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Autore: Ksanral    12/08/2012    3 recensioni
«Nel settantacinquesimo anniversario, affinché i ribelli ricordino che anche il più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City, i tributi maschio e femmina saranno scelti tra i vincitori ancora in vita.»
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Finnick Odair
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Inferno personale


La stanza era buia, illuminata soltanto dal riflesso della televisione accesa. Attendevamo l’annuncio della nuova tortura, quella che ci avrebbe accompagnato per i prossimi mesi, per poi imprimersi nella nostra memoria e ritornare a farci visita in sogno per il resto della nostra vita. E quest’anno sarebbe stato ancora peggio. Non ne potevo più di vedere ragazzini morire senza poterli aiutare in alcun modo. Non ne potevo di più di essere prigioniero di Capitol City, le mani legate per paura che potessero fare del male a chi avevo più a cuore. Più di quello che le avevano già fatto, ovviamente. Seduta a terra accanto a me, Annie tremava tra le mie braccia, in attesa di sentire l’inno di Panem. Non provavamo veramente ansia, perché quello era il nostro stato abituale: non sopravvivi all’Arena senza conseguenze. Anzi, quando finalmente l’inno ruppe il nostro silenzio, provammo quasi un certo sollievo. Avremmo saputo cosa ci aspettava e l’avremmo affrontato. Ma nulla avrebbe mai potuto prepararci a ciò che successe.
Il presidente Snow raccontò la storia dei Giorni Bui, la nascita degli Hunger Games e ricordò quali erano state le regole speciali delle precedenti Edizioni della Memoria. Ascoltavo solo per metà, stringendo Annie più forte, sfiorandole la spalla nuda con le labbra per cercare di tenerla con me, perché per quanto fosse tremendo quel momento era pur sempre meglio del mondo in cui piombava quando perdeva la concentrazione e, ad essere sincero, avevo bisogno di lei, di sentirla lì, con me.
«Nel settantacinquesimo anniversario, affinché i ribelli ricordino che anche il più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City, i tributi maschio e femmina saranno scelti tra i vincitori ancora in vita.» il presidente lesse la cartolina marcata col numero 75 e io rimasi impietrito.
«Oh, no… Finnick, no…» singhiozzò Annie, portandosi le mani alla testa, già scivolando nel suo inferno personale.
«Shh, andrà tutto bene… Andrà tutto bene…» mormorai stringendola talmente forte che avrei potuto farle del male. Non sarebbe andato tutto bene, lo sapevamo entrambi.

Il mio inferno personale, invece, si presentò il giorno della mietitura. Il distretto 4 poteva vantare un buon numero di vincitori, ma avrei dovuto sapere che Capitol City non avrebbe lasciato niente al caso e avrebbe tentato di offrire alla sua popolazione lo spettacolo migliore. Non seguii la cerimonia, il mio sguardo era incatenato a quello di Annie, cercando di dirle con gli occhi tutto ciò che non potevo dirle a parole o a gesti, data la distanza che ci separava. Lei era nervosa e io lo ero di rimando perché non potevo aiutarla. La mia attenzione fu catturata dall’accompagnatrice solo quando si avvicinò alla boccia con i nomi. Prima le ragazze, ovviamente.
Vidi tutto a rallentatore, la sua mano cercare tra i pochi foglietti prendendo più tempo del necessario, afferrarne uno, tenendolo bene in vista, poi portarlo abbastanza vicino per essere letto. Anche il nome mi giunse a rallentatore, distorto, come in un incubo.
«Annie Cresta.»
L’unica cosa chiara, forte talmente tanto da assordarmi e distruggere il mio cuore in un solo istante, fu l’urlo isterico della mia Annie. I miei occhi si inondarono di lacrime, mentre vedevo i Pacificatori avvicinarla per indirizzarla sul palco dove non voleva salire. Mi cercò con lo sguardo, ma non potevo mostrare quanto stavo male, né a lei né, soprattutto, a Capitol City – me l’avrebbero ritorto contro – perciò raddrizzai le spalle, sorrisi alla Finnick per le telecamere, e annuii, invitandola a salire. Poi mi voltai verso le altre vincitrici con uno sguardo che prometteva loro la più tremenda delle torture, ma chi lo colse vide soltanto il dolore di un ragazzo innamorato e disperato. Mags annuì appena, un accenno di dolce sorriso sulle labbra, poi distolse lo sguardo da me.
«Mi offro volontaria come tributo.» disse forte e chiaro, incamminandosi verso il palco e le lacrime scesero silenziose dalle mie guance. Era gratitudine, era disperazione. Un’altra persona che amavo sarebbe andata a morire.
La mietitura proseguì con la scelta del tributo maschio. «Finnick Odair.» avrei dovuto aspettarmi questa svolta negli eventi. Se la mietitura non era casuale come volevano che pensassimo, scegliere me e Annie come tributi aveva il suo senso. Nessuno, però, si offrì volontario al mio posto e dall’alto del palco dovetti vedere il cuore di Annie infrangersi e farla piombare dove forse nemmeno io sarei riuscito a ritrovarla. Ammesso che fossi sopravvissuto.


Note: ok, non so cosa mi sia preso, però pensavo a cosa mi sarebbe piaciuto scrivere su Hunger Games e mi sono ritrovata a pensare a Finnick e poi mi è venuto in mente questo momento, cosa dev'esser stato per lui assistere alla mietitura. Non so se avesse un accordo preventivo con Mags, ma non credo, cioè lei era la sua mentore, perciò l'avrebbe fatto senza bisogno di richieste. Perciò ecco cosa ne è uscito... Non è che sia il massimo, ma in certi punti mi piace xD Spero che sia lo stesso per voi xD

   
 
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