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Autore: _Jelly_    16/08/2012    2 recensioni
Ho scritto questa breve One Shot sul passato di Gray, provando ad immaginare la notte in cui Deliora arrivò nel suo paese. Spero sia di vostro gradimento e buona lettura ;)
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gray Fullbuster
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era una fredda notte di Dicembre, fuori nevicava da ore e io guardavo dalla finestra della mia camera i fiocchi cadere copiosi e ricoprire il giardino davanti alla villetta dove abitavo con la mia famiglia nel centro di un piccolo paesetto.

Gray, è ora di andare a letto!” mi disse una voce femminile con dolcezza, era la mamma.

Nella stanza entrarono i miei genitori, mia mamma era una donna di media statura dai lunghi capelli lucenti e scuri, mentre mio padre era un' uomo alto, castano, con gli occhi neri come la pece, uguali a miei. Io nel frattempo mi ero ficcato sotto le coperte in attesa dei consueti baci della buonanotte, che non tardarono ad arrivare. Io ricambiai con un sorrisone poco prima che mamma e papà spensero la luce e uscirono dalla stanza, per poi andare a mettersi a letto a loro volta.

Ormai era notte fonda, la neve non voleva smettere di cadere, per le vie del paesetto regnava la tranquillità fino a quando un ruggito assordante rimbombò per qualche secondo, spezzando la pace che aleggiava fino a qualche momento prima.

Aprii gli occhi, non avevo mai sentito un rumore del genere, e la cosa più sensata da fare che mi passò per la testa, fu correre nella camera dei miei, anch'essi svegli per via del rumore.

Papà, cosa è stato?” chiesi impaurito, ma un po' più tranquillo trovandomi a fianco di mamma e papà.

Non lo so tesoro, adesso vado a controllare, tu e mamma aspettate qui un attimo, io arrivo subito” rispose lui, uscendo dalla camera e dirigendosi verso la porta d'entrata, ignaro di quello che avrebbe visto da li a poco. Mio padre tornò indietro di corsa, dicendo a me e alla mamma di metterci un capotto e uscire il più velocemente possibile, dovevamo andarcene dal paese anche se non ero a conoscenza del motivo.

Quando tutti fummo fuori all'aperto, la scena che ci ritrovammo davanti ci lasciò a bocca aperta. Un enorme mostro grigiastro si aggirava per il paese, il suo ruggito rimbombava nell'aria, e i cittadini erano nel panico più totale. Fra le urla sentii il nome Deliora, e subito capii che apparteneva a quell'essere che stava distruggendo tutto ciò che si trovava sul suo cammino.

Mio padre prese me e la mamma per mano, e iniziammo a correre il più velocemente possibile nella direzione opposta di Deliora. Ricordo che faceva veramente freddo, la neve cadeva fitta, il vento gelido mi si intrufolava fra i vestiti, ma in quel momento non era importante. L'importante era correre, correre più che potevo. Il respiro si faceva sempre più affannoso, avevo la gola secca ma continuavo a correre al fianco dei miei genitori, sapevo che se avessi rallentato il passo sarebbero stati costretti a fermarsi, e quella cosa ci avrebbe raggiunti. I passi del mostro si facevano sempre più vicini, il terreno tremava ogni volta che una sua zampa toccava terra, la paura nel mio cuore cresceva sempre di più. Mi stavo lasciando alle spalle il mio paese, la mia casa, i miei amici, e non sapevo se avrei mai più rivisto nessuna di queste cose.

Sentii un ruggito, era proprio dietro di noi, avevo paura di voltarmi e per appurare dove fosse il mostro, ma lo feci comunque, dovevo sapere. Mi voltai, continuando a correre, e lo vidi lì, dietro di me. Vidi i suoi occhi rossi, i suoi denti affilati, la sua figura che si avvicinava a me, alla mamma e al papà. I miei genitori erano preoccupati, avevano capito più cose di me, sapevano che le possibilità per noi si riducevano ad ogni passo fatto da Deliora, che improvvisamente si fermò. Non ne conosco il motivo, ma in quel breve lasso di tempo ci allontanammo fino ad arrivare ad un edificio,davanti al quale si fermarono anche i miei genitori, che si accucciarono per arrivare alla mia altezza. Si guardarono, avevano preso una decisione, ma che decisione?

Mamma, papà! Perchè ci siamo fermati? Dobbiamo scappare!” dissi io col fiatone cercando di tirarli con tutte le mie forze.

Amore, quel mostro ci raggiungerà a breve, lo so che hai paura, ma devi fidarti d noi” mi disse papà accarezzandomi il viso. Io non riuscivo a capire.

Piccino mio, adesso devi entrare in questo edificio, vai nella stanza più lontana dalla strada e nasconditi sotto un letto o sotto un tavolo, la prima cosa che riesci a trovare, siamo d'accordo?” mi disse mia mamma, cercava di sorridere ma vidi che tratteneva le lacrime a stento.

Voi verrete con me, vero?!” chiesi io impaurito, non volevo rimanere da solo.

No Gray, andrai solo tu, io e la mamma continueremo a scappare. Deliora non si soffermerà sugli edifici lungo la strada se vede qualcosa davanti a lui in movimento. Noi riusciremo a rifugiarci da qualche parte, tu però devi rimanere qui, va bene?”

Non andava bene, non andava bene per niente, ma ubbidii. Non potevo deludere i miei genitori, quindi annuii. I miei si guardarono sollevati, e mi abbracciarono forte forte. Io piangevo, e piangevano anche loro, ma Deliora ricominciò a muoversi, quindi mi fecero cenno di sbrigarmi. Io entrai nell'edificio, mi voltai a guardarli un'altra volta. Mamma e papà mi salutarono, stavano sorridendo e poi si misero a correre. Quei sorrisi mi trasmisero fiducia, che mi aiutò ad essere forte mentre da sotto un letto, sentivo la terra tremare sempre più forte. Le mura della casa oscillavano sempre più pericolosamente, finchè una trave cedette, insieme al resto della casa. Nonostante il letto mi fece da scudo, svenni per la paura e la stanchezza, e dopo quel momento tutto diventò nero.

Improvvisamente sentii delle voci, inizialmente flebili, ma in seguito sempre più definite. Aprii gli occhi e vidi un bambino dai capelli grigi e gli occhi appuntiti che mi guardava preoccupato e che urlava delle parole, fra le quali capii la parola “sopravvissuto”. Una donna si avvicinò a me, era giovane e bella, aveva i capelli corti e neri, e un sorriso dolce. Pian piano mi tirarono fuori dalle macerie, e lo scenario che vidi mi fece venire le lacrime agli occhi. Tutto era stato raso al suolo, le case non c'erano più, le strade erano ricoperte da macerie. Ma cosa più importante i miei genitori non c'erano più.

Dove sono la mia mamma e il mio papà?” chiesi io singhiozzando a quella donna che mi aveva appena salvato, sperando che potesse darmi una risposta. Lei mi guardò dispiaciuta, si mise in ginocchio e mi abbracciò, mentre il bambino continuava a guardarmi con compassione. In quel momento tutto mi fu più chiaro, capii che la mia vita non sarebbe più stata la stessa, ma qualcosa mi diceva che quella donna e quel bambino mi avrebbero aiutato a viverne una nuova.

  
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