nel baratro oscuro e profondo,
mi dimeno e annaspo :
graffio con dita lorde ed avvizzite il buio eterno insanguinato.
Mi dimeno futilmente, rinchiuso in queste fredde catene eterne.
Urlo a labbra serrate mute parole che mai raggiungeranno la luce del sole,
piango lacrime amare come il fiele e aride come il mio cuore.
Osservo ciecamente l'oceano infinito e sovrano,
nero e denso, proprio io l'ho generato :
imperatore e schiavo della realtà che ho creato.