stato il migliore. "Abbiamo bisogno di gente costante", era stata la motivazione che l'aveva portato a rivolgere qualche improperio contro il datore di lavoro e che gli aveva mandato in fiamme il sistema nervoso, sebbene in quel momento i suoi nervi fossero praticamente andati in vacanza. Poteva sentire l'amaro sapore della delusione e, se l'autobus non fosse arrivato proprio in quel momento, avrebbe camminato sotto la pioggia per ore pur di trovare un diversivo, qualsiasi cosa gli permettesse di non pensare.
Le ruote si fermarono con uno stridore fastidioso e Blaine salì, felice che fossero le sette di sera, che l'autobus fosse silenzioso e che si sarebbe potuto sedere, allentarsi in cravattino e stare in santa pace per un po'. Occhi stanchi quanto i suoi gli restituirono sguardi carichi di compassione – o forse era solo la sua immaginazione che stava galoppando fervidamente – e decise che no, non si sarebbe seduto vicino a quel fighetto in prima fila, ma avrebbe rinunciato a qualsiasi richiamo sessuale e avrebbe scelto come compagno di viaggio un bambino con il moccio qualche fila più indietro. Sfortunatamente anche il bambino con il moccio sembrava essere più felice di lui, seduto accanto ad una ragazzina smunta che Blaine prima non aveva notato; avevano forse undici anni e si tenevano per mano. Proseguì l'indecente passerella – i suoi capelli dovevano essere uno strazio, un miscuglio di gel e acqua – verso la fine dell'autobus, sperando di trovare qualcuno di più divertente, per quanto attaccare bottone fosse l'ultimo dei suoi pensieri, in quel momento. Senza neanche degnare di uno sguardo l'uomo, si sedette in ultima fila. Il tipo lo guardò di traverso, come per valutarlo. Blaine, in quella fugace occhiata che gli riversò addosso, notò solo l'apparente morbidezza della sua pelle: bianca, liscia, senza macchie.
- È siero all'avocado- esclamò lo sconosciuto, tastandosi la soffice rotondità della propria guancia. Blaine lo guardò, interrogativo, aspettandosi come minimo un chiarimento.
- Dicevo, la mia pelle è così bella perché uso un siero all'avocado che costa una fortuna- proseguì, ammiccando nella sua direzione. Blaine accennò un sorriso.
- Questa pioggia non ci voleva proprio... Pelle e acqua non vanno molto d'accordo- mormorò il tipo, indicando le costose scarpe di pelle schizzate dall'acqua di qualche pozzanghera.
- E- aggiunse, con un sospiro- Anche per oggi la mia intensa sessione di shopping è rimandata! Il buon gusto frenato dal temporale!
Scosse la testa, come se avesse appena menzionato un'eresia. Blaine non era davvero interessato a quei discorsi – forse in un altro momento, in un'altra occasione li avrebbe trovati simpatici e avrebbe trovato carino anche il tipo, che, effettivamente, era proprio carino.
- A che fermata scendi?- proseguì imperterrito il ragazzo dalla pelle perfetta, lisciandosi pieghe invisibili sulla giacca di ottima fattura.
- L'ultima- esalò Blaine, chiedendosi perché si fosse sistemato accanto al passeggero evidentemente più molesto.
- Anche io!- esclamò, con un cipiglio fin troppo entusiasta. Lo sconosciuto arrossì lievemente e la pelle bianca si tinse di una leggera sfumatura rossastra. Blaine lo sapeva che sarebbe stato zitto per un po' – lo sapeva benissimo e già iniziava a dispiacersene, dato che era simpatico e stava solo cercando di essere gentile.
- Brutta giornata, eh!- sussurrò Blaine, rivolgendo lo sguardo al finestrino, frustato dalle gocce di pioggia. Sembrava un vecchio inglese fissato con il tempo, un inglese barboso.
- Ho dovuto rimandare anche la mia seduta di depilazione! Quella maledetta ha il negozio al piano terra ed è stata inondata!- sbuffò il tipo, osservandosi le mani lunghe, lisce, bianche – anche loro – e decisamente perfette.
- A proposito, io sono Blaine Anderson!- esclamò il ragazzo improvvisamente, incurante dello stato in cui versava. La mano liscia e bella strinse lievemente la sua per qualche secondo più del necessario.
- Kurt Hummel!- rispose di riflesso il tipo, che ora aveva un nome.
- Kurt... Piacere- mormorò Blaine a fior di labbra, ritraendo la mano subito dopo il loro contatto. Kurt stava sorridendo e le guance avevano assunto una forma particolarmente rotonda.
- Allora, Blaine- iniziò Kurt, badando ad assumere una posa che a Blaine sembrava rilassata ma composta - Cosa fai di bello nella vita?
"È incredibile come questo tizio, in mezzo secondo, abbia già fatto la domanda sbagliata", pensò Blaine, alzando gli occhi al cielo.
- Qualche problema? E, oh, attenzione alle rughe di espressione!- scherzò Kurt, facendogli l'occhiolino. Blaine si schiarì la voce, tentando di non pensare a quanto fosse indecente a causa della congestione alle vie respiratorie.
- Sono un cantante- biascicò. Il tono sommesso che aveva usato la diceva lunga su quanto non volesse proseguire nell'affrontare l'argomento. Kurt batté le mani entusiasta .
- Anche io canto! Il resto del tempo faccio il consulente di immagine. A proposito, credo di essermi innamorato del tuo cravattino- esclamò Kurt, indicando il collo di Blaine con una smorfia allegra.
- Grandioso...- borbottò il ragazzo, mentre l'altro non faceva che sorridere, e sorridere e sorridere. La buona educazione imponeva che trovasse qualcosa con cui rispondere, magari un complimento, una qualsiasi cosa che...
- Oh, sei anche uno sportivo!- soffiò Kurt tra i denti, tastando i muscoli definiti di Blaine con fare ammiccante. Il ragazzo rimase impietrito. Lo sconosciuto lo stava tastando? L'ultima volta che aveva visto una cosa del genere era stato in un negozio di mobili e sua madre aveva tastato un divano.
- Sì, ogni tanto mi...
- Perfetto, perfetto! Sappi che il tuo bicipite mi sta invitando a ballare un tango con lui- lo interruppe Kurt. Blaine tossicchiò e il tipo stava iniziando a piacergli, sul serio. Era strano.
- Ballare?
- Sì. Hai presente quella cosa che si fa muovendo i piedi, le mani e altre parti del corpo?- ridacchiò, staccando gli occhi dal suo viso per guardare la pioggia che invadeva la strada.
- Decisamente, anche perché lo faccio anch'io.
Il sorriso ancora più ampio di Kurt lo costrinse a smettere di tenere il muso; c'era questo bel ragazzo davanti a lui, che lo stava chiaramente corteggiando e che...
- Devo chiamare Rachel! Sarà troppo felice di sapere che questa sera porto un ospite a casa!- esclamò Kurt, sfoderando il cellulare e armeggiando con il touch-screen.
"Rachel"? Le fantasie erotiche di Blaine si sgonfiarono come un palloncino bucato. No, Kurt non stava flirtando. Non se a casa aveva qualcuno di nome Rachel che lo stava aspettando. La telefonata durò qualche minuto e Kurt lanciò una serie di gridolini entusiasti, ammiccando nella sua direzione. Blaine si sentiva preso di mira.
- Bene, Rachel è d'accordo. Stasera vieni a cena da noi- decretò, rimettendo a posto il cellulare. Blaine si chiedeva se non fosse pazzo.
- Chi, scusami?
- Tu, ovvio, no? Muori dalla voglia di vedere la mia collezione di creme, lo sappiamo bene entrambi- rivelò, mascherando un sorriso.
- Kurt, noi ci conosciamo appena.
- E allora? Io sono gay, tu sei gay, Rachel è felicemente sposata con mio fratello... Non vedo dove sia il problema!- esclamò, battendo le mani.
- Come...?- iniziò Blaine, ma Kurt lo anticipò di nuovo.
- Come ho fatto a capire che sei gay? Oh, andiamo, Blaine, nessun etero avrebbe tanto buon gusto nel vestire!
***
La casa di Rachel e Finn – così si chiamava il fratellastro di Kurt – si trovava fuori città, a qualche isolato dalla penultima fermata del tram. Stavano camminando sotto la pioggia, protetti dall'ombrello di Kurt, cercando di evitare le pozzanghere.
- E così le ho detto... "No, cara, il damascato puoi tenerlo per la carta igienica!"- sbottò Kurt, mentre raccontava un'altra storia sulle sue strampalate clienti.
- Damascato? Che orrore!- gli venne in sostegno Blaine, stringendosi un po' di più a lui per evitare che un'altra goccia d'acqua tentasse di uccidere la sua acconciatura.
- Non me ne parlare, voleva davvero comprare quella giacca!- si allarmò Kurt, come se dalla questione della giacca dipendesse la salvezza del mondo.
- Immagino tu abbia una collezione non indifferente di vestiti- osservò Blaine, scoccandogli uno sguardo divertito da dietro le lunghe ciglia.
- Divisi per colore, tessuto, grado di... Gradimento?
- Mmh, capisco cosa intendi- mormorò Blaine, mentre con un saltello agile Kurt evitava una pozzanghera troppo profonda.
- E ti assicuro- continuò il tipo- Che il tuo maglione finirebbe nel ripiano più in alto, quello dedicato alle delizie in cashmere.
- Confortante- borbottò Blaine, la pioggia che scendeva sempre più copiosa.
- Cosa c'è ora? Mi sembri come minimo giù di tono- lo accusò Kurt.
- Sai, sto vagando sotto la pioggia con uno sconosciuto in uno dei giorni peggiori della mia vita- rispose laconico Blaine, imbronciandosi.
- Peggiori? Hai appena conosciuto Kurt Hummel, mi sembra- esclamò entusiasta lui. Blaine si fece scappare un mezzo sorriso.
- Magari dopo cena mi racconterai dei tuoi problemi- decise Kurt istantaneamente.
- Magari...
- Ah, so che è molto maleducato da parte mia fartelo notare, ma sembri un porcospino!- scherzò Kurt, accennando ai ricci non più domati dal gel dell'altro. Una mano di Blaine andò istantaneamente a cercare di domare quella poltiglia di acqua e gel.
- Maledetto acquazzone!
- Tra poco saremo al calduccio e ti presterò anche le mie pantofole preferite, se farai il bravo- promise l'altro, affrettando il passo.
- Manca molto?
- Appena inizierai a sentire odore di pizza, capirai che siamo arrivati. In quella casa adorano i carboidrati- sbottò Kurt con una smorfia di fastidio. Blaine ridacchiò.
- Ti toccherà bruciare tante calorie questa notte...
- E no, Blaine Anderson! Non mi costringerai ad indossare una di quelle canottiere grigio-perla-un-tempo-bianche di voi sportivi!
- Non intendevo...
- Qualsiasi cosa tu intendessi, preparati ad una cena ipocalorica!- concluse il discorso Kurt, imboccando un vialetto sulla destra.
***
Rachel gli passò l'ennesimo pezzo di pizza margherita con un sorriso: Blaine aveva davvero mangiato troppo, ma in quella casa erano tutti tanto gentili e non se la sentiva proprio di rifiutare.
- Rachel, davvero, io...- borbottò, passandosi una mano sullo stomaco piatto.
- Tendenze ipocaloriche, te l'avevo detto- sibilò Kurt, che aveva mangiucchiato solo il centro della pizza, lasciando da parte la calorica crosta.
- Kurt- lo rimproverò Finn, scuotendo la testa.
- Vogliamo far vedere a Blaine le foto del tuo matrimonio dove campeggia quel brufolo enorme?- domandò retoricamente Kurt a Finn, sparendo in direzione del salotto.
- Se riuscirai a vedere quel brufolo, ti salterà addosso e ti bacerà- lo avvertì Rachel, alzando gli occhi al cielo. Blaine ebbe per un momento una visione fugace di lui e Kurt immersi in un lungo bacio...
- Guarda, guarda qui!
La voce di Kurt interruppe tutte le sue fantasie e Blaine sobbalzò sulla sedia. Stava indicando con fare accusatorio un minuscolo punto sulla fronte di Finn, su una foto di lui in primo piano vestito da sposo. Un punto minuscolo dove non c'era assolutamente nulla.
- Vedi? Vedi? Ho speso metà della mia collezione di creme nel tentativo di salvarlo!- sbottò, lanciando un'occhiata rabbiosa a Finn. Blaine in effetti non vedeva nessun brufolo. Forse appena appena un accenno di gonfiore, talmente esile da poter passare per un difetto dovuto alla luce.
- Kurt, io non vedo...
- Ecco, lo sapevo! - gridò il tipo con la sua voce da controtenore- Siamo alle solite! Kurt è pazzo, Kurt vede brufoli ovunque!
- In effetti- lo anticipò Finn- Tu vedi brufoli ovunque.
- Ti ricordi quando ha spaventato Mercedes con quella storia del punto nero mannaro?- ridacchiò Rachel, facendo riferimento a chissà quale episodio. Kurt si sedette al tavolo particolarmente imbronciato.
- Le ho salvato la vita. Quel punto nero avrebbe messo le radici e si sarebbe moltiplicato- dichiarò, sempre più scuro in viso.
- Ehm, non credo che parlare di punti neri aiuti la digestione- intervenne Blaine, che iniziava a sentire un certo fastidio all'altezza dello stomaco.
- Ecco un altro delicato- rise Finn, facendo un cenno verso Blaine. Rachel ridacchiò.
- Kurt ha occhio per certe cose...- rispose la ragazza, mentre gli altri due perdevano evidentemente il filo del discorso.
- Beh, ragazzi, per stasera la pacchia è finita! Io e Rachel andiamo a vedere un film di sopra. Voi non prolificate sul tappeto, dato che per smacchiarlo, l'ultima volta, ci è voluto un po'...
A sorpresa, una poltiglia indistinta di pomodoro e mozzarella finì sulla camicia di Finn.
- Mi sono sporcato le mani giusto per ricordarti quanto sei idiota- sbottò Kurt, che si stava ripulendo le dita affusolate con un tovagliolo. Blaine rise di gusto.
- Uno a zero per Kurt, Finn. Andiamo di sopra- decise Rachel, prendendolo per un braccio e trascinandolo via, tra il sorriso ironico di Kurt e gli sghignazzi di Blaine.
***
- Hai appena conosciuto gli individui con cui devo condividere il bagno- mormorò Kurt, stiracchiandosi appena, con classe. Blaine si sentiva leggermente meglio.
- Sono simpatici, dai- decretò Blaine con sincerità.
- Non quando non apprezzano i miei discorsi sulla cura della pelle- sbuffò, mandando giù un ultimo bicchiere d'acqua.
- È sempre la tua famiglia- lo redarguì Blaine, cercando di non offenderlo.
- Non fraintendermi, io li adoro!- esplose Kurt, alzandosi di scatto.
- È solo che tu sei troppo per loro- concluse la frase Blaine, ridacchiando ancora.
- Il concetto è più o meno quello- scherzò Kurt, sebbene sapesse perfettamente che Rachel e Finn erano adorabili.
- Come mai vivi con loro?
- Ho avuto dei maledetti problemi con il proprietario del mio appartamento- spiegò Kurt, avviandosi verso il salotto.
- E sei stato costretto a trasferirti qui- concluse Blaine, seguendolo verso il divano.
- Esatto. Tra un paio di settimane avrò di nuovo casa mia, però- dichiarò, con un cipiglio sicuro a increspargli il viso.
- Buon per te- concluse Blaine, sedendosi sul divano. Tutta la stanchezza della giornata sembrava essere arrivata solo in quel momento.
- E tu? Quali sono i tuoi problemi?- chiese Kurt, sedendosi accanto a lui, come fosse pronto a sentire la confessione di un omicidio.
- Ho perso il lavoro per questo maledetto raffreddore- spiegò, laconico, tossicchiando. Perché si sentiva un fallito davanti allo sguardo triste di Kurt?
- Capisco.
La discrezione di Kurt sembrava essere perfetta in quel momento.
- E lunedì mi toccherà fare i conti con la mia nuova vita da disoccupato- mormorò Blaine, mentre un pizzicore fastidioso gli pungeva gli occhi. Kurt sembrava davvero dispiaciuto.
- Blaine, se vuoi puoi venire a lavorare da me...
- No, Kurt. Ti ringrazio per l'offerta, ma non fa per me- rispose lui con una punta di aggressività che tacitò le proteste di Kurt.
Il ragazzo accese la TV, probabilmente tanto per fare qualcosa.
- È ora di andare- mormorò Blaine alzandosi. All'improvviso si sentiva davvero estraneo in quella casa, davvero stupido ad aver accettato l'invito di quello sconosciuto solo perché lo trovava carino.
- È stato molto gentile da parte tua invitarmi a cena- continuò Blaine e si avviò prima di avviarsi verso l'ingresso, tossicchiando ancora.
- Allora ciao- bofonchiò Kurt, impacciato.
- Ciao- rispose Blaine. Gli diede un piccolo bacio su una guancia. Kurt aprì la porta d'ingresso, ma furono investiti da una ventata gelida. La pioggia si era trasformata praticamente in tempesta. Blaine già si vedeva affetto da polmonite, dato che a quell'ora non passavano autobus.
- Non credo che dovresti...
- Vado- decretò Blaine, entrando nella cortina di pioggia. Si inzuppò in meno di quattro secondi e tentò di coprirsi con il maglione. Tossicchiò.
***
- Blaine Anderson, non sai che durante i temporali non bisogna ripararsi sotto gli alberi?
La voce di Kurt suonò come una carezza sotto la pioggia che frustava le foglie della pianta sotto alla quale si era riparato. Non ce l'aveva fatta e cinquecento metri dopo si era fermato, febbricitante. Aveva visto nel volto disteso di Kurt la tranquillità.
- Vuoi tornare o no al calduccio? Ti presto le pantofole- gli domandò Kurt, ma Blaine non era proprio nelle condizioni di replicare. Si sentiva sfinito, perciò annuì, mentre Kurt lo aiutava a rialzarsi e gli passava un braccio intorno alle spalle.
- Grazie- mormorò esausto Blaine.
- Grazie per il fatto di esistere o di averti salvato da una polmonite?
Blaine era stordito dal raffreddore, ma mormorò un "entrambi" che Kurt percepì perfettamente.
***
Il letto di Kurt era straordinariamente morbido e caldo quando Blaine si infilò sotto le coperte perfettamente stirate, dopo aver preso una massiccia dose di ibuprofene.
- Tutto bene?- gli domandò Kurt per la centesima volta, risistemando con amore il copriletto.
- Benissimo- mugugnò Blaine, infilandosi ancora più in profondità.
- Mi toccherà dormire accanto all'ammalato- borbottò Kurt con tono falsamente schifato. Blaine all'improvviso si sentì estremamente ricettivo, come se tutte le terminazioni nervose del suo corpo si fossero risvegliate a quelle parole.
- Non hai una brandina? Non vorrei ti ammalassi.
"Non vorrei saltarti addosso", si corresse mentalmente.
- No, niente brandina!- sbottò, sfilandosi la giacca. Blaine si voltò educatamente dall'altra parte. Rimasero in silenzio per cinque minuti buoni e Blaine non si voltò fino a quando non sentì un tonfo accanto a lui, segno che Kurt si era appena disteso sul letto. Blaine si voltò di nuovo.
- Educato da parte tua non guardare!- sibilò malizioso Kurt, risistemandosi i capelli. Blaine sorrise e Kurt si puntellò sul gomito per osservarlo meglio. Gli passò distrattamente una mano tra i capelli ormai ricci.
- Domani mattina dovrò disinfettare il cuscino, con tutto questo gel...- mormorò. Blaine era immobile. Kurt sorrideva.
- Ehi, non sono un alieno a quattro teste! Eh, sì, sto flirtando- ammise, con un risolino poco virile. In Blaine nacque improvvisa la consapevolezza di trovarsi nel letto di uno sconosciuto che aveva incontrato cinque ore prima su un autobus. Uno sconosciuto carino, ma pur sempre uno sconosciuto.
- Kurt- iniziò, tirandosi su a sedere- Perché sei stato così gentile con me oggi?
- Perché avevi una faccia depressa e non lo sai che se fai tante buone azioni in Paradiso ricevi un premio? Sarò un angioletto vestito da McQueen- rispose, con aria sognante. Blaine alzò gli occhi al cielo.
- Vuoi una risposta seria, vero?
Blaine annuì impercettibilmente.
- Eri davvero sconfortato, con i capelli bagnati e quell'accenno di barbetta sexy- continuò lui, evidentemente rapito dal suo stesso discorso.
- E questo ti ha dato il diritto di invitarmi a casa tua?- scherzò Blaine, evidentemente divertito.
- Questo mi ha convinto a salvarti. Ti saresti buttato da un cavalcavia, fidati- sussurrò Kurt, alzando gli occhi al cielo.
- Mmh, in realtà avrei preferito in tipo di suicidio più... di classe?
- Arsenico e Diet Coke- rispose Kurt, infilandosi finalmente sotto le coperte. Il letto doveva essersi allargato nel frattempo perché Blaine sentiva la gamba di Kurt estremamente lontana.
- Buonanotte.
- Buonanotte- rispose Kurt, voltandosi dal lato opposto.
***
La sveglia indicava le tre del mattino quando Blaine si svegliò, senza alcun segno di stanchezza o di mal di testa. La pillola doveva aver fatto effetto, perché si sentiva davvero bene. Aveva però bisogno di un bicchiere d'acqua. Kurt stava placidamente dormendo, il viso rilassato e composto perfino nel sonno. Tentò di fare meno rumore possibile, aprendo la porta quel tanto che bastava per farlo passare. La casa era silenziosa, l'unico rumore un leggero russare che proveniva dalla stanza di Finn e Rachel in fondo al corridoio. Scese le scale con passo felpato, addentrandosi nell'ingresso buio con circospezione. Entrò in cucina e si diresse velocemente verso il lavandino, accedendo la luce.
- Ehi, ladruncolo!
La voce di Kurt lo fece sobbalzare, tanto che si rovesciò gran parte dell'acqua sulla canottiera bianca.
- Stavo... bevendo- ammise Blaine, come se fosse stato appena colto a rovistare in un portafoglio.
- Grandioso, eccoci nel remake di "Nothing Hill"- borbottò Kurt, passandosi una mano sul viso. Blaine non colse l'allusione.
- Kurt, ti piace Hugh Grant?
- Blaine, no! Mi piace la scena- sbuffò Kurt avvicinandosi al ragazzo.
- Kurt, cosa...?
- Le cose migliori succedono di notte, no?- mormorò Kurt, avvicinandosi.
E in quell'istante la luce saltò e un bellissimo fulmine illuminò la strada oltre la piccola finestra.
***
- Kurt, Kurt!
Blaine iniziò a urlare come se all'improvviso si trovasse smarrito nel bel mezzo del deserto.
- Sono qui, sono qui!- lo rassicurò lui, avvicinandosi al ragazzo e prendendolo per mano.
- Adesso cerchiamo delle candele e torniamo su- mormorò Kurt e iniziò a cercare delle candele. Rovistò al buio in un cassetto, ma evidentemente non trovò nulla.
- Rachel deve aver nascoste da qualche parte!- sbottò, riprendendo la ricerca mentre Blaine era a un passo dalla morte. Era spaventato sia per il buio pesto sia per i tuoni e non sembrava rispondere delle proprie azioni.
- Ti prego, ti prego!- urlò ancora, iniziando a saltellare sul posto come un pazzo. Kurt si allontanò di qualche passo, ma Blaine doveva avere la vista a raggi X, dato che lo seguì anche nel buio orientandosi solo grazie al rumore dei suoi passi.
- Blaine, sto cercando delle candele! Candele!- gli spiegò Kurt, mentre apriva dei cassetti a caso e incontrava le lame affilate di diversi coltelli.
- E prendile allora!
- Non le trovo, genio!-
- E ora, ora?
Blaine era quasi nel panico, ma Kurt lo zittì con una mano.
- Ora stai zitto, dato che le mie orecchie non potrebbero sopportare un altro acuto- si lamentò, allontanandosi per cercare in un altro cassetto. Blaine lo raggiunse qualche secondo dopo, non dopo aver urtato una sedia.
- Blaine, diavolo!
- Ti prego, ti prego!- strillò, con la voce roca.
- Ora tu rimani qui mentre io vado in salotto a cercare le candele, e smettila di dare di matto!- sbuffò, allontanandosi nel buio dell'ingresso. Blaine rimase immobile in quella cucina sconosciuta, tentando di non urlare.
- Kurt, hai fatto?- chiese ad alta voce dopo qualche minuto, dato che il ragazzo sembrava essere stato inghiottito dalle tenebre. Tutte le imposte della casa erano state chiuse meticolosamente. E se fosse stato tutto un piano malefico? Se l'avessero ucciso tra pochi secondi?
- Kurt, tu non vuoi uccidermi, vero?- strillò, ancora più forte.
- Oh, sta' zitto, cretino, non vorrai svegliare tutti, spero!- urlò Kurt di rimando, quasi furioso. Blaine si costrinse a raggiungere la porta del salotto, sebbene fosse tutto tremendamente buio.
- Kurt, sono qui...- mormorò, all'indirizzo delle tenebre, tastando la cornice della porta.
- Anche io.
La voce di Kurt era davvero vicina, come se fossero a pochi centimetri di distanza. E forse, effettivamente, lo erano. Kurt accese una candela trovata per caso e il cono di luce illuminò la poca distanza tra loro.
- Oh, io...- mormorò imbarazzato Blaine, arretrando di un passo.
- Lo so, preferivi il buio- mormorò in risposta Kurt, spegnendo la candela con un soffio. Un secondo dopo le sue labbra erano su quelle di Blaine e lo stavano baciando con forza.

   
 
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