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Autore: ThanksHarry    14/08/2012    6 recensioni
Per dipingere ci vuole consapevolezza. Per dipingere la passione bisogna conoscerla, bisogna provarla, bisogna esserne travolti.
Un progetto da realizzare, una ragazza che ancora deve assaporare il dolce sapore del sentimento più forte della vita che è l'amore.
_Alice ed Alessandro, "Bruciando di Passione".
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
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"La passione tinge dei propri colori tutto ciò che tocca."
(Baltasar Gracián)

 

 

Capitolo 1

 

"Come va lì in accademia?"
Dovetti frenarmi per non premere il pulsante rosso sulla tastiera del mio cellulare dopo aver sentito la domanda di mia madre.
Come potevo stare? Ero stata costretta da lei e da mio padre a frequentare quella scuola a novecento chilometri da casa, da sola.
Credevo che dopo aver raggiunto la maggiore età le scelte sarebbero state mie, almeno quelle riguardanti la mia vita. Invece no, non era cambiato assolutamente nulla.
Non avevo intenzione di continuare gli studi, avevo voglia di godermi quel che mi ero persa della mia città, Napoli, durante gli anni passati per la maggior parte del tempo a scuola o a casa. Adesso, invece, mi ritrovavo a Torino, in un minuscolo appartamento da condividere con una ragazza a cui non avevo ancora rivolto la parola in due settimane.
Ero troppo timida per presentarmi. Ero troppo timida per iniziare una qualsiasi relazione in effetti.
"Lascia stare mamma. Ora devo uscire... Ci sentiamo."
"Aspetta Alice! Vabbe... Ti voglio bene."
 Guardai l'ora e mi accorsi che si erano fatte le dieci: splendido, sarei arrivata in ritardo.
 Quando entrai in quell'ampia aula per seguire il corso di disegno mi sentii le guance infuocarsi di rosso sentendomi tutti gli sguardi addosso.
"Buongiorno..."
"Buongiorno signorina, è in ritardo! Si sieda accanto a quel cavalletto laggiù."
Il signor Puglia, professore di questo corso, era veramente strano. A dire il vero, lo erano un po' tutti in quella scuola. L'accademia di belle arti era un posto per pazzi, a parer mio. Forse avrei dovuto cambiare la mia opinione, considerando che ne facevo parte anch'io.
I cavalletti erano disposti a cerchio all'interno dell'aula e al centro di esso vi era il professore, seduto su una grande sedia a dondolo in legno.
"Allora, ragazzi, questo trimestre dovrete elaborare qualcosa per stupirmi. Potrete usare le tecniche che preferite e scegliere le dimensioni della tela a vostro piacere, sempre che la tela sia il vostro supporto. Insomma, fate come volete, ma rispettate il titolo del progetto e non adare fuori tema."
Il ragazzo seduto alla mia sinistra sbuffò e disse: "E quale sarebbe questo titolo?"
"Bruciando di passione."
Alcuni ragazzi iniziarono a sogghignare.
"Oh, e per passione s'intende seduzione, fuoco... La passione è tutto ciò che ti fa desiderare fortemente una persona, che ti spinge a stare insieme a lei con un gioco fra sesso e amore. Ragazzi, dovrete stupirmi."
Passione? Come si fa a dipingere la passione? Io non ne sarei stata capace.
Nella mia vita non avevo lasciato spazio a molti uomini, se non a Marco, tre anni più grande di me, con cui avevo costruito una lunga storia durata due anni. Mi aveva scaricata due mesi prima dicendomi che non mi lasciavo andare con lui e che non ce la faceva più.
Per mia grande sfortuna, o, chissà, per mia fortuna, quel che aveva detto il professore, il desiderare fortemente una persona, non l'avevo mai provato con lui. Non so nemmeno se l'avevo mai amato veramente. Stavo con lui per far felici i miei, per apparire una persona normale davanti alla società. Forse ero innamorata solamente dell'idea di esserlo. Ero innamorata dell'amore.
Non avevo mai fatto l'amore con lui. Avevo sempre aspettato l'uomo perfetto, quello delle favole, ma non l'avevo mai trovato.
"Aspettate, prima di andare via vi devo dire un'ultima cosa! Il progetto dovrà essere fatto a coppie naturalmente scelte da me."
A coppie: perfetto.
"Allora, vediamo.."
Il professore si mise gli occhiali e iniziò a leggere una lunga lista di persona abbinate fra di loro che, una volta sentito il loro nome, si alzavano e andavano al fondo dell'aula.
C'era chi sorrideva, chi si arrabbiava e chi rimaneva immobile.
Io, a poco a poco che sentivo pronunciare i diversi nomi e non il mio, mi agitavo. Con chi avrei dovuto lavorare?
"Alice con Alessandro e..."
Un ragazzo si alzò. Era alto, decisamente più alto di me, e magro. Indossava un paio di pantaloni neri ed una felpa marrone, un paio di scarpe da ginnastica ed una grande sciarpa al collo. I capelli erano leggermente lunghi e spettinati. Erano scuri, non avrei saputo dire se neri o marroni, e un ciuffo gli cadeva sulla fronte. Non era affatto brutto.
Rimasi immobile a fissarlo e lui, probabilmente, se ne accorse. Lo vidi venire verso di me, ma non ero così lucida da capire di dover alzarmi.
"Alice, hai bisogno di una mano?"
Quando uscii dai miei pensieri lui era lì, col naso davanti al mio e gli occhi spalancati che mi guardavano. Mi spaventai e mi alzai velocemente facendo strisciare la sedia per terra e battendo la fronte contro la sua.
"Ahi!"
Il professore smise di leggere e tutti si voltarono a guardare la scena.
Misi la mano destra istintivamente sulla fronte e abbassai il capo per non far vedere il rossore delle mie guance.
Alessandro mi prese il braccio e mi trascinò contro alla parete, lasciando continuare il signor Puglia.
Restai in silenzio per il resto della lezione fissando il pavimento.
Quando l'ora finì uscii velocemente dall'aula e mi iniziai a camminare nervosamente nel giardino, convinta che tutti stessero parlando di me.
Sentii qualcuno correre alle mie spalle. La ghiaia sotto i suoi piedi produceva un rumore piacevole che a poco a poco aumentava.
Mi voltai e vidi Alessandro venire verso di me. Mi voleva sgridare per la brutta figura che gli avevo fatto fare a lezione?
"Alice, giusto?"
"Si..."
"Ecco, piacere, sono Alessandro. Prima non ho avuto modo di presentarmi."
Sollevò la mano e io glie la strinsi.
Mentre lo guardavo alla luce del sole vidi che i suoi occhi erano verdi e non castani come mi erano sembrati alla luce dei neon.
Mi sembrava, inoltre, molto più bello.
"Piacere, io sono Alice."
"Si, si lo so."
"Ops, giusto!"
"Allora, Alice, come pensi di fare per il progetto?"
"Em... Non ne ho la minima idea." Santo cielo, dovevo sembrare almeno un po' interessata! "Tu? Hai qualche suggerimento?"
"Beh, in effetti si. Ora, però, devo andare, ho un appuntamento." Un appuntamento. Beh, cosa mi sarei dovuta aspettare? Era un figo della paura e sembrava gentile. Quella era la realtà e i ragazzi così erano fidanzati.
"Che ne dici di passare nel mio dormitorio stasera? Alle sei sono a casa. Così avremo modo di conoscerci e di organizzarci. Tranquilla, non mordo." Il suo viso s'illumino quando le sue labbra presero la forma di un sorriso.
Andare da lui? Non lo conoscevo nemmeno! Sarebbe stata una cosa da matti.
"Um... vabbene." Ok, ero matta.
"Bene! Allora alle sei. Oh, la mia camera è al primo piano del dormitorio rosso, qua sopra. Stanza quattro."
"Beniss.." Non ebbi modo di replicare. Schizzò via in un attimo, riprendendo a far suonare la ghiaia sotto ai suoi piedi.
A stasera Alessandro. 

 

Note dell'autore.
Beh, salve a tutti!
Inizio col ringraziarvi di esser arrivati fino a questo punto.
Premetto di non esser così brava e vi prego di farmi notare se ci sono errori.
La storia è ambientata in luoghi esistenti e da me amatissimi, ma non corrispondono ai posti in cui si trovano gli edifici nella realtà.
Inoltre, chiedo scusa a tutti coloro che frequentano l'accademia di belle arti per avervela 'storpiata'. Quella della storia è la mia visione di scuola per chi ama l'arte e, quindi, inventata da me.
Vi aspetto al prossimo capitolo,
Chiara. 

   
 
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