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Autore: Elecchan    16/08/2012    6 recensioni
Immaginate che una comune ragazzina di quasi 13 anni, che è appassionata di Hetalia, all'improvviso si trovi nel loro mondo? Cosa succede? Conoscerà gli altri? Chi diventeranno i suoi amici? E avrà nemici? Leggete e lo scoprirete.~
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero a casa, come tutti i giorni estivi e mi annoiavo. Gli occhi socchiusi, per la stanchezza, mentre continuavo a stare al computer, semplicemente per noia. I compiti? Tutti fatti. Era agosto, l'estate stava terminando. Guardai un attimo fuori dalla finestra. Era notte tarda, saranno state le undici di notte. Il cielo era limpido e scuro, tante stelle facevano capolino e una bella luna piena le sovrastava. Sospirai, per poi girare di nuovo la testa verso lo schermo del computer. Sbadigliai per la stanchezza, quando sentii un rumore di passi. Sobbalzai. Mia madre era in camera sua, probabilmente stava dormendo. Chi poteva essere a quell'ora? Un ladro, pensai. 

« ...C-chi è? M-mamma? »

Mormorai, alzandomi lentamente e silenziosamente dalla sedia e mettendomi le pantofole. Avevo seriamente paura. Erano passi pesanti e lenti. Come se stesse camminando un uomo. Sospirai ancora, terrorizzata, guardandomi intorno. Mi sentivo osservata. Camminai con le gambe molli e tremolanti, per raggiungere la porta della stanza. Il corridoio era buio e tetro, un brivido mi percorse la schiena. Sentii delle mani afferrarmi le spalle e sbattermi al muro e qualcuno accese le luci. Feci un gridolino di terrore, oramai ansimavo per la paura. 

« Shh. Shh. Stai tranquilla, non ti faccio niente. »

Mormorò l'uomo - anche se dalla voce sembrava più un ragazzo - che mi stringeva le spalle. Poi allentò la presa e ancora un po' terrorizzata lo guardai, rimanendo a bocca aperta. Biondo, con un ciuffo ribelle sui capelli, a forma di banana. Occhi azzurri, come il mare, non visibili benissimo a causa degli occhiali. Cappotto in pelle con la scritta '50' e l'immagine stilizzata di un aereo, di color marrone. America. Avevo Alfred Jones davanti a me. Rimasi qualche minuto a contemplarlo e lui mi fissava negli occhi, poi accennò un mezzo sorriso.

« Nahahaha, io sono Alfred Jones e sono l'eroe! »

Voce estremamente squillante, la sua. Mi porse la mano tutto sorridente, mancavano i fiorellini brillanti. Strinsi poco la mano.

« E-Eleonora, ho quasi 13 anni. »
« Uhhhm, sei piccola. Io rappresento l'America, nahahah! »

Ancora quella risata squillante. Ero stanca e quella risata mi aveva trapanato i timpani. Sentivo però in sottofondo una vocettina tremolante, proveniente dalla fine del corridoio. 

« C-ciao... »

Mormorò il ragazzo che si trovava molto lontano da me. Piano piano mi avvicinai a lui, vagamente incuriosita. Era biondo con gli occhiali, molto simile ad America, però il ciuffo ricadeva verso il basso ed era più lungo. Inoltre aveva in braccio un orsacchiotto, che continuava a chiedergli chi era. Era Canada, non avevo dubbi. Ero ancora scossa di aver incontrato due personaggi di Hetalia ed ero curiosa di vederli tutti.

« Ciao! » Feci un ampio sorriso, come saluto.
« M-mi vedi? Strano, tutti non mi notano mai... Comunque sono Matthew Williams, piacere.» Borbottò, tristemente, per poi sospirare. 

Io lo sapevo. Nessuno vedeva quel povero ragazzo, lo consideravano invisibile. Io lo vedevo benissimo, anche se facevo un po' di fatica a sentire la sua voce, troppo flebile e tremolante. Gli posai una mano sulla spalla.

« Non preoccuparti, io ti vedo. E diventerai mio amico, non sarai più solo. Alfred? »
Chiamai l'americano, che arrivò saltellante. 

« Nahahah, che c'è? Cosa vuoi chiedere all'eroe? »
« Matthew è tuo fratello? » Indicai il giovane con l'orsacchiotto.
« Io non vedo nessuno qui, Eleonora. » Girò la testa curioso.

Sospirai. Non vedeva manco il fratello! Poverino, mi faceva una pena... Però. Perché erano lì? Insomma, non dovevano stare nella loro dimensione? Lo chiesi all'americano.

« Nahah, non lo so neanche io. Mi hanno spedito gli altri alleati, io non so niente! Devi venire semplicemente con noi! » Disse, con la sua solita voce squillante e che trapanava le mie povere orecchie, per poi mostrare un sorriso brillante. 

« E... come facciamo ad entrare... nella vostra dimensione? »
Chiesi, curiosa. Nei film facevano vedere sempre portali o macchine magiche...

« Basta passare da qui. » -Mostrò un vortice presente nel pavimento, poco distante da noi. « Lascia fare all'eroe e seguimi! » Continuò, ridacchiando, per poi saltare nel vortice scomparendo in esso. 

Un po' esterreffatta, lo vidi scomparire. Presi la mano a Matthew e calai anch'io lì dentro. Miscuglio di voci, di suoni, di rumori e di colori passarono davanti a me,  per poi cadere davanti ad un enorme edificio. 

« Questo edificio ospita gli alleati, nahaha! Stanno per fare una riunione! Sai chi sono gli alleati, vero? »
« Francia, America, Inghilterra, Russia e Cina. Non sono scema. » Dissi, vagamente irritata. Mi prendeva per un ignorante? 

Sorrise poco, facendomi entrare e io ero seguita dall' “invisibile” canadese. Salimmo tante scale, passammo in vari corridoi, poi indicò un portone e fuori c'erano altri Stati seduti che parlavano. Intravidi Lituania con Lettonia ed Estonia, i Nordici seduti a bere della birra. Rimasi un po' sorpresa vedendoli e alcuni mi salutarono pure, altri mi sorridevano semplicemente. Entrai nella stanza. Era molto grande, c'era un tavolo enorme, con 5 sedie di pelle. 4 occupate, solo quella di America era vuota. Era mattina, il sole passava dalla finestra e c'era un po' di caldo lì dentro. Alcuni sventolavano fogli per aver un po' di fresco. Mi sedetti in una sedia presente tra Russia e Inghilterra, ancora vuota. C'era sul tavolo un cartello, con scritto 'Ospite.' Mi guardai attorno, per poi fissare Inghilterra e Russia. Erano loro, non c'erano dubbi. Ero vicino ad Arthur e ad Ivan! Inghilterra mi guardò qualche momento, bevendo silenziosamente il suo tè, come se io fossi d'impiccio e mi sentii per un attimo a disagio. Biondo, sopracciglia un po' grosse,occhi verde smeraldo, viso candido e solita divisa verde. Era per forza lui. Riuscii a parlare con il russo, anche se a volte parlava nella sua lingua chiedendomi se diventavo un tuttuno con lui e facendomi una faccia inquietante. Aveva l'aspetto che conoscevo io: capelli biondo cenere, occhi violetti, lunga e pesante sciarpa gli avvolgeva il collo e cappottone marrone chiaro. 

« Nahahaha, come voi saprete questa è un'ospite, rimarrà qui... per non lo so! Nahahah! »
L'americano iniziò a dire cose insensate, in un inglese che pareva molto un gergo, sotto la sguarda schifata di Inghilterra, mentre Francia mi fissava adorante e Cina mi mostrava il suo panda, sorridendo e dicendo sempre aru. 

Mi venne un gran mal di testa alla fine della riunione. Parlavano di me e basta. Tutte cose che già sapevo, no? Quanto sarei rimasta lì? Dove avrei dovuto dormire? Uscii dalla stanza, sospirando, quando sentii una voce.

« Veeeh, Germania posso preparare la pasta a cena? »

Girai di scatto la testa, per sapere dove si trovava chi aveva quella voce. Sapevo chi era, Feliciano Vargas, rappresentante del Nord Italia. Riconosciuto dal 'Veeh' e dalla pasta. Fissato con la pasta. 

« No, Italia. Oggi mangiamo wurstel. »

Una voce fredda e concisa rispose  a quella brillante dell'Italiano. Ludwig, senza dubbio. Poi si sentì una voce con un tono basso, quasi vellutata.

« Sentite, venite a mangiare a casa mia, in Giappone. Che ne dite? »

Kiku, naturalmente. Quella voce trasmetteva tranquillità, non disagio come quella del tedesco. I tre avanzarono verso di me e io andrai loro incontro. 

« Io sarei un'ospite, Eleonora. Vengo dall'Italia. »
« Veeh, da dove vengo io! Benvenuta, signorina! Feliciano Vargas, molto lieto, veh. » Disse l'italiano facendomi un veloce baciamano.
« Ludwig, rappresentante della Germania. Piacere. » Disse freddamente il biondo, fissandomi coi suoi bei occhi azzurro cielo.
« Kiku Honda, rappresento il Giappone. » Dise accennando un vago sorriso il giapponese.

L'italiano iniziò a spiegarmi - agitando molto le mani - che voleva invitarmi a casa sua, a mangiare pasta e pizza, che c'erano anche Kiku e Ludwig. Sorrisi, accettando. Almeno mi sarei divertita. Il primo giorno l'avrei passato bene, anche se credevo fosse tutto ancora un sogno e che appena mi sarei svegliata mi sarei trovata a casa mia. 




  
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