Your skin drives me crazy
Maka in quel momento
adorava gli occhiali da sole. Non le donavano particolarmente ed erano quasi
più grossi della sua faccia, ma Soul poco più in là stava uscendo dal mare e
lei non riusciva a levargli gli occhi di dosso.
Lo osservò
avvicinarsi, e finse di leggere un libro girato nel verso sbagliato.
Soul ghignò. “Maka,
quegli occhiali hanno le lenti trasparenti. Come sono andato sulla tavola?”
Arrossì probabilmente
fino alla radice dei capelli color miele, prima di prendere il libro tra le
mani e gettarlo addosso al ragazzo, il quale, per un istante, si era sentito
terribilmente cool.
Il sole bruciava sulla
schiena, mentre il vociare dei bambini e lo strillare dei genitori pian piano
si affievoliva, permettendole di godersi quel pomeriggio di fronte alle onde
del mare.
Gli occhi combattevano
debolmente contro la volontà di dormire, mentre qualcosa dentro di lei le
ricordava che sarebbe stato meglio mettere una crema.
Rossa in viso,
immaginò il tubetto nelle mani di Soul e le sue mani che lente scendevano lungo
la schiena, accarezzavano le gambe in movimenti circolari, dalle caviglie
sempre più in alto, fino a…
Si alzò di scatto,
sperando di essere rossa a causa del sole. “Bagno,” decise, “ho bisogno di
rinfrescarmi”.
Soul, accanto a lei,
abbassò gli occhiali da sole e notò che gli slip lasciavano una parte di sedere
in vista. Sorrise: amava l’estate.
Sentì le mani
afferrarle i fianchi magri, mentre le dita lunghe di Soul - così perfette
per i tasti di un pianoforte - solleticavano le sue ossa del bacino.
Il mento dell’arma era
contro la sua spalla, e Maka si premurò di respirare, mentre il corpo si
avvicinava a quello dell’altro.
“Caldo, Maka?”
Sbagliava o la voce di
Soul era terribilmente roca? Strinse i pugni lungo i fianchi, improvvisando una
giravolta e trovandosi a pochi centimetri da lui. Deglutì rumorosamente e Soul
ghignò.
“O forse è altro?”
Arrossì e sperò che
Soul desse la colpa al sole, mentre cercava la solita e proverbiale calma per
picchiarlo: avrebbe semplicemente potuto picchiargli una conchiglia in testa.
Si premurò di cercarla
con le dita dei piedi, mentre lui si chinava sulle sue labbra. “Sai, non
dovresti dimenticare che le emozioni forti fanno entrare le nostre anime in
risonanza,” sussurrò divertito, mentre Maka boccheggiava.
“Io…”
“Tranquilla, te la
metto la crema”.
Respirare, si ripeteva
in continuazione, doveva assolutamente respirare.
Sembrava che qualcosa
le si fosse appiccicato in gola; qualcosa di appiccicoso, che le impediva anche
di singhiozzare mentre le mani grandi di Soul massaggiavano la sua pelle.
Non era un vero e
proprio massaggio, ma Maka aveva chiuso gli occhi non appena lui l’aveva
toccata ed aveva salutato il cervello.
La mano di Soul era
appena sopra la riga degli slip: erano carezze lente e studiate, anche senza
vederlo Maka immaginava facilmente quale fosse il sorriso stampato sulla faccia
della sua arma.
Perse un respiro
quando Soul con due dita scese lungo le natiche, superandole e spalmando la
crema sulla pelle sensibile delle cosce. Erano magre, le mani di Soul se si
schiudevano su di esse riuscivano completamente a coprirle, massaggi che la
infuocavano più del sole sopra le loro teste.
“Forse può bastare,”
singhiozzò girando appena la testa per notare il ghigno di Soul.
Quest’ultimo inarcò un
sopracciglio, versandosi altra crema sulla mano. “Girati”.
Maka non seppe se ad
eccitarla furono le dita di Soul nell’incavo tra i seni o le sue mani che
scesero, coprendo l’inguine e cadendo giù, fino afferrare le caviglie tra le
mani ed iniziare a massaggiarle.
Respirò ed inspirò
sotto il suo sguardo carminio, prima che lui parlasse. “Alla fine, le tue gambe
sono davvero sottili, Maka”.
Uno yukata azzurro ed
i capelli sciolti, che cadevano morbidi sulle spalle ed erano ancora un po’
umidi.
Soul tirò leggermente
il collo della maglia bianca che indossava, forse un po’ accaldato nonostante
la fresca brezza marina che gli scompigliava maggiormente i capelli.
“Tsubaki e Liz hanno
insistito,” spiegò Maka tirando la stoffa dello yukata e mostrando un grazioso
motivo a farfalle.
Farfalle, pensò Soul,
che stavano amorevolmente svolazzando nel suo stomaco intorno alla sua anima.
Oh, era terribilmente agitata la sua anima in quell’istante, proprio come
quando aveva stretto la caviglia di Maka quel pomeriggio.
“Andiamo?”
Sembrò delusa. Forse,
si disse, aveva sperato in un qualche tipo di complimento o apprezzamento, ma
doveva saperlo: non era da lui.
“Soul?”
Si voltò di tre
quarti, giusto per sentire un profumo di camomilla. E le labbra di Maka sulle
proprie. “Ora posso stuzzicarti io o sbaglio?”
Non era malizia, solo
una constatazione. Maka non era fatta per essere maliziosa, ma lui si sentì
ancor più accaldato.
“Questo è decisamente
poco cool”.
Quel fiocco l’aveva
attratto da morire, inutile negarlo.
L’aveva slacciato con
fatica perché era un incapace, e Maka aveva compiuto un paio di giravolte di
fronte a lui, prima di lasciare che la stoffa dello yukata cadesse a terra, sul
pavimento della loro camera d’albergo.
Black*Star aveva
battuto qualche colpo quando lui e Maka si erano chiusi lì dentro, ma forse
Tsubaki lo aveva portato via convincendolo con il cibo.
Ora, Soul assaggiava
la pelle salata di Maka.
La sua anima si
annodava dentro di lui, mentre quella della ragazza lo sfiorava piano e
timorosa, proprio come le sue mani sulle spalle ormai nude.
Le mani di Maka
tremavano mentre le baciava il collo, e schiudeva le dita intorno al suo seno
piccolo.
Sapeva di mare ogni
suo lembo di pelle.
“Soul”.
Non fu che un sospiro,
forse cercò di chiamarlo, ma la strinse a sé e assaggiò il suo sapore marino
sulle labbra, mentre Black*Star urlava e Kid si disperava nella sala accanto
per qualcosa di rotto.
Aveva le occhiaie Maka
quella mattina e oltre la finestra si sentiva il rumore delle onde.
Soul ancora dormiva
con un braccio a circondarle la vita sottile, e lei non aveva mai cercato di
coprirsi i seni nudi.
In fondo, era come se
fosse sempre stata nuda per Soul. Aveva sempre scorto i segreti più intimi
della sua anima, pensò, mentre si chinava a spostargli la frangia dalla fronte.
“Oggi posso metterti
la crema?” Gli chiese quando aprì un occhio, e lo vide ridere.
“Ti è proprio
piaciuto, nh?”
Lei sorrise.
“Sì”.
Mentre lo abbracciava
nuda, Soul pensò ancora una volta quanto amasse l’estate.
“Che ne dici di
prendere il sole in topless? Tanto nessuno noterà la differenza…”
Ovviamente, Maka non
si era fatta intenerire troppo.
N/a:
estate, fa caldo, avranno caldo anche loro. Maka più di Soul sicuramente.
Che dire? Io mi sono
divertita a torturarla, ma le ho fatto avere una piccola rivincita. Spero vi
siate quantomeno divertiti a scriverla.
Dedicata a Bea e Distorted Soul.