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Autore: MatteGio    13/08/2012    1 recensioni
"La stora di un amore impensabile, che unisce due giovani in una calda estate nel centro di Roma. Un amore già scritto".
* Racconto a due mani :)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Ero cosi eccitata... Nello stesso tempo avevo un po’ paura. Mi aveva appena chiamato Giulia, la mia migliore amica, dicendomi di partire con lei per festeggiare la promozione. Lei ha diciassette anni come me e mi domandavo come facevamo ad arrivare in quella villa a Roma che suo padre Giovanni aveva affittato per noi. E poi quella risposta che mi gelò: "Ci porta Davide con la nuova macchina del padre!". Non mi piaceva quel ragazzo né per i suoi modi di fare, né perché stava con Silvia, la ragazza più odiosa della scuola. Si crede Miss mondo, anche se devo ammettere che è una bellissima ragazza: è alta circa un metro e settanta, i suoi capelli sono di un biondo brillante, è molto magra a causa della dieta perenne (mi domando se quella ragazza avesse mai mangiato dei carboidrati superiori alla quantità di 40 grammi) e per di più ha degli occhi verdi bellissimi, di un verde che non si trova facilmente... Non mi sorprendeva che stesse con uno come Davide, uno al quale importa solo la bellezza e la popolarità. Anche Davide è un bel ragazzo, è evidente, poiché tutte quelle ochette gli vanno dietro da anni giusto per avere quel poco di popolarità in più. Davide è alto una decina di centimetri in più rispetto a Silvia, ha un fisico da togliere il fiato poiché pratica nuoto da quando era piccolo, ha i capelli di un castano scuro sempre accuratamente pettinati da un lato e poi quegli occhi che sembrano infiniti come il mare. Penso che non mi abbia mai notata in questi quattro anni di scuola anche se stavamo nella stessa classe da quando lui è stato bocciato. A lui interessano solo quelle ochette, come Silvia, per portarsele al letto e poi vantarsene con gli amici. Corsi giù per chiedere a mia madre il permesso per partire che, dopo un po' di suppliche, mi concesse con aria un po' dubbiosa. Corsi su a chiamare Giulia e mi comunicò due brutte notizie: come prima cosa sarebbe venuto con noi anche Francesco, il suo ragazzo, un tizio basso, magro, con gli occhiali tondi alla "Harry Potter". E' un ragazzo troppo accolloso, geloso e soprattutto possessivo. Non so Giulia come faccia ancora a resistere. Proprio lei, che di persone accollose e possessive non ne vuole vedere nemmeno l'ombra. Lei è molto simile a me e forse è anche per questo che siamo così amiche. Giulia è simpatica e divertente, è una ragazza alla mano, non di quelle che se vengono a casa tua fanno caso alla maglietta buttata male sulla sedia o a un paio di calzini a terra. L'una pensa dell'altra che sia l'amica perfetta per lei. Litighiamo spesso a causa dei nostri caratteri ma poi troviamo sempre il coraggio di chiederci scusa a vicenda. Rimasi a immaginare noi lì: io, Davide e Silvia che litigheranno tutto il tempo per poi fare pace in non so quale modo e Giulia e Francesco, che staranno sempre a darsi bacetti, carezze e a sussurrarsi cose sdolcinate nelle orecchie. Ed io lì, sola, a guardare scene che fanno salire il diabete. Poi la seconda brutta notizia riassunta in un'unica parola, o meglio, un nome. Luca. Sì, Luca, il solito ragazzo FUORI LUOGO della situazione. Riesce sempre a metterti in difficoltà o a metterti in imbarazzo con le sue uscite senza senso e inopportune. Chiusi il telefono un po' scocciata e iniziai a preparare le valigie. Misi dentro due paia di jeans, le mie Converse, qualche canotta, alcuni costumi poiché nella villa c'è persino una piscina, un paio di occhiali da sole, piastra, phon, qualche vestito per uscire di sera, due scarpe con il tacco e altri accessori. Eppure mi sembrava poco per una settimana. Non riuscivo a prendere sonno, mi giravo e rigiravo. Ogni due secondi toccavo lo schermo del cellulare per guardare'ora. I minuti sembravano non passare. Finalmente, mi addormentai. Tutto inutile, poiché dopo nemmeno un'ora mi svegliai. Niente, non c'era verso di dormire. Alle nove in punto ero già fuori la porta con la mia valigia color arancio, nonostante la partenza era stata decisa per le dieci. Qualche minuto dopo arrivarono Giulia e tutti gli altri. Rimanemmo sulle scale a chiacchierare un po’ e a raccontarci come non ero l'unica a non aver dormito quella notte. Verso le dieci meno qualche minuto salimmo tutti in macchina. Fu un viaggio lunghissimo, o almeno per me, visto che avevo dimenticato il mio Mp4 a casa, sulla scrivania. Arrivati, scesi dalla BMW X5 del padre di Davide e ci avviammo per un viale di breccia che si trovava tra due prati ben curati. Arrivati davanti alla porta si presentò un uomo, o meglio un giardiniere, a giudicare dalla tuta sporca d'erba che indossava. Un uomo di media età, con i capelli neri come l'inchiostro e degli occhi verdi come quel prato che circondava tutta la villa. "Ecco, questa è l'entrata" disse. Aprì la porta e.
  
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