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Autore: Always Sil    13/08/2012    6 recensioni
Per essere una donna sono anomala.
Sì, perché già nella preistoria si dice che era l’uomo che andava a caccia, portava il cibo a casa e la donna cucinava, ed è sempre stato così, fino ad ora.
Io non so’ cucinare, io so’ andare a caccia, porto il cibo a casa mentre mio marito cucina.
Ha una vera passione per i fornelli ed è una cosa buffa.
Lo guardo intensamente mentre sta tagliando delle carote per fare una vellutata, nel frattempo io preparo la tavola.
[Spoiler: Il canto della rivolta]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Mi Sento Felice


Per essere una donna sono anomala.
Sì, perché già nella preistoria si dice che era l’uomo che andava a caccia, portava il cibo a casa e la donna cucinava, ed è sempre stato così, fino ad ora.
Io non so’ cucinare, io so’ andare a caccia, porto il cibo a casa mentre mio marito cucina.
Ha una vera passione per i fornelli ed è una cosa buffa.
Lo guardo intensamente mentre sta tagliando delle carote per fare una vellutata, nel frattempo io preparo la tavola.
Dal piano di sopra si sente un pianto.
Esco dalla cucina, passo nel salotto e noto Chloe che guarda la tv, sdraiata sul divano.
Salgo le scale ed entro nella camera dei bambini.
Sulla porta c’è la targhetta con incisi i due nomi: Chloe & Evan.
Evan è in piedi nel lettino, gli occhi lucidi per il recente pianto, che si guarda intorno spaventato
Lo prendo in braccio e lo stringo al petto, cullandolo.
Lui si calma e con le mani paffutelle inizia a giocare con la mia treccia mentre gorgoglia qualcosa di incomprensibile.
Annuso l’aria e l’inconfondibile odore della cena mi fa’ venire l’acquolina in bocca.
Scendo in salotto e mi siedo sul divano vicino a Chloe con Evan in braccio, aspettando che la cena sia pronta.
Guardo la mia dolce bambina di sei anni.
I capelli neri sono spersi sul cuscino del divano, i grandi occhi azzurri sono puntati sullo schermo della televisione.
Le labbra curvate in un sorriso genuino.
Chloe si sposta e mi si accoccola vicino, appoggiando la testa sulla mia spalla.
La testa di Peeta fa’ capolino dalla porta, ci vede seduti sul divano tutti vicini e sorride.
Uno di quei sorrisi che mi fanno mancare il fiato.
Sembra un bambino che ha ricevuto il suo giocattolo preferito.
«La cena è pronta » Dice .
Chloe si alza, va a lavarsi le mani e poi si siede al suo solito posto.
Cerco di far sedere Evan nel seggiolino ma come al solito preferisce stare in braccio al suo papà.
Non posso dire con esattezza a chi assomigli, ma per il momento sembra la copia del padre, tranne che per gli occhi grigi tipici da giacimento.
Mangiamo la cena parlando di come è andata la giornata, e mi dice che una coppia è andata da lui per prendere il pane per fare la tostatura.
Sto’ per ribattere ma la voce della mia bambina mi anticipa
«Mamma, Papà posso farvi una domanda? » annuisco.
«Oggi alla televisione hanno detto che questa sera facevano una replica degli Hunger Games e hanno detto i vostri nomi, ma cosa sono gli Hunger Games??» chiede semplicemente.
Stavo per mettere in bocca il cucchiaio ma sentendo quella domanda lo lascio cadere per terra.
Tocca il pavimento provocando un rumore sordo.
L’intera aria sembra essersi congelata all’istante, sposto il mio sguardo verso il viso di Peeta.
Non mostra nessuna espressione, ma incrociando quegli occhi azzurro cielo vedo la mia stessa paura.
E Ora?
Non pensavo di dover affrontare questo argomento adesso, sapevo che un giorno questa domanda sarebbe arrivata, ma non sapevo così presto.
Sento il mio cuore battere velocemente, sembra che voglia uscirmi dal petto.
il respiro accelera.
Inspiro, espiro, inspiro, espiro velocemente, ma nulla.
è come se i miei polmoni rifiutassero l’aria.
Le mani iniziano a sudarmi, la stanza sembra girare in cerchi concentrici, piccole macchioline nere mi offuscano la vista.
Prima di cadere dalla sedia, sento due braccia che mi sorreggono, poi il buio.

Qualcuno mi accarezza la guancia.
è un tocco leggero, come una farfalla.
Apro piano gli occhi e mi ritrovo a fissarne due uguali ai miei.
Evan mi fissa con l’espressione tipica di un bambino di un anno.
Mi metto seduta, gli sorrido e lo prendo in braccio.
Le sue mani paffute continuano ad accarezzarmi una guancia, è strano come un bambino così piccolo capisca che la sua mamma non sta bene.
«Ma..ma » dice e i miei occhi diventano lucidi.
Lo abbraccio e inizio a singhiozzare.
Attirati dai miei singhiozzi Peeta e Chloe si precipitano da me.
La mia bambina si siede sul divano accanto a me, mentre mio marito si mette in ginocchio.
«Kat, cosa c’è?» mi chiede Peeta con espressione preoccupata, io per tutta risposta mi limito a scuotere la testa.
Sempre preoccupato sta per dirmi qualcos’altro ma Evan dice di nuovo «Ma..ma» e io singhiozzo più di prima.
Peeta rimane interdetto per qualche secondo poi ci abbraccia, includendo nell’abbraccio anche Chloe.
In quell’abbraccio dimentico per un momento il perché del mio malessere.
Dimentico quella domanda “Cosa sono gli Hunger Games?”
Certo, dopo dovremmo rispondere a quella domanda, ma non adesso, non oggi.
Un domani, forse, un domani quando sia io che Peeta ci sentiremo pronti.
In quell’abbraccio, stretti tutti e tre tra le braccia di mio marito mi sento felice.
Mi sento felice.

   
 
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