Quello
che so di Bulma e Vegeta
Come
si incontra la propria anima gemella?
Come
si riconosce il vero amore?
Si
passa tutta la vita a cercarlo oppure rimaniamo
nell’attesa che un bel giorno un principe in sella al suo
cavallo bianco venga
a prenderci, magari senza essere prima avvelenate da una vecchia rugosa
e
rinchiusa in una bara da sette nani?
La
risposta è: nessuna delle due. E sapete perché?
Leggete quanto segue.
Bulma
Brief era una splendida ragazza, ricca, generosa,
capace di costruire navicelle spaziale, radar cercasfere, macchine per
viaggiare nel tempo e tutto e di più.
Aveva
l’intero mondo maschile ai suoi piedi, ma non le
bastava solo un mondo.
Infatti,
il suo grande amore veniva addirittura da
un’altra galassia.
Ma
di certo non era andata lei fin laggiù a prenderselo,
diciamo che aveva trovato l’equilibrio giusto tra cercare e
aspettare.
Per
capire meglio questa storia, direi di cominciare
dall’inizio perché come tutte le più
grandi storie d’amore, non dura certo solo
poche righe!
Erano
passati ormai mesi da quando Vegeta si era
“trasferito” alla Capsule Corporation, ospitato
dalla famiglia Brief, la quale
forniva all’alieno i macchinari giusti per allenarsi, viveri
e un letto dove
dormire.
La
sua presenza non era comunque gradita a un particolare
membro della famiglia, nonostante fosse stata proprio lei ad invitarlo:
Bulma.
Non
passava giorno senza che la scienziata non maledisse
Vegeta, se stessa e soprattutto Vegeta. Diceva di essere il Principe
dei Sayan,
ma di principe aveva ben poco: maleducato, violento, egoista, ostile,
rozzo,
manesco. Più un carattere da scimmione,
come lo chiamava lei, invece che principe.
Eppure,
Bulma cominciava a sentirsi attratta da
quell’alieno solitario e scontroso, dedito solo alla guerra e
ai massacri. Sentiva
di volerlo aiutare, di lenire quella sete di sangue, di renderlo capace
di
desiderare qualcos’altro, oltre che alla violenza.
Quando
si scontravano nei corridoi della Capsule,
solitamente era il silenzio a regnare tra loro, anche se i litigi non
mancavano.
Lui si prendeva gioco di lei dandole ordini, lei rispondeva con i
peggiori
insulti. Davanti ai coniugi Brief, gli atteggiamenti non cambiavano.
Bulma
continuava a nutrire ancora una lieve paura nei
confronti dei Sayan e ringraziava il cielo che i suoi fossero sempre in
casa,
anche se in caso di bisogno non sarebbero stati molto d’aiuto.
Ma
un giorno Mrs Brief, Bunny, dovette dare una
spiacevole notizia alla figlia.
“Tesoroooooooo!”
urlò allegramente la donna entrando in
camera della ragazza ancora addormentata.
Bulma
mugugnò qualcosa di incomprensibile e si mise il
cuscino sotto la testa.
“Tesoroooooo!
Svegliati su, io e tuo padre dobbiamo
partire per il week-end e dovrai cucinare tu al caro Vegeta, altrimenti
rischia
la fame! Oh, non voglio nemmeno pensarci, sai che disastro? Non vorrei
mai che
se ne andasse, è così un bel ragazzo!”
Bulma
imprecò sotto le coperte e bofonchiò un
“Arrivo”
poco convinto, ma bastò a convincere la madre, che tutta
contenta uscì dalla
camera.
La
scienziata richiuse gli occhi pronta
a godersi un’altra mezz’oretta di
sonno, quando realizzò che sarebbe rimasta a casa da sola
con Vegeta per un
intero week-end. Si alzò a sedere di scatto, con urlo che
avrebbe spaventato
Tarzan “CHE COSAAAAAAA?????”
Ma
i coniugi Brief, prevedendo la spiacevole reazione
della figlia, erano partiti appena Bunny era uscita dalla camera di
Bulma,
scampando così la sua ira.
Bulma
passò una buon quarto d’ora a cercare i genitori
per poi realizzare che se l’erano data a gambe. Si
trascinò in cucina con
l’andatura di uno zombie per preparare un caffè e
ideare un modo per
sopravvivere alla giornata.
Mentre
il caffè ribolliva, dette un’occhiata
all’orologio
appeso alla parete: le 12.30 Vegeta era solito pranzare verso le due,
quindi
aveva ancora un’oretta per prepararsi psicologicamente al
disastro. Si accese
una sigaretta, la prima di una lunga lista che avrebbe fumato quel
giorno.
Dopo
la pausa “mattutina”, decise di andare in
laboratorio per concentrarsi un po’ sul lavoro, magari
ideando qualche nuova
invenzione spettacolare, tipo una tuta
“anti-Vegeta” o un “Sayancida”.
Ma
la mente di Bulma era troppo occupata a pensare al suo
week-end con Vegeta per avere la forza di costruire qualsiasi cosa.
Nonostante
la profonda paura verso il Sayan, sentiva anche una certa attrazione
per lui,
anche perché non poteva negare che dal punto di vista fisico
Vegeta non
deludesse neanche un po’, come amava ripetere sua madre. Ma
se si parlava del
carattere..
Rimase
per un bel po’ a fissare la propria scrivania,
sparsa di fogli e appunti, dopodichè si alzò per
andare a farsi una bella
doccia. Infondo, se la meritava proprio.
Nel
frattempo, Vegeta si allenava duramente nella Gravity
Room costruita da Bulma. La gravità era oltre 300 volte
superiore a quella
terrestre, infatti, se qualunque umano avesse provato ad entrarci
sarebbe morto
schiacciato. Ma Vegeta era un alieno, per di più un Sayan,
anzi, scusatemi, il
Principe dei Sayan, e grazie alla sua enorme forza, era in grado di
resistere
benissimo.
Si
allenava da lunghe ore ormai, cominciava all’alba e
finiva quando il sole era già ben alto nel cielo, si
concedeva una breve pausa
pranzo per poi riprendere fino a notte
fonda. Non si permetteva nessuna distrazione a parte il cibo, che poi
era una
necessità, deciso a diventare più forte del suo
acerrimo nemico, Goku, che
sarebbe tornato sulla Terra di lì a un anno.
Vegeta
dette un’occhiata all’orologio digitale della GR
che segnava le due. Schiacciò il pulsante per ridurre la
gravità a zero e uscì
dalla camera a petto nudo, coperto solo da un paio di pantaloncini,
diretto
alla cucina. Stava morendo di fame e si augurava che la donna pazza o
la figlia
gli avessero già cucinato un lauto pasto, altrimenti peggio
per loro. Con uno
sbuffo aprì la porta della cucina, ritrovandosi davanti una
scena non molto
gradita: la tavola da pranzo era vuota, nessuna pentola bolliva sul
fuoco e
soprattutto, nessuno era nella stanza. Con un ringhio vagamente
inquietante, il
Sayan richiuse la porta della cucina con forza, scardinandola.
Imprecando tra i
denti, si diresse al piano di sopra, deciso a stanare le due donne di
casa.
Come si permettevano di lasciarlo senza cibo?
Spazio Autrice
Finalmente
dopo tanti mesi di ripensamenti e non, mi sono
decisa a scrivere la mia prima storia con seguito! Siate clementi se
è venuta
una schifezza, è il mio primo tentativo e non ho la minima
idea di cosa sia
venuto fuori, spero solo che vi piaccia e siate interessati al seguito.
Premetto che non aggiornerò una volta al giorno, sono in
vacanza in un posto
dove Internet è quasi inesistente, perciò
farò il possibile per postare i nuovi
capitoli senza farvi aspettare dei secoli. Le recensioni sono sempre
graditissime, ma anche le critiche che mi serviranno per migliorarmi.
Buona
lettura e a presto!
Xxx
I Sogni Persi