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Autore: Nimel17    11/08/2012    1 recensioni
E se il principe Charming avesse sentito anche un'altra versione della storia d'amore di Rumpelstiltskin?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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James tentò ancora una volta di rompere il lucchetto con la pietra più grossa che aveva trovato, ma era tutto inutile. Il sasso gli sfuggì tra le dita e allora lui si accasciò a terra, appoggiandosi alle sbarre della sua cella. Eppure non poteva arrendersi così…doveva, doveva trovare la sua Biancaneve. Dio solo sapeva cos’aveva in mente la Regina nei suoi riguardi. Purtroppo, temeva di saperlo anche lui. Il classico, vecchio patto: una vita in cambio di un’altra. Non accettare, amore. Te ne prego. Era meglio morire che vivere senza di lei, con la consapevolezza di esser stato la causa della sua morte. Un rumore di ferri sbattuti lo distrasse dalle sue angosce, riportandolo alla realtà. Due guardie stavano aprendo la sua cella, per portarlo probabilmente dalla regina. La sua posizione abbandonata fece sì che loro non ritenessero necessario immobilizzarlo al solito modo, confidando probabilmente nelle catene che gli bloccavano i polsi. Tuttavia, questo non lo fermò: anzi, proprio le manette utilizzò quando si liberò dalla loro presa, per intercettare la spada dell’uno e ridurre l’altro all’incoscienza, senza però ucciderlo. Iniziò a correre, ma subito davanti a lui c’era un’altra guardia, che stava già incoccando una freccia. Si voltò, ma si trovò bloccato da un altro soldato che era sopraggiunto mentre esitava sul da farsi. La freccia scoccò, ma non colpì lui, bensì la sentinella alle sue spalle. Impietrito dalla sorpresa, guardò esterrefatto l’uomo che si toglieva l’elmo. Il Cacciatore. Quello che aveva risparmiato Biancaneve. Fece per parlare, ma l’altro gli stava già professando la sua amicizia liberandolo dalle catene e consegnandogli delle armi. Lo incitò ad andarsene e a scappare per salvare la sua principessa, lui avrebbe tenuto le altre guardie a bada per un po’. James sapeva quando era meglio parlare e quando bisognava invece tacere. Gli fece un cenno di ringraziamento, sapendo che non erano necessarie parole inutili. Ricominciò a correre alla cieca, gli sembrava di sentire ovunque passi che correvano e voci che gridavano. Si fermò e guardò alla sua destra e alla sua sinistra, frenetico, cercando di capire dove andare. All’improvviso, una porta dietro di lui si aprì e si sentì trascinato all’indietro, mentre la porta si richiudeva di colpo. Davanti a lui c’era una donna, che gli mise un dito sulle labbra, gli occhi lo imploravano di tacere. I passi superarono la stanza, ma si fermarono a poca distanza. La sconosciuta gli fece segno di seguirla, sempre senza parlare. Lui obbedì, ma non riusciva a vederla chiaramente, c’era pochissima luce lì. Lei aprì una porta più piccola del normale fatta interamente di pietra e si voltò verso di lui.
“Qualunque direzione aveste preso, sareste andato nella Sala delle Torture di…quella. Da qui potrete uscire senza essere visto. Nessuno viene mai qui per suo ordine.”
Un raggio di sole era filtrato dall’apertura, mostrando una giovane donna dai lunghi capelli castani e due limpidi occhi blu. Poteva avere la stessa età di Biancaneve. I suoi polsi sottili recavano segni di catene, sulle braccia bianche spiccavano tagli e bruciature.
“Se sei anche tu una prigioniera, vieni con me.”
La ragazza scosse la testa.
“Non posso. La regina ha fatto un incantesimo. Non posso lasciare questa stanza senza suo ordine.”
James esitò. Era evidente che la poveretta era stata a lungo torturata e lasciarla lì era contro ogni suo principio e valore.
“C’è qualcosa che posso fare per voi?”
Gli occhi di lei erano così tristi, così lontani…
“So chi siete e so anche chi è il vostro Vero Amore. Ma non vi chiamerò per nome, o lei potrebbe sentirci. Io sono solo una donna senza nome, ma una volta ero la figlia di un Re, avevo trovato anch’io una persona da amare e da cui ero amata. Purtroppo la regina mi manipolò e io inconsapevolmente feci il suo gioco, tentando di distruggere la maledizione che dominava il mio amore.”
“Era maledetto?”
“Sì. Per sua scelta, ma questo non cambia le cose. Lui credette che io collaborassi con la regina per togliergli i poteri e mi cacciò di casa.”
“Ma perché la regina avrebbe dovuto…”
“A parte il fatto che è malvagia sino al midollo? Lei voleva avere potere su colui che amavo..che amo ancora, diceva che io ero la sua unica debolezza e che per questo sono ancora viva. Deve ancora trovare il modo di…usarmi adeguatamente contro di lui, per questo mi tiene prigioniera.”
“Come posso trovarlo? Lui potrebbe liberarvi?”
“Sì. Lui….”
Altri passi si aggiunsero e stavolta convergevano proprio verso la stanza in cui si trovavano. La donna gli afferrò il braccio e lo spinse fuori.
“Sconfiggete la regina. È l’unico modo per garantire a tutti un lieto fine.”
 
 
 
Per la seconda volta, James si ritrovò a scappare ed entrò senza pensarci due volte nella foresta, giurando a se stesso di liberare prima o poi la sconosciuta o di trovare il suo Vero Amore. Si guardò intorno. Strano, non gli sembrava il solito bosco…
“Ci siamo persi, dearie?”
Lui si voltò di scatto e si trovò davanti Rumpelstiltskin, seduto rilassato su un tronco. Il suo ghigno malefico era ancora più ampio del solito, e lui sentì una strana rabbia salirgli in corpo.
“Siamo nella Foresta Infinita, dearie. non c’è via d’uscita per te, eccetto la mia.
“Non mi serve il tuo aiuto.”
Fece per allontanarsi, ma la voce del folletto lo inseguì.
“Non vuoi nemmeno questo?”
Nella mano di quel  maledetto c’era l’anello appartenuto a sua madre. Si tastò il suo sacchetto, ma l’anello mancava.
“Come..?”
“Con quello con cui ottengo tutto ciò che voglio, dearie. La magia, ovviamente.”
Rumpelstiltskin lanciò in aria il gioiello e lo riprese subito.
“Ora questa gemma è incantata. Più vicino sarai alla tua principessa, più forte brillerà.”
Quando James fece per riprenderlo, il folletto richiuse la mano e indietreggiò. Che sciocco era stato. Dopotutto…
“Ogni magia ha un prezzo, dearie. Io non faccio mai niente per niente. Ti propongo un patto.”
La rabbia che minacciava di uscire da un bel po’ esplose di colpo. Estrasse la spada e tentò di colpire il suo nemico, gridando infuriato:
“Basta patti!”
Tentò una seconda volta, ma Rumpelstiltskin bloccò la lama tra le dita, lasciandosi sfuggire una seconda volta. James fece un paio di fendenti, ma il suo avversario era scomparso.
“Dietro di te, dearie.”
Ora il folletto era dietro di lui, con una spada in mano. Gli si lanciò contro, ma l’altro parava tutti i suoi colpi e quando si sbilanciò troppo in avanti, sentì la spada di Rumpelstiltskin dargli qualche gentile colpetto alle sue spalle.
“Resistente.”
James si liberò dal suo sacchetto e i due ripresero a combattere, tuttavia il folletto riuscì a mandarlo a terra. Senza farsi intimidire, Charming estrasse anche il suo pugnale e lo assalì con entrambe le lame, perdendone una quasi subito nella lotta.
“Ne hai avuto abbastanza, dearie?”
“Mai.”
I due balzarono all’indietro e James riuscì a colpire Rumpelstiltskin sullo zigomo, su cui si aprì un piccolo taglio. Gli occhi del folletto si raggelarono e la risatina che uscì dalle sue labbra strette non era certo quella beffarda di poco prima. La ferita guarì quando il Signore Oscuro si passò una mano sulla guancia, la magia guaritrice fuoriusciva sotto forma di una piccola nube violacea. Quando Charming lo attaccò, sentì un forte colpo sulla schiena causato dall’elsa della spada e si ritrovò spinto all’indietro, sbattendo contro un albero e cadendo a terra, dolorante. Ciononostante, cercò subito la sua spada, ma Rumpelstiltskin gliela stava puntando alla gola.
“Stai cercando questa, dearie?”
Non aspettò nemmeno una sua eventuale risposta.
“Così coraggioso, così gagliardo, così disperato. Il coraggio non ti farà uscire da questa foresta, dearie, ma la magia sì, invece. Fidati. Questo è un patto che vuoi stringere, perché noi vogliamo esattamente la stessa cosa.
Fidarsi? Avrebbe preferito fidarsi di una vipera, piuttosto.
“Ovvero?”
“Che tu e il tuo amore siate finalmente riuniti insieme, naturalmente.”
Lo fece rialzare e gli mostrò una piccola ampolla contenente una parte di sostanza viola luminoso.
“La magia più potente di tutte. Il Vero Amore.”
James fece per afferrarla, ma il folletto lo fermò.
“Attenzione. È tutto quello che mi è rimasto.”
Ripensare alla sua Biancaneve, alla povera donna prigioniera della regina per avere amato la persona sbagliata…cosa ne poteva sapere lui?
“Cosa ne sai te, del Vero Amore?”
Rumpelstiltskin si avvicinò, la voce seria e un po’ amara.
“Beh, non quanto te forse ma nemmeno così poco come pensi tu.”
James non tentò nemmeno di nascondere l’incredulità e il sarcasmo della sua voce.
Tu? Tu hai amato qualcuno?”
Il tono del folletto era più tenero, orgoglioso, ma gli occhi erano tristi.
“È stato un breve barlume di luce in un oceano di oscurità.”
Charming lo scrutò, il suo istinto gli diceva che, una volta tanto, Rumpelstiltskin diceva la verità. L’altro proseguì:
“Lei era bella e ridente come il sole, la persona più coraggiosa che io abbia mai conosciuto. Sapeva trovare il lato positivo di ogni cosa, le piaceva sorridere e quando sorrideva poteva spezzare la roccia o sciogliere il ghiaccio. I suoi occhi erano luminosi come lembi di cielo in un giorno d’estate e ti ci potevi perdere senza rimpiangere di non trovare una via d’uscita.”
Era davvero il Rumpelstiltskin che conosceva che parlava di una donna con quella voce rapita, adorante? Esitante, temendo la risposta, chiese:
“Che cos’è successo?”
La domanda riportò l’altro alla realtà, una realtà che evidentemente preferiva dimenticare. Gli occhi si riempirono di amarezza e dolore.
“Lei è morta.”
Le spalle del folletto sussultarono, mentre guardava in basso, ma si riprese quasi subito.
“Questo è il problema del Vero Amore, dearie, può scivolarti via dalle dita senza che tu te ne accorga. L’amore è come una fiammella delicata, e una volta che se n’è andata se n’è andata per sempre.”
Questo nuovo lato di Rumpelstiltskin spinse James a stringere il patto con lui. Se avesse perso Biancaneve, non avrebbe conosciuto agonia peggiore, quindi per la prima volta sentì pietà verso l’uomo che aveva sempre detestato profondamente. Forse era per questo che era così…non malvagio, ma nemmeno buono… ambiguo. Ecco, sì, ambiguo. Dopo aver perso l’unico raggio di sole nella vita, cosa importava comportarsi da essere degno nell’oscurità? 
  
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