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Autore: Roxykcor    17/08/2012    6 recensioni
Questa è una one-shot che racconta un giorno normale di caccia di Katniss e suo padre che si trasformerà in un incontro tra la nostra protagonista e Peeta. Spero vi piaccia!
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Katniss Everdeen, Nuovo personaggio, Peeta Mellark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il bosco si era fatto silenzioso, il canto degli uccellini si faceva sempre più lieve, come se sapessero che mio padre stava per deliziarli con una delle sue dolci canzoni. Ecco che mi prese per mano e mi rivolse un gran sorriso.
<< Vuoi cantare una canzone insieme a me? >> Mi chiese dolcemente. Io annuii e gli chiesi di cantare la mia preferita: una ninnananna, anche se secondo la mia maestra di musica si chiamava un’aria di montagna.
 
Là in fondo al prato, all’ombra del pino
c’è un letto d’erba, un soffice cuscino
il capo tuo posa e chiudi gli occhi stanchi
quando li riaprirai, il sole avrai davanti.
Qui sei al sicuro, qui sei al calduccio,
qui le margherite ti proteggon da ogni cruccio,
qui sogna dolci sogni che il domani farà avverare
qui è il luogo in cui ti voglio amare.
 
Iniziò a cantare e come sempre tutti gli animali tacquero per ascoltarlo e per apprendere l’amore che emanava. Mi fece segno di unirmi insieme a lui, anche se non volevo rovinare quel momento di beatitudine con la mia voce. Cantai insieme a lui:
 
Là in fondo al prato, nel folto celato
c’è un manto di foglie di luna illuminato.
Scorda le angustie, le pene abbandona.
Quando verrà mattina, spariranno a una a una.
Qui sei al sicuro, qui sei al calduccio,
qui le margherite ti proteggono da ogni cruccio.
qui sogna dolci sogni che il domani farà avverare
qui è il luogo in cui ti voglio amare.
 
Stranamente la mia voce, quando si unì alla sua, creò un qualcosa di magico. Adesso il bosco era in ascolto. Sorrisi a mio padre che mi prese in braccio e io affondai la sua faccia nel suo collo. Ridemmo, perché eravamo felici di stare insieme e perché l’uno aveva l’altra. Io avevo il mio papà.
Mi mise giù e il bosco continuò nella sua consueta melodia. 
<< Aspetta provo a prendere qualcosa, o sta sera resteremo a bocca asciutta. >> Prese l’arco, lo tese e aspettò. Camminò lentamente in avanti e scoccò la freccia.
<< Fatto. Anche se per accompagnare questo buon coniglio ci vorrà del pane e delle patate. Dovrò cacciare ancora un po’ per barattare qualcosa giù al distretto >> Rise e io rimasi a bocca aperta per la sua maestria di cacciatore. Mi chiedevo se gli animali vedessero papà come una minaccia o come un amico, perché più lui si avvicinava e più restavano immobili, per nulla spaventati. Di sicuro davanti a lui non avrebbero comunque avuto scelta.
<< Mi aiuti? >> Chiese. Contenta che me l’avesse chiesto presi il mio piccolo arco e cercai di prendere qualcosa, con scarsi risultati: un misero uccellino.
<< Non ti abbattere Katniss! Più farai pratica e più diventerai brava. >> 
<< Come te. >> Affermai.
<< Come qualsiasi bravo cacciatore. >> Mi corresse.
Dopo circa un’ora di caccia tornammo nel distretto, scavalcammo il filo spinato, che non era elettrificato, e ci dirigemmo al mercato nero. Barattammo un paio di uccelli con due patate e uno scoiattolo con un po’ di carote. Poi andammo al forno dove papà era amico del proprietario, quindi sapeva che avrebbe di sicuro accettato, senza lamentarsi, due piccoli topi e tre grossi uccelli. Appena entrai assaporai l’odore del pane appena sfornato, come facevo sempre quando ci passavo davanti. Mio padre gli porse la selvaggina.
<< Grazie mille. Scegli pure quello che vuoi, puoi prenderlo. >> Annunciò il fornaio, un uomo un po’ timido che quando parlava sembrava borbottasse.
<< Una pagnotta basta e avanza. >> Dichiarò papà.
<< Insisto. Almeno prendete qualche dolce. >> Ne indicò qualcuno.
<< Peeta! Puoi portare qua i muffin? >> 
Un bambino con i riccioli biondi e gli occhi azzurri cercava di tenere in braccio una teglia piena di muffin di tutti i colori, decorati splendidamente. Il figlio del fornaio, supposi.
Appena mi vide le sue guance si fecero di uno strano colorito rosa e subito dopo in fretta e furia appoggiò barcollando la teglia sul bancone. Osservai quei capolavori indecisa sul quale avrei preferito fra tutte quelle delizie.
<< Quelli all’uvetta sono molto buoni. >> Mi sussurrò il bambino balbettando, fissando i muffin. Guardai mio padre e dissi: << Quelli all’uvetta. Credo siano molto buoni. >> 
<< Ne prendiamo due. >> Disse sorridente. 
Il fornaio ci impacchettò il tutto e noi ci incamminammo verso la porta. Mi girai e vidi di nuovo il bambino tutto indaffarato nel decorare un piccolo muffin, alzò lo sguardo dal suo lavoro e incrociò i miei occhi. Arrossì e abbassò lo sguardo. Era uno strano ragazzino, il figlio del fornaio.
 
 
Spazio autrice:
Allora da dove iniziare … anzitutto grazie di aver letto la mia storia, scusate se ho fatto alcuni errori ma è la mia prima fan fiction che scrivo perciò si accettano tutte le recensioni (critiche o positive che siano) o i vari consigli che avete da darmi, servono a crescere. Mi farebbe molto piacere conoscere le vostre opinioni! Ciao 
  
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