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Autore: Ray08    17/08/2012    5 recensioni
[Eleven/Donna]
Donna Noble è una di quelle persone perennemente in ritardo: non solo agli appuntamenti dal dentista, alle scadenze delle bollette o al turno della mattina. Donna Noble è in ritardo verso la vita.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 11, Donna Noble
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Between

.Between madness and memory

Donna Noble è una di quelle persone perennemente in ritardo: non solo agli appuntamenti dal dentista, alle scadenze delle bollette o al turno della mattina. Donna Noble è in ritardo verso la vita.

A nove anni aveva una cotta per Dean, ma Susie Mair era stata più veloce, ed era stata la prima a ricevere un bacio vero e a girare per i corridoi, tronfia e grassa, con le mani strette tra le sue.

Donna Noble racimolava soldi per i saldi estivi e quando ne aveva raccolti abbastanza per un bellissimo vestito da Fenwick di Bond Street era troppo tardi, e le taglie rimaste erano solo per anoressiche o per mongolfiere incinte.

Donna Noble prendeva i treni sbagliati, perdeva le chiavi giuste, inciampava negli avvenimenti importanti e abbassava lo sguardo quando bisognava guardare il cielo – e c'erano così tante cose da vedere lassù, Wilfred glielo aveva sempre detto.

In ogni caso la sua vita era un po' cambiata. E ora non era proprio felice – c'erano dei momenti in cui provava una forte nostalgia, e aveva solamente voglia di viaggiare, ma nonostante fosse andata fino a Rio provava ancora quel pizzicore fastidioso – ma neanche infelice, ecco.
Suo marito era dolce, sincero, premuroso. Sua madre sembrava abbastanza soddisfatta della sua vita e del suo lavoro – finalmente un posto fisso, non sarebbe mai più stata una precaria - in un negozio di abbigliamento.

Donna Noble, da brava persona ritardataria, continuava la sua personale lotta contro il tempo. E delle volte, seduta in cucina, aspettava il meglio, aspettava il sole dopo la pioggia, aspettava che il budino si freddasse a sufficienza da poterlo mangiare, aspettava che la sua stella diventasse un po' più buona.

Donna Noble, semplicemente, aspettava.

~

Una sera ritornando a casa dopo una cena con le solite amiche di sempre a base di involtini primavera, chiacchiere e pettegolezzi, Donna aveva avuto l'impressione di essere seguita. Era stata una cosa strana, più una sensazione che una vera certezza, ma mentre attraversava a passi misurati il Chiswick House Grounds, aveva avvertito un forte prurito dietro la nuca, come se un paio di occhi insistenti fossero fissi su di lei. Quando si era voltata di scatto, e lo aveva fatto più di tre volte a distanza di cinque passi, non aveva visto nient'altro che alcune foglie pigre trasportate dal vento e un vialetto deserto.

Una mattina Donna aveva preso la metropolitana.
Di solito preferiva la comodità della sua macchina blu – blu come qualcosa di antico che non riusciva a ricordare, come qualcosa di nuovo che sperava di rivedere, blu e basta – ma sua madre ne aveva assolutamente bisogno per andare in qualche circolo di vecchie racchie, e insomma, lei doveva andare al centro, non poteva aspettare che tornasse! Aveva quindi preso la metro a Chiswick Park
, e davanti a lei si era seduta una coppia di giovani, che avevano sussurrato tra di loro, complici per tutto il tempo, e la ragazza dai capelli rossi aveva annuito quando il ragazzo aveva chiesto «È lei?»

Erano scesi alla sua stessa stazione, Westminster. Ma in fondo era sempre piena di gente, e insomma non c'era niente di male nello scendere alla stessa fermata, però quando si era girata mentre saliva sulle scale mobili, lo sguardo di quei due sembrava seguirla.

Forse stava diventando pazza.


Glielo chiese anche a suo marito, una sera mentre erano nel letto.

Donna gli aveva accennato solamente che si sentiva seguita da un po' di giorni, che c'era qualcosa nel suo passato che gli sfuggiva e che non riusciva a trattenere nella memoria. «E a volte mi sembra di sentire una canzone...Oh sto diventando pazza?»

«No, ma un po' paranoica sì!» lei aveva sorriso di rimando, e lui le aveva lasciato in risposta un bacio sulla guancia, prima di girarsi per dormire. «Forse ti serve solamente un dottore!»

Donna quella notte non era riuscita a chiudere occhio.


Stava sistemando i nuovi arrivi sulle stampelle, quando il campanello della porta del negozio aveva suonato, indicando l'entrata di un potenziale cliente. Aveva sistemato l'ultimo trench color cachi tra i nuovi arrivi e si era avvicinata al signore che si guardava intorno con lo sguardo spaesato.

«Posso esserle d'aiuto?» aveva chiesto.

«Oh sì. Vorrei un cravattino. Un cravattino blu, mi piace il blu. E sa, mi piacciono i cravattini, i cravattini sono cool

«Già, ma vede questo è un negozio d'abbigliamento femminile...» Donna Noble come in un flash aveva ricordato uno dei tanti modi di dire – i matti vanno sempre assecondati – che lei non aveva mai seguito. Insomma all'inizio non aveva mica creduto ad un marziano che il giorno delle sue nozze... Aveva sbattuto le palpebre confusa: a cosa stava pensando?

«Oh peccato: i cravattini sono davvero belli!»

Il campanello della porta era suonato di nuovo e quando Donna aveva smesso di rincorrere pensieri lontani, l'uomo era già scomparso.


Poi d'un tratto era successo. In realtà non fu un avvenimento immediato, o forse sì, fatto sta che Donna aveva iniziato a notare particolari che prima non notava, e a pensare cose strane.

Un ragazzo con lo skateboard e un paio di grandi All Star color crema le aveva attraversato la strada, e lei aveva ricordato che c'era un uomo che le calzava sempre perché sono così comode per correre.

Il canale della BBC mandava in onda per la millesima volta il film di Kubrick su quello schiavo dell'antica Roma e lei aveva pensato che quel nome le suonava familiare, perché una volta era stata la signora Spartacus – ma non erano sposati, non stavano insieme!

Sistemando la libreria l'occhio le era caduto distratto su un libro dalla copertina rossa, ed il titolo era “Dieci Piccoli Indiani” di Agatha Christie, e lei aveva sorriso fiera pensando che l'avrebbero letta anche nell'anno cinque miliardi.

Quando era tornata a casa aveva acceso internet e iniziato a cercare. Aveva trovato fantastiche storie su piccoli batuffoli bianchi di grasso che si muovevano, cieli avvelenati e automobili killer, e poi aveva letto di un sabato lontano in cui erano scomparsi ventisette pianeti e tutte le stelle.

Poi d'un tratto era successo.

«Dottore...»

~

La mattina dopo Donna prende la sua auto blu, gira a sinistra e raggiunge il posto di lavoro; è piena di speranza perché è sicura che lo ritroverà. Ritroverà lui e la sua cabina blu – blu è il colore più bello del mondo, anzi, dell'intero universo - e potranno ricominciare a volare tra le stelle. Il campanello della porta suona di nuovo, distraendola dai progetti futuri.

«Ancora lei? Le ho già detto che i cravattini, oltre a non essere in vendita in un negozio esclusivamente femminile, sono così out

«Donna Noble. Brillante umana ed ex precaria più veloce di Chiswick. Non sei contenta che finalmente ho cambiato vestito? Guarda ho anche le bretelle

«C-cosa? Cosa?! Cosa!?» chiede lei, gli occhi pericolosamente sbarrati in un'imitazione non voluta di un vecchio amico.

«Rigenerazione. Particelle velocissime, stesso me, diverso me. Caratteristica dei Signori del Tempo, molto bene! Tutta colpa del Maestro, tanto fuoco, non ha visto tutte quelle persone con la stessa faccia? Comunque sempre io, ricordi uguali, diversa personalità, ma non sono ancora roscio, tu hai i capelli rossi, mi piacciono sai? E il cravattino seriamente è...»

«Oh sta zitto Spaceman

Donna si alza dallo sgabello e gli corre incontro. Il Dottore sorride, muove un passo verso di lei per abbracciarla e apre la bocca per parlare.

Cinque dita si spiaccicano con un ciaff sonoro sui suoi zigomi.

«Come. Hai. Potuto. Lasciarmi. Per. Tutto. Questo. Tempo!» dice, e il Dottore per un attimo ha più paura di lei che di un'intera orda di Dalek, e si chiede se sia stata una buona idea tornare per salvarla. Ma poi l'abbraccia, e forse sta anche singhiozzando piano sulla sua spalla, perché lei è sempre stata così.

«Mi sei mancato»

~

«E quel ridicolo fez dove l'hai preso?» chiede, e ride tra una parola e l'altra.

«Secondo te?»

«Pianeta dei cappelli, sono pronta!» urla Donna, e il rumore del Tardis è così fastidiosamente bello, familiare, che chiude gli occhi per ricordarlo ancora.

«Allons-y!» dice il Dottore, e loro stanno viaggiando già verso un'altra incredibile avventura.


Nothing is ever forgotten. Not completaly. And if something can be remembered, it can come back.


Note dell'autrice:

Non ci posso credere. Ho seriamente scritto su Doctor Who. In realtà ho così tanti plot bunny e storie a metà che saltellano per le varie cartelle del pc, ma non pensavo che avrei mai pubblicato qualcosa. Perché questo telefilm è perfetto e ho sempre paura di rovinarlo.

Ma ieri i miei feelings si sono fatti troppo forti, e oggi, complice anche il relax completo che solo la mancanza di lavoro sa dare, ho scritto questa storia Donna/Eleven, semplicemente perché lei merita una seconda chance – e se non la faranno ritornare in qualche modo io ucciderò Moff. So che lei pensando al Doc impazzirebbe, ma ho pensato che magari facendola arrivare progressivamente alla verità non morirebbe – passatemela come licenza.

Il cambiamento del tempo verbale è voluto perché Donna inizia a ricordare e le cose si fanno chiare, immediate e più semplici – per questo ho usato il presente.
Ci sono piccoli riferimenti alle puntate della quarta stagione – la migliore stagione di sempre – mentre la frase finale appartiene alla quinta stagione.
E i personaggi (purtroppo) non mi appartengono, altrimenti avrei fatto recitare per sempre Tennant e Catherine insieme, e non ci guadagno niente <3

Spero che vi sia piaciuta e che non sia andata troppo OOC: per consigli, critiche costruttive, e chissà, complimenti, una recensione è sempre gradita ;)


  
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