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Autore: trix334    11/08/2012    0 recensioni
la storia parla di una ragazza che durante una normale serata viene paralizzata, si risveglia il giorno dopo in ospedale ma qualcosa è cambiato nel suo codice genetico
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Arrivammo in fretta e furia a casa mia, stavo per aprire la porta quando venni fermata da Harvey
-Senti perché non andiamo a casa mia a rilassarci!? Lo so che può una cosa incredibile quella che ti è successa ma penso che tu abbia bisogno di un po' di riposo... Anche perché sai che giorno è oggi- Aveva ragione, su tutto, mi sentivo sfinita per quello che mi era successo e per un mucchio di altre cose, e inoltre oggi era l'anniversario della morte dei miei
-Come ho potuto dimenticarmene- Mi sedetti sull'uscio della porta appoggiandomi le mani al volto, poco dopo sentii la calda mano di Harvey appoggiarsi alla mia spalla destra, delicatamente cominciò a muoverla su e giù per confortarmi, tutto quello che riuscii a dire furono incomprensibili singhiozzii
-Non piangere, forse per te è meglio non rientrare in questa casa per un'altro po', puoi venire a stare a casa mia- mi asciugai le lacrime e mi alzai in piedi.
Durante il tragitto nessuna disse una parola, arrivammo nell'edificio dove abitava, in silenzio, la osservai tirare fuori dallo zaino un mazzo di chiavi e a sceglierne una in paricolare, inserì la chiave nella serratura e aprì la porta che scricchiolò rumorosamente, entrammo entrambe nell'appartamento, Harvey appoggiò le chiavi in una ciotola posta su un comodino sistemato subito dopo la porta, camminammo per un piccolo corridoio grigio dove erano appesi ogni tanto dei quadri, tutti erano molto colorati e vivaci con molte sfumature e ognuno con un numero in un angolo, l'unico diverso dagli altri era l'ultimo, raffigurava una donna coi capelli rossi come i miei senza volto che prendeva per il colletto un uomo, lo sfondo mostrava varie sfumature di grigio e una scritta coperta dalle due figure in primo piano, sembrava ci fosse scritto "verkefni J..." le altre lettere erano coperte
-Sei davvero brava a disegnare
-Me lo dici ogni volta che entri in casa mia-
-Beh, ogni volta che entro in questa casa trovo un nuovo quadro con dei bellissimi colori, l'unico diverso è quello... Si chiamava... "Progetto"...-
-"Progetto J..." il mio primo quadro, a quei tempi non sapevo nemmeno che stile di disegno utilizzare, quindi è normale che sia diverso dagli altri-
passammo il resto della giornata parlando del passato e di come ci eravamo incontrate, Harvey sembrava in qualche modo assente, come se stesse pensando a qualcos'altro.
Si fece tardi, stavo per andarmene quando la ragazza mi tirò la manica di una mano, io persi per un attimo l'equilibrio e caddi sulle sue labbra, Harvey mi diede il più passionale bacio che mi avesse mai dato -Resta qui a dormire per favore- Questa volta era lei che piangeva, la abbracciai, non conoscendo bene il motivo della sua frustrazione, continuava a piangere e a ripetermi fra i singhiozzi "ti amo."
La campanella suonò, avevo ripensato per tutto il tempo alla serata precedente, Harvey aveva continuato a piangere fino a quando non si addormentò, il giorno dopo di lei non c'era più traccia, solo un post-it giallo che diceva
 
"Sono andata a trovare i miei genitori, tornerò questa sera tardi, tu stai pure a casa mia per quanto vuoi, ti amo
Harley Lloyd"
 
Quel messaggio aveva un che di criptico, soprattutto perché nel retro del foglietto c'era una versione miniaturizzata del suo primo quadro, solo che al posto del volto vuoto c'erano questa volta dei lineamenti, erano troppo piccoli per definire un volto preciso ma era sicuramente il volto di una donna, ignorai il disegno e rilessi più e più volte quel messaggio, poi, mentre stavo per uscire, vidi che il suo primo quadro era cambiato, ora la ragazza aveva un volto, era il mio, gli stessi occhi verdi e lo stesso minuscolo naso, rimasi a fissare il quadro per un'altra decina di minuti quando decisi di uscire di casa.
Le lezioni mi sembrarono non finire più, ma finalmente suonò anche l'ultima campanella, nel ritorno verso casa venni fermata da una persona
-Hey Jessie- Era Aaron, un mio amico d'infanzia -Avresti potuto chiamarmi ieri sera-
-Scusa Aaron ma sai che giorno era ieri-
-Ehi! Non sono solo i tuoi genitori che sono morti- Anche i genitori di Aaron erano morti, nello stesso modo in cui erano morti i miei, in un incidente aereo
-Scusa Aaron hai ragione- gli misi una mano dietro alla spalla e lo accompagniai fino a casa sua, lo osservai salire le scale di casa sua per poi sparire coperto dall'arco della porta.
Prima di andare a casa passai in una drogheria, non molto distante da casa mia, presi un pacchetto di pop corn, andai alla cassa e feci vedere il pacchetto al commesso, un ragazzo giovane, pieno di brufoli con una divisa addosso, mi prese scorbuticamente il pacchetto e lo fece passare sotto quei macchinari che leggevano il codice a barre dei prodotti, dietro di me era apparso un uomo incappucciato che tirò fuori una pistola, mi afferrò per il collo e mi puntò una pistola alla tempia, il cassiere si spaventò e si mise sulla difensiva-
METTI TUTTI I SOLDI DENTRO QUESTA BORSA O LA RAGAZZA SI TROVA CON UN NUOVO ORECCHIO- Gridò il ragazzo lanciando una borsa al cassiere
-Per favore non è giornata- dissi al teppisa in tono calmo, lui rise e riprese a osservare il cassiere che metteva nervosamente tutto il sudato incasso nella borsa -Ti conviene lasciarmi andare, è per il tuo bene- Il teppista mi afferrò un seno e mi intimidò:
-Il tipo con la pistola sono io, tu cos'hai? se non un paio di bellissime tette!?-
-Ti avevo avvertito- In un istante afferrai il braccio che mi palpava del teppista e lo strinsi talmente forte che lo fece indietreggiare, ne approfittai per tirare un calcio alla pistola che andò a sbattere contro il muro dalla parte opposta e lo sfondò andandosi a conficcare contro un cassonetto della spazzatura, il teppista intanto si era ripreso e stava per tirarmi un pugno, lo bloccai col gomito e risposi con un pugno in pancia che lo scaraventò fino al muro opposto.
Controllai che fosse ancora vivo, per poi dirigermi dalla pistola e piegarne la canna, tornai dal commesso e afferrai arrogantemente il sacchetto di pop corn, mi diressi fuori dal negozio mentre qualche curioso si era affollato attorno al negozio, li osservai per qualche momento e ripresi a camminare non appena sentii le sirene della polizia.
  
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