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Autore: Shichan    12/08/2012    4 recensioni
Il suo affetto per l’animale era dimostrato preparandogli la pappa (che Kuroko gli portava), comprandogli il guinzaglio (con cui Kuroko lo portava in giro), prendendogli la cuccetta (che Kuroko puliva) o i giochini che poi ti pentivi di comprare perché facevano casino.
E poi aveva un segreto con il cane, un tacito accordo di cui Kuroko non sarebbe mai stato messo al corrente nemmeno se avesse deciso di torturare Kagami – che era verosimilmente l’unico a poter vuotare il sacco.

[Kagaroko; post-serie]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi, come sempre, non mi appartengono. Il che è verosimilmente un bene per loro.
Note: ci sono quei giorni in cui ti svegli con la voglia di fluff, e non importa che tu di solito tenda a sguazzare nell’angst. Non puoi opporti. *muore*
In termini di “linea temporale” è da collocare proprio dopo il liceo, quindi direi che un ‘post-serie’ non glielo leva nessuno ;D
Ecco, sì, con questa cosa faccio ammenda dei molti danni psicologici che ho causato – e lo so per certo – a chi di solito ha la forza di star dietro alle cose deprimenti che scrivo XD

 

L’aspetto più difficile di una convivenza, solitamente, era scoprire pessime ed insospettate abitudini dell’altra persona, e non riuscire a dividere fra i due conviventi le varie mansioni. Kagami doveva ammettere di aver avuto una discreta fortuna in quello: lui e Kuroko si era conosciuti quasi quattro anni prima, avevano condiviso moltissimo sul campo da basket e poi anche fuori, e sebbene non potesse magari vantarsi di conoscere proprio tutto di lui, poteva però essere abbastanza certo che fossero davvero poche e pressoché irrilevanti le cose di cui non era a conoscenza.
Era stato relativamente semplice, perciò, scegliere di cosa si sarebbe occupato l’uno o l’altro, e la loro convivenza non era particolarmente difficile; la cosa sicura fin dall’inizio, fin da prima che si trasferissero in quell’appartamento che ora condividevano, era stata che così come era ovvio che sarebbe stato Kagami ad occuparsi della cucina, a Kuroko sarebbe toccato occuparsi del cane.
Contrariamente al fatto che Tetsuya non fosse un caso limite in cucina, di certo Kagami lo era con la povera bestiola, anche a distanza di anni. Questo era il motivo principale per il quale, naturalmente, Taiga non viziava Nigou in nessun caso, tenendosi a distanza di sicurezza – diminuita rispetto all’inizio, ma comunque non abbassava la guardia – e rivolgendogli qualche rara carezza quando proprio era certo che non ci fossero pericoli. Il suo affetto per l’animale era dimostrato preparandogli la pappa (che Kuroko gli portava), comprandogli il guinzaglio (con cui Kuroko lo portava in giro), prendendogli la cuccetta (che Kuroko puliva) o i giochini che poi ti pentivi di comprare perché facevano casino.
E poi aveva un segreto con il cane, un tacito accordo di cui Kuroko non sarebbe mai stato messo al corrente nemmeno se avesse deciso di torturare Kagami – che era verosimilmente l’unico a poter vuotare il sacco.
C’erano volte, rare e specifiche, in cui Kagami concedeva a Nigou una piccola vittoria: nelle sere in cui Kuroko non rientrava – dannati i suoi stage universitari – Taiga aveva preso l’abitudine di mettersi sul divano a guardare la tv e allora, solo allora dava un paio di colpetti sul cuscino al proprio fianco e lasciava che Nigou vi si accoccolasse sopra, risultando spesso più addossato allo stesso Kagami che non al morbido oggetto.
Taiga lo guardava, lì mezzo raggomitolato su stesso e spesso sonnecchiante, e alla fine lo lasciava perdere senza cacciarlo, e in giorni particolarmente fortunati per la bestiola, gli concedeva persino qualche lieve carezza o un grattino dietro le orecchie.
Non era questione di amare i cani, ma entrambi aspettavano il ritorno di Kuroko, entrambi ne sentivano quel tipo di mancanza che non è data dalle lunghe distanze o dalle assenze prolungate nel tempo; era la mancanza di quando sai che siete nella stessa città, magari a poche strade di distanza, e in cui il tempo impiega sempre troppo tempo a passare.
Poi Kuroko rientrava, e Nigou per quel tacito accordo si alzava e andava a mettersi ai piedi del divano o vicino alla sua cuccetta personale, come se fosse sempre stato lì; Kagami lo occhieggiava per un attimo, e poi dava attenzioni al suo compagno appena rientrato, e dentro si sentiva un po’ in imbarazzo per quella dipendenza e il modo stupido che aveva trovato di combatterla.

Una volta Kuroko, rientrando in casa più tardi del previsto – aveva perso per un soffio l’ultimo treno ed era stato costretto a fare un giro molto più ampio con il taxi, fortunatamente pagato dal senpai che gli aveva causato quello sfortunato contrattempo – aveva socchiuso piano la porta, temendo di svegliare un Kagami appostato in salotto.
Ed effettivamente lo aveva trovato lì, e vedendolo addormentato aveva compreso perché nonostante l’ora tarda non avesse provato a chiamarlo, specialmente sapendo quanto fosse apprensivo; poi aveva notato Nigou, così vicino a Kagami, ma non come se lo avesse raggiunto di soppiatto approfittando del suo sonno, visto che la mano dell’altro ragazzo era abbandonata morbidamente vicino al cane. Come se fino a poco prima, lo avesse persino degnato di qualche attenzione più affettuosa del solito.
Allora Kuroko aveva sorriso, forse aveva capito, e aveva sfiorato la testolina di Nigou; quando il cane aveva aperto gli occhi lo aveva preso in braccio, evitando che un qualche scodinzolio svegliasse Kagami.
Lo aveva portato vicino alla cuccetta, e gli aveva concesso qualche coccola, lasciandogli leccare la mano come in un personale “bentornato” della bestiola. Lo aveva guardato come a dire che aveva capito, ma che avrebbe mantenuto il segreto con Kagami, complice.
Poi si era avvicinato al divano, si era chinato appena e aveva posato le labbra su quelle dell’altro, in un bacio leggero; e quando Taiga aveva aperto gli occhi aveva detto semplicemente:
«Sono tornato, scusa il ritardo.»
Kagami aveva borbottato qualcosa, intontito ma conscio della sua presenza, e Tetsuya aveva sorriso appena e non visto quando aveva notato l’occhiata dell’altro al cane, quasi a controllarne la posizione per accertarsi che il suo segreto fosse al sicuro.
Non gli aveva detto nulla, lasciando che Taiga lo stringesse in un abbraccio morbido ma con quel qualcosa di infantilmente possessivo che lo aveva sempre contraddistinto: «Andiamo a dormire.» aveva sussurrato baciandogli una guancia, ancora leggermente goffo come probabilmente sarebbe sempre stato.
«Mh.» aveva annuito, ripromettendosi di assicurarsi di tornare sempre il più presto possibile, e non lasciare quei due nelle condizioni di doversi fare compagnia per sopperire alla sua assenza – anche se era così strano, pensare che qualcuno non la trovasse naturale com’era sempre stato in passato, e anche se pensava che fossero carini a quel modo, uno accanto all’altro sul divano.
 

   
 
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