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Autore: Sophrosouneh    14/08/2012    0 recensioni
Storia partecipante alla Challenge Think Angst di Simph8 e Vogue91
[Avrebbe voluto che tutto ciò che era rimasto di lei scomparisse per sempre senza lasciare traccia.
Avrebbe volentieri pregato Dio perché la sua memoria fosse cancellata, perché la facesse rinascere ad una vita nuova.
Ma le avevano detto che Dio non era la persona giusta a cui rivolgersi.
Il suo Dio non faceva scambi o esperimenti sugli angeli.
Era il supremo creatore di tutto il bene che poteva esistere nei Cieli.] [cit.]
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sandalphon, Sevoftarta (Laira)
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Think Angst - Stati d'animo'
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Autore: Ss904 (Sophrosouneh)
Fandom: Angel Sanctuary
Personaggi: Laila, Sandalphon (indirettamente)
Set: Stati d’animo
Prompt: Disperazione
Storia partecipante alla Challenge Think Angst di Simph8 e Vogue91


Una disperata preghiera.


Avrebbe voluto che tutto ciò che era rimasto di lei scomparisse per sempre senza lasciare traccia.
Avrebbe volentieri pregato Dio perché la sua memoria fosse cancellata, perché la facesse rinascere ad una vita nuova.
Ma le avevano detto che Dio non era la persona giusta a cui rivolgersi.
Il suo Dio non faceva scambi o esperimenti sugli angeli.
Era il supremo creatore di tutto il bene che poteva esistere nei Cieli.

Ma per Laila quelle non erano che parole prive di significato.
Il suo lavoro di ricercatrice la metteva ogni giorno davanti a quella che era la cruda realtà dei fatti.
I suoi simili veneravano una divinità fittizia.
L’immagine da loro invocata non rispecchiava la vera essenza del Creatore.

Il loro Dio commetteva errori, sperimentava sulla pelle dei suoi figli orrende mutazioni.
Non era abbastanza altolocata per conoscere i dettagli, ma ben poteva osservare gli effetti dei folli esperimenti partoriti dall’Aziluth.

Proprio per questo aveva compreso che non era ad una divinità che doveva rivolgere le sue preghiere.
Doveva prostrarsi di fronte a qualcuno che si sarebbe dimostrato in grado di ascoltarla, e Laila sapeva bene a chi rivolgersi.

Tentando malamente di allacciarsi il camice, per nascondere l’abuso appena subito, varcò la sofisticata porta del laboratorio di ricerca del cielo delle Dominazioni.
Quel corpo trasudava fallimento, soprusi e disonore: voleva ripulirlo, plasmarlo di nuovo.
Davanti ai suoi occhi si spalancò l’enorme vasca di contenimento di quel feto mostruoso.
Distrattamente sfiorò la superficie lucida del vetro, finendo inevitabilmente per scorgervi il proprio riflesso.
Gli occhi spalancati e gonfi, il volto sfregiato, i capelli sporchi e scomposti, come il resto del corpo.
Tremò come una foglia di fronte a tanto orrore.

Le ginocchia non le ressero e la donna finì per ripiegarsi a terra sotto il suo stesso peso.

“Ti prego…” copiose lacrime si riversarono sul volto deturpato.
Le mani si strinsero sul grembo, mentre raccoglieva le energie sufficienti a accettare ciò che stava per fare.

“Ti prego, uccidi Laila!” urlò con quanto fiato aveva in corpo.
Non una traccia di esitazione o di pentimento.

Il liquido amniotico fu scosso da un sussulto all’interno della vasca.
Solo in quel momento l’angelo realizzò il valore di una disperata preghiera.

  
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