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Autore: Shuchan    27/02/2007    1 recensioni
'Non sono forte come credi, Cameron... sono talmente codardo che non riesco a prendere la strada giusta, quella dove ci sei tu... quella dove c’è la felicità...'

[ NdAdmin: questo riassunto è stato modificato dall'amministrazione poichè non conteneva alcun accenno alla trama. L'autore è invitato a cambiarlo con uno di sua creazione. ]
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Greg House
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Allison Cameron era compostamente seduta, con lo sguardo fisso davanti a se.
La sua espressione non era dolce e attenta come al solito. Il suo ingenuo volto aveva assunto una posa quasi pietrificata.
Nessun sentimento traspariva dai suoi occhi, era come se tra lei e il resto del mondo ci fosse un muro invisibile.

Accadde tutto tre giorni prima…

*********************************************************

Cameron come sempre, arrivò a lavoro in orario, se non con un lieve anticipo.
L’ufficio di diagnostica era ancora deserto.
Le piaceva stare un po sola prima che gli altri arrivassero, ma quella mattina percepiva qualcosa di strano nell’aria… di diverso…

Attraversando l’ufficio di House, arrivò davanti all’appendiabiti.
Si sbottonò con calma la giacca e prese il camicie. Entrando nell’adiacente sala di diagnostica infilò le mani in tasca, come era solita fare.
Fu allora che si rese conto della presenza di un elemento estraneo in una delle due.

Lo afferrò titubante tirandolo fuori… era una pagina piegata in quattro.

Guardandola con perplessità, cercò di ricordare cosa fosse, ma senza risultati.

Appena diede una sommaria occhiata al foglio aperto, riconobbe subito che le disordinate righe di parole erano state scritte dal suo capo.
La sua calligrafia veloce e imprecisa era ormai inconfondibile.

Continuando ad ignorare il perchè quella pagina fosse finita nella tasca del suo camice, si decise finalmente a leggerla, anche se con un po di titubanza.


“Se hai trovato subito questo pezzo di carta significa che avevo visto giusto, hai l’abitudine di metterti sempre le mani in tasca, sai che è maleducazione? E per la cronaca No, non ti osservo, ma sono zoppo non cieco.

Ti chiederai perché ti scrivo, ci vediamo praticamente tutti i giorni. Anche io mi chiedo per quale dannato motivo lo stia facendo. Non ho lasciato nessun messaggio a Wilson il mio unico amico, ne a Cuddy che in fondo è la cosa che si avvicina di più ad un amica, anche se di femminile ha solo la centrale del latte.

Quando si scrive a qualcuno è per comunicargli qualcosa, io non ho idea del perché lo stia facendo. Ma forse continuando a scrivere mi verrà in mente.

No… non è così… continuo ancora a mentire a me stesso. So benissimo perché ti sto scrivendo.
A quanto pare con le tue irritanti attenzioni sei riuscita a cambiare qualcosa in me, per quanto mi sia difficile ammetterlo.

Non assumere il ruolo della martire come al solito, non potevi fare nulla, la colpa di questo è solo mia, sempre che qualcuno abbia una colpa.
Probabilmente se tre anni fa non ti avessi assunta, mi sarei ritrovato di fronte a questo bivio molto prima rispetto ad ora.

Non sono forte come credi, Cameron... sono talmente codardo che non riesco a prendere la strada giusta, quella dove ci sei tu… quella dove c’è la felicità…
Mi sono imposto un’esistenza di sofferenza e dolore, facendo di tutto per odiare chi mi sta intorno, ma questo tu, lo sai benissimo a tue spese.

Per quando abbia cercato di allontanarti ho sempre ottenuto l’effetto contrario, sei come un cucciolo di cane, più lo si tratta male e più ti rimane alle costole, fino a non lasciarti più.
Non sono stato in grado di accettarlo ed accudirlo, la mia dannata testardaggine e i miei insulsi principi me lo hanno impedito.

Anche se ti chiedessi di non soffrire per me, so che non mi daresti ascolto.
Siamo entrambi danneggiati, e per causa mia adesso tu lo sarai ancora di più.
Ma non lasciarti andare come ho fatto io, Cameron… se provi davvero qualcosa per me, promettimi che stringerai i denti… e vivrai… come non sono stato in grado di fare io…

Il vero motivo di queste righe, sarebbe dovuto essere quello di manifestarti tutto il mio disprezzo nei tuoi confronti, così da farmi odiare da te, ti avrei reso tutto più semplice. Ma tu non riesci ad odiare le persone.
Gia una volta te lo chiesi, cosa bisogna fare per farsi odiare da te?

Non lascio nessun messaggio ai tuoi due colleghi, preferisco preservare la mia fama da cinico bastardo. Però sappiate che non ho mai avuto un team affiatato ed efficiente come il vostro.

Dopo queste sdolcinate parole penso sia il momento di chiudere questa patetica lettera.
Invece no… non è ancora arrivato il momento di farlo… So che ti ferirà ma devi sapere la verità che ho cercato di nasconderti per anni…

Ricorda che tutti mentono, vendi cara la tua fiducia invece di dispensarla al primo sconosciuto che passa.
Io non faccio eccezione, ti ho mentito tante di quelle volte… non ho paura di amare, ma di soffrire a causa dell’amore…
Una volta mi chiesi se mi piacevi… se in quell’occasione non ti avessi mentito forse le cose sarebbero cambiate…

Perdonami

Gregory House”


Cameron abbassò il foglio che fino a poco fa aveva tenuto dinnanzi agli occhi.
Non aveva mosso un solo muscolo, era inerme.

Un leggero spasmo della mano glielo fece lasciare, la pagina andò a posarsi con leggerezza sul pavimento.

Dalla porta, Chase e Foreman fecero il loro ingresso.

FOREMAN: buongiorno

Non vedendo nessuna reazione da parte della collega, il neurologo si avvicinò e le mise una mano sulla spalla.

FOREMAN: tutto bene?

Cameron trasalì, fu come se si fosse improvvisamente ridestata da uno stato di shock.
Spalancò gli occhi, poi corse via più veloce che poteva, lasciando i colleghi senza parole.

Si faceva strada nel traffico serrato della mattina.
Il cuore la faceva sobbalzare ad ogni suo battito, tanto era violento.
Rischiando più di una volta di fare qualche brutto incidente, arrivò davanti casa di House.
Uscì dalla macchina lasciandola in mezzo alla strada, ancora con il camice addosso.
Arrivata davanti alla porta, iniziò a battere su di essa con tutta la forza che aveva.

CAMERON: HOUSE! TI PREGO APRIMI!... HOUSE!

Le lacrime che fino a quel momento si erano raffermate dentro i suoi occhi, iniziarono sgorgare disperatamente.
Si poggiò singhiozzando contro la porta, continuando a bussare.
Le sue nocche erano completamente sbucciate.
Le prime gocce di sangue scarlatto iniziarono a scorrerle verso il basso.

Non doveva perdersi d’animo, con la poca forza che le rimaneva si allontanò da lì.
Quella casa era al piano terra… Cameron arrivò davanti alla finestra… era chiusa.
Si coprì la mano gia sanguinante con il tessuto del camice, e diede un colpo secco al vetro facendolo andare in mille pezzi.

Infilando il braccio all’interno dello squarcio, riuscì a raggiungere la manopola e a farla scattare.
La finestra si spalancò e con un po di fatica riuscì ad introdursi all’interno dell’appartamento.

CAMERON: House!

Si fece strada nel salotto respirando a fatica, con il fiato corto.

Giungendo in camera da letto lo vide… seduto a terra con la schiena poggiata contro il muro.
La donna gli corse incontro e si inginocchio davanti a lui. Mettendogli due dita sul collo per sentire i battiti, si rese conto che quel corpo era ormai gelido…

Tentò di chiamarlo ancora con un filo di voce…
…ormai non sarebbe mai più riuscita a farsi udire…
Improvvisamente, non sentì più nulla, tutti i rumori provenienti dalla strada erano cessati.
Solo il suo respiro affannato scandiva lo scorrere del tempo.

Non percepiva nessuna parte del suo corpo… era come dentro una gigantesca campana di vetro dove le emozioni che provava erano rimbombanti.
Il suo volto si abbassò… nella mano dell’uomo c’era una siringa, un tipo che lei conosceva molto bene.

La sua mano si sollevò tremante fino ad afferrare il bavero della giacca dell’uomo che aveva di fronte.
Quello ormai non era più il suo capo, non era più l’uomo che amava con tanta ostinazione da anni…
…davanti a lei c’era soltanto un corpo imbottito di morfina…

La sua mano si strinse talmente tanto intorno a quella giacca, che il sangue che poco prima si era fermato, ricominciò a sgorgare.

Le orecchie iniziarono a fischiarle, la vista sempre più offuscata…
Poggiò priva di forse la fronte contro la spalla di lui… …poi si accasciò priva di sensi contro il suo corpo, ormai vuoto…


*********************************************************

Cameron non ascoltava le parole del prete, guardava le poche persone sedute sulle panche.
Nella prima fila, la madre piangeva a dirotto sulla spalla del padre che sembrava restare impassibile.
Accanto a loro, Wilson e Cuddy si facevano forza a vicenda.

Chase e Foreman le sedevano accanto, da ambedue i lati.

Wilson si alzò in piedi, raggiunse l’altare…

Wilson: era il mio miglior amico…

La voce dell’oncologo era spezzata dal pianto, riuscì comunque ad andare avanti.

Wilson: …lui… era… straordinario…

A dargli man forte, una Cuddy distrutta gli si avvicinò.

Cuddy: è stato il miglior medico che abbia mai lavorato per me… lui…

Entrambi devastati, tornarono ai loro posti sotto gli sguardi grati dei suoi genitori.

Ci fu un prolungato silenzio.
Cameron si alzò, percorse lentamente il corridoio tra le panche.
Fissò la bara, ancora aperta.
Lui aveva un’espressione rilassata e tranquilla… non sembrava più il suo capo…

Passandogli accanto, raggiunse l’altare con il volto rivolto verso il basso.
Stette in silenzio per alcuni interminabili secondi… poi finalmente alzò lo sguardo.

Cameron: quando qualcuno ci lascia vengono menzionati solo i suoi pregi… solo le sue qualità.
Ma tutto questo non è altro che una menzogna…

La voce della donna non era rotta dal pianto, era dura e determinata come non lo era mai stata Chi la conosceva tra i presenti, la guardò stupito, gli altri la fissarono confusi.

Cameron: …non ha senso costruire un’immagine fittizia, io non ricorderò House solo per la persona geniale e brillante che era, lui non è solo così. Gregory House è un bastardo, un uomo cinico e sgarbato… è la persona più egoista che io abbia mai incontrato. Non gli importava di ferire gli altri, ha sempre e solo agito per inseguire i propri interessi personali anche se per farlo doveva calpestare chi gli stava intorno…

La madre di House finalmente sollevò il volto dalla spalla del marito e la guardò, era sconvolta così come molti altri dei presenti che avevano iniziato a bisbigliare.

Cameron: …malgrado tutto questo, io l’ho amato dal più profondo del cuore… ero disposta a dargli tutta me stessa, ma lui ha preferito farla finita piuttosto che vivere davvero. Non si è dimostrato nient’altro che un vigliacco

L’immunologa scese e si avvicinò nuovamente alla bara.

Cameron sussurrando: mi hai chiesto cosa bisogna fare per farsi odiare da me… congratulazioni, sei riuscito a raggiungere il tuo scopo…

La donna percorse lo stretto corridoio sotto gli sguardi sconcertati della gente.

Foreman e Chase si alzarono e la aspettarono in piedi, in fondo.

Il neurologo le mise un braccio sopra le spalle, conducendola verso la porta che nel frattempo era stata aperta da Chase.

Chase: andiamocene da questo fottuto posto

Lei annuì.

I tre lasciarono definitivamente la sala.

Percorrendo la scalinata esterna, Allison Cameron si rese conto di una cosa.
Lei era atea, non credeva a Dio così come non lo faceva lui. Di una cosa però era sicura, una parte di Gregory House da quel momento, sarebbe rimasta per sempre in lei. Una lezione di vita che non avrebbe mai più dimenticato…
Non era più l’ingenua donna che aveva assunto.

Si era prefissata lo scopo di fargli conoscere la vera felicità… ma non ci era riuscita… l’unica che alla fine era stata cambiata da qualcuno era stata lei.
House l’aveva battuta un’altra volta…

Pensando a questo, un lieve sorriso comparve su quel volto ormai maturo, seppur, per sempre segnato dagli eventi…
  
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