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Autore: She hates the sun    12/08/2012    1 recensioni
Sono brooklyn e sono la campionessa delle figure di merda.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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«Hai preso tutto? Sicura di non dimenticare nulla?»
Schematizzo nella mia mente tutto ciò che è indispensabile, senza il quale non si potrebbe partire. Mi sembra tutto in ordine quindi faccio cenno di sì con la testa.
Mio fratello mi guarda con un sorriso beffardo e frugando nel comodino mi sventola davanti alla faccia il carica batterie del mio cellulare. «Sentiamo, e questo cos'è?»
Tira una di quelle risatine false solo per compiacersi del fatto che lui ha ragione ed io torto. «Molto divertente, ora, me lo puoi dare?»
Non mi lascia finire la frase che inizia a correre su e giù per tutta la casa, io resto ferma impassibile, il mio sguardo passa dallo sconcertato al basito.
A 20 anni ancora ridotto a fare certi scherzi che solo i bambini delle elementari possono fare.
Chino la testa strofinandomi una mano sulla fronte come a dire 'aiutatelo vi prego.' Mi passa davanti e con un balzo scaltro lo afferro per il polso, lui si dimena cercando di riprendere la sua corsa campestre, chiamiamola così, perché non so che altro stia cercando di fare. «Quando hai finito di fare l'idiota avvisami.»
Mi sta prendendo per il culo, è chiaro, mi fa una linguaccia con viso beffardo e lanciando il mio carica batterie per terra, scappa fuori dalla porta.
Il cavetto si schianta al suolo provocando un rumore sordo che fa balzare il gatto che poco prima stava cercando di andare in cucina. Abbozzo una risata, lo raccolgo e me lo infilo in borsa.
Da fuori sento mio padre boffonchiare qualcosa di incomprensibile simile più ad un «Brooks, muoviti, manchi solo tu» Raccolgo i miei borsoni, do un buffetto sul dorso al gatto e guardando per l'ultima volta gli interni ricoperti di legno chiaro faccio un sospiro e lascio chiudere la porta principale dietro di me.
Entro in macchina e il suono ruggente del motore mi inonda i timpani, mi accascio vicino al finestrino e con la musica sparata a pompa nelle orecchie inizio a fissare le case che con grande velocità mi passano davanti agli occhi, come se fossero loro a muoversi e non noi. Mi mancherà Denver, ma ho bisogno di staccarmi da questo posto e andare dai miei zii ad Ontario è l'unica soluzione.
Non sono entusiasta ma so che è la cosa giusta per me. Un groppo mi si forma in gola otturando quasi tutte le vie respiratorie, sento che se non lo sciolgo ora avrò una qualche crisi. Do libero sfogo a tutto quello che ho dentro, le lacrime bagnano il mio viso per poi schiantarsi contro il tappetino nero sporco di rimasugli di foglie. Ciò che mi fa male davvero è dover lasciare qui la mia migliore amica e sapere che il nostro rapporto non potrà più essere quello di prima mi fa stringere il cuore fino a farlo diminuire di 3 taglie. 
 
«Amiche per sempre?»
«Per sempre.»
 
Ora mi chiedo se questa promessa verrà mantenuta, so già la risposta, ma siccome essa non mi piace fingo di non esserne al corrente. Rimango nella convinzione che la nostra amicizia sia nelle mani del destino, non ci credo molto, ma è l'unica cosa che ammorbidisce tutti i pensieri brutti. 
 
«Siamo quasi arrivati, sono sicura che ti troverai bene con gli zii.» Annuisco, ne sono più che sicura.
Non vedo l'ora di affondare le mie braccia tra quelle di mio cugino Cristopher. Ho sempre avuto un rapporto invidiabile con lui, una specie di legame fratello-sorella. Con lui mi sento al sicuro, è il mio migliore amico, solo con lui riesco ad essere me stessa al 101%, sa tutto di me, non riesco ad avere segreti con lui.
Ora che lo rivedo dopo anni non so come reagire, non so come comportarmi. Sinceramente mi sento in imbarazzo, cioè..ho paura che non sia più lo stesso, che qualcosa o qualcuno in un modo o nell'altro sia riuscito a cambiarlo, a portarlo via da me. Positivo, devo pensare positivo. 
 
Attraversiamo un vialetto a me familiare, eccola, riconosco la casa dalle mattonelle rosa chiaro.
Un uomo e una donna di mezza età ci attendono impazienti sui primi scalini della casa.
Scrutano l'interno della macchina nella speranza di vedermi fin da subito, abbasso il finestrino e con un cenno di mano li saluto. I loro occhi si illuminano, e le loro bocche assumono la forma di un sorriso, ma un sorriso di quelli sinceri.
Sembrano due bambini ai quali hanno appena regalato due caramelle, sono contenta di rivederli, sono sempre gli stessi, non sono invecchiati di una virgola. Scendo dall'auto e noto che una macchina si sta pian piano affiancando alla nostra. Ha l'idea di venirmi addosso, mi scanso spaventata. 
«Ma sei scemo? Non so, già che ci sei vienimi in braccio per parcheggiare.» Il mio tono ghiacciante sembra colpire il ragazzo appena sceso dal suo SUV nuovo di zecca. Inclina la testa e si stringe nelle spalle. «Mi dispiace» -Lo guardo storto- «Guarda dove vai la prossima volta» Ammicco acidamente e, riprendendo i borsoni da terra mi avvio verso la stradina ricoperta di ghiaia.
Con l'angolo dell'occhio sbircio alle mie spalle e noto che mi sta seguendo, passo per passo. Ma cosa vuole questo ora? Fantastico. Primo giorno che arrivo, già ho trovato un deficiente, tutte io. 
Noto che non smette, mi volto di scatto «Vuoi qualcosa?» Sbotto irritata. «Scusami?» Lo sguardo del ragazzo assume un grosso punto interrogativo, comincio a pensare di aver fatto una figura di merda, ma ora è troppo tardi per tornare indietro. «Perché mi stai seguendo?» Le parole mi sfuggono dalla bocca senza darmi il tempo di pensare. Sgrana gli occhi, sicuramente mi starà prendendo per una fuori di testa, ma non importa. Non mi da risposta, con lo sguardo lo incalzo a dire qualcosa. «Non ti sto seguendo, sto andando a casa di un mio amico» Rotea lo sguardo verso la casa dalle mattonelle rosa, no aspetta..cosa? Allarmata lo fisso, muovo la bocca come in procinto di controbattere, ma rimango impassibile, immobile. Faccio mente locale della situazione, allora, arriva questo, cerca di investirmi in pieno con la sua auto, inizia a seguirmi gli dico di tutto e poi tadan, figura di merda, è l'amico di mio cugino? Di bene in meglio. «Sei amico di Cristopher?» Riesco a dire solo questo. 
Esita un po' prima di rispondere « Si, sono Justin. Tu chi sei?» In contemporanea alle parole fa spallucce, decisamente in un modo adorabile. 
  
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