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Autore: Ju_Riko    16/08/2012    1 recensioni
“E tu? Tutto apposto?” Dopo aver dimostrato la sua profonda gratitudine con un sorriso, Justin annuì vigorosamente in risposta alla domanda.
“E vedi di non farti mettere più sotto dagli altri, perché non ho la minima intenzione di venirti a salvare una seconda volta!” Detto questo, girò i tacchi e fece per andarsene.
“…Grazie.”
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Giriko, Justin Law
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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   Ormai Giriko non la sopportava più quella situazione. Vedere quel ragazzino preso in giro, ogni giorno, da quattro ragazzini più grandi o più piccoli di lui, con più pancia che cervello, era piuttosto snervante.
Lui stesso non sarà stato la gentilezza fatta a persona, e ne era consapevole, ma non gli piaceva sfottere quelli più deboli di lui. Anche se alla fine, doveva pur sempre fare il “bravo ragazzo”: finché c’era Shinigami in circolazione, lui doveva cavarsela da solo comportandosi per bene. Quale sarà stata questa… forse la sua trentesima vita? Dopo circa ottocento anni, cominciava seriamente a dubitare sul fatto che Arachne prima o poi sarebbe mai risorta. Più di una volta gli era capitato di pensare se ne valesse la pena di trasmettere ulteriormente la sua memoria nei geni, e finirla una volta per tutte con la sua ennesima vita. Questa vita. Quella che ormai stava vivendo, o meglio, rivivendo. Il pensiero di morire gli aveva fatto sempre timore, e forse era proprio per questo che era sempre e comunque andato avanti. Ora però era stanco, e forse finirla qui non era poi un’idea così malvagia.

Ah, ma non prima di aver dato una lezione a quei bulletti del cazzo. Ormai ce l’aveva anche con quel ragazzino, che si faceva trattare così senza alzare un solo dito. Rimaneva impassibile, del tutto indifferente a ciò che gli accadeva intorno.
Uno dei bulli lo spinse così forte da farlo cadere. Il ragazzino si lascio sfuggire una lieve smorfia di dolore, ma subito dopo, come se niente fosse successo, si rialzò in piedi, togliendosi la polvere dagli abiti e raccogliendo i libri caduti.
“E tu vorresti diventare una DeathScythe! Non hai neanche un Meister, mi chiedo se riuscirai a prendere un solo Uovo di Kishin! Ah, e buona fortuna per quando arriverà il momento di prendere l’anima di una strega!” Un coro di risate stupidi e infantili riecheggiarono rumorosamente.
Giriko perse la pazienza.
“Ora basta.” Quelle due parole bastarono ad attirare l’attenzione del gruppetto di idioti, ma anche quella di quel ragazzino taciturno.
“Avete proprio rotto il cazzo.” Detto questo, scese con un balzo dall’albero da cui prima osservava la scena in disparte. L’atterraggio, molto poco elegante, servì perlomeno a spaventare un poco il gruppetto.

Ma non abbastanza.

Nel vero senso della parola, il più grosso e grasso dei quattro, probabilmente il loro ‘capo’, gli si avvicinò con aria indispettita.
“Che c’è, vuoi prenderle anche tu?!” Con quell’aria imbronciata, le guanciotte rubiconde del ragazzino venivano esaltate ancora di più, e più che intimorirsi, a Giriko veniva solo una gran voglia di ridere.
“Pff, e da chi? Da una palletta di lardo come te?”
Quel commento provocò le  risate soffocate e qualche ghigno da parte dei compari del bullo, che vennero subito messi a tacere non appena ricevettero un’occhiataccia da parte del capo.
“Pensi di essere spiritoso?!”
“Figurati, tu lo sei molto di più! Se cascassi, inizieresti a rotolare come una palla da biliardo. Non posso di certo competere con una comicità del genere!”

Ormai la vittima delle burlate di Giriko era su tutte le furie, tanto da diventare tutto rosso in viso.
“Argh! Ragazzi, trasformatevi in armi! Dategli una lezione a questo… questo… questo qui, insomma!!”
Tutti i compagni rimasero a bocca aperta, come se non sapessero cosa dire.
“E ora che vi prende?! Siete delle armi, no?! Combattete!”
Il più alto si scambiò delle occhiate fugaci con i suoi compagni per farsi venire in mente cosa rispondere.
“E-ecco, noi… noi non siamo capaci a combattere senza il nostro meister…! L-l’unico capace qui è solo
J-Justin…!” Tutti volsero lo sguardo verso quest’ultimo, come in cerca di aiuto, o magari, di un miracoloso perdono da parte del bambino che avevano deriso fino a poco prima.
Da Giriko spuntò una catena da motosega che fece scorrere sulla suola delle scarpe ad una velocità davvero poco rassicurante.
“A quanto pare non avete le palle abbastanza dure per affrontarmi! Anche se già il fatto che ce le abbiate, lo considero un evento più unico che raro. Andatevene, prima che vi riduca in segatura.”

Mano a mano, i componenti del gruppetto se ne andarono di corsa, sempre più intimoriti da quello strano tizio con i capelli che sembravano tante lame taglienti.
L’unico che per orgoglio non cedette, fu proprio il capo, che ormai aveva preso lo stesso colore di un pomodoro, da quanto era rosso dalla rabbia.
“Hai degli amici molto fedeli, a quanto pare. Hai intenzione di combattere lo stesso? Io sono comunque disponibile.”
Il grassoccio brontolò qualcosa d’incomprensibile incrociando le braccia furioso.
“Non ti decidi? Se vuoi ti do una dimostrazione.” Suscitando la curiosità dell’altro, Giriko afferrò un sasso da terra, e stringendolo nella mano lo ridusse letteralmente ad un cumolo di frammenti.
Justin sussultò leggermente, mentre il ragazzino grassottello… in meno di dieci secondi scomparve dalla vista dei due rimasti sulla scena.

Giriko tirò su col naso rumorosamente, per poi rivolgere il proprio sguardo al ragazzino appena salvato dall’atto di “ingiustizia”.
“E tu? Tutto apposto?” Dopo aver dimostrato la sua profonda gratitudine con un sorriso, Justin annuì vigorosamente in risposta alla domanda.
“E vedi di non farti mettere più sotto dagli altri, perché non ho la minima intenzione di  venirti a salvare una seconda volta!” Detto questo, girò i tacchi e fece per andarsene.
“…Grazie.”
“Che cosa…?” A Giriko era sembrato di non aver capito bene.
“Grazie. Ti sono molto grato!” Per la prima volta, almeno agli occhi di Giriko, le iridi azzurre di Justin esprimevano una qualsiasi emozione. Quel visetto dalle guance rosee contornato da tanti e corti ciuffi biondi, esprimeva un timido sorriso.

Giriko si sentì quasi lusingato da tutta quella riconoscenza, ma cercando di non dare a vedere il suo compiacimento, si avviò diretto chissà dove.
Non sapeva, però, che qualcuno lo stava seguendo. I passi silenziosi ed incerti di Justin ripercorrevano lo stesso sentiero che, il dodicenne davanti a lui, utilizzava per addentrarsi nella piccola boscaglia di Death City.

Vista la noncuranza di Giriko nei confronti di chi o cosa aveva intorno, difficilmente il ragazzino si sarebbe accorto del ‘segugio’ che aveva alle spalle. Purtroppo non fu così, perché lo scricchiolare del ramo spezzato sotto il piede del biondino giunse perfino all’orecchio menefreghista del castano con quello strano taglio di capelli.
“Uh? Per quale motivo mi segui? Non mi pare di averti chiesto se ti andava di venire con me.”
“Lo so che non me lo hai chiesto… però a me andava lo stesso” Nonostante l’imbarazzo nell’essere stato scoperto, Justin non riusciva a negare un sorriso nei confronti del suo salvatore.
“Mettiamo in chiaro le cose: il fatto che ti ho appena salvato non significa che diventeremo amici per la pelle. Ora fuori da le palle, biondino.” Disse Giriko chiaramente seccato.
Justin rimase deluso dalla risposta ricevuta, ma non voleva arrendersi!
“Ma io non so dove andare…!”
“E pensi che sia un mio problema? Vai a giocare con i tuoi amichetti!”
Lo sguardo di Justin si rabbuiò, assumendo un’espressione triste.
Giriko si lasciò sfuggire una smorfia infastidita. Non gli piaceva vederlo così triste. Preferiva di gran lunga il sorriso che gli aveva generosamente regalato prima.
“H-hei, che ti prende ora?” Si sforzò per sembrare il più cortese possibile.
“Mi hai detto di andare a giocare con i miei amici… come faccio se non li ho?” La domanda del piccoletto sembrava veramente sincera. “Speravo di poter restare un po’ con te…”
Di nuovo Giriko si sentì enormemente lusingato: davvero quel bambino desiderava così tanto la sua amicizia? Con tutte le brave persone che potevano esserci in quella città, aveva scelto proprio un costruttore di bambole che praticava questo mestiere da ormai 800 anni?
“Su, non te la prendere…” Giriko fece una pausa per trovare le parole adatte “Se prometti di non lagnarti, oggi giocherò con te.”
Lo sguardo di Justin s’illuminò letteralmente, e in preda all’euforia saltò al collo di Giriko, facendoli cadere sull’erba. “E diventeremo amici? Lo diventeremo??” chiese il biondino con voce supplicante, ma ricca di gioia.
“Non allarghiamoci! Non ti prometto niente di tutto ciò! Figurati se voglio essere amico di uno scemotto come te!” Giriko, rosso in viso per quell’improvviso gesto d’affetto, si dimenava nell’intendo di scollarselo di dosso. Ma Justin era così contento che le continue proteste dell’altro gli risuonarono come un assenso alla sua domanda.
E per la prima volta in tutte le sue – numerose – vite, Giriko si rese conto di adorare qualcosa: la risata gaia e cristallina di Justin.


Justin vide allontanarsi a grande velocità quello strano ragazzo con la Strega Eretica che sosteneva fra le braccia. Ripensò a quel ragazzino che quel giorno l’aveva reso così felice. Si chiese più di una volta se quel ragazzo era colui che era diventato il suo primo e vero amico. Era certo che fosse lui. Non aveva dubbi al riguardo, però… “Non può essere di certo la stessa persona. Il mio amico… era un bravo bambino!” E dopo questo pensiero, si lasciò sfuggire una breve risata, sperando di rincontrare al più presto questo ‘strano individuò.
  
  
  
 ~Ju
  
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