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Autore: Ella_Sella_Lella    13/08/2012    3 recensioni
Percy viene "incastrato" in una "misteriosa" (Anche per lui) missione dalla Divina Artemide.
Aiutato da una profezia, come sempre poco chiara.
Una fidanzata "troppo" sveglia, un cugino con un "Pass" per l'oltretomba.
Quattro abigue divinità minori.
Una sala da tè, nel cui retro c'è il Servizio Cliente dell'Ermes Express.
Sogni che riguardano un gigante ed un cane splendente.
Ed una costellazione che ha la forma di una macchina per il caffè. Che nasconde in realtà un "tragico(mico fore un po')" amore.
Ma perchè?
*
Buona lettura
Baci baci
EsL
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Allora, ci tengo a dire, che oltre a questo mancano tre capitoli alla fine! Sorridiamo tutti!
Non vi ho fatto aspettare troppo sta volta, solo un mese e due settimane. Si lo so, sono pessima, lo giuro sembrava davvero di meno.

Nota numero Uno: Non è Betato e non ho fatto a tempo neanche a correggere il precedente, potevo a stento scrivere, sapete cercando di recuperare un debito è un po' difficile, dunque fate ciò che avete fatto nel precedente capitolo. Scrivetemi quegli errori che neanche un bambino di terza elementare non farebbe (Ricordatevi però che sono una povera ragazza Disortografica, ufficialmente ho anche l'attestato)


Riguardo le anticipazioni del prossimo capitolo, davvero non avevo idea di che scriverci, poichè il capitolo è molto, molto, semolice ed ovvio. Rivedremmo vecchi amici in ogni senso. Seconda cosa, posso anche dirvi il titolo provvisorio (probabilmente rester in alterato) : Così in Cielo


Vorrei ringraziare gli 8 che preferiscono, i 2 che ricordano e 16 che seguono. Ovviamente i lettori (registrati o meno) e soprattutto i recensori :
Dandelion to dream (In questo capitolo c'è quella cosa)
Hp_PJ_RG_E 4ever (Grazie mille per tutte le tue correzzioni)
St_rebel (sempre grazie per essere in ogni foto, post e commento che faccio di questa cosa)



Le due (non esattamente) comparse a sorpresa avvenute in questo capitolo erano state progettate dagli albori della storia, quando ancora contavo di farla di cinque capitoli, si inizialmente contavo di farla davvero breve) e quella cosa che hanno, capirete, era compresa nel prezzo. :D



Come ultima cosa prima di lasciarvi al capitolo, vi lasciò le amazzoni, tutte e 8 : http://www.facebook.com/photo.php?fbid=4067852267799&set=a.3864284578734.153512.1627105285&type=1&theater
Poi mi dite quale preferite (Probabilmente le prime 5 non apparirano nuovamente)
Su quella stessa pagina di facebook, sto postando tutta una serie di attori e di persone che potrebbero interpretare i vari personaggi, che siano comparse o meno.


Ultimissima cosa : Il fatto a cui Percy fa riferimento all'inzio è un episodio puramente immaginario in cui il nostro Testa D'Alghe fa l'adolescente normale, il Sammy citato è ovviamente il caro Moros.





Buona lettura
EsL
























Dolce è l'attesa



























Quella era la loro soluzione? Detroit-New York in autostop?









Morfeo li aveva accompagnati fino alla superstrada e li aveva lasciati lì, precisando che l'opera di Ecate copriva fino a quella zona. Quindi erano ancora a piedi. Annabeth si era seduta sul ciglio della strada, mentre Percy faceva il bell'imbusto con il braccio teso ed il pollice in bella vista. Era fermamente convinto che qualcuno prima o poi si sarebbe fermato, contava molto su Moros, sapeva che lui non l'avrebbe mai abbandonato. "Una volta ho affrontato una situazione simile in gita" disse il figlio di Poseidone, facendo sollevare il capo alla sua ragazza, aveva uno sguardo confuso, "Io davvero non voglio sapere" aveva boccheggiato la bionda. Percy invece si era messo a ridere ricordando quella particolare avventura. "Eravamo a Washigton. Fu colpa di Mark Wellinton, aveva deciso che doveva fare uno scherzo a me, a Sammy e Joshua Gordon ..." stava blaterando, ma Annabeth si era limitata semplicemente a guardarlo un po' storto, chiedendosi che cosa li fosse preso; magari era un effetto collaterale del tè dei sogni di Hypnos, poteva averlo stupidito un poco. "Testa d'Alghe abbiamo fretta" sentenziò alla fine. Si alzò ed andò anche lei a cercare un passaggio. Le vennerò in mente i tempi da bambina con Luke e Thalia, quante volte era stata sul ciglio di una strada infreddolita e spaventata mentre quei due raccimolavano passaggi da gente di cui fidarsi o meno, rischiando di finire in mano a demoni o quan'altro. L'unica cosa che le permetteva di sopravivere era la completa fiducia in quei due.




Una macchina cominciò ad arrestarsi, una mustang di quarta generazione, tinta di rosso vermiglio. I posti davanti erano occupati entrambi. E la targa diceva Università dell California. Posto decisamente lontano da Detroit. Dal posto accanto quello del conducente, era uscita una ragazza dalla pelle leggermente arrosata sulle spalle, con indosso dei pantaloni mimetici, i capelli castani lunghi ed spagettosi, coperti sulla testa da una bandana nera, il corpo sparso di cicatrici ed una bella evidente sul mento. Occhi grandi e castani. "Guarda che pesciolini che abbiamo pescato" aveva detto incredibilmente divertita ed un sorriso arcigno sul viso. Percy rimase incredulo di avere davanti a se quella persona, l'ennesima figlia di Ares della giornata, eppure quella era senza alcun dubbio la più gradita, Clarisse La Rue sterminatrice di Drakon. Annabeth le era corsa in contro e le due si erano strette in un abbraccio, cosa strana. Percy guardò la figlia prediletta del dio della Guerra, aveva qualcosa di diverso e non perchè era stata carina abbracciando il suo ragazzo, sembrava strano a dirlo ma quella ogni tanto mostrava emozioni positive verso qualcuno, Chris il più delle volte; No, la stranezza di Clarisse era di diverso genere, lei sembrava bella, il che sembrava strano a dirlo. Ma Percy vedeva nella sua compagna di campo una bellezza decisamente più splendida. I capelli grassi erano sempre gli stessi, così come la pelle piena di cicatrici ed i muscoli sulle braccia, ma sembrava luminosa.




Chris era uscito fuori dalla macchina ed aveva salutato i due con un sorriso più che mai luminoso, era davvero di ottimo umore. "Cosa ci fate a Detroit?" domandò il ragazzo latino americano, passandosi una mano tra i lunghi capelli scuri, "Potrei porvi la stessa domanda" aveva risposto Annabeth, "Siamo stati da mia nonna. Andavamo al campo" aveva risposto Chris, prima di spiegare che la sua matriarca non abitava troppo lontano da quella città, "Dobbiamo parlare con Chirone" aveva buttato giù così Clarisse, con una certa indecisione nella voce, cosa che solitamente non aveva. "Quindi potete darci un passaggio" aveva constatato Annabeth. Ed i due fidanzati si erano ritrovati d'accordo su questo, avrebbero potuto condurli fino alla grande mela.




C'era qualcosa di diverso in loro, oltre a Clarisse improvvisamente raggiante, sembrava anche più affetuosa a dispetto di Chris solitamente sempre accondiscente, preva sempre nervoso ed apprensivo verso la fidanzata, cosa che straniva parecchio Percy ed Annabeth. La figlia di Atena si era voltata verso il ragazzo aveva sfiorato la sua maglietta all'altezza del collo, facendo sussultare il ragazzo e svegliandolo dai suoi pensieri, "Si?" chiese lui, prima di abbassare lo sguardo e trovare sul punto in questione la maglietta zuppa di sangue. Il patto inciso sulla pelle con Eris, aveva ripreso a sanguinare, era una cosa decisamente strana e fastidiosa. "Quanto tempo durerà?" aveva chiesto la bionda, "Fino a che non la inviterò alle mie nozze" aveva risposto il fidanzato. Il ragazzo latino di tanto in tanto lì spiava dallo specchietto retrovisore.




Il viaggio si era svolto più o meno tranquillamente, nessuno dei quattro aveva parlato della propria missione segreta, ma Annabeth aveva intuito che dietro i comportamenti stranamente abigui dei due ci fosse un segreto, la cosa la incuriosiva parecchio, ma in quel momento altre erano le priorità: Dovevano tornare assolutamente a New York, perchè Artemide era lì che aspettava perchè il suo amore tornasse dal cielo per una singola notte. "Una stazione di servizio con un fastFood. Chris fermati. Ho fame" aveva imposto la figlia di Ares al fidanzato, "E' così impellente?" aveva risposto quest'ultimo, battendo velocemente le dita sul volante, "Si. Ho una voglia matta" aveva ribati Clarisse e senza indugi il figlio di Ermes si era fermato alla prossimità di un parcheggio. Percy aveva guardato i due ed aveva ammesso: "Noi avremmo molta fretta" con finta sicurezza, l'altra ragazza li aveva gettato uno sguardo furente come quando un paio d'anni prima lui l'aveva inzuppata con l'acqua dei gabinetti, "Non ti piacerebbe sapere cosa ti farei, se ora non mangiassi" aveva detto Clarisse.









Eris non aveva esattamente capito che aveva fatto per essersi ritrovata nel suo tempo lavorativo a timbrare moduli e a fare da balia alla piccola cacciatrice femminista dell'Olimpo. C'erano le sue amazzoni, c'erano le sue ancelle, c'erano le sue serve, c'era anche il fratello maggiore prottettivo e lei, dea del caos doveva tenerla d'occhio sperando che non iscenasse nessuna terza guerra olimpica con il gemello per il cacciatore. Lei che si sarebbe venduta entrambi gli occhi per avere di nuovo l'olimpo su piede di guerra, ovviamente tra loro, i titani non li erano piaciuti affatto, li preferiva al tartaro lontani, molto lontani, da lei. Però era infastidita che a star blindata lì dentro non poteva stare con Nico. Le bruciava molto anche la cicatrice che Percy le aveva inflitto come voto.




"Non giudicarmi malamente. Tempo fa ti avrei lasciato anche volentieri considerarmi patetica, ma non ora" aveva detto Artemide con tono solenne, Eris aveva timbrato un altro documento, "Io pensavo ti saresti considerata da sola patetica, ma ora hai ragione non posso giudicarti" aveva detto la dea della discordia. La dea della caccia aveva messo su un sorrisino sarcastico, "Scomettici che mi sento così" aveva detto semplicemente quest'ultima, sotto lo sguardo sornione della dea malefica. Lei non poteva assolutamente parlare, probabilmente tra duemila anni si sarebbe ritrovata anche lei a cercare strategie per vedere Nico, l'unico mortale di cui le fosse importato qualcosa. Solitamente il padre dei suoi figli era scelto in base alla perversione che presentava, Nico era davvero diverso.









Si erano seduti su un tavolo del fastfood abbastanza di fretta, Annabeth e Percy almeno. Clarisse e Chris invece sembravano ben adaggiati nella lentezza e nell'attesa. "Allora io voglio questo, assolutamente anche questo e soprattuto questo" aveva stabilitò la figlia di Ares, alquanto famelica, sotto lo sguardo sconfortato del ragazzo, che non si era però permesso di fare commenti riferiti alle voglio di cibo della rgazza, "Hai davvero così tanta fame?" aveva commentato Annabeth, sebbene il suo ragazzo trovasse la domanda a dir poco inutile, Clarisse ai banchetti mangiava mezzo cinghiale praticamente da sola, cosa mai poteva essere cibo grasso di un fastfood? "Tanto lo rigetterà tutto" aveva commentato Chris. La ragazza gli aveva tirato una gomitata. Solitamente i due vivevano una sorta di clima elisiaco nella loro relazione, ora sembravano molto nervosi in un certo senso. Clarisse si era voltata verso di lui, "Non è colpa mia se rigetto tutto" aveva stabilito poi.




"O per Ade, Pennywise(*)" aveva urlato il figlio di Ermes, mentre loro si dilettavano a mangiare, o meglio vedere la figlia di Ares trangiuggiare carne come un affamata del terzo mondo, indicando qualcosa fuori. Quando il figlio di Poseidone si era voltato verso la finestra aveva visto - letteralmente - un tombino ballare, tentativo di qualcuno di sollevarlo. "Tu pensi ...?" stava suggerendo Annabeth, con uno sguardo al fidanzato che aveva annuito con covinzione. Il coperchiò era stato spostato e dal buco sulla strada era sgusciata fuori una ragazza dai capelli corvini e la pelle chiara, una vecchia conoscenza, per così dire. Talassa era entrata nel locale ed immediatamente nell'aria si era diffuso il forte tanfo del mercato del pesce, che a Percy era nuovamente sembrato di salsedine purissima e squisita. Clarisse si era alzata dalla tavola, "Tra questo puzzo di pesce e la carne, devo vomitare" aveva stabilito, premendosi una mano sulla bocca e correndo nel bagno più vicino. Chirs era rimasto inchiodato alla sedia con lo sguardo rivolto alla ragazzetta appena uscita dalle fogne.




La divinità si era avvicinata a loro ed era arrivata in prossimità dei tre, davanti a lei Annabeth si era prodigata di non fare una faccia schifata per non offenderla, Talassa era rimasto in un silenzio totale, limitandosi a fissarli con la sua algida espressione di indiferrenza pura, le labbra grosse neanche minimamente piegate in un sorriso o in un broncio, perfettamente orizontali privi di emozioni, così come gli occhi color mare. "Divina Talassa" aveva detto Percy a quella specie di simbolica nonna, "Perseus Jackson ed Annabeth Chase voi state tardando. Troppo perchè il mio divino Zio possa tollerarvi" la voce dello spirito del mediteranneo era altisonante ed impassibile. La bionda aveva annuito, "Appena Clarisse avrà finito, saremo diretti nuovamente a New York" aveva detto diplomatica, "Certo" aveva borbottato quest'ultima, prima di sedersi ad aspettare accanto a Chris.






Clarisse aveva scaricato e poi era uscita dal cubicolo cercando un qualche posto dove potersi pulira la bocca da alcuni pezzi di cibo rimasti incastrati, aveva tuffato la testa direttamente sotto il lavandino. Odiava da morire tutta quella situazione, odiava non avere il pieno controllo del suo corpo, le nause, il nervosismo ed anche le stramaledettisime caviglie gonfie, ma odiva da morire l'idea di non poter più combattere, non era una cosa plausibile, non importa cosa dicesse sua madre o la signora Rodriguez, lei non poteva smettere, Chirone avrebbe trovato un modo per risolvere quel problema, perchè anche se per pochi - che poi erano tantissimi secondo lei - d'attesa non poteva rinunciare a l'unica cosa che sapeva far bene.




Annabeth era entrata nel bagno, avvertendola che dovevano assolutamente andare via, ma con il suo sorriso comprensivo ed il suo sguardo attento era rimasta impalata sullo stipide, "Su dillo sapientona. Lo vedo dai tuoi occhi che vuoi chiedermelo" aveva detto Clarisse decisamente infastidità dallo sguardo dell'altra, la figlia di Atena aveva alzato le braccia e si era difesa, "Non so cosa intendi" aveva stabilito. Annabeth Chase non era assolutamente una ragazza stupida, per questo la bruna aveva messo su uno sguardo abbastanza eloquente, a quello la bionda aveva ridacchiato, "D'accordo. Di quante settimane sei?" aveva domandato, con nessun tono squittente che Clarisse avrebbe scommesso avrebbe usato Silena, ma con un imperturbabile frigidità, forse certe cose andavano oltre la comprensione di una figlia di Atene, "Cinque o sei settimane. Non sono mai stata brava con i calcoli" aveva risposto la figlia di Ares. Annabeth aveva annuito.




La bionda si era seduta sul lavandino. Avevano fretta, molta fretta, se Talassa era stata scomodata da uno Zio - e lei ci scometteva di sapere di chi parlasse - a venirli a richiamare voleva dire solo che dovevano velocemente arrivare a destinazione. Anche perchè lei non ci teneva a sperimentare l'ira funesta di Moros, "Comunque mi piacciono i tuoi capelli, sembra che delle forbici impazzite ti abbiano inseguito" aveva commentato Clarisse per sdrammatizzare o per cambiare argomento, "Il divino Moros ha trovato interessanti i miei capelli" aveva detto Annabeth riferendosi alla sua originale chioma da spaventapasseri, che effettivamente un paio d'anni prima, post-labirinto, la stessa figlia di Ares aveva sfoggiato. "Lo tieni?" domandò invece alla fine, dopo un lungo - lunghissimo - sospiro, "Si, inizialmente non volevo, ma poi ..." aveva risposto leggermente confusa Clarisse sfiorandosi il ventre con una mano, Annabeth aveva forzato un sorriso, "Non è il momento adatto per chiederti di fare la madrina, vero?" aveva chiesto retorica la castana.









"Cosa aveva Orione da far impazzire la dea Vergine per eccellenza?" aveva domandato divertita la dea della Discordia, lanciando l'ennesimo sguardo ad Artemide che imperturbabile era seduta sul pavimento a guardare delle clessidre, ferma nella sua dolce attesa, aspettando con pazienza che venisse il momento di congiungersi di nuovo al sua amore perduto, "Lui era forte" aveva commentato alla fine, "E selvaggio e tutte quelle cose che le mamolette lì sopra non sono?" aveva detto maliziosa Eris, da qualche parte si era sentito un tuono e la dea aveva chiesto scusa a Zeus, per niente pentita. "Aveva cuore" si era limitata a dire Artemide, qualcosa così rara nei mezzosangue, forse era una caratteristica dei soli figli di Poseidone, non lo sapeva, ma era la cosa che ricordava di più di lui. Oltre i capelli scuri e scomposti e gli occhi blu. Ma non era l'aspetto che aveva vinto il cuore della dea, era quel suo temperamento irruente, l'abilita nella caccia e il suo rispetto. Orione era rispettoso di ogni cosa che fosse sacra.




"Sai Cervetta, Una volta lo conoscevo anche io uno veramente forte. Annibale, era un vero maschio. Ma decisamente senza cervello" aveva commentato leggermente divertita la dea, con quel suo sorriso seghettato colmo di malizia. Artemide le aveva scoccato uno sguardo alquanto freddo. Era anche colpa sua che dopo tutto questo tempo decideva di raccontare il suo vero amore ad una dea così superficiale. "Probabilmente tra due mila anni mi ritroverò anche io a fare carte false per un'ultima notte" aveva sussurrato alla fine Eris, con nella voce più di una certa malinconia. Era preoccupata per la sua storia con il piccolo figlio di Ade, per la sua immortalità che il mezzosangue non possedeva. Era davvero successo, anche la dea del caos e della discordia era finita nella trapolla di Afrodite e dei suoi malefici figli. Ed era spaventata, veramente timorosa di tutto questo.




"Una volta questo era l'Acee. Ora cos'è il Club dei Cuori Infranti?" biascicò infastidito Thanatos, che tramite il passaggio d'ombra era riuscito ad entrare nelle stanze della sorella. Aveva sul volto un espressione concitata ed arrabbiata, forse anche abbastanza seccata, "Che fine aveva fatto?" aveva chiesto Eris al fratello, che era praticamente scomparso tempo a dietro e nessuno sapeva esattamente dove fosse finito, c'era chi aveva fatto scommesse e supposizioni che Ade lo avesse imprigionato al Tartaro per tenerlo lontano da Macaria, "Accolto anime all'aldià. Che altro avrei dovuto fare? Darmi all'Homofilia?" domandò di rimando quest'ultimo. La dea della Discordia non aveva smosso di un muscolo la propria espressione facciale, anche se gli occhi rossi erano veramente infiammati, da quella poco velata accusa. "Cosa vuoi, salma?" aveva chiesto alla fine infastidita, "Una torna al melograno. Un enorma fetta, per la precisione" aveva detto il dio, abbastanza esausto. Eris allora aveva riso, perchè l'apetito degli dei li rendeva tutti isterici pazzi, "Resta qui Cerbiatta, io e il pollo spennato torniamo tra poco" aveva detto indicando il fratello, che non aveva fatto una piega al brutto epiteto che lei aveva usato. Era una peculiarità di Eris e non aveva senso starci a discutere.









"Insomma tu sei all'Accademia Militare, Chris al College, come pensate di fare?" aveva chiesto alla fine Annabeth, che non era sicura di riuscire a farsi i fatti suoi. "Chris rimarrà lì. Io tornerò dopo. La finirò un po' più tardi" aveva risposto Clarisse, mentre si lavava le mani, l'amica non le aveva tolto un attimo gli occhi di dosso, "Ma è pericoloso. La nostra vita è una lotta incessante. Giusto ieri mi sono ritrovata a combattere un Echidna e neanche tre ore fa ero tra le mani di cinque pazzi dei" aveva detto la bionda, passando le mani su quella capigliatura da spaventapasseri che le era costata la felicità di Artemide. La figlia di Ares l'aveva guardata, "Lo so. Lo so bene. A volte penso che noi siamo i mezzosangue più vecchi in circolazione. Non credo arriverò mai ad essere abbastanza grande da poter avere figli. Credo che per quando sarò pronta, un mostro mi avrà già fatta fuori da un pezzo" aveva spiegato poi. Tremava un po', era insicura e confusa. Alla figlia di Atena sembrò la Clarisse che era arrivata al campo trascinandosi dietro un ragazzo folle che era quasi cadavere, una ragazza spaventata che sembrava aver perso tutta la sua forza combattiva. Una persona veramente spaventata. Non lo sembrava allora, perchè lo era, ed anche in quel momento la paura era attanagliata dentro di lei. Però non era un mostro a terrorizzarla, non era la consapovelezza di star combattendo uno scontro senza speranza, perchè altrimenti Clarisse La Rue avrebbe combattuto con le unghia e con i denti ed avrebbe vinto, quello che la confondeva e spaventava era quella cosa, tremendamente più grande di lei.




Annabeth scese dal lavandino dove era seduta, "Dannati ormoni. Mi rendono emotiva e fragile" aveva detto Clarisse con nervosismo, placandosi con un pugno contro lo specchio, che aveva logicamente spaccato, "Si, mi ricordi la mia matrigna" aveva detto la bionda cercando di sdrammatizzare la situazione. Poi l'aveva abbracciata, si era comportata come aveva pensato avrebbe fatto Silena dalla sua grande amorevole saggezza, "Sono spaventata" aveva sussurrato la bruna, "Andrà tutto bene. C'è ancora molto tempo" aveva sussurrato la figlia di Atena, "Ancora una lunga e dolce attesa" aveva sussurrato con estrema grazia. "Farai da madrina? Qualcuno con del sale in zucca servirà a mia figlia" aveva sussurrato Clarisse, quando si era staccata dall'abbraccio, "Ne sarei onorata" aveva risposto Annabeth con dolcezza, prima di chiederle come facesse a sapere già il sesso, "Rachel mi ha chiamato per dirmelo" aveva detto quest'ultima, ridacchiando un po'.




Poi erano riuscite finalmente a tornare di là, Chris e Percy erano ancora in compagnia di Talassa, che probabilmente doveva essersi spazientita ma il suo volto austero non tradiva alcuna emozione, si era alzata improvvisamente verso le due, "Avete perso troppo tempo. Dovete andare" aveva detto la dea primordiale indicando prima Percy e poi Annabeth, "A breve ci sarà la Luna Nuova" aveva rimarcato lei, prima di salutare tutti con una certa freddezza, prima di uscire fuori dal fast food e sparire nello stesso tombino da cui era arrivata. "Di compagnia la dea" aveva commentato Chris cercando di tarpare il suo certo sarcasmo, il figlio di Poseidone l'aveva guardata, "Ringrazia che fosse poco socievole, perchè quando lo sono è peggio" aveva sussurrato alla fine, pensando alle pazze strane divinità minori che l'avevano usato letteralmente come un'anti-stress negli ultimi giorni.




Annabeth alla fine aveva fatto notare che era decisamente meglio mettersi in marcia verso New York, prima che qualcun'altro di meno piacevole di una dea scostante fosse venuta a prenderli, Percy aveva visionato nella sua mente l'immagine del volto severo di Cheryl vestita a fiori, la figlia di Atena aveva pensato a qualcun'altro, decisamente molto più letale, lo Zio. Avevano anche deliberatamente ignorato le richieste di Clarisse nel sapere cosa stesse succedendo, il suo caro ragazzo era rimasto in silenzio, aveva capito dopo un paio d'anni che quei due non avrebbero vuotato il sacco neanche davanti Dike. Ovviamente il non sapere aveva fatto alterare abbastanza la figlia del dio della guerra, ma alla fine era dovuta rimanere ignorante dei fatti e si era fatta forza nel reprimere i suoi bollori che assieme agli ormoni non la rendevano affatto la persona pi aprezzabile e di compagnia di quella terra, e dell'altra, non che Clarisse abbitualmente lo fosse, era semplicemente peggio.






Quando riuscirono finalmente ad arrivare a New York era già notte fonda, quella che precedeva la fatidica notte di luna nuova, che portava l'anniversario della morte di Orione, il cacciatore. "Dove andate?" aveva detto Chris, nel momento che erano entrati nei confini dell'isola di Manatthan, "Conosci un posto chiamato il Chaos Ton Gefson?" domandò Percy, riferendosi alla polveriera dove i mostri, dei minori o maggiori che fossero e altre creature poco raccomandabili, a volte anche qualche umano del tutto accecato dalla nebbia, si radunavano per mangiare ottimi dolci, spettegolare o risolvere problemi vari con la posta. Decisamente l'attività meno confortevole. "Si, in realtà si. Quando lasciai il capo la prima volta ..." iniziò a spiegare Chris, con un tono abbastanza cupo ed ombroso, mentre lanciava sguardi alla sua ragazza, che comunque pareva decisamente più concentrata a lamentarsi delle sue caviglie doloranti, "Incontrai Luke in quel posto. Lo ricordo bene perchè una ragazza ci ha offerto tantissimi dolci" rispose alla fine, Clarisse a quel punto si voltò verso il suo ragazzo: "Era carina?" abbastanza irritata, "Era decisamente particolare" aveva risposto Chris.




La ragazza li aveva pizzicato il fianco non soddisfatta della risposta, "Tranquilla a meno che non era bionda non dovresti preoccuparti" le aveva detto divertita Annabeth, scoccando un'occhiata di rimproverò al suo ragazzo, riferendosi alla dolce Harmony o almeno Percy pensò si riferisse a quella. Il figlio del dio dei Ladri aveva ingranato la marcia e si era messo sulla strada per la Sala da Tè, "Effettivamente lo era, bionda, occhi castani e strana, anzi inquietante se non angoscante" aveva poi spiegato, cercando di ricacciare alla memoria il volto della ragazza che li aveva offerto tantissimi dolci; severa ed anche scostante, decisamente algida, con quella freddezza ed arroganza negli occhi. Chris si fermò schioccò le dita sul volante, "Cherry o un nome simile" aveva detto alla fine, lanciando uno sguardo alla ragazza, che si era limitato a fissarla nel malo modo, "Cheryl" l'aveva corretto quasi istintivamente Percy. Il figlio di Ermes aveva dato la sua approvazione, probabilmente il nome era quello, non poteva esserne certo, Annabeth allora aveva ironizzato sulla cosa ed aveva detto all'amica: "Puoi tranquillizzarti allora Clarisse". Ma non era stata di grande effetto.




Così erano arrivati davanti la Sala da Tè che aveva come retro l'Assistenza Cliente dell'Ermes Express. "Bene eccoci" aveva detto Chris, spegnendo il motere e tirando il freno a mano, "Mi era giusto venuta una voglia di torta al cioccolata. Nelle ultime ore mi sono sentita come Tantalo che non poteva arrivare al cibo" aveva detto la figlia di Ares, uscendo fuori dalla macchina immediatamente, ignorando che probabilmente si sarebbe piegata a vomitare da qualche parte a causa delle nausee. Ed erano usciti gli altri tre per seguirla. Una ragazza era poggiata sullo stipite della porta che si girava tra le mani una sigaretta, capelli rossi fiammeggianti ed occhi scuri, terribilmente famigliari, era piccolina sebbene fosse vestita in modo succinto e provocante. "Annabeth non ti ricorda qualcuno?" aveva domandato Percy nel momento in cui si erano trovati particolarmente vicini a quest'ultima, "Guardale il petto" aveva ordinato la bionda ed il fidanzato aveva eseguito quello strano ordine. Seno destro reciso, un'amazzone. E fu abbastanza chiaro, aveva gli stessi occhi scuri e profondi di Poly, la delicata bellezza di Lea ed i tratti affinati di Ope, senza contare che aveva il solito ghigno da figlia di Ares.




"Hai da accendere, sorellina?" aveva chiesto la signora della guerra nel momento che passarono al loro fianco ammiccando a Clarisse, "Non fumo" aveva risposto quest'ultima, sfiorandosi appena il ventre, la rossa aveva ridacchiato, "Voi altri?" aveva chiesto suadente, guardando abbastanza famelica Chris. Annabeth potè bearsi che addiferenza delle sue sorelle non sembrava affatto interessata a Percy, ma differiva così tanto dalle sue sorelle, Ope era appiccicosa ed amorevole, Poly e Lea erano fredde e distaccate, ma nessuna delle tre aveva dei comportamenti così civettuoli ed evidenti, "Ho smesso" aveva detto il figlio di Ermes, sotto uno sguardo confuso della ragazza, Chris fumava? Non era esattamente una cosa che ricordava. "Se ti va di riprendere" aveva lasciato intendere la rossa lasciando la frase a mezz'aria, Clarisse aveva posato la mano sulla spalla del suo ragazzo, con l'intenzione di marcare il territorio, "Non li va, tranquilla" aveva detto con un tono decisamente da mastino. Percy ed Annabeth si erano trovati a fare i testimoni silenziosi di quello strano scambio di battute. L'amazzone non si era scomposta affatto continuando a giocherellare con la sigaretta che aveva tra le mani, "Rilassati, Sorellina" aveva detto alla fine, facendo sfiorare la sigaretta alla labbra con un sorriso a dir poco sfrontato, "Non chiamarmi così" aveva stabilito la figlia di Ares con nervosismo, cosa che l'amazzone non aveva gradito, "E' perchè? Per caso non sei Clarisse La Rue? Sterminatrice di Drakon?" aveva domandato retorica questa. La castana aveva annuito, così la rossa le aveva regalato un sorriso sornione, "Allora siamo sorelle" aveva stabilito.




Probabilmente le cose si sarebbero messe male tra una figlia di Ares con gli ormoni in subbuglio, affamata e le caviglie doloranti ed un'altra decisamente arrogante e civettuola, per giunta amazzone, ma le cose erano andate bene. Una specie di figlia dei fiori dai capelli biondi e ricci era venuta a salvare la situazione. La bionda aveva preso la sigaretta dalle mani dell'amica, anche l'altra era un amazzone, poichè si vedevano dal suo sterno cicatrice biancacce che scivolavano sotto il petto, tracciando di netto il petto, "Melany questa cosa ti annerisce i polmoni. Sei dura da uccidere ma non immortale" aveva detto quest'ultima. Annabeth l'aveva guardata, quella era Melanippa la sorella minore di Poly quella che aveva creato diversi problemi con Teseo, "Sempre così noiosa Clete" aveva detto Melany sebbene aveva dovuto tacere sotto lo sguardo ammonitore ma comunque dolce dell'altra amazzone. "Perdonatela" aveva detto la bionda con un sorriso dolce, prima di spezzare la sigaretta dell'altra, Percy annui, con un sorriso dolce alla bionda, che le fece guadagnare qualche occhiataccia dalla ragazza, "Dobbiamo assolutamente entrate" aveva detto alla fine l'eroe della storia, ottenendo l'approvazione dei suo amici, che lasciarono le due amazzonni all'ingresso.




"Comunque penso sia chiuso" aveva constato Chris, battendo le mani sul vetro, le luci del locale erano spente così come sulla porta sventolava il cartello di chiusura. Era anche piena notte. Le due ragazze si avvicinarono, "Problemi?" domandò divertita Melany con un sorriso malandrino, "Nessuno" aveva stabilito Clarisse con un sorriso finto, quando la porta si era aperta dall'interno, un'altra ragazza era emersa, anche lei aveva le cicatrici sul petto ed era quella tra le amazzoni vestita in modo più normale, comprese le cinque conosciute il giorno antecedente, "Sentite zuccherini. Io ho fame" aveva stabilito questa, "Certo Derine" aveva detto Clete, prima di scivolare davanti ai quattro ed infilarsi con la consorella dentro il locale, seguite immediatamente da Melany, che prima aveva riversato uno sguardo molto eloquente al figlio di Ermes, che era divenuto rosso sulle guance, mentre la sua fidanzata la incediava con lo sguardo. Annabeth afferrò la porta prima che si chiudesse ed entrò anche lei, assieme ai suoi amici.




Entrando furono tutti e quattro presi da un'emicrania fortissima e Percy ebbe la stessa fastidiosa sensazione che aveva avuto la prima volta che Tyler l'aveva condotto lì dentro, dove la Foschia era così densa e forte da provocare vere vertigini, quando si abbituerano e la barriera per i mortali si fece quasi del tutto nulla, notarono che il Chaos Ton Gefson era illuminato come se fosse stato pieno giorno, ma nessun umano era lì presente, a mangiare c'erano solo dei e mostri. "Non lo ricordavo esattamente così" aveva esclamato Chris, cercando di ricordare bene com'era fatto quel posto qualche anno prima. A Percy ed Annabeth sembrava decisamente uguale a come l'avevano lasciato il pomeriggio prima, "Grover, Nico e Juniper?" aveva chiesto il moro alla sua fidanzata, che aveva alzato le spalle, "Il figlio di Ade dorme nelle camere superiori, non credo sarebbe stato capace di tenersi in piedi ancora per lungo, anche il satiro e la ninfa sono a dormire" aveva detto una ragazza davanti a loro, così avevano indivituato un tavolo dove erano sedute tre persone, un bel ragazzo dai capelli d'oro puro vestito di bianco ed elegante, un ragazzo dalle fattezze femminili ed i capelli castano chiarissimo, lunghi fino alle spalle e la pelle era era lucida, doveva essere Erik perchè Percy aveva avuto di nuovo l'impressione di aver guardato Silena e Luke ancora una volta, l'ultima persona era una ragazza dal volto appena un po' allungato, con i capelli castani raccolti in una coda, erano tutti e tre abbastanza adulti e nel loro aspetto quasi del tutto divino, i due ragazzi, sempre se uno potesse essere devinito così, non era certo di sapere chi fosse, ma la dea al centro si, "Divina Harmionia, le devo ridare la collana" aveva detto Percy, la ragazza aveva accennato un sorriso, invitandolo poi ad avvicinarsi.






Fece appena in tempo a ridare la collana d'oro bianco alla figlia di Ares, che subito fu trascinato via, da due mani forti ma allo stesso tempo delicate e quando realizò chi aveva davanti si trovò disorientato, era una bella donna, vestita con un satin ametista, dalla pelle chiara e luminosa, i capelli erano morbidi, lucenti e lisci di un colore rosato e particolare, il volto era perfetto, tondo e grazioso, labbra di fuoco ed un piccolo naso, ma gli occhi erano grigi e tempestosi come quelli di Annabeth, eppure ogni tanto sembravano perdersi nel blu elettrico di Thalia e per la forma li erano ricordati anche quelli di sua madre. Forse era stato quel continuo mutamento di forma e colori, ma nonostante tutto fossero caldissimi, o che emanasse un'aria così forte di armonia, amore e felicità, "Phil sono contento di rivederti" aveva esclamato Percy decisamente felice, tentato di abbracciare la dea, "Preferirei essere chiamata Divina Philotes in questa forma, ma la goia è ampiamente condivisa" aveva risposto la dea, stupendolo lei con un abbraccio.




"Annabeth, ben tornata anche tu. Vi aspettavamo" aveva urlato la dea dopo essersi allontanato dal ragazzo per stringere in un abbraccio la bionda, "Grazie" aveva squittito la figlia di Atena, prima di dare il suo particolare bevenuto ai due nuovi venuti, passò di proposito le mani sul ventre di Clarisse, "Che dolce novella" aveva sussurrato all'orecchio della figlia di Ares, facendo anche sorridere il figlio di Ermes. Ker era comparsa alle spalle di sua sorella, indossava la sua giacca di pelle sporca di sangue, così come i pantaloni stretti e gli alfibi, con i capelli eletricci ed albini completamente irti sulla testa e le orbite nere, "Dovreste riposarvi, domani vi aspetta una lunga notte" aveva sentenziato appena, prima di smistarli senza dar loro il tempo di replicare e mostrandosi del tutto sorda alle inisistenti voglie di Clarisse di un dolcetto. Aveva mandato i nuovi venuti in una camera al piano di sopra insieme; "Figlia di Atena la tua stanza e a tre porte da qui, con le cacciatrici. Eroe la tua e a 5 a sinistra, con il figlio di Ade" aveva detto con estrema fedezza la sposa del destino, così i due si erano diretti nelle due stanze indicate.




"Dunque domani notte andrai nel firmamento tra i morti per un'intera notte" aveva detto la bionda guardando il fidanzato, mentre percorrevano quel corridoio per andare alle loro stanze, "Direi che ho bisogno di dormire e domani anche mangiare. Non sono riuscito a fare un pasto decente da ieri notte quando la mamma ha fatto le fritelle" aveva stabilito alla fine Percy, ricordando tutti i pranzi lasciati a metà, causa amazzoni, dee violente o spiriti primordiali, la ragazza li scompigliò i capelli. Erano stati tre giorni decisamente lunghi e quello di domani si prospettavo fatto della stessa pasta. Il figlio di Poseidone era arrossito davanti al sorriso della sua ragazza, negli ultimi tempi aveva pensato molto alle relazione, più di quanto non avesse fatto nel periodo prima della seconda guerra dei titani, quando era stato incerto sui suoi sentimenti, prima che Rachel fosse un oracolo, quado era rimasto quindici giorni sull'isola di Ogigia e si chiedeva se Annabeth considerasse Luke molto più di un fratello o che altro. Ora però le cose erano decisamente più semplici. C'erano solo lui e lei. "Forse non te lo dico spesso Sapientona" aveva esordito alla fine Percy, "Ma sono innamorato pazzo di te" aveva detto alla fine, la bionda era rimasta qualche istante in silenzio, avrebbe voluto fargli notare che l'aveva fatto la notte prima quando erano a casa di sua madre e del suo patrigno, quando pensava di averla lasciata lì, mentre lei l'aveva seguito, "Anche io" rispose Annabeth.




La bionda posò la mano sul pomello della stanza che le era stata designata, prima di voltarsi di nuovo verso il ragazzo, "Buona notte, testa d'alghe" sussurrò alla fine, prima di aprire la porta, con un tono dolce, Percy invece non disse parole, si limitò semplicemente a posare le sue labbra su quelle della sua ragazza, con estrema dolcezza. Lì sembrò che fosse passata una lunga vita dall'ultima volta che l'aveva fatto, giorni, settimane, neanche più lo ricordava. "Buona notte" sussurrò, staccandosi dalle labbra quel poco necessario, Annabeth lo baciò di rimando, prima di aprire la porta alle sue spalle e sparirvi dietro, senza nessun'altra parola, fermando il loro bacio in un modo alquanto irruento, ma questo non destabilizò il figlio di Poseidone, che rimase qualche istante imbabolato per qualche secondo.




Si diresse alla sua stanza, ma prima ancora che riuscisse ad aprire la porta per entrare. "Eroe" qualcuno l'aveva chiamato con quel bizzarro appellativo, si era voltato per vedere qualcuno venire verso di lui, era Artemide, non c'erano dubbi, vestita con la solita toga strappata all'altezza delle ginocchia, ma aveva qualcosa di diverso, il volto era più affilato, più maturo, più adulto, così come l'altezza era notevolmente più grande, era la solita dea con delle fatezze meno infantili, ora potevano essere coetanei. "Divina" biascicò Percy, "Grazie" disse lei solamente, accompagnando il tutto con un sorriso onesto.


"Volevo dirti che quello che stai facendo per me è davvero bello"















Pennywise: E' un clown malefico conosciuto anche con il nome di It, precedentemente questa citazione in riferimento a Talassa era stato fatto da Grover, quando avevano incontrato la dea la prima volta, poichè questo mostro vive nelle fogne













Un sentiero va percorso
tra le stelle scintillanti
per permettere ad un amore di trionfare.
Per la durata di una notte,
in compagnia di vecchi amici.
   
 
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