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Autore: Just a Shapeshifter    16/08/2012    2 recensioni
un ricordo, un semplice ricordo. che dura nel tempo, ma che fa più male di quanto si immagini.
P. è tornata! ... e insieme a lei un po' di saudace...
Genere: Fluff, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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La vita è una piccola sbornia di emozioni, scelte e casualita'.

Il suo viso era perennemante in una espressione triste, e gli occhi pieni di pianto non distraevano il suo animo afflitto.
Il suo cervello era sempre in funzione, ma mancava quella piccola scossa elettrica per farlo continuare davvero a lavorare.
La sua bocca tremava, e i bordi sempre sorridenti per la rima volta erano abbassati in una espressione pienamente afflitta. Dalla gola non usciva nessun suono, forse perchè anche le corde vocali non avevano voglia di vibrare.
Il cuore non trovava la spinta giusta per continuare a battere come ieri, era assurdo, anche le sue gambe cominciavano a pensare che camminare era inutile, informicolate, non si muovevano.
Le orecchie non volevano tralascire nessuna nota della canzone suonata da quella dannata solitudine, un suono più orribile non può esistere, pensava.
Dal naso respirava ancora il suo odore assente ormai da troppo tempo. Ma lo sentiva, lo sentiva ancora, intenta a non dimenticarlo, a imprimerlo a fondo nella memoria, a stamparlo nel suo setto nasale.
Una lacrima scendeva silenziosa sulla sua guancia, ma nessuno la sentiva gridare di dolore, nessuno sentiva quella triste canzone suonata da quella piccola dolce goccia d'acqua salata, si, dolce, perchè quando si piange per amore tutto è dolce o non ha sapore.

Tutto è bianco.

Non gli mancava nulla, ma non aveva sete, non aveva fame, non doveva andare in bagno, era sola con il suo dolore e tutto era fermo, perennemente triste.
Se apriva gli occhi vedeva ancora il suo fantasma, ma stava li, a sospirare, perchè gli mancava, gli mancava terribilmente. Senza di lei non riusciva a riconoscersi, e si domandava chi sono? ma in realta' lo sapeva benissimo, ha perso tutto, ora non gli rimanevano che le stelle di quella buia notte senza luna, e quando le guardava non vedeva ne lei, ne lei stessa, non vedeva nessuno, non pensava niente, quelle stelle, erano soltanto stelle.

Ma il suo pensiero la perforava di dolore non la lasciava, e forse era l'unico amico che la poteva cambiare, facendola piangere.
Volgeva lo sguardo su quella fotografia macchiata da degli sgoccioli di anni, e bagnava il cuscino, ancora, ancora e ancora. E che diavolo! Non poteva piangere, non lo aveva mai fatto, lei le sue paure le buttava fuori dalla finestra, le sue debolezze le infrangeva contro il muro della stanza. Ma questa volta era diverso.

Il cuore continuava a perforarle il petto dolorante.
Ricordava ogni attimo, ogni carezza, ogni bacio, ogni abbraccio insieme a lei. Alla sua amata, ma non era un amore come tutti gli altri, assomigliava di più a una grande amicizia, e lei non ci poteva fare nulla, e non poteva descriverla, forse il primo e unico esempio di amore e amicizia unite.

I suoi occhi si velavano di lacrime ogni volta che il suo pensiero masterizzava l'immagine di lei nella sua mente.
Ormai quel cuscino era da lavare, come tutto di lei daltronde.

Continuava a fissare la porta, quella porta che ha ospitato davvero tante persone, ma solo una catturava la sua attenzione ogni volta.
Guardava ancora quella fotografia, quant'erano felici insieme, quando l'amore è giovane si chiama amicizia. Avrebbe voluto entrare in quell'immagine stampata su carta, e ritornare con lei, con la sua cara amica, in quel paradiso fatto di sogni, il loro mondo segreto, con i propri personaggi e le proprie avventure, i propri segreti.

Ma il sole non si faceva ancora vedere, oh quanto avrebbe voluto vedere la sua calda luce, si calda, perchè quando si è innamorati tutto pare caldo e avvolgente.
Voleva che la notte finisse, per smettere di sentire quelle scale scricchiolare, anche se non lo facevano. La sua immaginazione le faceva continuamente scherzi di pessimo gusto, ma era solo la casa che le diceva di cominciare a chiudere quegli occhi di un verde cosi meraviglioso, e smetterla di pensarla ogni fottuta volta.
Quella ragazza aveva lasciato un vuoto dentro lei, che solo stando insieme riusciva a colmare, inserendoci gioia e accettazione reciproca. Lei sapeva che era ancora li, in quella stanza, doveva solo trovarla, oppure aspettare, non l'avrebbe persa.
Avrebbe voluto aprirle le braccia mandandole un segnale, immaginandola entrare da quella porta, abbracciandola, perchè in qualunque posto erano si sarebbero comunque ritrovate.

hug me.

Avrebbe solo voluto stringerla fra le sue braccia, sentendola li, e piangere, piangere insieme, e mandare a fanculo il trucco, mandare a fanculo le loro parti cattive, mandare a fanculo il mondo.
Si ricordava quell'addio che pareva più un arrivederci, quell'abbraccio che sembrò durare solo pochi secondi.
E piangeva, ancora, facendo diventare luccicanti come gemme i suoi occhi.
Ma le notti senza amore sono cosi dure, e avrebbe voluto sapere che cosa si prova a essere soli. Finchè non tornera' il tuo posto è solo un'altro solitario giorno della settimana, di un mese, di un anno.

Però restava li, al freddo, perchè il suo cuore era più freddo del tempo fuori dalla finestra.
Una lancia le trafiggeva il petto, il dolore si faceva sentire, ancora, come se tutto il male del mondo si abattesse sul suo inerme corpo.
Risentiva i sentimenti che provava il giorno in cui il suo cuore di pietra si spaccò, diventando un morbido marshmallons. Doveva vederla, o quel marshmallons sarebbe bruciato sotto un fuoco acceso dalla dolorosa distanza.

Solo una cosa poteva rassicurarle,
sapere che lei,
in qualche modo,
provava le stesse emozioni, senzazioni.

Il secondo dopo, ed era ancora annoiata.

  
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