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Autore: unitydivides    15/08/2012    2 recensioni
John/Paul
John è arrabbiato con se stesso per quello che ha fatto a Paul. È arrabbiato perché non riesce a dirgli la verità e la verità è che John non sa dove andare, da solo. John si perde e quando cade fatica a rialzarsi. La verità è che, quando ha paura, John pensa a Paul.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: John Lennon , Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: So che sarebbe meglio tacerlo, ma ci ho messo circa tre giorni a scrivere questa storia, quindi siate buoni, per favore, ché, anche se non sembra, mi sono impegnata. Ovviamente grazie a chiunque legga  e apprezzi :)
Disclaimer: I personaggi di cui racconto non mi appartengono (sigh) e ciò che è qui descritto non è realmente accaduto. 



Ben arrivato a casa

 


John spinge Paul contro il muro e preme il suo corpo contro quello dell'amico per impedirgli di muoversi e comincia a cercare la sua bocca. Paul si ribella e cerca di liberarsi di John, facendo pressione sul suo petto nel vano tentativo di scansarlo. 

«John, lasciami stare» gli dice con la voce leggermente tremante, sebbene sia la più decisa che gli possa uscire al momento. 

«Perché, Paulie? Non stiamo facendo niente di male» John sorride e gli stampa un rapido bacio sulle labbra, mentre la sua mano destra si intrufola sotto la camicia di Paul e gli accarezza la schiena.

Paul comincia ad avere un po' di paura dell'altro, mentre gli afferra il polso e tenta per l'ennesima volta di liberarsi dalla sua morsa. 

«John…»

«Paul, non c'è niente di male» ripete John e nei suoi occhi balena una luce stavolta inquietante, famelica e quasi violenta. 

«John, ti prego» la voce di Paul è ferma, ma bassa. I suoi occhi lucidi sono fissi in quelli dell'altro, supplicanti e spauriti.

«Vaffanculo, James!» John lo lascia solo per per spintonarlo di nuovo contro il muro, facendogli sbattere la testa. «Se è solo per tuo padre… tanto lo so… fanculo!» 

John se ne va a pugni stretti, prendendo a calci qualunque cosa gli si pari davanti ai piedi, e lascia Paul da solo, la testa dolorante, in quella galleria illuminata soltanto dalla fioca luce di un lampione.

 

John è seduto sul suo letto e muove nervosamente la gamba su e giù. I muscoli della sua faccia sono contratti e la sua mente corre, scoordinata, inciampando sempre nello stesso pensiero. La sveglia sul suo comodino segna le undici e quaranta e John non sa se si è fermata o no, dato che gli sembra di essere lì da ore e non da trenta minuti. John è così arrabbiato con se stesso che vorrebbe prendersi a pugni. Ma è anche arrabbiato con Paul, che lo rifiuta, e con il padre di Paul, anche se non crede che in questa storia c'entri molto. 

John è arrabbiato con se stesso per quello che ha fatto a Paul. È arrabbiato perché non riesce a dirgli la verità e la verità è che John non sa dove andare, da solo. John si perde e quando cade fatica a rialzarsi. La verità è che, quando ha paura, John pensa a Paul. 

 

È a Paul che John sta pensando mentre percorre di corsa Forthlin Road, senza sapere bene nemmeno lui quello che farà di qui a poco. Le sue gambe si muovono meccanicamente, lungo un percorso che hanno ormai memorizzato. 

«Paul!» urla spalancando la porta di casa sua, dopo aver scavalcato il cancello. Probabilmente in una delle stanze adiacenti all'ingresso si trova uno dei famigliari del suo amico, ma questo pensiero non gli sfiora la mente. «Paul!» ripete, stavolta più forte, e comincia a salire i gradini a due a due, inciampando un paio di volte in essi o nei suoi piedi, fino a trovarsi il ragazzo davanti. 

«Paul, Paul» John stringe il collo dell'amico tra le sue braccia e scoppia in lacrime. «Paul… abbracciami, per favore»

Il più giovane obbedisce e posa un bacio sulla testa dell'amico. «Puoi baciarmi, se vuoi», gli dice. 

John alza lo sguardo, gli occhi ancora umidi e rossi, e sorride. E non c'è più bisogno che dica nient'altro, perché Paul ha già capito e gli dice, con quel bacio "ben arrivato a casa".

  
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